Tutto sul sale: caratteristiche, qualità, pericoli, differenze

Ingiustamente demonizzato, ma è sempre meglio non abusarne. Preferibile il marino integrale

Sale di Cervia

Il sale è un prodotto ingiustamente demonizzato in quanto è un elemento naturale prezioso, oltre che un minerale essenziale per il nostro organismo. Il problema è che spesso, senza neanche rendercene conto, ne abusiamo.

Quindi, è solo conoscendo a fondo le sue caratteristiche che se ne può fare un uso cosciente e sapiente.

Negli ultimi due secoli sono molti gli studi che si sono concentrati sulle proprietà del sale, dimostrando come possa rivestire un’importanza cruciale per la nostra salute:

– il sodio stimola processi fisiologici importanti per l’organismo (in particolare interviene nella trasmissione degli impulsi nervosi, ma regola anche la pressione e lo scambio di liquidi nel corpo)

– aiuta a mantenere i fisiologici meccanismi osmotici cellulari e tissutali

– previene la stitichezza

– aiuta a liberare le vie respiratorie (chi ha problemi del genere può avere dei benefici sia dai suffumigi fatti con il sale, sia recandosi in una zona di mare e semplicemente respirando l’aria ricca di iodio)

– può svolgere un ruolo antinfiammatorio a livello gengivale e antisettico, aiutando a combattere alito cattivo e mal di gola (in questo caso si utilizza per fare dei gargarismi dopo essere stato sciolto nell’acqua tiepida)

– nella medicina popolare viene anche impiegato come antidolorifico (se utilizzato caldo, si può inserire in un sacchetto di tela o di lino e poggiarlo sulla zona dolorante, in modo da ottenere sollievo su cervicale, reumatismi, mal di schiena, distorsioni o contratture)

– infine, il sale è capace di aiutarci a scaricare lo stress, facendo un bagno con acqua tiepida in cui è stata sciolta una tazzina di sale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia al massimo 5 grammi di sale al giorno (il LARN – Revisione dei Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana – nel 2014 ha abbassato questa soglia addirittura a 3,75 grammi): purtroppo, i dati italiani rivelano che, in realtà, la media di consumo si attesta intorno ai 12-15 grammi, anche perché sono molti gli alimenti che “nascondono” dosi di sale che ignoriamo. E questa attenzione nasce dal fatto che il sodio è un minerale responsabile di alcuni effetti negativi sulla salute quando assunto in eccessiva quantità, soprattutto se si pensa all’ipertensione e a certe patologie cardiovascolari.

Venendo ora alle svariate tipologie di sale che troviamo in commercio, l’affermazione che spesso sentiamo riferita ai benefici ottenibili da alcune rispetto ad altre, non ha alcun senso scientifico: gli eventuali oligoelementi presenti nei vari tipi di sale (unica eccezione per il sale marino integrale), sono sempre in quantità insignificanti per ipotizzarne un beneficio salutistico.

Detto questo, il sale può essere di origine marina, cioè prodotto attraverso l’evaporazione delle acque oceaniche o dell’acqua dai laghi salati, oppure può essere terrestre, cioè ricavato dai giacimenti: in questo caso, si chiama salgemma o sale di rocca.

Ancora, quello marino può essere integrale, cioè non raffinato: è più ricco di minerali diversi dal sodio, come lo iodio, il rame, lo zinco e il bromo. Purtroppo però, i processi di raffinazione industriale e sbiancamento lo impoveriscono: il sale viene ripulito chimicamente e ridotto a puro cloruro di sodio, mentre i minerali e gli oligoelementi essenziali vengono semplicemente eliminati.

E quello iodato? Non è altro che comune sale da cucina (sia marino che salgemma) a cui è stato aggiunto artificialmente dello iodio sotto forma di ioduro o iodato di potassio. Le quantità aggiunte sono standard e variano in base agli studi sullo stato nutrizionale della popolazione: in Italia, per esempio, per ogni kg. di sale iodato abbiamo 30 mg. di iodio. C’è però un problema: nel processo servono alcuni additivi per fissare lo iodio al sale e fra questi ce n’è uno in particolare (il ferrocianuro) che è sotto accusa (è proibito in altri Paesi, come la Gran Bretagna). Si tratta di sostanze tossiche se assunte allo stato puro, ma autorizzate in piccole dosi (il limite è fissato in 20 mg/kg, anche se non si tiene conto dell’effetto accumulo).

Un’ultima considerazione ci tengo a farla sul sale rosa dell’Hymalaia. Detto anche “il sale del benessere” è una delle bufale più colossali degli ultimi anni: è diventato uno dei più venduti, specie a quei consumatori attenti alla salute, perché considerato una specie di panacea dalle mille virtù (il che dovrebbe giustificare il prezzo… quello sì che è salato!). Innanzi tutto non viene dall’Himalaya ma dalle miniere del Pakistan, e poi il suo colore è dato sì dal ferro, ma in quantità irrisorie che non incidono sul fabbisogno quotidiano. Considerando che, per legge, il sale alimentare deve essere composto almeno per il 97% da cloruro di sodio, questo mitico sale non è molto diverso da quello comune, anzi, spesso è contaminato da impurità o metalli pesanti.

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