mercoledì
13 Agosto 2025

Quelli che vivono senza rete idrica: 200 famiglie tra pozzi, taniche e cisterne

Preventivo di 580mila euro per gli allacciamenti di una decina di case a San Pietro in Vincoli. Una modifica del regolamento ha abbassato al 20 percento il contributo richiesto ai privati

Pozzo

Esistono case senza allacciamento alla rete idrica. In gergo vengono chiamate “case sparse”: come dice il nome stesso, sono abitazioni distanti dai centri abitati e non abbastanza ravvicinate fra loro da formare nuclei abitativi. Non sono raggiunte dall’acquedotto. Per l’acqua potabile necessaria per gli usi civili ci si arrangia: c’è chi prende taniche dalle (poche) fontane pubbliche, c’è chi si è dotato di un pozzo (in crisi con la siccità recente) o di cisterne di raccolta, piovana o consegnata da autobotti.

Un calcolo recente di Atersir, l’Agenzia regionale per i rifiuti e il servizio idrico, ne conta 60mila in Emilia-Romagna e stima un investimento necessario per gli allacci di 1,8 miliardi euro. Nel comune di Ravenna il fenomeno è più diffuso nel forese sud (tra Ville Unite e San Pietro in Vincoli) che in quello nord. Il dato reso noto in tempi recenti è di duecento famiglie in totale. Ma manca un censimento puntuale: l’ultima mappatura, e pure incompleta, è di quasi quarant’anni fa.

L’assessora ai Lavori pubblici, Federica Del Conte, sottolinea che si è già intervenuti per risolvere diverse situazioni anche se «non è semplice sapere quante case non sono allacciate alla rete». Sono rimaste le situazioni più complesse. E ci sono difficoltà a mettere d’accordo tutti i residenti: «Qualcuno fa il furbetto e non aderisce all’intervento, salvo poi chiedere successivamente l’allaccio, così chi accetta deve pagare di più».

A gennaio è stato modificato il regolamento di Atersir che fissa la ripartizione fra pubblico e privato per gli interventi di ampliamento della rete idrica. Fino al 2024 era metà e metà. Ora Atersir può arrivare al 70 percento se il Comune in cui ricade l’intervento contribuisce almeno con il 10 percento. Per i cittadini rimarrebbe quindi un quinto del costo, ma l’ente pubblico può farsi carico di tutta la spesa, direttamente o tramite società controllate. Già successe nel 2024 nella località montana di Santa Lucia (Cesena): Atersir e Comune spartirono in parti uguali il costo di 475mila euro e ai privati (8 famiglie e 8 attività produttive) toccò solo una piccola parte.

Alla fine di ottobre 2023 i residenti delle Ville Unite hanno avuto il preventivo del progetto atteso ormai da quarant’anni: circa 580mila euro (al netto dell’Iva) da ripartire fra privati e pubblico, cui aggiungere il costo del contatore. Con il regolamento in vigore all’epoca sarebbero toccati circa 35mila euro a ogni famiglia.

Veronica Verlicchi, consigliera comunale di opposizione con la lista La Pigna, chiede che il Comune di Ravenna faccia come Cesena per la decina di famiglie che gravitano attorno a via Spadolaro a San Pietro in vincoli: «Ravenna Holding, società controllatà dal Comune, ha tutta la disponibilità economica per erogare il contributo necessario perché riceve ogni anno da Hera oltre 3,4 milioni di euro che, secondo gli accordi stabiliti da Atersir, devono essere spesi per la manutenzione e l’estensione della rete idrica. Soldi che Hera incassa dal prezzo di vendita dell’acqua a tutti gli utenti ravennati».

Per il secondo semestre di quest’anno è atteso un bando di Atersir per definire la graduatoria dei cittadini interessati ad avere il contributo pubblico per realizzare l’allacciamento. Verlicchi si augura che il Comune si muova meglio dell’ultima volta: «La procedura prevede che i Comuni facciano avvisi pubblici per raccogliere gli interessi dei privati e questi vengano poi comunicati a Atersir. Ma nell’ultimo bando questo non è accaduto, il Comune di Ravenna ha segnalato solo i casi di cui era a conoscenza, ma molti altri sono rimasti all’oscuro e non figurano nelle liste».

