mercoledì
10 Settembre 2025

Donna trovata morta in casa con ferite da arma da taglio. Indaga la polizia

Sul posto anche il magistrato: si segue la pista dell’omicidio

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La polizia al lavoro nella casa del ritrovamento

Una donna quarantenne è stata trovata morta in una abitazione di Faenza nella mattinata del 6 febbraio. Sul corpo sarebbero visibili delle ferite da arma da taglio: non è quindi esclusa l’ipotesi dell’omicidio. La polizia indaga: gli investigatori sono sul posto con il pubblico ministero.

Notizia aggiornata.

Covid, 86 nuovi contagi in un giorno in provincia di Ravenna. E altri 7 morti

 

Sono 86 i nuovi contagi registrati nel bollettino regionale di oggi (5 febbraio) per il territorio provinciale di Ravenna (di cui 56 con sintomi e 3 ricoverati). I tamponi eseguiti sono stati 1576. Oggi la Regione ha comunicato 7 decessi: tre donne di 72, 81e 97 anni e 4 uomini di 68, 69, 87 e 88 anni. Sono state inoltre comunicate circa 88 guarigioni.

IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 5 FEBBRAIO

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 224.164 casi di positività, 1.364 in più rispetto a ieri (503 asintomatici), su un totale di 27.354 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 4,9%.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.979 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 171.260.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 43.136 (-669 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 40.964 (-607), il 95% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 54 nuovi decessi: 1 a Piacenza (un uomo di 82 anni); 2 in provincia di Parma (una donna di 98 anni e un uomo di 76 anni); 4 a Reggio Emilia (una donna di 95 anni e tre uomini di 66, 82, 87 anni); 5 nella provincia di Modena (una donna di 83 anni e 4 uomini, rispettivamente di 73, 85, 92 e 94 anni); 12 in provincia di Bologna (6 donne di 85, 87, 88, 89 e 97anni, e una bambina di 12 anni deceduta all’Ospedale Sant’Orsola ma residente a Imola, affetta da molteplici e gravi patologie congenite; e 6 uomini- di 66, 70, 75, 86, 93 e 96 anni); 8 nel ferrarese (7 donne – una di 78, una di 79, una di 83, due di 84, una di 87 e una di 94 anni – e un uomo di 85 anni); 7 in provincia di Ravenna (tre donne – di 72, 81, e 97 anni – e 4 uomini, rispettivamente di: 68, 69, 87 e 88 anni); 5 in provincia di Forlì-Cesena (due donne di 82 e 93 anni; tre uomini di 81, 85 e 89 anni); 7 nel riminese (una donna di 96 anni e 6 uomini: di 62, 71, 79, 80, 82 e 86 anni).

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 9.768.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 182 (-6 rispetto a ieri), 1.990 quelli negli altri reparti Covid (-56).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 17 a Piacenza (+1), 12 a Parma (numero stabile rispetto a ieri), 15 a Reggio Emilia (invariato), 38 a Modena (+2), 36 a Bologna (-3),12 a Imola (-1), 25 a Ferrara (-2), 5 a Ravenna (-2), 2 a Forlì (invariato), 2 a Cesena (-1) e 18 a Rimini (invariato).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 18.686 a Piacenza (+51 rispetto a ieri, di cui 37 sintomatici), 15.653 a Parma (+80, di cui 55 sintomatici), 29.721 a Reggio Emilia (+159, di cui 96 sintomatici), 39.408 a Modena (+261, di cui 182 sintomatici), 44.316 a Bologna (+283, di cui 185 sintomatici), 7.197 casi a Imola (+67, di cui 39 sintomatici), 13.072 a Ferrara (+67, di cui 18 sintomatici), 16.886 a Ravenna (+86, di cui 56 sintomatici), 8.510 a Forlì (+64, di cui 53 sintomatici), 9.740 a Cesena (+70, di cui 56 sintomatici) e 20.975 a Rimini (+176, di cui 84 sintomatici).

