giovedì
28 Agosto 2025

A Fusignano una grande mostra sul “calcio totale” di Arrigo Sacchi

Foto, filmati e anche le Coppe dei Campioni al museo civico. Galliani all’inaugurazione

Arrigo Sacchi Coppa CampioniUna mostra dedicata ad Arrigo Sacchi e al suo calcio visionario che ha spinto le penne di France Football a incoronarlo come uno dei tre allenatori più importanti della storia del pallone mondiale. Intitolata Oltre il Sogno. L’emozione del calcio totale di Arrigo Sacchi, aprirà i battenti il prossimo 2 settembre a Fusignano, che celebrerà così, uno dei suoi più illustri concittadini, se non il più illustre insieme al compositore e violinista Arcangelo Corelli.

L’esposizione allestita al museo civico “San Rocco” con la collaborazione diretta del mister – che sarà presente all’inaugurazione – si snoda attraverso un mondo di ricordi inediti, maglie, immagini e oggetti ormai passati alla storia sportiva; filmati delle partite più significative; foto degli esordi nei campi polverosi della Romagna e istantanee dei grandi trionfi delle squadre da guidate da Sacchi.

Strutturata in diverse sezioni tematiche, la mostra vedrà in esposizione anche le due Coppe dei campioni (1988/1989 e 1989/1990) e le due Coppe intercontinentali (1989 e 1990) vinte dal tecnico romagnolo con il Milan.

Oltre a Sacchi, padrone di casa, all’apertura della kermesse saranno presenti diversi giocatori che lo hanno accompagnato nelle tappe della sua carriera e Adriano Galliani, storico dirigente rossonero con cui l’allenatore ha scritto pagine indelebili della storia milanista.

La mostra, a ingresso gratuito, sarà visibile fino al 7 novembre ogni sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18 mentre dal 4 al 9 settembre, giornate della Festa patronale di Fusignano, le visite saranno possibili fino alle 23.

Nel corso dell’inaugurazione sarà anche presentato ufficialmente “Oltre il sogno”, volume scritto da Sergio Barducci per Minerva Editore e dedicato alla vicenda umana di Sacchi. (ANSA.it).

Un film su Laura Pausini, nel 2022 in 240 Paesi su Amazon Prime

Basato su una sua idea originale e di cui sarà protagonista la cantante di Solarolo

Laura Pausini GrammyDopo la notte degli Oscar, Laura Pausini torna in pista, stavolta con un nuovo film Amazon italiano basato su una sua idea originale e di cui è protagonista. Il progetto non ha ancora un titolo ma le riprese sono già cominciate, ha anticipato “Variety” prima che arrivassero le conferme ufficiali degli studi legati al colosso fondato da Jeff Bezos.

Il film è scritto da Ivan Cotroneo (“La kryptonite nella borsa”, “Un bacio”) e Monica Rametta (“Un bacio”, “Il volto di un’altra”), diretto dallo stesso Cotroneo, prodotto da Endemol Shine Italy, e sarà disponibile in esclusiva su Amazon Prime Video in 240 paesi e territori in tutto il mondo nel 2022.

Pausini, che quest’anno è stata candidata agli Oscar con Diane Warren per la canzone “Io Sì” del film “La Vita davanti a sé” con Sophia Loren, ha vinto un Grammy per “Escucha” nella categoria miglior album pop Latino.

La regina del pop italiano ha al suo attivo 13 album in studio venduti in oltre 70 milioni di copie in tutto il mondo, ma il film è il primo che la vede davanti alla macchina da presa.

«Sarà un lungometraggio innovativo che inventa un nuovo genere e conferma l’amore di Laura per la settima arte svelando al pubblico la sua vera anima, attraverso scorci inediti della sua vita privata e professionale e dando a Laura stessa la grande opportunità di scoprire aspetti di sé e del suo mondo mai visti e immaginati che per la prima volta saranno svelati al pubblico”, preannuncia un comunicato di Amazon Studios. (ANSA.it).

Metà popolazione vaccinata con due dosi. Preoccupa il “no” del 10 % degli over 60

Due terzi dei residenti in Emilia-Romagna hanno ricevuto almeno una dose

Vaccino AnticovidMetà della popolazione è vaccinata con entrambe le dosi, due terzi ne hanno ricevuta almeno una. Sono i due traguardi raggiunti contemporaneamente nel primo pomeriggio di oggi (20 luglio) dalla campagna vaccinale in Emilia-Romagna.

