Report: «Una nave legata a un oligarca vicino a Putin lavora al rigassificatore» Seguici su Telegram e resta aggiornato La ricostruzione della trasmissione di Rai3 e i chiarimenti di Saipem (gruppo Eni) che sta realizzando l’impianto per conto di Snam. L’impianto da un miliardo di euro è stato voluto dal governo Draghi per ridurre la dipendenza dal gas russo Una ripresa dell’inchiesta di Report sulla spiaggia di Punta Marina, con i lavori per il rigassificatore sullo sfondo Per costruire il rigassificatore di Ravenna, progetto approvato d’urgenza in tempi record per trovare di fatto un’alternativa al gas russo di Putin, sta lavorando anche una nave di una società legata proprio alla stessa Russia di Putin. Uno scenario paradossale e inaspettato, non privo di rischi, ricostruito in una delle inchieste di Report andate in onda domenica sera, 16 febbraio, e disponibile su Rai Play a questo link. I riflettori dei giornalisti della trasmissione sono puntati sulla nave Blue Sky, un cargo lungo 92 metri e largo 24 che sta lavorando al largo di Ravenna da mesi, in particolare per posare in fondo al mare i tubi che dovranno collegare il rigassificatore di Punta Marina a terra, per un percorso di oltre otto chilometri. Battente bandiera di Palau, piccolo arcipelago dell’Oceano Pacifico, la nave è di proprietà di una società turca dietro la quale ci sarebbero però – viene spiegato nel corso della puntata della trasmissione televisiva – due imprenditori russi, soci in affari del magnate dell’Oil & Gas Valery Kolikov, oligarca considerato molto vicino a Putin, da lui omaggiato in passato anche con una medaglia d’oro per motivi patriottici. Tra i numerosi appalti ottenuti per le sue società da parte di Putin, anche quello relativo al cosiddetto Nord Stream 2, gasdotto che avrebbe dovuto trasportare il gas proveniente dalla Russia in Germania, attraverso il Mar Baltico. In quel cantiere – rivela Report – era impegnata la stessa nave ora al largo di Ravenna, chiamata allora Blue Ship. Secondo quanto ricostruito dai giornalisti, finì fuori dall’elenco delle navi russe sanzionabili dagli Stati Uniti solo grazie a un passaggio di proprietà, risultando a un certo punto di una fondazione tedesca classificata come ente governativo, ma finanziata – viene rivelato dai giornalisti – per circa 20 milioni di euro dalla nota multinazionale russa Gazprom. Ora la nave, con un altro nome, opera a Ravenna, grazie a un appalto affidatole da Saipem, la società controllata da Eni e Cassa Depositi Prestiti che sta realizzando il rigassificatore per conto di Snam, il colosso semi pubblico italiano, primo operatore europeo nel trasporto del gas naturale, a cui ha commissionato il progetto il Governo Draghi. In una nota inviata a Report (qui la versione integrale), Saipem assicura di aver operato nella massima trasparenza e che tutti i controlli previsti dalle procedure di affidamento avrebbero dato esito negativo, informando di aver avviato anche un rapporto di collaborazione con le procure di Milano e Ravenna, ma «non consta che le indagini espletate abbiano evidenziato profili di irregolarità». Total3 0 0 3 Forse può interessarti... Due tavole rotonde al Teatro Alighieri per discutere dell'economia in Romagna Viale Matteotti chiuso al traffico per due settimane per lavori Al via i saldi invernali in tutta l'Emilia-Romagna Seguici su Telegram e resta aggiornato