venerdì
15 Agosto 2025

Una nuova mappa di Cotignola, tra suoni e immagini di tre artisti

La sensibilità di un sound designer e due fotografi nella mostra sul tema del territorio nella chiesa del Pio Suffragio e all’ex ospedale Testi

Grazie ad un progetto di residenze nel corso del 2021 sostenuto dal Comune e dal Museo civico Luigi Varoli a Cotignola si è aperta una mostra sul tema del territorio interpretato dalla sensibilità di un sound designer e due fotografi.

L’installazione sonora di Giovanni Lami (Ravenna, 1978) si basa sulla rilevazione di suoni in vari punti del paese, siano luoghi di traffico intenso o di solo rumori naturali.
L’interno spoglio della Chiesa del Pio Suffragio aumenta la percezione delle tracce registrate nell’arco di alcuni mesi: i suoni del sottopasso dell’autostrada, quelli del campo da tiro all’arco durante un allenamento o della torre d’Acuto fra rintocchi di campane e gorgheggi di uccelli pongono lo spettatore in uno stato di grande attenzione: separato dal loro ambiente fisico immersivo, l’allestimento raffina l’udito al punto da distinguere con attenzione tutti i suoni.
Ci si rende conto ad esempio della presenza quasi costante dei rumori dei veicoli anche in questo territorio meno urbanizzato di altri; si fa attenzione ad alcuni rumori meno quotidiani e quasi relegati ad una dimensione di memoria come gli schiocchi di allenamento di frusta eseguito da sciucarèn.
Ci si sintonizza sul respiro affannoso di un Vulcaflex da strada metabolizzando il suo rumore sordo o letteralmente si sobbalza al rumore improvviso e forte di una campana.
Le riflessioni in relazione al suono nascono appunto dalla separazione dalle fonti ambientali che lo hanno generato in modo da creare una mappatura sonora del territorio. Se già ora emozioni e riflessioni si accavallano all’ascolto, la domanda di Lami è cosa potrebbero suscitare a distanza di una cinquantina di anni, cosa potrebbe essere scomparso o risultare diverso, quali effetti potrebbero avere in futuro. La domanda è concreta visto che i nostri sistemi di documentazione fanno prevalere in modo quasi determinante le immagini – documentari, home movies e fotografie – rispetto ai suoni.

Negli spazi dell’ex ospedale Testi sono presenti le immagini di Michele Buda (Ravenna, 1967), docente di fotografia all’Accademia di Belle arti di Ravenna, che tematizza il confine fisico di Cotignola e del tratto locale del fiume Senio. La lunga esplorazione visiva delle propaggini della città nelle direzioni di Lugo e Faenza, fra zona urbana e industriale, delle case e degli abitanti di questa sorta di confine hanno portato ad un’ottantina di immagini: qui ne sono esposte trenta mentre tutto il lavoro complessivo è confluito in un libro, una sorta di “narrazione della pianura” che rende in modo esseziale le caratteristiche di questa terra.

Nello stesso spazio sono esposte anche una quarantina di fotografie di Marco Zanella (Reggio Emilia, 1984) che da quasi due anni ha ramificato la sua indagine a Cotignola: per lui – emiliano con una esperienza nell’atelier di Alex Majoli – la permanenza in Romagna ha significato molto più della semplice realizzazione di un progetto. Non a caso uno dei testi che apre la sua esposizione dal titolo “Scalandré” è tratto dall’intervista a Rosa Casadio, una donna di forte personalità che abita nel paese e ha mille storie da narrare. Alcune fotografie di Zanella fanno parte del ciclo ispirato alle sculture in cartapesta di Varoli mentre una seconda serie si concentra sulla vita di persone e animali, dettagli ambientali e urbani scoperti quasi per caso. Il bianco e nero in grandi dimensioni e a contrasti netti cattura una sorta di confine identitario del luogo: se non possiamo cogliere la vera identità sfuggente di Cotignola è quindi il confine che per sottrazione la rende evidente. Chi o cosa è Cotignola è leggibile in due corpi che si abbracciano, in una costruzione meccanica simile a una mantide religiosa, nell’equilibrio di una enorme massa di balle di fieno. Ancora si intravede nella recinzione a causa del Covid di due vecchie altalene, nelle linee rette – fino a dove è possibile – della sarchiatura dei campi, nell’attraversamento in solitaria di una piazza deserta.

