L’alibi di un imputato: «Ero al telefono con la madre della vittima». Ma lei nega

Udienza 13 / Nel processo per il cold case di Alfonsine il 59enne ex carabiniere Angelo Del Dotto è uno dei tre accusati di aver rapito e ucciso un 21enne nel 1987. La ricostruzione non era mai emersa in due anni e mezzo dalla chiusura delle indagini. La difesa non ha fatto domande in merito ai testimoni ascoltati finora. Il 23 maggio la sentenza

9

Angelo Del Dotto, uno dei tre imputati

Per difendersi dall’accusa di omicidio – tragico epilogo di un sequestro di persona per ottenere un riscatto – ha fornito un alibi alla corte d’assise: quattro telefonate con la madre della vittima fra telefoni fissi a cavallo delle ore del rapimento. La donna ha smentito la circostanza, peraltro mai emersa nei 35 anni trascorsi dai fatti. Botta e risposta ravvicinato tra uno degli imputati e una delle parti civili in tribunale a Ravenna dove oggi, 21 febbraio, si è celebrata la tredicesima udienza del processo per il cold case di Alfonsine: nel 1987 fu ucciso il 21enne Pier Paolo Minguzzi, terzogenito di una facoltosa famiglia locale di imprenditori dell’ortofrutta.

2

L’aula di corte d’assise per il processo Minguzzi

È stata la giornata delle audizioni degli imputati. Hanno parlato il 59enne Angelo Del Dotto e il 66enne Alfredo Tarroni, all’epoca dei fatti rispettivamente un ex carabiniere della stazione di Alfonsine e un idraulico del paese. Il terzo accusato, assente anche oggi come nelle precedenti dodici udienze cominciate a maggio 2021, è il 58enne Orazio Tasca, camerata di Del Dotto. Secondo l’accusa i tre rapirono il giovane Minguzzi – studente di Agraria a Bologna e carabiniere di leva alla caserma di Mesola nel Ferrarese – e chiesero 300 milioni di lire ma qualcosa andò storto. L’1 maggio 1987 il cadavere del 21enne venne ritrovato nelle acque di un canale nelle valli ferraresi nei pressi di Vaccolino, dopo dieci giorni dal rapimento con dieci telefonate estorsive che si interruppero bruscamente. Vale la pena ricordare che i tre hanno già scontato condanne ultraventennali per un altro omicidio in una vicenda molto simile accaduta solo tre mesi dopo.

8

Alfredo Tarroni, uno dei tre imputati

L’odierna deposizione di Tarroni è stata un lungo ripetersi di “non lo so” e “non ricordo” o di smentite a fatti già riportati da più testimoni. Come ad esempio aver ospitato Tasca a cena e a dormire in più di una occasione oltre a quella in cui venne inviato dal comandante per tutelarlo dopo alcune minacce anonime di morte ricevute al telefono. Smentita anche l’abitudine di frequentare abitualmente la coppia di carabinieri: un barista ha raccontato di averli visti spesso assieme nel suo locale.

Del Dotto invece ha mostrato una memoria più lucida. Senza nascondere uno spiccato accento marchigiano – che di fatto lo taglia fuori dalla possibilità di essere il telefonista che si esprimeva in deciso accento siciliano –, il 59enne di Ascoli Piceno ha risposto alle domande dell’accusa (pm Marilù Gattelli). Il passaggio cruciale arriva sul finire dei 40 minuti di deposizione: «Mi dichiaro estraneo ai fatti perché la notte del rapimento l’ho passata al telefono con la madre di Minguzzi». Facce spiazzate in aula. «Non l’ho mai detto finora perché nessuno me l’ha mai chiesto», ha spiegato Del Dotto.

14

La sorella e la madre di Pier Paolo Minguzzi

Nella notte tra il 20 e il 21 aprile, quella in cui avvenne il sequestro che gli inquirenti collocano poco dopo l’1, Del Dotto era di turno come piantone in caserma. Lo dicono i registri. Per gli inquirenti avrebbe lasciato la guardiola facendosi sostituire temporaneamente da qualche collega – possibilità che diversi commilitoni hanno affermato essere fattibile senza troppa complessità – per partecipare al rapimento. Questa invece la versione dei fatti dell’imputato: «Tra l’1 e l’1.30 è arrivata in caserma la prima telefonata della signora Rosanna Liverani, preoccupata perché il figlio era uscito con la fidanzata ma non era rientrato per mezzanotte come d’abitudine. Poi ha richiamato dopo mezz’ora e io feci le verifiche negli ospedali e alle caserme di Lugo e Ravenna, senza avere notizie. Poi una terza telefonata in cui mi chiedeva di parlare con il comandante di stazione e infine la quarta in cui le passai proprio il comandante. Sta tutto annotato nel registro delle telefonate che il piantone aggiornava nei suoi turni». La caserma di Alfonsine con una Pec del luglio 2020 ha già risposto alla difesa di Del Dotto che i registri non sono più disponibili.

20

I giudici togati della corte d’assise per l’omicidio Minguzzi: il presidente Michele Leoni, a latere Federica Lipovscek

La corte (presidente Michele Leoni, a latere Federica Lipovscek) ha chiamato al banco la donna citata da Del Dotto. L’anziana ha ripetuto quanto raccontato al momento della sua prima deposizione: «La prima telefonata di allarme l’ho fatta a mia figlia poco dopo le 5 del mattino». Poi il genero Bruno Malfatti andò in giro per il paese fino a presentarsi dai carabinieri alle 7.40: l’uomo nella sua deposizione disse che alle 6 trovò la caserma chiusa. Esattamente la stessa ricostruzione fornita nelle prime ore dopo il rapimento, quando i ricordi dei familiari erano certamente più freschi.

Finora Del Dotto non aveva mai riportato la circostanza delle quattro telefonate (in linea teorica avrebbe già potuto farlo spontaneamente con una memoria dal momento in cui nell’estate 2019 venne notificato l’avviso di conclusione indagini). Nella terza udienza del 28 giugno scorso si è seduto al banco dei testimoni proprio Aurelio Toscano, il comandante di Alfonsine che – prendendo per buona la versione di Del Dotto – all’alba del 21 aprile avrebbe parlato al telefono con Rosanna Liverani: nessuna domanda sul punto dalla difesa (avv. Gianluca Silenzi) è stata rivolta al maresciallo in congedo.

Assise2

Marilù Gattelli rappresenta l’accusa

Il calendario del dibattimento prevede ancora quattro udienze. La prossima si annuncia cruciale: il 28 marzo si discuterà la perizia fonica che sulla compatibilità delle voci del telefonista alla famiglia Minguzzi con quella di Tasca che si dichiarò autore delle telefonate estorsive nella vicenda di luglio 1987. Il 16 maggio la requisitoria del pm. Per il 23 maggio è attesa la sentenza.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
CONSAR BILLB 02 – 12 05 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24