Il “processo alla Resistenza” raccontato da Michela Ponzani ai ragazzi delle scuole

PonzaniMichela Ponzani, storica, saggista, docente di Storia contemporanea all’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, il 27 marzo sarà a Ravenna in dialogo con gli allievi dell’Istituto Tecnico Commerciale “Ginanni”, del Liceo artistico “Nervi Severini” e dell’Istituto Tecnico Industriale “Baldini” (ore 9 alla sala Ragazzini).

Si tratta di un’iniziative organizzata dal Comitato in difesa della Costituzione di Ravenna nell’ambito del piano di Arricchimento formativo del Comune di Ravenna, con il proposito di promuovere la conoscenza della Costituzione e della storia italiana che precede e segue la fondazione della Repubblica.

Ponzani parlerà del suo libro “Processo alla Resistenza. L’eredità della guerra partigiana nella Repubblica 1945-2022”, edito da Einaudi nel 2023, e che ricostruisce i processi nelle aule dei tribunali ma anche nei mass media, nell’opinione pubblica, contro i partigiani nel dopoguerra. Gli studenti parteciperanno all’incontro dopo aver letto il libro e fatto un lavoro di approfondimento con la possibilità di rivolgere domande e considerazioni alla professoressa Ponzani.

Picchiato a scuola davanti ai compagni che filmano, la preside scrive ai genitori

«Fatto grave, così come il video, ma la scuola fa tutto il possibile. È ora di smetterla anche con lo “scherzo” dell’allarme antincendio»

Rissa
Immagine di repertorio

Non sarebbe stato esattamente un “tutti contro uno” come riportato dal Corriere Romagna, ma una lite tra due alunni in cortile. Lo scrive la preside del polo tecnico professionale “Compagnoni” di Lugo, Elettra Stamboulis, in una circolare inviata ai genitori. Dove conferma però la presenza di altri compagni che «invece di impedire l’episodio, hanno fatto capannello e hanno contribuito al pestaggio di uno di loro».

L’episodio sarebbe durato pochi secondi – scrive la preside – «i ragazzi poi sono stati portati in vice presidenza, sono stati ascoltati e poi, anche se inizialmente non volevano, è stata chiamata l’ambulanza su mia iniziativa, perché in questi casi bisogna sempre far verificare ai medici cosa è successo. Sono già stati convocati i consigli straordinari di entrambi che ascolteranno le loro versioni e poi decideranno la sanzione da erogare. Entrambi hanno dichiarato che non era loro intenzione litigare, ma che hanno agito d’impulso. Questo non toglie nulla alla gravità del fatto. Come sempre oltre agli aspetti che riguardano la scuola, quindi le sanzioni disciplinari, si valuterà l’opportunità di procedere a denuncia. Questa è una cosa che avviene sempre quando si ipotizza la presenza di un reato, ma non è la scuola a stabilire se c’è, è invece il magistrato a cui io scrivo in via riservata riferendo i fatti e fornendo gli elementi che ho disponibili».

Stamboulis sottolinea poi come il video non solo sia stato fatto, «quando è noto che è vietato, ma è stato condiviso con molti e inviato ad un giornalista locale, che da quello e dalla testimonianza di uno dei genitori dei ragazzi, comprensibilmente arrabbiato ma tuttavia non presente ai fatti, ne ha ricavato un articolo in parte mortificante per la scuola e la sua credibilità, che ha attirato tantissima attenzione negativa sulla nostra scuola. Questo ha provocato una reazione di aggressività verbale da parte di un gruppetto di genitori che si sono accordati per inviarmi una lettera in cui di fatto si sostiene indirettamente che la sottoscritta, e quindi la scuola perché la dirigente rappresenta quello che fa la scuola, non faccia nulla per arginare i problemi che tutti conosciamo e che cerchiamo insieme di risolvere e affrontare. Qualcuno è passato anche agli insulti veri e propri. Devo ringraziare i genitori rappresentanti di istituto, che proprio perché con condividono l’impegno quotidiano hanno invece confermato stima e fiducia nel nostro operato».