Prospettive 2021 – Marco Zanella / Michele Buda / Giovanni Lami – Cotignola, Chiesa del Pio Suffragio, ex ospedale Testi: fino al 9 gennaio 2022 (lunedì e venerdì 15.30-18.30 / sabato-domenica e festivi 10-12 e 15.30-18.30; da lunedì a venerdì ore 8.30-12,30, solo su prenotazione, tel. 0545 908879 – 320 4364316, museovaroli@comune.cotignola.ra.it); ingresso gratuito.

Centinaia di persone in corteo al porto a sostegno della protesta di Trieste

Contro il green pass obbligatorio nel mondo del lavoro

Porto Ravenna TriesteSi sono ritrovati poco dopo l’alba nel piazzale tra la Docks Cereali e la Euro Docks, al porto di Ravenna, per protestare contro il green pass obbligatorio. Per dare un segnale ai “colleghi” di Trieste e sostenere la loro protesta anche da Ravenna, dove comunque il porto in questi giorni ha sempre mantenuto la piena operatività.

Erano un centinaio i lavoratori (portuali, ma anche di altre categorie, dal polo chimico al commercio) che si sono ritrovati per un sit-in pacifico, che si è poi trasformato in un corteo non autorizzato verso il porto San Vitale che ha bloccato la Classicana.

I manifestanti sono diventati circa 400.

“Neutralizzata” dagli artificieri la bomba di Granarolo. I video dell’esplosione

Evacuate 105 persone. Sul posto la “Folgore” di Legnago

Bomba GranaroloGli artificieri dell’Esercito Italiano sono intervenuti a Granarolo Faentino, nel comune di Faenza, per neutralizzare un pericoloso residuato bellico risalente al secondo conflitto mondiale.

L’ordigno, una bomba d’aereo di fabbricazione statunitense dal peso di 500 libbre di esplosivo ad alto potenziale, è stato rinvenuto nel corso di lavori di aratura in un terreno agricolo e prontamente posto in condizioni di sicurezza da un team di specialisti dell’8° reggimento genio guastatori paracadutisti “Folgore” di Legnago.

Le delicate operazioni di bonifica, coordinate dalla Prefettura di Ravenna e dal Comando Forze Operative Nord di Padova, sono iniziate domenica 17 ottobre alle 9 a seguito del completamento delle procedure d’evacuazione che hanno interessato oltre 105 residenti all’interno dell’area di sgombero (826 metri dal luogo di rinvenimento).

Gli artificieri hanno prima messo in sicurezza l’ordigno per poi rimuoverlo e trasportarlo in un’area appositamente individuata nel comune di Faenza dove è stato fatto brillare in sicurezza.

A garanzia della massima cornice di sicurezza, gli specialisti del Genio hanno realizzato opere di mitigazione degli effetti di una esplosione accidentale in fase di disinnesco appositamente progettate per l’esigenza sia a protezione degli edifici limitrofi sia per ridurre i disagi alla popolazione residente.

Quello odierno, per i guastatori paracadutisti della Brigata “Folgore”, è il decimo intervento di bonifica complessa (bomba d’aereo da 500 libbre) che viene condotto dall’inizio dell’anno, un evento eccezionale divenuto ormai norma.

Nel 2021 sono stati oltre 1.200 gli ordigni neutralizzati nei più di 391 interventi condotti dai guastatori paracadutisti nelle 7 provincie di competenza.

Covid, in regione il 97,7 percento dei malati è a casa senza (o quasi) sintomi

 

Sono 38 i nuovi casi di positività registrati in un giorno (su oltre 1.100 tamponi) nel Ravennate, seconda provincia dopo Bologna per numero di contagi nel bollettino di oggi, 17 ottobre. Nessun nuovo ricovero, mentre si registra un decesso in provincia, un 93enne. Scendono a 3 le persone ricoverate in terapia intensiva.