Secondo i dati aggiornati alle 14, hanno infatti completato il ciclo vaccinale 2.026.367 persone, pari al 50,4% della platea, ovvero delle persone che hanno più di 12 anni. La prima dose, invece, è stata somministrata ad altre 653.443 persone: in totale, quindi, il 66,7% della platea ha ricevuto almeno una dose.

Con la campagna vaccinale ad oltre metà del proprio obiettivo, rimane il tratto più difficile, ovvero vaccinare un milione e 300mila persone circa, dei quali oltre la metà ha meno di 40 anni, che ancora non hanno ricevuto nemmeno una dose.

L’attenzione, in particolare, è sui 138.390 over 60 (circa il 10% dell’intera popolazione di questa fascia d’età) che ancora non sono stati raggiunti.

Per loro la Regione e le aziende Usl stanno organizzando varie iniziative: in Romagna (dove la percentuale dei non vaccinati è significativamente più alta) i medici di famiglia stanno chiamando gli assistiti ancora non vaccinati. (ANSA.it).

Covid, in provincia 11 casi in un giorno e nessun nuovo ricovero

 

Sono 11 i casi di positività al coronavirus registrati nelle ultime 24 ore in provincia di Ravenna, su 950 tamponi (dati aggiornati alle 12 di oggi, 20 luglio). Anche oggi però non si registrano nuovi ricoveri.

Nessun nuovo decesso in provincia e 8 nuove guarigioni.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 20 LUGLIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 389.146 casi di positività, 185 in più rispetto a ieri, su un totale di 19.870 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è dello 0,9%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 79 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 372.918.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 2.959 (+105 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 2.807 (+109), il 94,9% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registra un decesso. Un caso a Reggio Emilia (una donna di 89 anni). In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 13.269.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 15 (+1 rispetto a ieri, nessuno in provincia di Ravenna), 137 quelli negli altri reparti Covid (-5).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 23.907 a Piacenza (+19 rispetto a ieri, di cui 12 sintomatici), 28.881 a Parma (+5, di cui 4 sintomatici), 47.292 a Reggio Emilia (+41, di cui 32 sintomatici), 66.037 a Modena (+7, di cui 5 sintomatici), 82.770 a Bologna (+45, di cui 44 sintomatici), 12.703 casi a Imola (invariato), 23.282 a Ferrara (+7, di cui 3 sintomatici), 30.671 a Ravenna (+11, di cui 7 sintomatici), 17.158 a Forlì (+3, di cui 2 sintomatici), 19.810 a Cesena (+6, di cui 4 sintomatici) e 36.635 a Rimini (+41, di cui 29 sintomatici).

Ecco la nuova piazza Savonarola di Lugo – FOTO

Al posto del parcheggio, un’area verde. Il sindaco: «È stata anche dura, ma il risultato è straordinario»

La rinnovata piazza Savonarola di Lugo si è svelata la pubblico nella sua nuova veste. Lunedì 19 luglio è stata infatti inaugurata la piazza in pieno centro storico, oggetto di un importante progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana che l’ha trasformata in un luogo di socialità a disposizione di tutta la comunità.

«È stato un lavoro intenso, lungo (l’inaugurazione arriva due anni dopo la data prevista originariamente, ndr), che non ci ha risparmiato qualche critica – spiega il sindaco Davide Ranalli – ma quello che abbiamo davanti adesso è un risultato straordinario: Lugo ha una rinnovata piazza, un nuovo polmone verde in pieno centro storico, un luogo in cui ritrovarsi. È proprio questo il significato di quella ‘rigenerazione urbana’ di cui parliamo da tempo. Recuperiamo luoghi abbandonati o poco utilizzati per restituirli alla cittadinanza. Non ci fermeremo qui, abbiamo in programma altri progetti di recupero di spazi urbani, a cominciare dall’ex Acetificio Venturi, in cui sorgerà una struttura che riunirà i servizi sanitari e sociali, rispondendo così al bisogno di migliaia di cittadini. Lugo ha dimostrato e dimostrerà ancora di poter essere un laboratorio di cambiamento e rigenerazione».

Il progetto di riqualificazione di piazza Savonarola (per un investimento del Comune di 700mila euro) ha previsto la realizzazione di un sagrato dal forte valore urbano, al posto del parcheggio, con lo scopo di valorizzare il luogo e restituirlo alla comunità come parte integrante del centro storico, grazie anche al nuovo spazio verde centrale.

Gli alberi già presenti nella piazza sono stati valorizzati e attorno a ogni pianta è stata inserita un’area di protezione, composta da ciottoli recuperati dal ciottolato già esistente. Inoltre, nella nuova piazza Savonarola sono state sistemate delle sedute monolitiche in pietra naturale posizionate in modo da ottenere scenari e viste diversificate.