La preside sottolinea poi come la scuola faccia tutto il possibile, invitando i genitori a «parlare con i propri figli e figlie e capire cosa ciascuno di noi può fare per migliorare il clima». Tra i casi citati, anche l’allarme antincendio, che viene spesso fatto suonare da ignoti: «Non è neanche uno scherzo di cattivo gusto e pericoloso, sta diventando sabotaggio. Come ho già scritto, se qualcuno non vuole venire a scuola, è libero di farlo. Ci sono tanti strumenti alternativi di formazione e possiamo accompagnare il cambiamento attraverso l’apprendistato che è partito da poco nella nostra scuola o la formazione professionale. Però non si può tenere in questa condizione di continua emergenza una comunità. È ora che chi sa chi attiva l’allarme ce lo venga a dire: i 53 pulsanti presenti a scuola non si possono presidiare uno ad uno con i collaboratori scolastici presenti. Sono abbastanza certa che chi agisce non lo fa da solo, è sicuramente sotto gli occhi di qualche compagno o compagna. Non possiamo neanche spegnere l’allarme: se qualcosa succede, deve essere sempre disponibile e funzionante».

Stamboulis ricorda inoltre il servizio di mediazione tra pari, «poco frequentato, che permette di risolvere eventuali conflitti senza usare le mani o la violenza verbale. Perché poi chi usa la violenza, finisce sempre nei guai. Anche chi la fa, non solo chi la subisce».

E si rivolge anche ai docenti, ricordando «che la circolare che prevedeva l’obbligo di vigilanza fuori dalla classe dei docenti in compresenza non è mai stata revocata. È necessario supportare in questi momenti con la propria presenza il personale scolastico, a volte lasciato da solo in uno spazio molto vasto che va presidiato. Vorrei anche invitare a chiudere sempre con attenzione la propria aula o laboratorio, verificando prima di andarsene che tutto sia in ordine. Come previsto dal protocollo pubblicato sul sito della scuola dall’inizio dell’anno, gli ultimi cinque minuti di lezione devono essere dedicati insieme agli studenti al riordino della classe prima di uscire. Questa semplice attività, che viene praticata senza esitazioni in tantissimi paesi europei, permette di rendere gli spazi molto più accoglienti e di rafforzare il senso di appartenenza e responsabilità degli alunni, che è uno degli scopi della nostra istituzione. Tutti questi aspetti costituiscono ordini di servizio, come tutto quanto disposto da circolare. Li invito inoltre a non usare forme come chat non istituzionali per discutere dei problemi della scuola: sappiamo bene quanto siano strumenti pericolosi, in cui succedono cose impreviste e non correggibili, succede tra gli alunni, tra le famiglie, quindi anche tra di voi».

Partenza falsa della Consar nei playoff: al Pala Costa passa Siena

Ora i ravennati dovranno vincere in Toscana per evitare di essere eliminati ai quarti di finale

RAVENNA 2/02/2025. VOLLEY PALLAVOLO. Consar Ravenna WOW Green House Aversa.

Una domenica nera per i colori giallorossi. A poche ore di distanza dal ko del Ravenna del calcio nel derby fondamentale di Forlì (con la promozione diretta in Serie C che ora è molto più lontana), anche la Consar incassa una pesante sconfitta nella partita di andata dei quarti di finale dei playoff per la promozione nella Superlega del volley.

Una sconfitta pesantissima perché arrivata in casa, al Pala Costa, contro Siena, sesta in classifica nella stagione regolare (la Consar aveva chiuso terza). Ora sarà decisivo il ritorno a Siena di domenica prossima, 30 marzo: Ravenna dovrà solo vincere, per regalarsi la bella al Pala Costa il 2 aprile.

L’arte come decolonizzazione dello sguardo. Al Mar la “testa” di Victor Fotso Nyie

All’interno del progetto curato da Giorgia Salerno, l’allestimento di una scultura dell’artista camerunense i cui riferimenti amplificano il percorso identitario nei confronti del proprio paese

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Da decenni il tema dell’alterità ha avuto e mantiene una posizione centrale nella cultura ravennate: chi è l’altro è la domanda di partenza che definisce per logica e reciprocità chi sono io. Fin dalla fine degli anni ‘80, il Teatro delle Albe, oggi Ravenna Teatro, inizia una collaborazione stabile con alcuni artisti e griot senegalesi: da questo sguardo incrociato e strabico fra Romagna e Africa – praticato mediante uno stretto confronto dialogico fra tutti gli attori della compagnia sotto la guida di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari – sono nati spettacoli indimenticabili, fra cui Ruh. Romagna più Africa uguale, Siamo asini o pedanti, I ventidue infortuni di Mor Arlecchino. Mandiaye N’Diaye, indimenticabile attore della compagnia e poi regista, dopo anni di lavoro e di visibilità internazionale ha avviato diversi progetti artistici anche in Senegal, producendo spettacoli in collaborazione con le Albe, Ravenna Festival e il Camerun. Scomparso purtroppo ancora giovane, oggi sono gli attori di Ravenna Teatro e altri di nazionalità senegalese a continuare la relazione e la creazione di spettacoli teatrali presso il KËR Théâtre Mandiaye N’diaye nato nella periferia di Dakar.