Il Cts: «Nessun via libera alla riapertura dei ristoranti per cena in zona gialla»

Il Comitato Tecnico Scientifico «rimanda le valutazioni al decisore politico»

Passatelli Aperto Pranzo Ristorante
L’osteria Passatelli del Mariani di Ravenna aperta a pranzo in zona gialla

«Non c’è alcun via libera del Comitato Tecnico Scientifico alla riapertura della ristorazione nelle zone e negli orari che attualmente ne prevedono la chiusura. Nel verbale della riunione del Cts del 26 gennaio 2021 vi sono indicate, anzi, alcune considerazioni sul rafforzamento delle misure restrittive adeguandole alle caratteristiche strutturali dei locali e alla tipologia del servizio reso».

Lo precisa il Cts, in merito alle notizie pubblicate poco fa da Sole 24 Ore e Corriere della Sera, riprese anche da questa testata.

«Una rimodulazione dei pacchetti di misure potrebbe modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio». È quanto ha risposto il Comitato tecnico scientifico alla richiesta arrivata dal ministero dello Sviluppo economico sulla “riapertura di pubblici esercizi”.

«Circa la previsione di rimodulazione delle misure previste nelle diverse fasce di rischio – sottolineano gli esperti nel parere – si rimanda alle valutazioni del decisore politico». In ogni caso, sempre relativamente ai rischi, “andrebbero considerate le diverse tipologie dei pubblici esercizi, distinguendo” tra ristoranti e bar.

Il documento del Mise con il quale si proponeva l’adozione di misure finalizzate “a favorire la ripresa delle attività nel settore dei pubblici esercizi, in particolare bar e ristoranti”, è stata analizzata dal Cts nella riunione del 26 gennaio. E gli scienziati, già nella premessa, ricordano che la situazione epidemiologica attuale, “pur mostrando una lieve diminuzione dell’incidenza nel paese, evidenzia ancora un rischio moderato/alto con un elevato impatto sui servizi assistenziali nella maggior parte delle regioni e province autonome”. E sottolineano come il settore della ristorazione “presenza alcune criticità connesse all’ovvio mancato uso” delle mascherine, con “potenziale aumento del rischio in presenza di soggetti asintomatici”.

Non solo, ci sono altri due fattori che richiedono “altri elementi di cautela” nelle scelte da fare “prima di adottare ulteriori allentamenti delle misure di contenimento”. Il primo è la ripresa delle scuole in presenza, per il quale bisognerà attendere almeno 14 giorni per valutarne l’impatto; il secondo è correlato “all’andamento in Europa della pandemia, che rimane a livelli di alta circolazione registrando, tra l’altro, una possibile maggiore trasmissibilità” dovuta alle varianti del virus. Per questo, è la conclusione degli scienziati, “circa la previsione di rimodulazione delle misure previste nelle diverse fasce di rischio, specificatamente per il settore della ristorazione in zona gialla e arancio, si rimanda alle valutazioni del decisore politico, segnalando tuttavia che una rimodulazione complessiva dei pacchetti di misure potrebbero modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio.

Covid, dal 15 febbraio al via le prenotazioni per i vaccini agli over 80

Con le forniture attuali entro giugno saranno immunizzate tutte le persone e categorie a rischio. Ma l’Emilia-Romagna dice che sarebbe pronta a vaccinare tutta la popolazione entro l’estate

CAMPAGNA VACCINALE PALA DE ANDRE' RAVENNAFino a 45mila dosi di vaccino al giorno, oltre 1,3 milioni al mese, col dispiegamento possibile quotidiano di 75 team e oltre 1.000 operatori in oltre 70 punti vaccinali da Piacenza a Rimini. È quanto il sistema sanitario regionale può garantire in presenza delle dosi di vaccino necessarie. Un ritmo di somministrazioni che permetterebbe di immunizzare tutti gli emiliano-romagnoli entro l’estate.

Con la priorità, una volta terminata l’attuale fase 1, che viene estesa anche alle forze dell’ordine, data alle fasce di popolazione più esposte al Covid: anziani, persone con più di 60 anni, quelle con patologie croniche, a rischio di malattie gravi o morte, disabili, insegnanti e personale scolastico ad alta priorità.