Per garantire comfort e accoglienza ai cittadini è stato realizzato anche un sistema di irrigazione del prato centrale e di nebulizzatori. In questo modo l’acqua, insieme al verde, contribuiranno a rendere questo spazio maggiormente vivibile e accogliente.

La pavimentazione, oltre al ciottolato, è composta da pietra naturale di Luserna, utilizzata in formati e tagli diversi.

Il Pd presenta il nuovo simbolo con De Pascale. In lista ci saranno gli assessori

I candidati verranno svelati invece il 30 luglio

Pd Simbolo De PascaleIn attesa di conoscere il nome di tutti i candidati della lista Pd alle Amministrative di Ravenna del prossimo autunno (che sarà presentata il 30 luglio), i democratici ravennati hanno svelato oggi il simbolo con cui il partito sarà sulla scheda elettorale, un simbolo che porta al suo interno il nome del candidato sindaco Michele De Pascale, esponente di spicco del partito stesso.

Insieme al simbolo è arrivata la conferma che tutti gli assessori Pd in giunta saranno candidati, ossia Massimo Cameliani, Federica Del Conte, Ouidad Bakkali, Giacomo Costantini (mentre Giangi Baroncini sarà candidato nella lista di Coraggiosa, essendo nel frattempo passato a Mdp – Articolo 1 e Roberto Fagnani sarà nella lista Ravenna in Campo, essendo nel frattempo passato a Italia Viva) e anche alcuni consiglieri comunali in carica, per agevolare il passaggio di competenze.

L’evento, che si è svolto nella sede elettorale di De Pascale, è stata anche l’occasione per rispondere ad alcune accuse e mettere qualche puntino sulle i e rivendicare il ruolo centrale del partito.

Nella lista, assicurano i Dem, saranno rappresentati i vari territori del forese, in cui il Pd «è e resta profondamente radicato», e ci saranno anche nomi lontani dall’ambiente del partito.

Il programma sarà «incentrato sulla concretezza per dare risposte in particolare a chi ha sofferto in questi ultimi due anni di pandemia». Un programma, raccontano, costruito tramite il confronto all’interno dei circoli e questionari rivolti a tutti i cittadini, da cui sono emerse idee e proposte e in particolare un bisogno sempre più urgente di luoghi di aggregazione.

Infine, a chi ha criticato la campagna elettorale di De Pascale che per ora è apparsa senza simboli di partito, è stata rivolta una precisazione: «Il candidato sindaco è il candidato di una coalizione che peraltro sarà molto ampia (al momento sono sei le liste alleate al Pd, ma il numero potrebbe crescere ancora, ndr) e per questo non avrà solo un simbolo, ma tutti quelli della coalizione». Nella convinzione, ribadita, che il lavoro di squadra sia più produttivo che quello in solitario.

Stuprata da quando aveva 13 anni dal patrigno, accusato anche dalla figlia

Le violenze sono iniziate quando la vittima aveva solo 13 anni. L’uomo le chiedeva pure di fare film porno

Violenza Sessuale Aggravata
Foto di repertorio

Un ravennate di 63 anni è in carcere per violenza sessuale aggravata ai danni della figlia della sua convivente, iniziati ormai tre anni fa quando la vittima aveva 13 anni. E l’uomo deve rispondere di violenza sessuale anche ai danni della figlia naturale, che avrebbe palpeggiato sul divano qualche mese fa.

La notizia è riportata sui quotidiani oggi (20 luglio) in edicola.

La svolta lo scorso maggio, quando la “figliastra” si è confidata con la madre, che è andata a denunciare il compagno in questura. Una testimonianza considerata attendibile e che può contare anche di alcune registrazioni audio realizzate dalla vittima con il suo smartphone durante le violenze.

Tutto è iniziato con carezze e palpeggiamenti, presto tramutatisi in veri e propri rapporti sessuali continuativi, in casa e anche in auto, all’uscita da scuola. Rapporti interrotti per un paio d’anni quando l’uomo è finito in carcere per altri guai giudiziari. Ma che sono ripresi l’ottobre scorso, con l’uomo che avrebbe invitato più volte la ragazza anche a prostituirsi e a fare video pornografici.

La denuncia della sorella ha dato forza anche alla figlia naturale di denunciare le violenze subìte dal padre.