Altri ambiti culturali hanno seguito questo percorso di decolonizzazione dello sguardo, una parola praticata a Ravenna prima ancora del suo utilizzo più recente in ambito culturale e dell’avviamento di pratiche di decostruzione degli sguardi: sia la musica – vedi la bellissima rassegna Transcaucasia di Franco Masotti per Ravenna Festival – che la letteratura, attraverso ad esempio i numerosi e interessanti testi prodotti da Tahar Lamri. Anche le arti visive in passato si sono fatte carico di questa ricerca: agli inizi del nuovo millennio il progetto espositivo no border – costruito all’interno della programmazione del Mar – ha prodotto mostre in cui risultava prioritaria la reciprocità degli sguardi, spinti fino all’indagine reciproca degli stereotipi proiettati da una cultura sull’altra e viceversa. Nell’edizione del 2002 erano presenti a Ravenna, oltre ad artiste italiane, altri e altre provenienti da Albania, Bosnia, Nigeria e Ghana. Fra questi una giovane e già bravissima Fatimah Tuggar, che abbiamo rivisto ospite l’anno scorso alla Biennale di Venezia.

In linea quindi con questa apertura che ha radicato a Ravenna da più di tre decenni in netto anticipo rispetto a molti altri territori italiani, vediamo l’attuale progetto di Spazio neutro a cura di Giorgia Salerno, allestito in una sala a pianoterra del Mar. Dopo l’interessante allestimento di Diego Miguel Mirabella, si è recentemente inaugurata la personale di Victor Fotso Nyie (1990), artista camerunense legato ormai da anni al nostro territorio. Dopo una prima formazione artistica in una scuola d’arte italiana in centro Africa, nel 2013 Fotso Nyie ha iniziato a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, anticipando e proseguendo la sua grande passione per la ceramica a Faenza.

Il progetto Io sono l’altro presentato al Mar ospita l’allestimento di una grande testa scultorea installata sopra un basamento di mattoni operati e un tappeto di argilla, due materiali che possiedono una forte attrattiva per l’artista. L’argilla è per lui una materia organica e viva che mantiene una forte malleabilità espressiva. A Fotso Nyie piace pensare che nelle sculture continuino ad abitare le forze ed energie messe in campo grazie al lavoro creativo, le stesse che possono entrare in contatto con lo spettatore. Per portare questi campi energetici a una dimensione non solo simbolica, in un angolo è stato reso disponibile al pubblico un blocco di argilla non lavorata che potrà essere manipolata dal pubblico e che verrà restituita per essere riutilizzata in un’altra opera futura.

Il basamento di mattoni mantiene invece la sua portata di allusione a un processo di ricostruzione, una parola che entra in rapporto dinamico con la questione identitaria: entrambi i concetti risultano importanti per numerosi intellettuali africani – sia che operino nei campi dell’arte, della letteratura, dell’architettura – allo scopo di decolonizzare gli immaginari stereotipi che l’Occidente ha calato sulle culture del continente africano. La ricostruzione di un immaginario proprio – libero anche dai limiti del Modernismo di un Occidente che spesso ha collaborato alla ricostruzione dei paesi africani in epoca postcoloniale – è un’opera ancora in corso e che ha bisogno di una forte attività di indagine, di decostruzione e rilettura della propria storia e cultura.

I basamenti di mattoni per questo mostrano fessure come ferite, cicatrizzate in oro, un espediente che evidenzia visivamente le rotture e le difficoltà di un’opera autonoma di ricostruzione. Di queste ne parla anche il giornalista e scrittore di origine nigeriana Dipo Faloyin nella sua recente pubblicazione L’Africa non è un paese. Istruzioni per superare luoghi comuni e ignoranza sul continente più vicino, dove ripercorrendo la storia recente di numerosi stati africani propone una rilettura della storia delle ferite e dei meccanismi di funzionamento del colonialismo e delle sue eredità, attive ancora oggi.