IL BOLLETTINO DEL 17 OTTOBRE

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 427.870 casi di positività, 244 in più rispetto a ieri, su un totale di 20.908 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è dello 1,1%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 785 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 400.140. I casi attivi, cioè i malati effettivi, oggi sono 14.198 (-543). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 13.870 (-545), il 97,7% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano due decessi: uno nel cesenate (una donna di 70 anni) e uno nel ravennate (un uomo di 93 anni).
In totale, dall’inizio dell’epidemia, i decessi in regione sono stati 13.532.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 32 (-1 rispetto a ieri), 296 quelli negli altri reparti Covid (+3).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 4 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri); 2 a Parma (invariato); 3 a Modena (invariato); 12 a Bologna (invariato); 3 a Imola (invariato); 1 a Ferrara (invariato); 3 a Ravenna (-1); 2 a Forlì (invariato); 1 a Cesena (invariato); 1 a Rimini (invariato). Nessun ricovero a Reggio Emilia (come ieri).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 26.432 a Piacenza (+10 rispetto a ieri, di cui 9 sintomatici), 32.821 a Parma (+23 di cui 11 sintomatici), 51.353 a Reggio Emilia (+14, di cui 8 sintomatici), 72.212 a Modena (+22, di cui 14 sintomatici), 89.711 a Bologna (+57, di cui 45 sintomatici), 13.577 casi a Imola (+3, nessun sintomatico), 25.765 a Ferrara (+6, di cui 4 sintomatici ), 34.172 a Ravenna (+38, di cui 25 sintomatici), 18.800 a Forlì (+24, di cui 17 sintomatici), 21.531 a Cesena (+12, di cui 8 sintomatici) e 41.496 a Rimini (+35, di cui 21 sintomatici).

Film sul massacro del Circeo vietato ai minori. «Ma era pensato per le più giovani»

Parla il regista de “La scuola cattolica”, il ravennate Stefano Mordini: «Volevo far riflettere senza approfittare della violenza, senza spettacolarizzarla»

Mordini La Scuola Cattolica
Una scena dal film “La scuola cattolica”

Stefano Mordini, classe ’68, marradese di nascita e ravennate d’adozione, è il regista de La scuola cattolica, film tratto dal romanzo di Edoardo Albinati premio Strega nel 2016. La storia ricostruisce la formazione borghese e cattolica dei tre ragazzi responsabili della tortura e delle sevizie ai danni di due giovani ragazze, e dell’uccisione di una delle due, nel settembre del 1975 – fatto di cronaca conosciuto come il “massacro del Circeo”.

Il film, con una decisione molto discussa, è stato vietato ai minori di 18 anni dalla Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche.

Ricorda qualcosa di quell’avvenimento?
«No, ero troppo giovane. Il film, che nasce dal libro di Albinati, torna a rievocare quel delitto perché purtroppo è ancora molto attuale. Spesso, per capire la situazione del presente, si deve tornare a leggere quello che è successo nel passato. È la comparazione che ti fa capire qual è lo stato della nostra società».

Il libro di Albinati è lungo più di mille pagine. È stato difficile comprimere un romanzo così complesso in un film di due ore? Come avete lavorato all’adattamento?
«Chi ha letto il libro di Albinati sa che è un testo pieno di riflessioni sull’educazione e sulle famiglie romane borghesi, ma ha poco plot. Estrapolando questo plot e concentrandoci su quelle famiglie che ci interessava di più raccontare, siamo riusciti ad adattarlo – e non è stato particolarmente difficile. Ho collaborato con Massimo Gaudioso, che conosceva bene quella realtà, e Luca Infascelli: se parti da un materiale buono è facile poi costruire altre cose».

Dopo aver studiato questo caso di cronaca, come lo interpreta? È un “semplice” caso di banalità del male o è tutto riconducibile al milieu dei protagonisti?
«Ci sono entrambe le cose. Ma partiamo da un fatto: in quel contesto sociale alcuni hanno commesso il crimine e altri no. Non tutti diventano assassini. In un periodo di crisi sociale, in cui sfuggono le sicurezze – e se ci pensi il ’75 è stato un periodo così – il maschio si appoggia alla violenza e punisce chi gli è vicino, come se fosse responsabile di questa insicurezza. Oggi viviamo una crisi simile. Pensiamo al lockdown, alla pandemia: non sappiamo cosa ci aspetta ma continuiamo a ripeterci che andrà tutto bene. Il problema è la codardia del maschio, che attraversa gli anni e i periodi storici, ma che ancora non è stata risolta. Lo disse anche Pasolini: occhio a responsabilizzare la classe di provenienza di questi ragazzi. La violenza nella società è trasversale, così come l’impunità. Succede anche nelle borgate. E infatti morirà a Ostia nello stesso anno».