È l’organizzazione messa a punto nel Programma di attuazione del piano vaccinale nazionale contro il Coronavirus della Regione Emilia-Romagna, definito, anche sulla base delle indicazioni ministeriali e della gestione commissariale, con l’individuazione di tempi, luoghi, modalità organizzative di somministrazione del vaccino, fasce di popolazione.

Quello della Regione è un programma flessibile, strutturato su quattro scenari diversi, perché basato sulla quantità di vaccini consegnati settimanalmente dalle case farmaceutiche (Pfizer Biontech, Moderna, AstraZeneca e J&J), ma che prevede da subito una struttura organizzativa in grado di fare appunto 45mila dosi al giorno.

Una macchina complessa, con un’organizzazione pensata nel dettaglio e un cronoprogramma preciso messo a punto con le Aziende sanitarie e Ospedaliere del territorio, illustrata ai presidenti dei Gruppi consiliari in Assemblea legislativa, ai sindacati di categoria e, nel pomeriggio di oggi, ai firmatari del nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima.

Le fasi del programma regionale

Il piano vaccinale fissato a livello nazionale prevede diverse fasi di attuazione, con interessamento graduale della popolazione in riferimento a priorità di età, patologia e attività essenziale per la collettività.

Su tutto il territorio, da Piacenza a Rimini, sta proseguendo la prima fase, avviata a livello europeo e italiano lo scorso 27 dicembre con il Vaccine Day e protratta oltre i tempi previsti a causa dei problemi di consegna delle dosi da parte delle Aziende produttrici. È riservata a: operatori sanitari/sociosanitari sia pubblici che privati accreditati, operatori sanitari libero professionisti, compresi i componenti delle organizzazioni territoriali (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta); residenti e personale dei presidi residenziali per anziani; volontari/dipendenti delle associazioni che svolgono attività di emergenza; personale tecnico-amministrativo in presenza nei presidi sociosanitari, farmacisti, odontoiatri e, successivamente, gli operatori libero professionisti.

Inoltre, grazie alla disponibilità di dosi di vaccino AstraZeneca, è stato possibile inserire nella prima fase di vaccinazioni anche le forze dell’ordine.

Ultimate le vaccinazioni su questo target di popolazione – ad oggi sono state vaccinate 132.913 persone e di queste 89.364 hanno già completato il ciclo vaccinale con due dosi, per un totale di 222.277 vaccini somministrati – si procederà, tra fine febbraio e inizio marzo, con tutti i cittadini dagli 80 anni in su, che in regione sono 368.300: potranno iniziare a prenotarsi da lunedì 15 febbraio. Intanto, in questi giorni è già partita la vaccinazione a casa alle persone ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi se di età uguale o superiore agli 80 anni.

La Regione ha già chiesto al Governo di inserire in questa fascia prioritaria anche le persone con disabilità al 100% non autosufficienti, in particolare quelli con patologie per le quali il Covid rappresenta un rischio di salute grave, ed è sul tavolo la proposta di includere anche i caregiver.

Il Piano nazionale vaccini del 12 dicembre scorso, presentato in Parlamento dal ministro Roberto Speranza, è in fase di revisione, soprattutto per quanto riguarda le priorità delle categorie a rischio, alla luce della disponibilità, seppur ridotta rispetto al dichiarato, del vaccino di AstraZeneca e alle indicazioni d’uso quest’ultimo vaccino (fascia di età). La programmazione delle fasi successive, quindi, è passibile di ulteriori modifiche.

La seconda fase è basata su criteri anagrafici e di priorità: comprende infatti, oltre alle persone over 80 non vaccinate in precedenza, quelle in fascia d’età tra i 60 e i 79 anni (partendo dai 70-79enni a scendere), che in Emilia-Romagna sono quasi 1 milione (998 mila). E ancora: persone con comorbidità severa, immunodeficienza e/o fragilità di ogni età; gruppi sociodemografici a rischio significativamente più elevato di malattia grave o morte, personale scolastico, docente e non docente, “ad alta priorità”.