Al Mar, Fotso Nyie riutilizza il proprio viso nella testa presentata al museo, realizzata in ceramica imitando l’argilla cruda, esasperandone l’espressività fra riso e pianto in una sorta di rimando – consapevole o no – alle teste di Franz Xaver Messerschmidt. Il legame col continente di provenienza, in questo viaggio a ritroso verso le proprie radici, viene testimoniato dall’inserimento sopra alla testa di varie piccole sculture provenienti dal Camerun, dal Gabon, dalla Costa d’Avorio, ritrovate o reperite nei mercatini dall’artista. I riferimenti amplificano quindi il percorso identitario nei confronti non di un paese – quello unico, appiattito e sterminato che immaginano gli occidentali – ma di un intero continente che, come ricorda di nuovo Faloyin, è abitato invece da numerosi popoli che parlano più di 2.000 lingue e che possiedono storie, usanze e tradizioni molto diverse fra loro.

Victor Fotso Nyie. “Io sono l’altro”;
Ravenna, Mar, fino al 2 giugno; orari: ma-sa 9-18; do 15-19; festivi 10-19;
ingresso compreso nel biglietto del museo

Forlì-Ravenna finisce 3-2: giallorossi a -5 dalla vetta a sei partite dalla fine

Il derby della Ravegnana è dei biancorossi: ora i giallorossi sono a 5 punti dal primo posto quando mancano 6 partite alla fine del campionato

Il Forlì vince 3-2 il derby della Ravegnana e allunga in vetta alla classifica del girone D della campionato di serie D di calcio: il vantaggio sul Ravenna è ora di 5 punti quando mancano sei partite alla fine del campionato. Solo la prima va diretta in serie C.

Cinque gol in una sfida di vertice in uno stadio “Tullo Morgagni” sold out con 3.350 spettatori. Un gol da 25 metri di Falasca, classe 2006, ha sbloccato la gara al 42′. Dopo l’intervallo subito raddoppio per i padroni di casa: un diagonale sotto misura di Trombetta appena entrato. Guida, anch’egli buttato nella mischia dopo il riposo, riaccende le speranze giallorosse con un tiro dal limite. Macrì allunga ancora con gol sul primo palo dopo aver bruciato la difesa dal limite. A due minuti dalla fine Di Renzo devia in porta una punizione di Guida.

Il bilancio dei 100 scontri disputati in campionato nella storia delle due società dice 40 vittorie per il Forlì, 33 per il Ravenna e 27 pareggi. In questo secolo il bilancio delle 18 partite (6 in C2 e il resto in D) è 8 vittorie del Ravenna, 6 del Forlì e 4 pareggi. Dal 2000 a oggi sul terreno forlivese si è giocato 9 volte e il Ravenna ne ha vinte due (l’ultima è il 2-1 del 16 aprile 2023). Il Ravenna era in striscia positiva da cinque sfide (4 vittorie e un pari), l’ultima affermazione forlivese era stata il 2-0 al “Morgagni” del 30 aprile 2022.

Crepe sul Lamone, proseguono i lavori per la messa in sicurezza degli argini

Le falle interessano i territori di Bagnacavallo, Ravenna e Russi. Si aspetta una situazione meterologica più stabile per l’avvio vero e proprio dei cantieri

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Proseguono i lavori della Regione per mettere in sicurezza il Lamone che, in seguito alle recenti ondate di maltempo, presenta alcune crepe nell’argine che interessa alcuni tratti tra i comuni di Bagnacavallo e Ravenna.

Su tutte le fessurazioni, a partire da quelle di maggiore entità, sono già in corso interventi urgenti di impermeabilizzazione con miscela (tipo bentonitico) per evitare infiltrazioni e attività di telonatura con lo scopo di rallentare l’eventuale filtrazione in caso di piene del fiume.

Le valutazioni effettuate hanno evidenziato l’elevata complessità dell’intervento strutturale da realizzare sugli argini, che non può essere eseguito nell’immediato per via dell’incertezza meteorologica del periodo e per il possibile manifestarsi di ulteriori eventi critici. A peggiorare la situazione, anche le caratteristiche geometriche degli argini e la presenza di un centro abitato nei pressi della zona di intervento che rende difficoltosa la messa a terra dei cantieri.