Oggi si parla spesso di “eclisse” del maschile: quel tipo di pressione sociale sul maschio e sul ruolo della virilità si è molto alleggerito rispetto agli anni Settanta. Cosa ne pensa?
«Ripeto: in un momento di paura e di crisi, il maschio si mostra in tutte le sue insicurezze, e spesso risponde con la violenza. Pensa a La città dei vivi di Nicola Lagioia: stessa storia. Inaspettatamente questi ragazzi arrivano a uccidere. Strano che siano sempre maschi. Questa violenza trasvola la storia. Negli anni ’70, nel periodo del delitto del Circeo, a scuola ragazze e ragazzi erano separati. Le madri, costrette in casa, lontane da qualunque posizione di potere o di lavoro, erano le uniche figure femminili presenti durante gli anni di formazione: è probabile che tutto questo abbia contribuito a formare un certo tipo di idea di donna-oggetto. C’è un particolare terribile in questa storia, descritto anche nel film, che svela il tipo di società in cui vivevano questi ragazzi. Tornando a casa dal Circeo, con le due ragazze ancora nel bagagliaio, gli assassini lasciano la macchina parcheggiata fuori e se ne vanno a casa. C’è un segno molto preciso in questo particolare. È come se dicessero: noi siamo impuniti, pensateci voi a pulire. Questo è sconvolgente, oggi nessuno lo farebbe. Almeno si preoccuperebbe di non farle trovare».

Un pezzo del suo film che ha fatto discutere è quello con Fabrizio Gifuni, che interpreta un sacerdote, Golgota, che tiene una lezione sul male ai ragazzi.
«In realtà solo la prima sentenza della Commissione si è concentrata su questa scena, dicendo che i ragazzi assassini assistono a questa lezione, cosa tra l’altro non vera. La nuova motivazione che ha vietato il film ai minori di 18 anni dice che le immagini finali del film sono troppo scioccanti. La prima sentenza era davvero paradossale: non puoi vietare un film per i suoi contenuti etici. Vorrebbe dire che non abbiamo più libertà d’espressione. Detto questo, Golgota nel film dice una cosa che mi pare perfino ovvia, per cui non capisco perché abbia fatto così rumore. Ai ragazzi dice di stare attenti perché è proprio quando si è sicuri di essere nel giusto che si viene tentati dal diavolo. Il film parla di impunità: non è vero che basta pensare di fare il giusto per essere giusti. Mettersi in discussione è fondamentale: arrogarsi il diritto di fare una cosa buona, significa rivendicare un’impunità. Questa è la provocazione di Golgota».

Stefano Mordini Regista
Il regista ravennate Stefano Mordini

Dopo la notizia della censura del suo film molti giornali hanno ripreso le dichiarazioni di Franceschini dello scorso aprile, quando il ministro della cultura disse che, grazie al suo nuovo decreto, la censura in Italia era stata finalmente superata.
«In realtà il film è stato giudicato sulla base dei vecchi criteri di censura. E comunque il film non è stato censurato, ma vietato ai minori di 18 anni. Cosa succedeva con la vecchia censura? Ti dicevano: il film così non può uscire, devi tagliare questa e quell’altra scena. Queste motivazioni invece non dicono niente, fanno una revisione del film. Il contesto è totalmente diverso. Questa decisione ha fatto discutere proprio perché il film era stato pensato per essere visto soprattutto dalle ragazze più giovani. Il mio obiettivo era quello di far pensare senza approfittare della violenza, senza spettacolarizzarla».

Cosa implica per il film questo divieto?
«Un film vietato si deprezza. C’è una ricaduta a livello industriale, come puoi immaginare: è più difficile vendere un film alla televisione se non può andare in prima serata. Ma c’è un altro problema di ordine intellettuale, altrettanto importante ma di cui si parla poco, che è l’autocensura. Se penso che il mio film sarà censurato e dunque finanziato molto poco, allora io stesso, a priori, farò una censura sul mio lavoro. Questa è la cosa peggiore che possa capitare: non rischiare più per paura».

