Da Milano alla Romagna per fare vino «La gestione delle viti è fondamentale»

Producono undici etichette in regime biologico e con attenzione estrema alla qualità

PHOTO 2024 07 02 14 17 48Il mondo del vino è popolato da persone e storie interessantissime e da luoghi splendidi. La Tenuta De’ Stefenelli ne è un esempio perfetto, collocata sulle colline dietro Bertinoro in un punto che sembra nato apposta per ispirare sentimenti idilliaci. Qui ho avuto la fortuna di conoscere Sergio Stefenelli, il genius loci della tenuta, e il figlio Marco, che sta prendendo in mano le redini della cantina. È lui che mi ha raccontato tutto sull’azienda e sugli incredibili vini che mi ha fatto assaggiare.

Marco, dove ci troviamo?
«La Tenuta De’ Stefenelli è su un crinale tra due versanti dei comuni di Bertinoro (frazione di Fratta Terme) e Meldola. Da una parte c’è il caratteristico territorio di Bertinoro, che risente di una grande influenza minerale e salina, perché comunque siamo a un chilometro in linea d’aria da Fratta, che è uno dei pochi luoghi termali in Romagna con acque surgive. Quindi nei terreni ci sono tante sostanze minerali e infatti nei nostri vini c’è grande sapidità. L’altro versante, di medio impasto, con esposizione sud-ovest, è invece perfetto per il sangiovese».
Qual è la storia dell’azienda?
«Tutto nasce per opera di mio padre Sergio, che 18 anni fa acquistò la tenuta. La mia famiglia è originaria di Milano, mio padre era ingegnere all’Ibm, è andato in pensione presto e avendo una grande passione per il mondo del vino ha cercato un luogo che fosse sinergico sia per avviare una cantina che per far crescere i figli, e quindi si è scelta – anche per lontane parentele legate ad Alfonsine – la Romagna. L’ambizione era quella di fare un country resort, poi la realtà si è rivelata più complicata dei sogni e siamo partiti subito con la produzione di vino. Io, che ora ho 33 anni, ho fatto un percorso simile a quello di mio padre: Ingegneria a Bologna, poi ho lavorato 6-7 anni, di cui 4 a Milano, fino a quando, un paio d’anni fa, ho riflettuto un po’ e deciso di cogliere l’occasione e affiancare mio padre, che iniziava a essere un po’ più avanti negli anni. Ora vorremmo far crescere l’azienda sia nella produzione di vini che con nuove attività quali la produzione di olio, sfruttando nel tempo i circa 4 ettari di oliveto presenti, e soprattutto con l’attività di agriturismo».
La situazione attuale?
«La nostra peculiarità è di fare tante piccole produzioni di vino: siamo una microazienda dal punto di vista produttivo, con 20mila bottiglie ma con 11 diverse etichette, che sono tante: la nostra è una produzione biologica di qualità, perseguendo lo spirito dei vini naturali e cercando di valorizzare al massimo ogni appezzamento di vigneto. Con gli 11 ettari di vigna che abbiamo possiamo però tranquillamente arrivare sulle 50/60mila bottiglie. Fin dall’inizio mio padre ha voluto differenziarsi puntando sulla produzione di bianchi non del territorio, quindi Chardonnay, Pinot bianco e Riesling renano, che negli anni ci hanno permesso di trovare una nostra importan- te nicchia di mercato. Alla fine abbiamo piantato anche dell’albana, di cui faremo la prima vendemmia quest’anno».
Qual è la vostra filosofia enoica?
«Siamo azienda biologica dal 2021 e associati a Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti). Il nostro obiettivo è portare in cantina l’uva al culmine della qualità, con una grande attenzione nella gestione delle viti e del terreno, riducendo al massimo i trattamenti, comunque secondo il regime biologico e applicando alcuni principi fondamentali del biodinamico. La raccolta avviene a mano in piccole cassette per minimizzare la compattazione, poi l’uva (soprattutto la bianca) viene portata in un ambiente rinfrescato per abbassare la temperatura fino ai 16-18 gradi. Quindi in cantina inizia il processo. Abbiamo tanti serbatoi di dimensioni diverse perché adottiamo una filosofia di micro-vinificazioni di singoli lotti specifici, così da arrivare al momento clou – quello dei tagli, in cui definiamo tutte le nostre etichette – con tutti i prodotti al massimo della qualità, perché si fa sempre in tempo a fare il blend ma se lo fai fin dall’inizio con l’uva c’è il rischio di perdita in qualità e flessibilità. La nostra filosofia è dunque quella di una massima attenzione alla qualità, anche se ciò comporta lavorare di più. Ogni serbatoio poi, anche per i rossi, ha il controllo della temperatura, quindi le fermentazioni alcoliche sono più curate e stabili. Con i bianchi facciamo anche criomacerazione, a temperature molto basse, fino a 6-8 gradi, per ottenere una maggiore estrazione dei precursori aromatici pur lasciando il mosto dei bianchi sulle proprie bucce solo per poche ore. Sin dall’inizio ci siamo avvalsi di grandi consulenti sia enologi che agronomi e pur avendo oramai raggiunto una buona competenza e autonomia continuiamo ad avvalerci dei loro consigli».
Mi racconti i vini di De’ Stefenelli?
«I nomi di tutti e 11 i nostri vini sono legati al mondo della musica, a partire dal primo nato, il Rondò, un sangiovese superiore. Poi c’è il Preludio, sangiovese superiore riserva, che fa un anno di barrique ed è leggermente atipico, con sentori speziati. L’Armonia, sangiovese da singola vigna, la più vecchia che abbiamo (vent’anni), si potrebbe definire un cru, fa circa due anni in barrique molto stagionate e almeno 12 mesi in bottiglia. Il nuovo arrivato è invece il Be Pop Red, un sangiovese più “base”, dalla bevibilità più immediata, frutto della raccolta leggermente precoce di alcune uve, è molto fresco. L’ultimo rosso è il Red Blues, un Cabernet Franc che ha un grande successo, le 800 bottiglie che facciamo vanno bruciate. Nella produzione dei bianchi internazionali in Romagna abbiamo davvero pochi rivali: Be Pop White è una cuvée delle nostre uve bianche aziendali, Opera 5 e Swing (vedi sotto per la recensione) sono Pinot bianco e Chardonnay, il Capriccio invece è un Riesling renano complesso, di grande struttura, sapido, anche questo lo esauriamo in pochi mesi. Il Jazzy 41, la nostra bollicina e infine il Rock & Roses, vino aromatizzato tipo Vermouth».