Sulla situazione è intervenuto il presidente della Regione, Michele de Pascale, in un confronto con il Commissario alla ricostruzione, Fabrizio Curcio, e con il direttore del Dipartimento nazionale della Protezione civile, Fabio Ciciliano. «Siamo al lavoro senza sosta, insieme ai sindaci, per mettere in sicurezza definitivamente il Lamone – afferma Manuela Rontini, sottosegretaria alla Presidenza con delega alla Protezione civile -. Il presidente de Pascale ha già rappresentato al commissario Curcio la necessità di inserire uno stanziamento adeguato all’intervento strutturale da finanziare all’interno dell’ordinanza commissariale 13 ter. Siamo fiduciosi che la richiesta sarà accolta e che, non appena le condizioni meteo lo consentiranno, potranno partire i cantieri. Nel frattempo proseguono le operazioni di infiltrazione e telonatura per consolidare i tratti arginati».

L’Agenzia regionale di Protezione civile, in collaborazione con i Comuni di Ravenna, Bagnacavallo e Russi, stanno predisponendo un piano specifico  collegato al sistema di allertamento e alla rete dei sensori coordinata da Arpae, per la necessaria tutela delle persone. Fino a quando l’intervento strutturale sull’argine non sarà completato sarà perciò vietato a chiunque accedere alle aree interessate.

Intanto, giovedì 27 alle 20.45 alla Sala azzurra di Villanova di Bagnacavallo (Piazza Lieto Pezzi 3) si terrà un incontro aperto alla cittadinanza per rappresentare ai cittadini la situazione.

Emergenza rifiuti: depositata in Comune una petizione da oltre 400 firme

Ancisi, candidato per la coalizione Lista per Ravenna, Lega e Popolo della Famiglia: «Situazione ingiustificabile. Al centro del mio programma 2025-2030»

Abbandono Rifiuti
Foto di repertorio

«Lido Adriano è diventata una discarica a cielo aperto. I cittadini denunciano puzza e degrado in diverse aree del paese, in particolare nelle zone delle isole ecologiche, coi cassonetti della raccolta differenziata, e nelle strade ed aree limitrofe. I rifiuti ingombranti si accumulano vicino ai bidoni o vengono abbandonati lungo le vie, restando lì per giorni e concorrendo a creare un clima di scadimento». Così Alvaro Ancisi, consigliere di Lista per Ravenna e candidato a sindaco per la sua lista, Lega e Popolo Della Famiglia, commenta la petizione depositata in Comune e sottoscritta da 474 cittadini che si rivolge al sindaco chiedendo un maggiore numero di addetti alla raccolta di rifiuti e di passaggi, oltre che agli interventi di spazzamento e pulizia, per garantire il decoro e l’igiene della località. «Intendo quindi raccogliere l’appello lanciato dalla petizione, assicurando il massimo impegno affinché sia raccolto dall’amministrazione comunale con urgenza e massima concretezza – continua il candidato -. l’iniziativa, mette al centro dell’attenzione dell’amministrazione comunale in scadenza, e anche della prossima, una delle zone urbane più colpita in assoluto da quella che, nel mio programma 2025-2030, ho definito una vera e propria emergenza rifiuti».

Le zone più colpite dalle carenze del servizio raccolta rifiuti risulterebbero essere i viali Manzoni zona orti, Botticelli e relativo parcheggio, Michelangelo, Giotto, Cellini, Leonardo, Caravaggio, Metastasio, Alfieri,  Petrarca, Rossini, Puccini, Orazio, via Coppi. A peggiorare la situazione, la presenza di topi e di ratti, favoriti dalla disponibilità di cibo offerta dall’abbandono o dalla mancata raccolta dei rifiuti organici, tale da richiedere interventi di disinfestazione a carico degli abitanti stessi o, nei casi di maggiore contaminazione ambientale, dell’amministrazione comunale.
«La situazione è ingiustificabile – conclude Ancisi -. Il servizio di raccolta, sia degli ingombranti che ordinario, deve essere efficiente, quindi assolutamente rinforzato, e rispondere correttamente alle esigenze del territorio, che va tutelato e preservato da ogni forma di incuria e di insulto».