L’uomo in tribunale si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Dalle vendite dei libri nei supermercati Famila 1.500 euro per le donne maltrattate

Arca Spa ha consegnato l’assegno a Ravenna all’associazione Linea Rosa

Famila Linea RosaSi è svolta mercoledì 14 luglio, la consegna della somma racconta dalla vendita benefica della prima edizione del libro di ricette Marche & Romagna in tavola – 100 specialità della tradizione dai fornelli di Albarosa, organizzata da Arca Spa e lanciata in occasione della Festa della Mamma.  Fino al 9 maggio scorso infatti, i clienti dei Famila e Famila Market hanno avuto la possibilità di acquistare il ricettario ad un prezzo simbolico e il ricavato è stato destinato a progetti di solidarietà di 5 realtà del terzo settore di Romagna e Marche.

A Ravenna, la donazione è andata a Linea Rosa, il centro antiviolenza che offre aiuto alle donne che subiscono violenze fisiche, psicologiche, sessuali ed economiche. Il direttore marketing di Arca spa Marcello Amaduzzi ha consegnato l’assegno di millecinquecento euro, non nascondendo la sua soddisfazione. «Arca spa – ha dichiarato – ha da sempre a cuore il bene della comunità in particolare, nel territorio in cui opera. La solidarietà si deve esprimere per gesti veri e la consegna di oggi assume questo significato. ‘Con noi sei in famiglia’ è la farse che, a lettere cubitali, campeggia in tutti i nostri supermercati, con queste donazioni vogliamo dare concretezza alle nostre parole».

La breve cerimonia si è svolta nel supermercato di Ravenna di Via Aquileia e a ritirare la somma donata erano presenti la vice presidente Monica Vodarich del centro antiviolenza Linea Rosa di Ravenna e Alessandra Bagnara presidente, che ha dichiarato: «Ringrazio Arca a nome mio e di tutte le donne maltrattate che ogni giorno si rivolgono al nostro centro antiviolenza per ricevere aiuto concreto. Ma non solo. Terrei a sottolineare anche l’importanza di cominciare a parlare della violenza  che si nasconde purtroppo e inspettatamente nelle famiglie. Con la donazione di Arca possiamo continuare a finanziare i nostri progetti a sostegno delle donne e contro la violenza domestica, sapendo che anche da piccoli gesti quotidiani si può e si deve invertire il pensiero che nutre la sotto cultura di genere».

Chi era il brigadiere Ciccio? Il giallo del militare «sotto copertura»

Udienza 5 / Al banco dei testimoni la donna che nel 1987 aveva 19 anni ed era la fidanzata del 21enne rapito per riscatto e poi ucciso: il giorno della scomparsa ricevette la visita di un carabiniere da Bologna in missione per proteggerla. La figura attira l’interesse del presidente della corte

Pexels özgür ünal 3021867«Chiamami brigadiere Ciccio, non posso dirti il mio vero nome perché sono un agente sotto copertura». Non state leggendo la battuta del personaggio di una commedia italiana degli anni ’80. Ci sarebbe da ridere se non fossimo nell’aula di corte d’assise di Ravenna in un processo con tre imputati per tentata estorsione, omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il virgolettato è stato riportato da una 54enne che testimoniava nell’udienza di ieri, 19 luglio: se lo sentì rivolgere da un carabiniere nel 1987, quando lei era la 19enne fidanzata di Pier Paolo Minguzzi, un 21enne studente di agraria e carabiniere di leva a Mesola, terzo genito di una famiglia di imprenditori di Alfonsine, rapito per ottenere un riscatto di 300 milioni di lire e trovato morto dieci giorni dopo.

Il fantomatico brigadiere Ciccio si presentò in borghese a casa della ragazza insieme ad altri carabinieri – l’accompagnamento dei commilitoni è un dettaglio che la teste ribadisce più volte – il giorno stesso della scomparsa: 21 aprile 1987. La fidanzata dell’epoca fu l’ultima a vedere Pier Paolo vivo: verso l’1 di notte lui la riaccompagnò a casa dopo una serata al bowling di Imola, un bacio in auto e poi il ragazzo partì diretto a casa che distava pochi minuti. «Questo Ciccio mi disse che lavorava a Bologna che era lì per proteggermi e per qualunque cosa avrei potuto fare affidamento a lui».