Finalmente cinema e teatri hanno riaperto al 100% della capi­en­za, anche se per lungo tempo sono state proprio la realtà culturali quelle più penalizzate dalle politiche sanitarie del governo. Cosa ne pensa?
«La confusione sulla gestione delle aperture è stata tanta. Alcune categorie ci hanno rimesso più di altre. Il cinema, paradossalmente, era una delle attività più facili da controllare e gestire: entri, ti siedi, guardi il film distanziato dagli altri, e te ne vai. Questa riapertura ritardata mi è sembrata un po’ una follia, a dire la verità. D’altra parte capisco anche che in un contesto così complesso da governare ci siano per forza confusione e incertezza. Non me la sento di prendere una posizione radicale».

Qualcuno sostiene che in questi anni di lockdown e di cinema on demand si sia persa irrimediabilmente una parte del pubblico.
«In questo anno e mezzo lo streaming si è preso uno spazio nella nostra vita privata, ma la pandemia ha solo accelerato una tendenza che già esisteva. Una società si muove se si creano degli stimoli. Senza stimoli si va dove più conviene: e non sempre la convenienza è una buona amica. Il percorso è lungo e difficile, e parte da lontano. Io faccio cinema, e sicuramente è stato un caso della vita. Ma alle medie la nostra scuola ci portava in sala a vedere L’albero degli zoccoli. È stato un caso…»

Nuovo ingresso nel Ravenna Fc: ecco il responsabile delle Relazioni Esterne

Si tratta di Julio Trovato, in arrivo dal mondo del basket

Vianello Trovato
Trovato (a destra) nel 2018 all’arrivo nel Basket Ravenna, con il presidente Vianello

Il Ravenna Fc – società impegnata nel campionato di serie D di calcio – dà il benvenuto in una nota inviata alla stampa al nuovo dirigente Julio Trovato, che ricoprirà il ruolo di responsabile delle Relazioni esterne.

Già direttore generale di Basket Ravenna, Virtus Bologna e attualmente general manager della Stella Azzurra Roma – società di A2 di basket – Trovato – si legge nella nota del Ravenna Fc – «rappresenta certamente un valore aggiunto per la dirigenza della nostra società».

 

Turismo: a Ravenna città in agosto più pernottamenti anche del 2019 pre Covid

In calo rispetto a due anni fa invece i lidi e i numeri provinciali, stabili le presenze di Cervia. Boom di Lugo e Faenza

Turisti Bici RavennaDopo il brillante mese di luglio che complessivamente aveva fatto registrare in provincia di Ravenna perfino più turisti rispetto al 2019, i dati Istat di agosto confermano la crescita rispetto al 2020 caratterizzato dalla pandemia, ma non più rispetto ai tempi pre Covid. Tranne alcune eccezioni. Le più clamorose – seppur con numeri in valore assoluto poco rilevanti rispetto al totale provinciale – nei comuni di Lugo e Faenza dove in agosto si sono registrati rispettivamente il 38 e il 32 percento di pernottamenti in più rispetto allo stesso mese del 2019.

Complessivamente, in provincia di Ravenna i primi 8 mesi dell’anno si chiudono con quasi 4,5 milioni di pernottamenti (il 35 percento in più del 2020 e il 20  percento in meno del 2019), a fronte di 950mila arrivi (il numero dei turisti che si registrano nelle strutture ricettive), in crescita del 28 percento rispetto al 2020 e in calo del 25 percento rispetto al 2019.

A farla da padrone, come consuetudine, il comune di Cervia, con 2,5 milioni di pernottamenti complessivi registrati dall’inizio dell’anno e un’ottima performance in agosto, dove con oltre 1 milioni di pernottamenti ha fatto registrare una crescita del 15 percento rispetto all’anno scorso e si è mantenuto stabile (+0,2 percento) rispetto al mese di agosto 2019 pre Covid. A fronte di 177mila arrivi nel mese (+2,6 percento rispetto al 2019 e -1,4 rispetto al 2019).

Arrivando al comune capoluogo, brilla Ravenna “città d’arte”, con il 4,7 percento in più di pernottamenti anche rispetto all’agosto 2019 (oltre 76mila in valore assoluto – il 19 percento in più rispetto all’agosto dell’anno scorso – sui 253mila complessivi da inizio anno, in calo invece del 27 percento rispetto al 2019 ma in crescita del 37 percento sul 2020) a fronte di un minor numero di arrivi (meno di 34mila, il 5,2 percento in meno rispetto all’agosto 2019, ma in crescita del 14,7 rispetto al 2020).

