Tra “moderno” e “tradizionalismi”, architettura spagnola in epoca franchista

Conferenza di Antonio Pizza, il 7 maggio al Salone dei Mosaici, per il ciclo dedicato alla progettazione architettonica nei regimi totalitari

Sueño Arquitectonico

Luis Moya Blanco, “Sueño arquitectónico para una exaltación nacional”, 1938

Una conferenza di Antonio Pizza su “Tradizione” magniloquente e tradizioni architettoniche moderne nella declinante autarchia spagnola (1939-1959), si terrà sabato 7 maggio, dalle 17.30 alle 19.30, al Salone dei Mosaici di piazza Kernnedy, nell’ambito del ciclo su “Architettura e Potere”, a cura dello scrivente, dell’Associazione “Tessere del ’900” e dell’Ordine degli Architetti di Ravenna.
L’architettura del periodo franchista (1939-1975) è un argomento quasi completamente sconosciuto al grande pubblico. Proprio per questo, la conferenza che Antonio Pizza, ordinario di professore ordinario di Historia del Arte y de la Arquitectura all’Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Barcellona e specialista del tema, terrà a Ravenna, si presenta come particolarmente interessante per cominciare a conoscerlo in modo un po’ più approfondito.

Come ci ha voluto comunicare l’autore, in una sinossi del suo intervento, «Il dopoguerra spagnolo, cronologicamente sfalsato rispetto a quello europeo (il dramma della guerra civile si conclude nel 1939, dando passo all’instaurazione del regime franchista), mostra un profilo ideologico del tutto contrapposto a quello riscontrabile in altri paesi: in Spagna, infatti, salgono al potere le forze della dittatura reazionaria e agli intellettuali impegnati con la Repubblica degli anni Trenta (1931-1939) non resterà che emigrare o mimetizzarsi fra le trame di un anonimato opportunista. Se la ricerca di uno stile unitario sembrerebbe caratterizzare l’architettura istituzionale, in altri settori d’intervento, come quello dei “poblados de colonización” [villaggi agricoli], riferimento dominante sarà invece il recupero operativo delle forme edilizie vernacolari. Se da un lato, quindi, più che di architettura “franchista” bisognerà parlare di architettura nel periodo franchista, non potendosi affatto sostenere che il regime sia riuscito a generare uno stile unitario, dall’altro è pur vero che, nella Spagna della Ricostruzione, l’architettura “moderna” si è dovuta cimentare con innumerevoli e inusuali profili progettuali, in base a esperienze di contaminazione con il patrimonio delle forme linguistiche e costruttive della tradizione».

Dopo la fine della dittatura, il grande architetto e urbanista Oriol Bohigas, recentemente scomparso, aveva sostenuto che per risolvere i problemi di Barcellona sarebbe stato necessario «abbattere quasi tutto ciò che è stato costruito durante il franchismo». Ma come annotò la penna ironica di Manuel Vázquez Montalbán, se nessuno gli diede retta, «nemmeno lui si prese troppo sul serio» (Barcelonas, Milano, 1992).

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