L’interesse del militare soprattutto si rivolse alle telefonate che la giovane stava ricevendo da un certo “Alex”: dopo un paio di giorni dal rapimento un uomo al telefono disse alla 19enne che stava chiamando su incarico di Pier Paolo per farle sapere che stava bene. Ciccio le consegnò un registratore, un apparecchio che nell’epoca dei telefoni fissi si usava per registrare su nastro magnetico le conversazioni applicando microfoni alla cornetta. La consegna per la ragazza era chiara: far parlare “Alex” più possibile e conservare le registrazioni. Quelle chiamate andarono avanti con cadenza irregolare fino a gennaio 1989: «Presto mi ero convinta che fosse un pazzo interessato a me e non uno coinvolto nel rapimento. Se l’avevo capito io che avevo 19 anni…».

La procedura di consegna dei nastri a Ciccio, raccontata dalla donna rispondendo alle domande del pubblico ministero Marilù Gattelli, è apparsa quantomeno singolare a molti in aula: «Mio padre faceva una telefonata ai carabinieri di Ravenna e ci davano appuntamento quasi sempre in luoghi appartati e poco illuminati, parcheggi o aperta campagna in orari serali. Io restavo in auto e mio padre scendeva a consegnare le audiocassette».

La teste arriva a usare la parola «affettuoso» per definire l’atteggiamento del brigadiere Ciccio sotto copertura: «Il giorno del ritrovamento del cadavere (1 maggio 1987 nelle acque del Po di Volano in località Vaccolino, ndr) con un collega venne a prendermi nel negozio dove lavoravo e mi porto sul posto ripentendomi spesso di non guardare il corpo. Ricordo che lungo il tragitto ci fermammo in un bar e mi comprò un succo di frutta».

Chi era Ciccio? A giudicare dalle domande rivolte alla teste, pare che il presidente della corte Michele Leoni un sospetto ce l’abbia. Non si spiegherebbe altrimenti la richiesta di descrivere la fisionomia dell’uomo chiedendo conferme di dettagli fisici precisi come la conformazione della mascella o l’accento. L’interesse del togato anche per l’atteggiamento dei commilitoni nei confronti di Ciccio: in estrema sintesi, comandava lui sugli altri? «Sulla 40ina, non molto alto, capello lungo, fisico non asciutto, una mascella importante, insomma un bell’uomo». Chi era il brigadiere Ciccio? Quel Ciccio è da intendersi come diminutivo del vero nome del militare o la bizzarra citazione di un B-movie? Quale agente davvero sotto copertura direbbe di essere sotto copertura? E sotto copertura per quale scopo? Perché stare oltre un anno sulle telefonate di uno spasimante che non davano elementi utili? Dalla risposta a queste domande potrebbe passare un pezzo della soluzione dell’omicidio o di eventuali depistaggi?

Il pm del 1987 scartò i sospetti dei familiari: «Non c’entrano». Ora sono imputati

Udienza 5 / Il 21enne carabiniere di leva fu ucciso in un tentativo di estorsione finito male, in corte d’assise i fratelli ricordano le parole del pubblico ministero Gianluca Chiapponi dopo che i tre odierni accusati furono arrestati per un episodio simile. La delusione quando venne chiusa l’indagine senza soluzione: «Avevamo chiesto tante volte un colloquio per altre indagini»

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I giudici togati della corte d’assise: presidente Michele Leoni, a latere Federica Lipovscek

Tre mesi dopo la morte del loro fratello, ucciso in un rapimento per estorsione finito in tragedia, erano convinti di avere i nomi dei colpevoli quando vennero arrestati gli autori di un’altra tentata estorsione per la stessa cifra (300 milioni di lire) nella stessa Alfonsine che contava appena diecimila abitanti e non aveva storie di malavita, ai danni di un’altra famiglia dello stesso settore ortofrutticolo. Non si trattava del comprensibile trasporto emotivo di un parente che vorrebbe un colpevole a tutti i costi, erano troppe le coincidenze per non fare due più due. E invece a gelare le speranze dei parenti di Pier Paolo Minguzzi, ammazzato nell’aprile del 1987 all’età di 21 anni, fu il magistrato che seguiva le indagini per la procura di Ravenna.

Gian Carlo e Anna Maria Minguzzi, fratello e sorella maggiori della vittima, incontrarono Gianluca Chiapponi a luglio del 1987 al funerale di Sebastiano Vetrano, il carabiniere 23enne morto in un conflitto a fuoco nell’epilogo del secondo tentativo di estorsione ai danni della famiglia Contarini: «Per noi era stato spontaneo e immediato pensare che i responsabili fossero gli stessi ma il pm ci disse: “Loro non c’entrano niente”. Ci furono tarpate le ale. E noi che non eravamo inquirenti restammo senza parole». Erano appena passati pochi giorni dal secondo delitto ma, secondo il racconto dei due fratelli, il pm aveva già le sue convinzioni.

