Nel 1987 Alfonsine sconvolta da due tentate estorsioni e due omicidi in tre mesi

I tragici fatti accaduti nel piccolo paese della Bassa Romagna tra aprile e luglio: le vittime sono Pier Paolo Minguzzi e Sebastiano Vetrano, entrambi carabinieri. Tre uomini furono arrestati e condannati per il secondo episodio e ora sono a processo anche per il primo

Gennaio 1987
Il ventenne Pier Paolo Minguzzi, terzo genito di una facoltosa famiglia di imprenditori dell’ortofrutta di Alfonsine e studente universitario alla facoltà di Agraria di Bologna, viene assegnato alla stazione carabinieri di Mesola (Ferrara) in qualità di ausiliario per svolgere il servizio di leva.

18 aprile 1987
È il sabato di Pasqua, Minguzzi si presenta alle 19 a casa della fidanzata Sabrina ad Alfonsine e le annuncia di aver avuto una licenza fino al 22, la prima da quando era in servizio. Lo comunica anche ai carabinieri del posto come prevede il regolamento militare.

20 aprile 1987
Lunedì dell’Angelo. Al mattino i due fidanzati vanno a Marina Romea. Lungo il tragitto, verso le 11, vengono fermati e identificati da una pattuglia dei carabinieri in quello che appare come controllo di routine. La sera vanno al bowling di Imola con amici, al ritorno passano da Lugo e la ragazza guida la Golf rossa di Pier Paolo perché il giorno dopo ha l’esame di guida.

21 aprile 1987
All’1 di notte Minguzzi si rimette alla guida della sua auto e parte da casa della fidanzata per dirigersi alla casa di famiglia in via Reale che dista pochi minuti ma non arriverà mai. Alle 7.40 vengono informati i carabinieri. Alle 10 la Golf viene trovata parcheggiata in via dei Mille con la chiave inserita: la posizione del sedile lascia pensare che l’ultimo a guidarla fosse qualcuno più basso di Pier Paolo (Sabrina ricorda che il ragazzo lo aveva aggiustato dopo la sua guida). Alle 21 arriva la prima telefonata estorsiva a casa della madre: la richiesta è di 300 milioni di lire, una cifra relativamente bassa per un sequestro di persona e per le disponibilità della famiglia. Seguiranno altre nove telefonate in otto giorni.

29 aprile 1987
Alle 22.24 arriva quella che poi resterà l’ultima telefonata dei sequestratori. Risulta effettuata da una cabina in viale Canada a Lido delle Nazioni. I rapitori danno appuntamento al giorno seguente per un’altra telefonata ma la cornetta non squillerà.

1 maggio 1987
Dei canoisti in una gara sportiva scoprono un corpo nelle acque del Po di Volano nei pressi di Vaccolino, località nel Ferrarese tra i comuni di Comacchio e Lagosanto. È Pier Paolo Minguzzi, in testa un cappuccio con due fori per gli occhi, è legato con la tecnica del cosiddetto incaprettamento a una inferriata di 16 kg asportata da un casolare poco distante. L’autopsia dirà che è morto il giorno del rapimento.

12 maggio 1987
Una chiamata anonima al 113 tenta di depistare le indagini accusando Gian Carlo Minguzzi, fratello di Pier Paolo, di avere responsabilità nella vicenda e di aver organizzato la vacanza con la famiglia in Spagna nei giorni di Pasqua per costruirsi un alibi. Una perizia dirà che quella voce era la stessa delle telefonate estorsive. Ora il nastro con la registrazione non si trova più.

6 luglio 1987
Un altro industriale dell’ortofrutta di Alfonsine, Roberto Contarini,  riceve una telefonata anonima di minacce: gli chiedono 300 milioni di lire per non colpire i suoi familiari. I malviventi chiameranno altre tre volte, una anche nella camera di un albergo di Riccione dove Contarini trascorreva le vacanze.

13 luglio 1987
Alle 12.52 Contarini riceve una telefonata dagli estorsori e dice loro di aver recuperato solo 150 milioni. I malviventi dicono che bastano e gli ordinano di lasciarli alle 23 nel fosso accanto a via Reale nei pressi della casa cantoniera di Taglio Corelli. I carabinieri predispongono un’operazione per arrestare i banditi impiegando sul campo sei pattuglie da due uomini ognuna. Nell’imboscata muore il 23enne Sebastiano Vetrano, carabiniere del nucleo operativo, e vengono arrestate tre persone in flagranza.

28 novembre 1988
Sentenze di condanna (riconosciute le attenuanti generiche) per i tre arrestati per l’omicidio Vetrano: 25 anni a testa per Orazio Tasca e Angelo Del Dotto (quest’ultimo ha sparato a Vetrano), ventidue e mezzo per Alfredo Tarroni. I primi due sono carabinieri della stazione di Alfonsine, il terzo è un loro amico, un idraulico del paese che aveva svolto diverse manutenzioni alla caserma.

1996
La procura (pm Gianluca Chiapponi) archivia il fascicolo di indagine sulla morte di Minguzzi: nessun nome è mai stato iscritto nel registro degli indagati.

2018
La procura di Ravenna (pm Marilù Gattelli e Alessandro Mancini) riapre il cold case dopo un esposto presentato dai familiari di Minguzzi. Partono nuove indagini (affidate alla polizia), anche con la riesumazione della salma. Quattro indagati: i condannati dell’omicidio Vetrano e un carabiniere di Mesola.

17 maggio 2021
In corte d’assise a Ravenna comincia il processo per l’omicidio Minguzzi: gli imputati sono Tasca, Del Dotto e Tarroni che si dichiarano innocenti sin dal 1987. I tre affermano di aver sfruttato la paura diffusa in paese dopo il delitto Minguzzi come leva per minacciare Contarini.

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