Andamento contrario invece per quanto riguarda infine i lidi ravennati: agosto si è chiuso con 644mila pernottamenti (il 10 percento in più sul 2020 e il 9 percento in meno sul 2019) a fronte di 87mila arrivi, il 3,4 percento in meno rispetto al 2019, ma in calo (dell’1 percento) anche rispetto al 2020.

 

Alessandro Pondi torna nella sua Ravenna per presentare “School of Mafia”

Al Mariani la black comedy con Nino Frassica, alla presenza del regista

Alessandro Pondi
Alessandro Pondi sul set di “School of Mafia”

Torna nella sua città natale lo sceneggiatore e regista Alessandro Pondi, ravennate che da vent’anni lavora a Roma in ambito cinematografico.

L’occasione è la rassegna “2 Days Cult Movie” del cinema Mariani, in centro a Ravenna, che propone film premiati dalla critica o che hanno ottenuto poco spazio nella programmazione canonica delle sale cinematografiche, il lunedì e il martedì, in doppia proiezione.

Si parte lunedì 18 e martedì 19 ottobre con School of Mafia, terzo film da regista di Pondi, che lunedì sarà ospite in sala per introdurre il film e rispondere alle domande del pubblico (dalle 21).

Proiezioni alle ore 18.30 e alle 21.15 (l’orario della prima proiezione varierà nel corso della rassegna in base alla durata del film in programma).

Uscito il 24 giugno scorso, School of Mafia è una black comedy tra western, fumetto e stereotipi, un divertente e divertito omaggio comico del regista ai gangster movie.

No green pass ancora in piazza a Ravenna, sul “palco” anche un’impiegata della Cgil

Alcune centinaia di persone si sono date appuntamento anche sabato pomeriggio

No Green Pass SabatoSono tornati in piazza anche sabato, a Ravenna, contro il green pass. Dopo la manifestazione di venerdì mattina, alcune centinaia di persone si sono date appuntamento anche per il giorno dopo, sempre in piazza del Popolo, sempre con cartelli e striscioni contro l’obbligatorietà del certificato verde.

A prendere la parola insieme agli organizzatori – come si può vedere da alcuni video che circolano sui social – anche un’impiegata della Cgil (candidata alle Amministrative con il Movimento 3 V), proprio nel giorno della manifestazione a Roma contro l’attacco subito dal sindacato una settimana prima.

Un sit-in al porto di Ravenna contro il green pass: «Siamo con Trieste»

I “portuali liberi” danno appuntamento nei pressi del Tcr

porto triesteAl porto di Ravenna dalle 7 di lunedì mattina (18 ottobre) è in programma un sit-in contro il green pass, a supporto della protesta dei portuali di Trieste.

Parteciperanno – scrivono gli organizzatori, un comitato ribattezzato “Portuali liberi” – anche lavoratori di Enichem, Eni-Versalis, Marcegaglia, Unieuro, Dock Cereali, Vigili del Fuoco, Teorema e Coop.

L’appuntamento è al porto, tra la sede della Sapir e il Terminal Container Ravenna.

«Intendiamo con questa azione dare il nostro contributo territoriale a un’azione nazionale che vede nei porti i punti di aggregazione, ma che raccoglie il malessere di tutte le categorie di lavoratori, dai sanitari agli insegnanti passando per ogni attività privata, stanchi di ricatti e imposizioni».

La chirurgia robotica per le protesi al ginocchio si estende a tutta la Romagna

Dopo i buoni risultati della sperimentazione a Ravenna, l’Ausl ha acquistato la strumentazione tecnologica

RobotA seguito dell’acquisizione di due robot attraverso una gara europea, dall’inizio del 2022 la chirurgia robotica negli interventi di protesi agli arti potrà essere estesa a tutti i pazienti del dipartimento Osteoarticolare dell’Ausl Romagna. Fino ad oggi l’impiego avveniva solo per i pazienti della provincia di Ravenna, a seguito della sperimentazione avviata dal dottor Alberto Belluati nell’unità operativa Ortopedia e Traumatologia di Ravenna.