La magistratura era talmente convinta dell’estraneità dei tre arrestati – poi condannati con pene fra 22 e 25 anni per il caso Vetrano– che non vennero mai formalmente indagati per l’omicidio Minguzzi. Ora invece, 34 anni dopo in cui hanno scontato le sentenze, si ritrovano tutti a processo in corte d’assise a Ravenna – i cinquantenni ex carabinieri Orazio Tasca e Angelo Del Dotto e il sessantenne idraulico Alfredo Tarroni – da dove escono le deposizioni dei famigliari nell’udienza odierna, 19 luglio (la quinta del dibattimento, qui i resoconti delle altre). E l’episodio del colloquio al funerale non è l’unico in cui i testimoni hanno fatto il nome di Chiapponi. Un nome già emerso più volte nelle udienze precedenti: il comandante della stazione di Alfonsine ha testimoniato di aver espresso al pm i suoi sospetti sui due commilitoni.

Il primo teste chiamato dall’accusa a deporre è stato Gian Carlo Minguzzi, oggi 67enne. Si trovava in vacanza in Spagna il 21 aprile del 1987, quando ci si rese conto che Pier Paolo non era tornato a casa la notte prima: «Mi informò al telefono mia zia Roberta e organizzai prima possibile un volo per tornare in Italia». L’imprenditore lamenta la scarsa continuità mostrata dagli inquirenti nel condurre le indagini: «Per anni ogni volta che arrivava un nuovo comandante ci veniva a dire che il nostro caso era ancora aperto, poi non si vedeva niente. Fino a quando nel 1996 mi chiamò Chiapponi e mi disse che avrebbe chiuso il caso con la promessa di riaprirlo se fossero emersi nuovi elementi. Ci siamo rimasti molto male».

Se Gian Carlo è convinto da allora che Tasca, Del Dotto e Tarroni sono i colpevoli della morte del fratello è anche per una circostanza tutt’altro che secondaria accaduta in una delle dieci chiamate ricevute dai rapitori durante i dieci giorni trascorsi tra il sequestro e il rinvenimento del cadavere nelle valli di Comacchio: «Risposi al telefono e dall’altra parte chiese di Contarino, con la O, poi si corresse e chiese Minguzzi». E tre mesi dopo la famiglia Contarini riceverà una minaccia di morte all’indirizzo del figlio chiedendo trecento milioni per non ucciderlo (ascolta l’audio della telefonata).

Chi presentò formalmente la denuncia di scomparsa a metà mattina del 21 aprile alla locale stazione dell’Arma fu Anna Maria Minguzzi. «Ero già sposata e vivevo con mio marito. Verso le 5.30 mi telefonò mia madre per dirmi che Pier Paolo la notte prima non era rincasato. Mio maritò andò a cercarlo passando a casa della fidanzata e poi fece la prima segnalazione orale ai carabinieri. Io andai più tardi per formalizzare». Il marito di Anna Maria, Bruno Malfatti, nella sua deposizione ha ricordato quanto fosse frequente la presenza degli investigatori nelle loro abitazioni in quei giorni concitati: «I pm Gianluca Chiapponi e Francesco Iacoviello erano spesso a casa di mia suocera».

Dalla memora della 64enne affiorano altre delusioni per la condotta delle indagini di Chiapponi: «Nel corso degli anni ho chiesto più volte di incontrarlo per capire se c’erano possibilità di indagare ulteriormente e trovare una verità. Mi disse che non era possibile se non per prove eclatanti che non erano emerse». Inevitabile sottolineare che all’epoca non venne mai fatta una comparazione tra le intercettazioni delle telefonate estorsive: tra quelle alla famiglia Contarini di cui Tasca si è attribuito la paternità e quelle alla famiglia Minguzzi rimaste ignote. Solo ora è stata disposta una consulenza fonica (il ctu incaricato dalla corte depositerà la relazione a fine anno).

Nonostante gli 88 anni di età e il peso di un figlio ammazzato senza un colpevole, la testimonianza di Rosanna Liverani è stata composta e sostenuta, a tratti emozionante. Lei che aspettava sveglia il figlio quel lunedì sera con la porta di casa lasciata aperta come da abitudine, lei che non poteva addormentarsi fino alla buonanotte del figlio una volta rientrato, lei che prima delle 5 comincia ad avvisare tutti della scomparsa, lei che alle 21 riceve la prima telefonata dei rapitori, lei che dopo 34 anni dice che è come se suo figlio fosse uscito di casa pochi secondi fa. E nonostante le udienze già celebrate facciano affiorare più di una perplessità su come sia rimasto irrisolto quel delitto, la donna ci crede ancora nella giustizia. Lo dice quando il presidente della corte la licenzia: «Sono venuta qui piena di speranza per trovare il colpevole che ha fatto un crimine così».