WhatsApp Image 2024 07 02 At 14.24.56

In degustazione: il Pinot bianco Opera 5 e lo Chardonnay Swing
Dopo aver degustato praticamente tutti i vini di Tenuta De’ Stefenelli – un’esperienza davvero intensa – ho voluto approfondire la conoscenza con due bianchi, l’Opera 5 e lo Swing. Il primo, annata 2021, è un Pinot bianco (al 90%) di un’eleganza clamorosa fin dal naso, pulitissimo e fine, che esprime la tipica pera bianca, così come note floreali (gelsomino, acacia) e una sensazione (sicuramente del tutto personale) di fresco montano, come se si fosse vicino a un torrente che scorre in mezzo alle rocce. In bocca sviluppa grandi struttura e complessità, sapidità e mineralità, e non si riconosce il lungo affinamento in bottiglia. Grande persistenza e coerenza completano l’Opera (ah ah). Lo Swing (annata 2020) è invece uno Chardonnay (90%) dall’affinamento ancora più lungo, e in questo caso l’evoluzione avvenuta in bottiglia si sente. Il bouquet parla di frutti bianchi che si fondono a note di sottobosco e sfumature minerali. Un vino di grande equilibrio e versatilità. I vini di Tenuta De’ Stefenelli saranno in degustazione domenica 25 agosto in occasione della rassegna Cinemadivino, che farà tappa al bagno La Dolce Vita di Marina di Ravenna. Il sito internet dell’azienda è in ristrutturazione, per info: 348-3997443 o info@destefenelli.it.

FOND CASSA PROSPETTIVA DANTE 2024 BILLB 02 – 15 09 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24
NEXT LEVEL DANCE EL SONADOR BILLB 02 – 16 09 24
TOP RENT BILLBOARD FORMAZIONE SICUREZZA 09 – 16 09 24
RECLAM SPECIALE CINEMA ARENE RD BILLB 02 07 – 15 09 24
EDDY IMPIANTI BILLB 02 – 23 09 24