Rallenta la crescita dell’economia ravennate. E nel 2023 potrebbe fermarsi

Le analisi e le stime del Centro Studi di Unioncamere. Il commissario della Camera di Commercio: «A rischio la tenuta sociale»

Pil Economia IndustriaIn crescita nel secondo trimestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2021, sia la produzione manifatturiera (+7,8%, inferiore solo di 0,6 punti percentuali rispetto al risultato registrato nel trimestre precedente) sia il fatturato (+9,3%, 2,9 punti percentuali in meno rispetto ai primi tre mesi di quest’anno), in particolare per la componente proveniente dall’estero (+6,8%, con 8,4 punti di rallentamento). Per gli ordini complessivi, si rileva un’accelerazione nella crescita, rispetto al trimestre precedente, di 2,3 punti percentuali in più (+10,6% l’incremento nel secondo trimestre di quest’anno).

Cresce il volume d’affari delle costruzioni (+7,8%), confermando la robusta tendenza espansiva che si riflette sul numero delle imprese, che aumentano del +4,6%, con 242 unità in più rispetto al mese di giugno dello scorso anno, mentre nel commercio al dettaglio le vendite faticano a rimanere in terreno positivo (+0,7%). Ancora in difficoltà le vendite della piccola distribuzione (-1,9%).

Secondo Prometeia, inoltre, il valore aggiunto della provincia per l’anno in corso rallenterà la risalita al +3,3%, per poi ridursi ulteriormente nel 2023 (+1,9%). Ma per le prime stime del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna, le previsioni per l’anno prossimo sono destinate a peggiorare, a causa del deteriorarsi degli scenari economici (+0,1% nel 2023).

È quanto è emerso nella riunione del Tavolo sulle opportunità economiche e occupazionali tenutosi questa mattina (14 ottobre) alla presenza delle Istituzioni, dei vertici delle associazioni di categoria e di Guido Caselli, direttore del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna.

«L’aggressione russa, così vicina a noi, ci ha costretto ad assistere ad un conflitto che, insieme al suo intollerabile fardello di violenza e sofferenza per milioni di persone, sta producendo conseguenze economiche pesanti per l’Europa e ancor più per l’Italia – commenta Giorgio Guberti, commissario straordinario della Camera di commercio di Ravenna -. Dal lato economico il balzo dei prezzi energetici ci lascia in balia di uno scenario fuori controllo. A ciò si aggiungono le difficoltà di approvvigionamento e i colli di bottiglia nella rete logistica. L’aumento dei tassi di interesse e l’inflazione più alta che si sia registrata da decenni chiudono il cerchio di uno scenario tra i più complessi della nostra storia recente. Oggi è a rischio la tenuta sociale del Paese, le imprese, da sole, non possono farcela, c’è bisogno del contributo di tutti. Ed in particolare di un forte, straordinario ed urgente intervento dello Stato a sostegno di imprese e famiglie. In questo quadro è oltremodo necessario il rigassificatore al largo di Ravenna; sarebbe inoltre un delitto non riprendere con sollecitudine le estrazioni in Adriatico».

Gli indicatori del commercio estero – evidenzia l’Ufficio Studi della Camera di commercio di Ravenna – elaborati sulla base delle informazioni diffuse da Istat e riferiti al primo semestre 2022, grazie anche agli effetti inflattivi, registrano ancora una variazione tendenziale trimestrale a due cifre (+32%). Il dato finale dei primi sei mesi, che sfiora i 3.188 milioni di euro, raggiunge il nuovo massimo della serie storica dei corrispondenti periodi, analizzati dal 2010.

Tra gennaio ed agosto di quest’anno, infine, sono nate 1.468 nuove attività, a fronte di 1.314 cessazioni, portando a 38.551 unità la consistenza delle imprese registrate nella nostra provincia (+0,6% rispetto all’analogo periodo del 2021).

Scenari di previsione. Nel 2022, con le nuove stime riviste al rialzo (Scenari Prometeia – edizione luglio 2022), il valore aggiunto della provincia di Ravenna dovrebbe far salire la corsa dell’economia e con un ritmo pari a +3,3%, 1,2 punti percentuali in più rispetto alle previsioni elaborate ad aprile scorso, in considerazione dell’elevato livello di attività nel primo semestre (e dell’aspettativa di un possibile rientro dei prezzi dell’energia che però non si sta verificando….).  L’andamento dell’attività in provincia mostra un profilo più o meno analogo a quello regionale (+3,4%) e nazionale (+3,1%). La ripresa sarà però decisamente più contenuta nel 2023 (+1,9%), cinque decimi in meno, come per Emilia-Romagna (+2,1%) ed Italia (+1,9%), ma dipenderà dall’evolversi degli eventi.  Tutto ciò, dopo un 2021 record che ha consentito di recuperare larga parte di quanto perso durante la pandemia (+7,6%) e la profonda caduta del 2020.

Ma per le prime stime del Centro Studi di Unioncamere Emilia-Romagna, le previsioni per l’anno prossimo sono destinate a peggiorare, a causa del deteriorarsi degli scenari economici: il valore aggiunto di Ravenna dovrebbe crescere del +3,6% nel 2022 e dello 0,1% nel 2023.

L’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, dell’inflazione, le difficoltà nelle catene produttive internazionali e le conseguenze della guerra, porteranno a una frenata dell’attività nell’industria. La crescita proseguirà più moderata nei servizi, mentre sarà sostenuta nelle costruzioni, settore che continuerà a trarre vantaggio dalle misure a favore della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico.

Per quanto riguarda la sfera occupazionale, con la ripresa dell’attività e le riaperture possibili, nel 2021 l’occupazione aveva ripreso a crescere (+3,6%), così come le forze di lavoro (+2,9%) per un rientro parziale sul mercato del lavoro di chi ne era uscito temporaneamente.  Le note dolenti si ripercuotono sul mercato del lavoro: il trend positivo dell’anno scorso non dovrebbe proseguire nel 2022; si prevede infatti un -0,5% per gli occupati e -1,4% per le forze-lavoro,  in controtendenza rispetto agli andamenti della regione e nazionale.  Secondo le previsioni di Prometeia, per la crescita degli occupati bisognerà attendere l’anno venturo, se però per la crisi energetica si troveranno delle soluzioni.

Il tasso di disoccupazione era sceso al 6,2% nel corso del 2021 e nel 2022 dovrebbe scendere ancora arrivando al 5,3% (5,1% in Emilia-Romagna e 8,4% in Italia), per poi proseguire questa graduale ma contenuta discesa anche nel 2023, quando si dovrebbe attestare al 4,8%.

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