A Marco Martinelli il palmarès della critica francese per “Aristofane a Scampia“

Al drammaturgo e regista ravennate il prestigioso riconoscimento per il miglior libro sul teatro 2021

Marco MartinelliL’Associazione nazionale dei critici francesi ha scelto come miglior libro dell’anno Aristophane dans les banlieues di Marco Martinelli (éd. Actes Sud, traduzione e cura di Laurence Van Goethem).
Il volume è la versione in francese di Aristofane a Scampia, già uscito con l’editore Ponte alle Grazie nel 2016.

La cerimonia dei prestigiosi premi 2020\21 (Palmarès des Prix de la critique de théâtre et de danse) – edizione numero 58 – che segnala gli spettacoli e le personalità artistiche emersi nella stagione teatrale in Francia, avverrà a Parigi, lunedì 11 ottobre, al Théâtre National de la Danse di Chaillot, uno dei quattro Teatri Nazionali della capitale.

Dal documento di lancio dei premi si legge che «più che mai, in un anno così particolare, la critica ha scelto volutamente titoli e figure di resistenza, per donare un messaggio forte e empatico allo spettacolo dal vivo rimasto fermo a causa della pandemia e delle difficoltà scaturite dalla chiusura dei teatri».

Il premio a Martinelli per il miglior libro è andato in passato a importanti figure della scena teatrale internazionale: dallo studioso Georges Banu ai registi Claude Regy e Thomas Ostermeyer, fino al drammaturgo Jean-Luc Lagarce.

Aristofane a Scampia, come far amare i classici agli adolescenti con la non-scuola  è una pubblicazione del 2016, in cui Martinelli racconta, come in un romanzo, il metodo della non-scuola e le avventure di questa vitale pedagogia in giro per il mondo, da Ravenna a Dakar, da Scampia a New York.

Ecco un estratto del libro: «Immaginateveli, si, i vostri figli o alunni come se fossero degli asinelli, perché asini lo sono davvero – so bene che su questo punto siete d’accordo con me – ma immaginateli come asini turbolenti, pieni di paure e ombre, ma anche di desideri inconfessati, di passioni inespresse, affamati di vita, di ignoto, di sogni. Spesso a voi insegnanti e genitori nascondono questi sogni, se li tengono per loro, vi si rifugiano dentro come le talpe nelle loro gallerie sotterranee: è la loro tattica di sopravvivenza, non si palesano quasi mai davanti ai vostri occhi come realmente sono. Dall’altra parte immaginate i testi antichi del teatro, i classici polverosi dai nomi impronunciabili: da Eschilo all’Aristofane che campeggia nel titolo di questo libro, da Plauto a Moliere a Shakespeare, fino ad Alfred Jarry, fino a Bertolt Brecht. Guardateli insieme, gli asini e i classici, i barbari e la biblioteca: niente di più lontano, dite voi? Avete ragione: un adolescente di oggi conosce tutti i tipi di iPhone, ma che hanno a che fare con lui quei busti da museo, quelle barbe intimorenti e quella noia annunciata? Nulla. Gli asinelli e i classici sono legni che appartengono ad alberi lontanissimi tra loro, ai confini opposti della foresta, destinati a non incontrarsi. Ma se qualcuno fosse in grado di avvicinarli? Se avvicinandoli scoprisse che si possono sfregare insieme, fino a raggiungere una temperatura altissima, fino a far nascere, da quello sfregamento, una scintilla? Il miracolo del fuoco? Non è possibile, pensate voi. È possibile, vi rispondo io. E lo sto sperimentando da venticinque anni. Nel libro proverò a raccontarvelo».

Marco Martinelli1Marco Martinelli è un drammaturgo e regista, è fondatore e direttore artistico del Teatro delle Albe (1983) insieme a Ermanna Montanari. Tra i numerosi riconoscimenti a Martinelli: sette premi Ubu, come regista, drammaturgo e pedagogo; Premio Hystrio alla regia; Golden Laurel-Mess festival di Sarajevo; Premio alla carriera-festival Journées théâtrales de Carthage (Tunisi), premio culturale Vereinigung Deutsch-Italianischer Kultur Gesellscafte.

