Rilettura di “Stilo” alla Biblioteca Classense

Incontro sulla rivista pubblicata da Antonio Marchetti a Ravenna dal 1982 al 1988. Con il critico d’arte Umberto Palestini e il filosofo Rocco Ronchi

Stilo Cover«Ad Antonio Marchetti (1952 – 2013) Ravenna deve molto: la sua attività d’insegnante di architettura al Liceo Artistico, assieme a validi colleghi che ancora lo ricordano; quella di artista mai soggetto alle mode e dalla produzione sconfinata; quella, ancora, d’intellettuale libero e sapiente con la volontà di fare cultura viva nella sua città d’adozione […]. Ben pochi oggi ricordano [quegli anni…] e ben pochi si rammentano, tranne gli amici, di Antonio, molti non sanno nemmeno della sua tragica scomparsa […]. Perché la memoria storica è ormai cortissima. Ma Antonio è stato anche scrittore, saggista e grafico […]».
Con queste parole Alberto Giorgio Cassani (in un breve articolo sulla rivista “Casa Premium” del 2015, ndr) ricordava «l’amico non dimenticato» Antonio Marchetti, fondatore, editore, redattore e grafico di Stilo, pubblicato a Ravenna fra il 1982 e il 1988. Questo periodico d’arte è al centro di un convegno alla Sala Muratori della Biblioteca Classense, sabato 22 aprile, alle 17, in occasione della consegna della collezione della rivista alla biblioteca ravennate. E proprio a Cassani, docente di Storia dell’Architettura all’Accademia di Venezia e Ravenna – dopo il saluto del direttore della Classense Maurizio Tarantino – è affidato il compito di introdurre l’incontro che prevede interventi di approfondimento sul senso, il carattere e il ruolo di quella pubblicazione nel panorama culturale italiano di trent’anni fa, grazie ai contributi critici di Umberto Palestini, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Urbino e Rocco Ronchi, docente di Filosofia Teoretica presso l’Università degli Studi dell’Aquila.
Antonio Marchetti concepì e “fabbricò” con perizia d’artista gran parte dei fascicoli della rivista negli ampi spazi ristrutturati come atelier di una casa di campagna a sud di Ravenna, vicino a Classe, dove abitava, studiava e creava le sue opere. Un luogo “aperto” dove spesso invitava gli amici per condividere idee, progetti, slanci estetici, a volte con divagazioni improvvisate a volte con cura maniacale. Con la testa e il cuore sempre oltre gli angusti confini della provincia.

Antonio Marchetti

Antonio Marchetti

Fra le tante “derive” culturali e artistiche intraprese da Antonio Marchetti, Stilo ha così rappresentato un laboratorio culturale tra i più particolari e interessanti nell’orizzonte italiano degli anni Ottanta. In un andamento monografico, dedicato ad autori in quegli anni controcorrente o di rottura, da Truffaut a Barthes, da Dino Campana a Pasolini, la rivista ebbe un’impronta letteraria e filosofica, unendo fortemente la ricerca artistica a un pensiero critico. Pensare e fare arte, dunque. Per Stilo l’esercizio della scrittura e l’esperienza estetica si saldarono, rivendicando un’autonomia dell’artista. Queste istanze si trovarono in sintonia con quella volontà espressiva e dialogante tra i linguaggi delle arti visive, musicali, performativi. Le partecipazioni di artisti, da Concetto Pozzati, Mario Giacomelli a Fabio Mauri, di compositori contemporanei, come Gian Franco Pernaiachi e Luciano Bellini, personalità che oggi hanno maturato vasti riconoscimenti; musicologi, quali Paolo Fabbri, critici ed intellettuali, quali Alberto Boatto, Achille Bonito Oliva e Umberto Palestini, cineasti come Attilio Bertolucci, il filosofo Giorgio Agamben, autori, quali Anne Marie Sauzeau Boetti furono presenti a partecipare ai palinsesti tematici di Marchetti; trai più noti, La distanza e il tempo / Diario / Secretaire / Immagine / Immagine della Terra.
Marchetti condivise con Gianni Scalia, sicuramente uno dei padri dell’opera, la necessità che gli intenti rivoluzionari degli anni Settanta si trasferissero nel linguaggio, nella ricerca di autori e testi; che le idee nuove maturassero attraverso la complessità e la varietà di parole memorabili, come recitava il titolo della rivista di Scalia, In forma di parole, che nasceva nel 1980. Gli inediti che Stilo offriva al lettore furono scelti tra autori dalla forte impronta innovativa, e furono André Malraux, Marcel Schwob, René Char, René Daumal, Jean Cocteau, Ernst Jünger. Autori ricercati con la collaborazione del francesista Charles Debierre, che divenne stretto collaboratore dell’album prezioso. Come anche si deve dare memoria alla folta schiera d’interpreti, che curarono la scientificità delle traduzioni, che diverranno in seguito stimati cultori nelle Università italiane e straniere.
Stilo fu distribuita da Essegi di Ravenna nelle più importanti librerie italiane e in Francia, prese posto negli annuari delle riviste di cultura italiani accanto ai più noti periodici di letteratura ed ebbe importanti vetrine, quali programmi radiofonici sul terzo canale, gli incontri d’arte di Villa Medici con Alberto Boatto e Jacqueline Risset, presso la Soffitta e l’Associazione Italo Francese di Bologna con Scalia e Debierre. La rivista attraversa gli ambienti della cultura ravennate con l’assidua presenza di Giulio Guberti, Mariella De Logu, Giordano Fanelli, per poi, aldilà di ogni localismo, aprirsi alle personalità più significative della scena italiana e internazionale.
L’evento è promosso e curato dall’Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna e dall’Archivio Cardi Marchetti Fagnani Pani di Rimini.

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