La terza fase sarà rivolta a: insegnati e personale scolastico rimanente, lavoratori di servizi essenziali, carceri e luoghi di comunità. Infine, persone con comorbidità moderata di ogni età.

La quarta fase vedrà la campagna vaccinale estesa alla popolazione rimanente (dai 16 anni- come avviene ovunque secondo le indicazioni scientifiche – ai 59 anni).

Solo sulla base delle forniture attuali, a marzo saranno comunque già immunizzate oltre 500mila persone (per un milione di dosi somministrate) ed entro giugno tutte le persone e categorie a rischio. L’auspicio è ovviamente quello che possano essere disponibili molte più dosi, per accelerare con il programma vaccinale.

Come prenotare la vaccinazione

Tutti i cittadini dagli 80 anni in su riceveranno la prossima settima a casa una lettera a firma del presidente Stefano Bonaccini in cui saranno spiegate le modalità di prenotazione.

Per loro, a partire da lunedì 15 febbraio, saranno molteplici i canali possibili per effettuare la prenotazione: Cup, Farmacie Cup, prenotazione telefonica, Fascicolo sanitario elettronico, Portale regionale Salute.

Per tutte le altre categorie, la possibilità di prenotazione sarà attivata progressivamente, sulla base del piano vaccinale.

Infine, per le altre categorie in questa prima fase, viene mantenuta l’attuale modalità di prenotazione.

La prenotazione avviene senza prescrizione del medico curante.

Emergenza posti letto in ospedale: «Chemio in ritardo, intanto il cancro cresceva»

La testimonianza di un paziente, costretto a presentarsi senza appuntamento nel reparto di Ematologia per ottenere il ricovero: «È importante rispettare i tempi per l’efficacia della terapia»

Paziente11
Paziente 11 poco prima di uscire di casa, attrezzato per evitare rischi di contagio che per lui potrebbe essere molto pericoloso

Ogni giorno che passa senza riprendere la chemioterapia è un punto a vantaggio del suo cancro, che può contare su quel giorno in più per riprodursi. E il ritardo non dipende ovviamente dalla sua volontà, né da quella dei medici che lo stanno seguendo. Dipende invece dalla mancanza di un posto letto nel reparto di Ematologia dell’ospedale di Ravenna.

Paziente11 – come ci chiede di essere chiamato – è stato appena ricoverato per il secondo ciclo di chemio, con quasi una settimana di ritardo rispetto al previsto. Lo abbiamo incontrato – lui con un pacco di fogli di referti sotto il braccio – pochi giorni prima, mentre era in attesa di una chiamata dall’ospedale. «Non lo faccio per me, voglio denunciare quanto mi sta succedendo per rendere il problema di pubblico dominio e migliorare così una situazione che può influire sulle aspettative di vita di molti. Non so quanto possa costare attrezzare qualche letto in più, ma credo che debba essere una priorità».

Il Covid sta avendo effetti indiretti come noto sull’intero sistema sanitario e il reparto di Ematologia, a Ravenna, non può esserne esente. «I professionisti che ci lavorano sono invece eccellenti, anche dal punto di vista umano, li porterò sempre nel cuore comunque vada. Sono arrivato al top, qui in Ematologia, dopo invece non essere riuscito a ottenere in tempi ragionevoli una diagnosi corretta».

Paziente11, infatti, si è sottoposto al primo ciclo di chemioterapia solo a inizio gennaio, ma è da settembre scorso che ha iniziato ad avvertire i primi sintomi, a notare disagi di deglutizione, a sentire cambiare il proprio tono di voce, gola secca. La svolta in novembre, grazie a una dottoressa otorino, che inizia finalmente a capire la gravità della situazione. E lo indirizza al reparto di Otorinolaringoiatria di Ravenna dove sarà al più presto ricoverato per effettuare una biopsia. Fino al passaggio in Ematologia, una volta ottenuta la diagnosi corretta, tre mesi dopo i primi sintomi: linfoma a grandi cellule B, sulla base della lingua, con “riarrangiamento dei geni” (tecnicamente “triple hit”). Che significa che la sua riproduzione è molto veloce.

