Una pietra d’inciampo per Ida Caffaz, lettera aperta della senatrice Segre

In via Matteotti posata la pietra d’inciampo in memoria di una dei 36 ebrei lughesi deportati. Alla cerimonia era presente il pronipote

1000096798A memoria dell’uccisione di Ida Caffaz, una dei 26 ebrei lughesi che vennero deportati nei campi di sterminio, è stata posata oggi, 28 gennaio, una pietra d’inciampo davanti al civico 103 di corso Matteotti, l’abitazione da cui Caffaz venne prelevata con la forza. La cerimonia della posa della pietra si è tenuta in occasione della giornata della memoria con una cerimonia molto partecipata dalla cittadinanza. Momenti di grande emozione con la lettura da parte di Francesco Pirazzini, presidente della Consulta dei ragazzi e delle ragazze, della lettera che la senatrice a vita Liliana Segre, cittadina onoraria di Lugo, ha inviato al sindaco Davide Ranalli (qui il testo completo). Caffaz e Segre viaggiarono nello stesso convoglio in direzione di Auschwitz.

Le pietre d’inciampo sono un’iniziativa di arte urbana messa in atto dal 1992 dall’artista tedesco Gunter Demnig: consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore come memoria diffusa nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee.

Le responsabilità, l’indifferenza, le complicità anche di molti italiani nella deportazione di migliaia di ebrei, sono state al centro della riflessione avvenuta in sala Estense prima della posa della pietra alla quale sono intervenuti il prefetto Castrese De Rosa, il rabbino Luciano Caro, il presidente della Comunità ebraica di Ferrara Fortunato Arbib, oltre che lo stesso sindaco. La mattinata si è aperta con un video realizzato dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Ravenna per contestualizzare la storia di Ida Caffaz e delle deportazioni.

Al termine delle riflessioni, dalla sala Estense è partito un piccolo corteo verso corso Matteotti 103. A tutte le fasi della cerimonia ha partecipato Egidio Caffaz, pronipote di Ida, che vive in provincia di Padova e ha voluto essere presente a questo omaggio alla memoria della prozia.

«Una pietra che diventa simbolo della storia della nostra città – spiega il sindaco Davide Ranalli – , che contiene la profonda indignazione che questa comunità deve continuare a provare di fronte a quella immane tragedia ma, allo stesso tempo, che include dentro di sé la carezza lieve della testimonianza inviataci da Liliana Segre. Abbiamo bisogno di anticorpi per evitare che questa storia si riaffacci».

La parlamentare europea Alessandra Moretti ha partecipato alla cerimonia a Lugo e, poco prima della posa della pietra ha osservato: «Per non dimenticare, ma soprattutto per impedire che succeda di nuovo, sono convita sia importante chiamare le cose con il loro nome e sottolineare senza esitazioni le responsabilità. L’orrore dell’olocausto di cui anche Ida fu vittima, non avvenne per caso, non fu un fenomeno umano ineluttabile, e nemmeno l’esito di avvenimenti casuali. Al contrario, fu un disegno preciso, figlio di ideologie distruttive e di regimi criminali e sanguinari che hanno un nome: nazismo e fascismo».

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