Scavi porto, Cgil: «Basta contrasti, lavori urgenti o si perde occupazione»

Il sindacato critica la guerra tra Ap e Confindustria che ritarda
le opere di dragaggio: «Nessuno ha alibi, tutti sono responsabili»

«Non è più sopportabile il ritardo che si sta accumulando sia per i necessari e continuativi dragaggi manutentivi, che non vengono svolti da anni, che per il progetto di approfondimento del porto canale». Il sindacato Cgil interviene sul tema che tiene banco nella portualità di Ravenna e richiama «ogni istituzione pubblica e di rappresentanza ad assumere l’obiettivo comune di realizzare gli interventi necessari per salvaguardare e potenziare il nostro scalo». La vicenda è ormai nota: il cosiddetto Progettone per l’approfondimento dei fondali è fermo da tempo alle prese con vicende giudiziarie di varia natura tra Roma e Ravenna ma fermi sono anche i lavori di manutenzione ordinaria contro l’insabbiamento del porto.
Costantino Ricci, segretario generale di Cgil Ravenna, e Danilo Morini, segretario generale di Filt Cgil Ravenna, attaccano: «È ora di finirla con contrasti ingiustificabili e diatribe inconcludenti che allontanano sempre più i lavori, per evitare pesanti ripercussioni occupazionali su tutto il territorio provinciale». Il riferimento è allo scontro in atto da mesi tra Autorità portuale e Confindustria con scambi polemici e continui attacchi. «Come già avviene negli altri scali concorrenti – riassumo i sindacalisti – vanno trovate rapidamente le soluzioni possibili all’attivazione rapida dei dragaggi. Senza questi interventi (imboccatura e dragaggi) in tempi rapidissimi, anche quanto convenuto in tema di investimenti infrastrutturali ferroviari nei giorni scorsi, seppur di grande rilevanza e prospettiva, corre, purtroppo, il rischio di essere solamente una ulteriore chimera teorica. Senza imboccatura e pescaggio non si avrà un porto all’altezza delle necessità del naviglio attuale e non ci sarà realizzazione di nessun ulteriore terminal. Senza un intervento d’urgenza le perdite in termini di lavoro e di traffici saranno difficilmente recuperabili e metteranno in seria difficoltà la tenuta occupazionale di un settore che, da ogni istituzione, è stato considerato centrale per lo sviluppo, l’economia ed il lavoro».
La conclusione è senza dubbi: «La politica, le istituzioni, le rappresentanze non hanno più alibi né sono concessi loro tentennamenti. O si interviene immediatamente o il declino del porto sarà inevitabile e irreversibile. Nessuno potrà considerarsi esente da responsabilità se questo drammatico scenario dovesse avverarsi».

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