Ecco che infatti i medici consigliano di partire con la chemio immediatamente (saranno necessari sei cicli, con ricoveri a distanza di una ventina di giorni uno dall’altro). Ma complice l’emergenza Covid (e un periodo particolarmente stressante in ospedale come quello delle feste natalizie) Paziente11 riuscirà a conquistare un letto e a iniziare il primo ciclo, come detto, solo in gennaio. Ma con alcuni giorni di anticipo rispetto al previsto, considerata l’urgenza certificata dagli ematologi.

La reazione alla terapia è ottima e Paziente11 smania dalla voglia di cominciare il secondo ciclo, partito però ora con cinque giorni di ritardo (rispetto ai 21 previsti, dall’inizio del primo ciclo) e solo dopo essersi presentato di sua sponte in ospedale, dove gli è stato trovato un letto nel vicino reparto di Oncologia.

I 21 giorni tra l’inizio di un ciclo e l’altro – come gli dicono i professionisti a cui si è rivolto, oltre ai testi medici di riferimento – sono importanti, rispettare la periodicità è fondamentale per l’esito della chemioterapia per pazienti con questa diagnosi. E il ritardo, come confermato da più parti, è dovuto unicamente a una mancanza di posti letto nel reparto, sotto stress in questo periodo anche a causa dell’emergenza Covid.

«Farò di tutto per aiutare a risolvere questo problema e busserò a tutte le porte che sarà necessario bussare – conclude Paziente11 – finché non vedrò con i miei occhi un ampliamento di questo fondamentale reparto. Ho tutta la mia vita davanti…». 

Piantati 10 alberi di frutti dimenticati al parco: chi passa può raccoglierli

Dal pero volpino al sorbo, dal cotogno al maraschino. L’assessora al Verde: «A disposizione di tutti, come succede in molte città europee»

L'assessore Maria Pia GallettiAl parco Berardi di Lugo sono stati piantati dieci alberi di frutti dimenticati. Quando daranno frutti potranno essere raccolti da chiunque. Si tratta di un pero volpino, un giuggiolo, un nocciolo, un sorbo degli uccellatori, un sorbo comune, un melo cotogno, un ciliegio maraschino, un pero spadone, un nespolo e un melograno. La definizione di “frutti dimenticati” si è diffusa anche grazie a Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore di Sant’Arcangelo di Romagna che fece un orto dei frutti dimenticati, un museo dei sapori con lo scopo di creare luoghi dell’anima per toccare con mano i frutti del passato.

Nuove Piante Al Parco Berardi (1)«Guerra diceva che bisogna creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l’anima – commenta l’assessora al Verde Maria Pia Galletti –. Come assessore più semplicemente vorrei creare un luogo dove il verde si unisce alla storia, alla cultura locale e ai sapori di un tempo, alla possibilità di fermarsi e ristorarsi. In passato in ogni casa di campagna e di periferia c’erano molti di questi frutti per integrare la dieta quotidiana in quasi tutte le stagioni. In molte città degli Stati Uniti, a Copenaghen, a Siviglia, con i suoi aranci in città, e in alcune località italiane si è diffusa la piantumazione di alberi da frutto in città a disposizione di tutti. Anche a Lugo, al parco Berardi, chi passa dal parco e passeggia sotto le piante può raccoglierne i frutti».

Cibo a domicilio, Uil: «Molti ristoranti stanno assumendo fattorini propri»

I sindacati in provincia di Ravenna studiano come intercettare eventuali situazioni di disagio. Cgil: «Nessuno si è rivolto a noi, fenomeno ridotto»

Page Deliveroo Photo Jason SouthIl fenomeno rider al servizio di app per le consegne di pasti a domicilio non ha ancora una consistenza particolarmente rilevante nel territorio ravennate. Questo emerge dall’osservatorio dei sindacati locali. La spiegazione, secondo l’opinione dei sindacalisti che abbiamo contattato, potrebbe stare nella dimensione delle città di provincia e nei suoi stili di vita: una scarsa abitudine a ordinare a casa e la disponibilità al ritiro da asporto non hanno fatto sviluppare il mercato e quindi la richiesta di manodopera in sella a bici e scooter.