I suoi testi sono pubblicati e messi in scena in Italia, Francia e Belgio (tradotti da Jean-Paul Manganaro e da Laurence Van Goethem; pubblicati da Lansman editeur, Alternatves Théâtrales, editions de l’Amandier, Actes Sud), Germania (tradotti da Peter Kammerer, Elsbeth Gut Bozzetti, pubblicati da Alexander Verlag Berlin), Romania, Slovacchia, Cile, Brasile e Stati Uniti (tradotti da Thomas Haskell Simpson; pubblicati da Bordighera Press, PAJ: A Journal of Performance and Art) e selezionati dai progetti Fabulamundi e Italian & American Playwrights Project.

Del 2017 è il suo primo film, Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi (soggetto cofirmato con Ermanna Montanari che ne è anche protagonista) presentato in anteprima al Biografilm Festival; del 2019 è The Sky over Kibera, racconto per immagini della “messa in vita” della Divina Commedia nell’immenso slum di Nairobi, presentato in anteprima a Filmmaker Festival, candidato dalla Giuria Critica del Social World Film Festival 2020 come Miglior documentario e Miglior Sceneggiatura; del 2020 è Er, una sorta di “sezione aurea” delle opere costruite negli anni insieme a Montanari, che ha debuttato a Filmmaker Festival; in questo 2021 Ulisse XXVI, figura e voce Montanari, che si è visto per la prima volta al convegno dell’Associazione degli Italianisti.

È fondatore della non-scuola, pratica teatrale con gli adolescenti, diventata punto di riferimento da Ravenna a Napoli a Dakar, da Mons a New York.
Con Montanari ha dato vita a Ravenna Teatro, centro di ricerca scenica con sede al Teatro Rasi di Ravenna – ex chiesa di Santa Chiara, poi cavallerizza e poi teatro dalla fine dell’800 – che intreccia una necessità etica di radicamento nella polis a una vocazione internazionale.

Non hanno tardato ad arrivare anche le congratulazioni del sindaco di Ravenna de Pascale:«Le mie più sincere congratulazioni a Marco Martinelli che ancora una volta ci rende orgogliosi e porta il nome di Ravenna in primo piano grazie al prestigioso premio ricevuto da parte dell’Associazione nazionale dei critici francesi. Un ulteriore importante riconoscimento per il lavoro che da anni Marco svolge con i ragazzi e le ragazze attraverso il progetto eccezionale della “Non scuola”, e più in generale per la sua capacità di trasformare l’esperienza teatrale in appassionati momenti di condivisione, unione e partecipazione che diventano spettacoli dal vivo di grandezza straordinaria come Cantiere Dante.
I numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, come anche il prestigioso premio Franco Enriquez ricevuto di recente dall’Accademia Perduta, sottolineano ulteriormente la grandezza e la ricchezza professionale del sistema teatrale e del complesso della realtà dello spettacolo dal vivo ravennate: qualcosa di cui andare immensamente fieri, soprattutto dopo questo anno tanto difficile per i professionisti dello spettacolo».

 

Covid: sei nuovi casi in provincia, senza nuovi ricoveri

 

Sono 6 i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in 24 ore in provincia di Ravenna (su circa 300 tamponi). Nessuno dei nuovi contagiati è stato ricoverato; non si registrano nuovi decessi e in provincia continuano a restare senza malati Covid i reparti di terapia intensiva.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 19 LUGLIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 388.963 casi di positività, 219 in più rispetto a ieri, su un totale di 7.802 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 2,8%, un valore non indicativo dell’andamento generale visto il numero di tamponi effettuati, che la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti prioritariamente su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 68 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 372.839.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 2.856 (+151 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 2.700 (+149), il 94,5% del totale dei casi attivi.

Non si registrano nuovi decessi. In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione restano quindi 13.268.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 14 (+1 rispetto a ieri), 142 quelli negli altri reparti Covid (+1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 23.888 a Piacenza (+24 rispetto a ieri, di cui 13 sintomatici), 28.876 a Parma (+15, di cui 6 sintomatici), 47.251 a Reggio Emilia (+28, di cui 25 sintomatici), 66.030 a Modena (+28, di cui 25 sintomatici), 82.727  a Bologna (+45, di cui 25 sintomatici), 12.703 casi a Imola (+2, entrambi sintomatici), 23.275 a Ferrara (+22, di cui 14 sintomatici), 30.660  a Ravenna (+6, di cui 5 sintomatici), 17.155 a Forlì (+5, tutti sintomatici), 19.804 a Cesena (+5, tutti sintomatici) e 36.594 a Rimini (+39, di cui 35 sintomatici).

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