Incappucciato e picchiato dal branco nel giardino della scuola

La prognosi per i lo studente 16enne aggredito da quindici coetanei è di 25 giorni per rottura del naso e lesioni

Bullismo

[+++AGGIORNAMENTO+++ La lettera della preside a genitori e docenti+++»]

Erano circa in 15 a inveire contro lo studente sedicenne, accerchiato e incappucciato dal branco prima di essere preso a calci e pugni nel cortile della scuola.
L’aggressione risale a ieri, 22 marzo, nel giardino dell’istituto Compagnoni di Lugo. Come riportato sul Corriere di Romagna, prima di scagliarsi contro il sedicenne, i compagni di scuola gli avrebbero coperto il volto con il cappuccio, per poi iniziare un pestaggio di gruppo (tutti contro uno) con incitamenti alla morte del giovane.

Mentre al sedicenne veniva rotto il naso a ginocchiate, qualcuno riprendeva il tutto con il cellulare e solo l’intervento di alcuni ragazzi di quinta ha potuto fermare il pestaggio.

Successivamente sul posto è intervenuta l’ambulanza, che ha trasportato d’urgenza il ragazzo al pronto soccorso dove è stato medicato e sottoposto alle radiografie del caso. La prognosi emersa è di 25 giorni, e alla rottura del naso si aggiungono un occhio tumefatto, lividi e lesioni e un possibile problema all’orecchio.

Il padre del ragazzo ha dichiarato che sporgerà denuncia facendo leva anche sui filmati in suo possesso.

Il Ravenna a Forlì per la missione sorpasso: il derby vale la promozione in C

Giallorossi secondi in classifica a meno 2 con 7  gare da giocare. Biancorossi già battuti all’andata e in Coppa Italia Dal 2000 in poi giocati 17 confronti: 8­5 per i bizantini che però ne hanno vinti solo 2 in trasferta nelle ultime 8

Benellistadio

Si giocherà domani (23 marzo) il derby tra Ravenna e Forlì. Chi vince mette le mani sulla promozione in serie C. Questa mattina  centinaia di tifosi ravennati si sono ritrovati al Benelli per incitare la squadra al termine della rifinitura della vigilia.

Oltre alla consueta rivalità campanilistica, è alta la posta in palio nel centesimo derby di campionato tra Ravenna e Forlì. Si gioca il 23 marzo allo stadio “Tullo Morgagni” di Forlì, 28esima giornata: al fischio d’inizio alle 14.30 i padroni di casa si presenteranno primi in classifica con due punti di vantaggio sugli ospiti. Dopo il 90’ resteranno sei partite (in cui all’andata i biancorossi raccolsero 2 punti in più dei giallo-rossi: 18-16).

Le due squadre arrivano al duello decisivo a passo spedito: hanno perso solo tre gare su 27, scavando un solco di 11 punti sul Tau terzo, hanno la miglior difesa a pari merito con 15 gol incassati, il Ravenna non perde da 21 partite, il Forlì da 6. All’andata al “Benelli” finì 2-0 per i giallorossi (9 novembre).

Il primo derby della Ravegnana si giocò il 23 gennaio 1921, come ricostruisce il giornalista Massimo Montanari nel suo libro “Ravenna Calcio, una passione infinita”: 1-0 per il Ravenna.

Tabella Derby Forli Ravenna

Il bilancio dei 99 scontri disputati finora in campionato nella storia delle due società dice 39 vittorie per il Forlì, 33 per il Ravenna e 27 pareggi. In questo secolo il bilancio delle 17 partite (6 in C2 e il resto in D) è 8 vittorie del Ravenna, 5 del Forlì e 4 pareggi.

Tra le sfide degli ultimi venticinque anni ne vanno ricordate due per il peso specifico. Ravenna e Forlì si affrontarono nelle semifinali dei play-off della C2 2004-05: 1-1 all’andata a Forlì, 3-1 a Ravenna al ritorno. I giallorossi poi superarono in finale la Cisco Lodigiani e andarono in C1. Quel Ravenna concluse l’annata con 31 partite consecutive senza sconfitte in campionato.

Nei confronti tra cugini, il Ravenna è imbattuto da cinque sfide (4 vittorie e un pari), l’ultima affermazione forlivese è il 2-0 al “Morgagni” del 30 aprile 2022 (D’Orsi e Magnanini sono gli unici della rosa attuale che giocarono tre anni fa). Dal 2000 a oggi sul terreno forlivese si è giocato 8 volte e il Ravenna ne ha vinte due (l’ultima è il 2-1 del 16 aprile 2023).

In Coppa Italia le sfide sono state una venti- na: la prima il 26 agosto 1973 (1-1 a Forlì in un girone che comprendeva anche il Bellaria), l’ultima l’1 settembre scorso (1-1 al 90’ al “Benelli” e vittoria giallorossa ai rigori).