«Quello che stiamo vedendo – spiega Andrea Albicini della Uil – è un aumento di assunzioni dirette da parte dei pubblici esercizi della ristorazione: invece di appoggiarsi a servizi esterni che forniscono i rider, stanno aggiungendo personale per questo compito». In un periodo in cui il servizio a domicilio è stato l’unica attività per molti, la scelta di diversi imprenditori è stata quella di avere il proprio fattorino: «Nella maggior parte dei casi parliamo di part-time con contratti atipici per meno di 50 ore settimanali soprattutto concentrate nelle serate del weekend. In media lavorano per 6-7 euro netti all’ora». In questi scenari vengono applicati di solito i contratti dei pubblici esercizi sottoscritti da Confcommercio e Confesercenti. «In alcuni casi è la ditta che mette a disposizione il mezzo oppure sono previsti rimborsi chilometrici per chi usa il proprio motorino».

Albicini ha avuto modo di incontrare 5-6 lavoratori di questa categoria, solo un paio erano al servizio delle note app: «Non ci sono molti occupati e quindi è difficile che si formi un fronte comune per rivolgersi ai sindacati».

Anche Ada Assirelli della Cgil descrive uno scenario simile a quello delineato dal collega: «Nessuno si è mai rivolto a noi. Penso che sia legato alla scarsa consistenza del fenomeno nel nostro territorio così per quei pochi che lo fanno si tratta davvero di un secondo lavoro per arrotondare e le distorsioni del settore si avvertono meno».

Insomma Ravenna non è Bologna o Palermo dove i sindacati sono arrivati fino ai tribunali del lavoro con sentenze a favore dei rider. La sindacalista è convinta che si tratti di poca consistenza del fenomeno anche per via del profilo del lavoratore: «Parliamo soprattutto di giovani che sanno informarsi e come entrare in contatto con i sindacati attraverso vari canali, non si tratta dell’immigrato che lavora nei campi in condizioni di semi schiavitù e quelli se non li raggiunge il sindacato non arriveranno mai ai nostri uffici». È la vecchia storia di Maometto e della montagna, che secondo Assirelli bisognerebbe sperimentare anche con i rider: «Si potrebbe tentare di uscire la sera e passare dai ristoranti che hanno il servizio per lasciare materiale informativo a chi fa le consegne. In modo che abbiamo un contatto in più nel caso vogliano rivolgersi per assistenza».

«Dall’Ausl 210mila euro per tre mesi alla Metro srl per vaccinare al Pala De André»

Ancisi (LpRa): «Costi triplicati rispetto a quelli di Rimini»

CAMPAGNA VACCINALE PALA DE ANDRE' RAVENNAPer organizzare la prima fase della campagna vaccinale anti-Covid fin da fine dicembre, la Regione Emilia-Romagna ne ha stabilito l’effettuazione in padiglioni o aree non soggette a flussi in entrata e uscita di utenti ospedalieri, indicandone i requisiti base.

Allo scopo, la direzione della Progettazione e Sviluppo edilizio dell’Ausl Romagna ha firmato un contratto con la società Metro srl, gestore del Pala de André a nome del Comune di Ravenna che ne è proprietario, per l’utilizzo di tale struttura da gennaio a marzo, ed eventualmente oltre, al prezzo di 210 mila euro più IVA, cioè 70 mila mensili.

Lo rivela il consigliere comunale di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, che aggiunge: «Lo ha fatto senza effettuare alcuna procedura pubblica, anche d’urgenza e semplificata, per verificare la disponibilità, alle medesime condizioni poste, scegliendo la più vantaggiosa, di altre strutture, quali, ad esempio, i cinema multiplex (come per lo più in Italia) e il Villaggio del Fanciullo, ma probabilmente altre, data la crisi immobiliare ed economica in corso».