Attualmente la chirurgia protesica robotica viene impiegata prevalentemente al ginocchio, a breve anche per l’anca e successivamente alla spalla. La sperimentazione avviata a Ravenna ha dimostrato importanti vantaggi: posizionamento dell’impianto più accurato, riduzione del dolore post-operatorio, riduzione della durata media del ricovero e dei tassi dire visione a 24 mesi.
La sperimentazione è stata avviata nel 2020 e ha interessato 35 casi. Dal mese di settembre 2021, a seguito dell’acquisizione dei due robot, sono già stati eseguiti 12 interventi che arriveranno entro la fine dell’anno a 60. Con il progetto di estensione a tutta la Romagna, si prevedono per il 2022 oltre 350 interventi (duecento peri pazienti della provincia di Ravenna).

I pazienti candidati all’intervento saranno valutati dal chirurgo ortopedico, il servizio preoperatorio del proprio ambito territoriale provvederà alla preparazione e il ricovero avverrà a Ravenna il giorno prima dell’intervento. L’esecuzione dell’intervento avverrà da parte del chirurgo dell’unità operativa di riferimento del paziente, assistito dal medico, anestesista, e personale infermieristico di Ravenna. I pazienti candidati all’intervento incontreranno prima dell’intervento il team multidisciplinare che li seguirà durante il percorso di cura. Se non sopraggiungono complicazioni, trascorse due giornate dall’intervento, il paziente viene trasferito in ambulanza presso l’ospedale di residenza.

Quattro new entry “ravennati” nell’elenco regionale degli alberi monumentali

Saranno tutelati, grazie a un decreto del presidente della giunta dell’Emilia-Romagna

Pioppo Pantaleone
Il pioppo nero del Podere Pantaleone

Sono quattro gli alberi “ravennati” tra i nuovi 70 inseriti nell’elenco regionale degli alberi monumentali. Si tratta del pioppo nero del Podere Pantaleone, a Bagnacavallo, della roverella di Serra di Castel Bolognese (in via Serra 4340); del pioppo bianco di Prada (via Corleto) e del gelso nero di San Patrizio (via Merlo 2)

Nuovi inserimenti che portano a quasi 600 il numero complessivo delle tutele. E che potranno accedere – sia nel caso di esemplari di proprietà pubblica che privata – ai finanziamenti regionali annuali per gli interventi di cura, salvaguardia e gestione: 200mila euro per il 2022 che si aggiungono ai 256mila euro del 2021.

Ufficializzate con un Decreto del Presidente della Giunta regionale dei giorni scorsi, le nuove tutele rientrano in un più generale intervento di riorganizzazione del settore che prevede anche una nuova fase di censimento e una nuova legge regionale, nonché la predisposizione di un piano di valorizzazione degli aspetti patrimoniali e culturali degli alberi monumentali.

Chiunque può segnalare alla Regione alberi ritenuti meritevoli di tutela. Non solo Comuni ed Enti territoriali, ma anche singoli cittadini, associazioni, scuole grazie ad una scheda disponibile on line (a questo link) nella quale indicare oltre al tipo di pianta e alla sua localizzazione anche le caratteristiche salienti e allegando la relativa documentazione fotografica.

L’identikit un albero monumentale

Circonferenza del tronco, altezza, sviluppo dei rami e della chioma. E poi naturalmente età, rarità botanica, posizione dominante nel paesaggio, ma anche legame con avvenimenti storici e culturali. Queste le principali caratteristiche che individuano un albero monumentale.

Il regime di particolare tutela cui sono sottoposti questi esemplari ne comporta di fatto l’intangibilità, l’individuazione di un’area di rispetto e il divieto di interventi di qualunque tipo. Fatti salvi ovviamente quelli conservativi e di salvaguardia e quelli di abbattimento. Questi ultimi però solo per casi motivati, improcrastinabili e per comprovate esigenze fitosanitarie o di salvaguardia della pubblica incolumità.

Gli interventi conservativi e di salvaguardia sono coordinati in ogni fase da figure professionali specifiche e da tecnici di comprovata esperienza e servono al mantenimento delle condizioni di salute dell’albero, al miglioramento della funzionalità fisiologica, alla salvaguardia della zona di protezione, alla tutela della pubblica incolumità.

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