L’associazione cittadina promuove un incontro per parlare di sanità pubblica

Appuntamento al centro sociale Il Tondo con alcuni dei rappresentanti di Ausl, Simg e commissione salute

Dottoressa
«La sanità pubblica deve rispondere alle esigenze dei cittadini e del territorio» con questo slogan l’associazione civica lughese “Per la Buona Politica” promuove l’incontro di martedì 25 marzo (20.30) al Centro sociale Il Tondo (via Lumagni, 30/32) per discutere di riorganizzazione della medicina territoriale, ruolo dei medici di famiglia (con un focus sulla continuità assistenziale, le aggregazioni funzionali, il confine tra libera professione e dipendenza dal sistema sanitario nazionale.
Interverranno nel corso dell’incontro pubblico il dottor Tiziano Carradori (Direttore Generale Ausl Romagna), il dottor Daniele Morini (Medico di famiglia, Segretario Generale Fimmg Emilia Romagna e Segretario Nazionale Organizzativo Simg), la dottoressa Eleonora Proni (Consigliera Assemblea Legislativa Emilia Romagna e componente Commissione Salute). Il dialogo sarà moderato da Grazia Massarenti e Silvano Verlicchi.

Inaugurato il macchinario per la radiochirurgia cerebrale più avanzata d’Italia

La struttura sanitaria di Cotignola ospita l’ultimo modello di “Gamma Knife”, la tecnologia all’avanguardia per il trattamento mini invasivo di tumori e lesioni infracraniche

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Il Maria Cecilia Hospital di Cotignola inaugura la tecnologia più avanzata d’Italia nel campo del trattamento mini invasivo di tumori e lesioni intracraniche. La cerimonia si è svolta ieri, 21 marzo, L’inaugurazione è avvenuta alla presenza della vice presidente di Aiop Regione Valentina Valentini e del presidente di Confindustria Romagna Roberto Bozzi.

A meno di due anni dall’alluvione che aveva reso inutilizzabile l’unica Gamma Knife presente in Regione, la struttura punto di riferimento in Regione per questo tipo di trattamenti si è dotata del nuovo modello Esprit di Elekta, la più moderna e performante apparecchiatura per la radiochirurgia stereotassica disponibile sul mercato. Ettore Sansavini, presidente di Gvm Care & Research commenta: «Oggi ci troviamo per inaugurare una nuova tecnologia ma anche e soprattutto per riaffermare un principio che guida ogni nostra scelta: è possibile superare le difficoltà con rapidità, efficienza e un forte senso di responsabilità verso il territorio e le persone che vi abitano, garantendo così continuità assistenziale, innovazione ed eccellenza nella cura».

Thumbnail MCH GammaKnife Dott. Enrico Motti LD

L’acquisizione della nuova Gamma Knife è espressione dell’impegno di Gvm per l’innovazione sanitaria del territorio, un investimento, infatti, che non solo potenzia l’offerta terapeutica locale, ma che rappresenta un’opportunità fondamentale per i pazienti, i quali potranno accedere a trattamenti all’avanguardia senza doversi spostare altrove: la nuova Gamma Knife offre infatti il maggiore comfort per il paziente e trattamenti privi di dolore e incisioni chirurgiche, un’elevata efficacia associata a una drastica riduzione o eliminazione degli effetti indesiderati, ridotti tempi di ricovero e minore durata della convalescenza.

«L’apparecchiatura eroga un ventaglio di fasci radianti che irradiano con estrema precisione la porzione di tessuto malata con un “effetto chirurgico” ma senza craniotomia e preservando i tessuti sani del cervello – spiega il dottore Enrico Motti, Coordinatore dell’Unità Operativa di Neurochirurgia/Gamma Knife al Maria Cecilia -. Questo consente di intervenire su patologie tumorali e vascolari che in passato erano considerate incurabili o che venivano affrontate chirurgicamente con rischi elevati ed esiti incerti. La neurochirurgia e la microchirurgia hanno certamente ancora un ruolo insostituibile importantissimo, ma dove possibile si preferisce evitare la craniotomia eliminando il trauma chirurgico, raggiungendo spesso maggiori percentuali d’efficacia rispetto all’approccio tradizionale e riducendo o eliminando molti limiti della microchirurgia oltre alle recidive tipiche della neurochirurgia».

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