Ancisi rivela poi che a Rimini il corrispettivo con il PalaFiera si abbassa a 24mila euro in media al mese, 72mila in tutto. Si è però constatato che la stessa direzione della Progettazione e Sviluppo edilizio dell’AUSL Romagna ha sottoscritto, per la zona di Rimini, lo stesso quasi identico contratto (allegato), sulla base dei medesimi presupposti, requisiti, modalità e garanzie, con il PalaFiera di Rimini, riconoscendo alla società titolare un rimborso giornaliero di 800 euro, che per gli stessi tre mesi gennaio/marzo corrisponde a 24 mila euro medi mensili e a 72.000 in tutto.

«A Ravenna – scrive Ancisi –, l’Ausl Romagna paga dunque il triplo di quanto lo stesso servizio le costi a Rimini».

«Al netto di poche minori incombenze particolari – continua Ancisi in un’interrogazione al sindaco – che a Rimini non si pongono (tutto si svolge nella vasta Hall del quartiere fieristico di Rimini, posto all’ingresso sud della via Emilia), il maggior carico sostanziale di cui deve farsi colà carico l’Ausl Romagna, lungi dal giustificare la triplicazione dei costi, sono “il servizio di pulizia, la pulizia dei servizi igienici e l’igienizzazione degli spazi concessi in uso”, facilmente assegnabili ad imprese di pulizia».

Lista per Ravenna  chiede quindi al sindaco, in quanto presidente della Conferenza territoriale socio-sanitaria, organo di indirizzo politico-amministrativo dell’Ausl Romagna, «se intende acquisire risposta dalla direzione aziendale ai seguenti interrogativi: perché, almeno per Ravenna, non si è effettuata una procedura ad evidenza pubblica di ricerca rapida degli spazi immobiliari richiesti tra più potenziali offerte; quale eventuale norma di legge abbia ciò consentito, data l’entità dei costi; quali eventuali soluzioni alternative, puntualmente indicate, siano state in qualche modo prese in attenta e documentabile considerazione; a quanto ammonti l’extra costo mensile per “il servizio di pulizia, la pulizia dei servizi igienici e l’igienizzazione degli spazi concessi in uso” presso il PalaFiera di Rimini; quali ragioni d’interesse pubblico legittimino tuttavia l’alta differenza di costi tra Ravenna e Rimini».

Controlli nel Parco del Delta del Po: nei guai per bracconaggio 22 cacciatori

Maxi operazione per la tutela dell’avifauna. Sequestrati anche mille uccelli, in Veneto

Cc Forestale21 persone denunciate, un arresto; 21 fucili, 9 richiami acustici, 6.400 cartucce e 3 macchinari per spiumare gli uccelli sono stati sequestrati.

È il bilancio dell’operazione “Delta del Po 2021” svolta dai carabinieri forestali nelle province di Rovigo, Venezia (dove è stato sequestrato anche un intero sito dove veniva esercitata la macellazione clandestina e oltre 1.000 uccelli morti), Ferrara e Ravenna, finalizzata al contrasto del bracconaggio venatorio nel Parco del Delta del Po.

Si tratta come noto di una zona di importanza internazionale in termini di biodiversità, sia per l’avifauna stanziale che per quella migratoria.

I militari sono stati impegnati  in numerosi controlli notturni e diurni negli ambienti lagunari e vallivi, anche con l’utilizzo di imbarcazioni, accertando un elevato numero di illeciti penali.

26enne morto nella discarica, quattro indagati per omicidio colposo

Si tratta dell’unico collega presente e dei legali rappresentanti di Hera, Maie e della società per cui lavorava la vittima

Christian Vernocchi
Christian Vernocchi, la vittima dell’infortunio sul lavoro del 14 gennaio a Cervia

Ci sono quattro indagati per omicidio colposo per l’infortunio sul lavoro che è costato la vita, il 14 gennaio scorso, al 26enne Christian Vernocchi. Si tratta del collega che era con lui nel momento dell’incidente – unico testimone oculare – nella stazione di trasferimento dei rifiuti urbani di Cervia; dei legali rappresentanti di Hera, della società per cui lavorava (Ravenna Chimica) e della Maie, il marchio della pala meccanica su cui i due operai stavano effettuando la manutenzione.

A riportare gli sviluppi dell’inchiesta – condotta dal pm Cristina D’Aniello – sono i quotidiani in edicola oggi, 5 febbraio.

Lo scopo è quello in primis di chiarire la dinamica dell’incidente, avvenuto appunto durante un’attività di manutenzione, quando la stazione era chiusa e non erano in corso conferimenti di rifiuti.

La “Ravenna chimica srl” è infatti la società (del gruppo Ciclat) che ha in appalto dalla multiutility la manutenzione dei mezzi all’interno della piattaforma ecologica attrezzata.

Masterchef, eliminato il presidente della pro loco di Lugo: il ko su una milza

Il 46enne Cristiano Cavolini di Solarolo è il decimo classificato della decima edizione. L’uscita tra i complimenti degli chef giudici. Locatelli: «Sei pronto per aprire il tuo ristorante»

Cavolini005È finita l’avventura a Masterchef per Cristiano Cavolini, il saldatore di Solarolo e presidente della pro loco di Lugo. Fatale è stata una milza: il ravennate, per sua stessa ammissione, non aveva mai visto quel taglio di carne e il suo piatto non ha convinto i giudici. L’eliminazione è arrivata al pressure test dove il 46enne era in sfida con i compagni della brigata uscita sconfitta dalla prova in esterna sul lago d’Iseo.

Cavolini è quindi il decimo classificato della decima edizione del talent show culinario in onda su Sky Uno ogni giovedì (nel 2016 la vittoria del programma andò a un’altra ravennate). L’operaio romagnolo ha lasciato la cucina del programma tv incassando però i complimenti dei giudici. «Sei pronto per aprire un ristorante», ha detto Giorgio Locatelli. E Bruno Barbieri si è già prenotato per l’inaugurazione: «Hai un talento innato, il tuo gusto. Se studi, il tuo talento aprirà le porte di tutti i tuoi sogni».

«Ho superato tantissimi limiti – ha riconosciuto Cavolini tra le lacrime -. Chiudo la mia trattoria dentro a Masterchef per arrivare ad aprirne una fuori da Masterchef. Non avrei mai pensato di avere l’onore di portare dei piatti davanti a voi giudici. Ho goduto tanto quando avete assaggiato i miei piatti e mi avete detto che erano buoni». E Antonino Cannavacciuolo lo ha prontamente corretto: «Io ho mangiato i tuoi piatti, non li ho assaggiati».

Quattro minorenni nascosti in un camion dalla Serbia a Ravenna: autista arrestato

In manette un 54enne che ha chiamato la polizia dal porto San Vitale. Il rimorchio aveva il sigillo doganale integro: la squadra mobile ritiene che siano saliti a bordo prima

Squadra MobileDalla Serbia a Ravenna sul semirimorchio di un camion, nascosti tra il carico. È il viaggio vissuto da quattro afgani minorenni. L’autista del mezzo pesante, un 54enne serbo, è stato arrestato per favoreggiamento di immigrazione clandestina. È stato uno spedizioniere al porto a chiedere l’intervento della polizia.

La polizia di frontiera marittima, accertata la presenza di persone a bordo del semirimorchio, ha rotto il sigillo alle portiere e fatto scendere i giovani. Gli accertamenti fatti dalla squadra mobile e dalla polizia scientifica hanno stabilito che il sigillo era stato apposto da un funzionario doganale serbo con la funzione di garantire che il carico non fosse stato alterato, modificato, sottratto o distrutto durante il trasporto. Una volta applicato, era impossibile che passeggeri clandestini si introducessero all’interno del mezzo senza danni che invece non erano visibili. Anche in base alle testimonianze dei quattro clandestini, il conducente dell’autoarticolato è stato arrestato.

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