giovedì
28 Agosto 2025

Confagricoltura lancia l’allarme per i raccolti cerealicoli, a rischio siccità

Preoccupazione per i produttori di grano, mais e soia con rese stimate in calo di oltre il 20 percento

Agricoltura SiccitaTempi duri per i produttori di grano, mais e soia dell’Emilia-Romagna, i cui raccolti sono a rischio per il perdurante periodo di siccità. Lancia l’allarme la Coldiretti che per voce del presidente regionale Marcello Bonvicini che dichiara: «Finora le piogge sono state poche e scarse, la grave emergenza siccità sta mettendo in allerta gli agricoltori, si stimano rese del grano in calo del 20-25% rispetto al 2019; probabile flessione anche nella produzione di mais causata dalla prolungata assenza di piogge».

Ma pare che il peggio possa capitare alle coltivazioni di soia per cui – secondo il responsabile del settore delle colture “proteoleaginose” Marco Faccia – «i produttori fronteggiano serie difficoltà perché la siccità ha complicato notevolmente sia le semine appena terminate che la primissima fase di crescita. E c’è il timore che rimanga incolta parte della superficie dedicata quest’anno alla coltura, pari a 38 mila ettari complessivi in Emilia-Romagna, di cui 25 mila solo nel Ferrarese, in aumento del 5% su base annuale, a dimostrazione dell’importanza e del ritrovato interesse nei confronti delle coltivazioni proteiche che sono indispensabili per l’alimentazione zootecnica: una reale necessità per il Paese che importa circa l’80-85% del fabbisogno di soia».

D’altra parte non va meglio per le aziende produttrici di grano duro e tenero su una superficie coltivata di 220 mila ettari circa, di cui si teme un crollo importante della redditività.
«Ci saranno rese più basse dovute all’apporto idrico insufficiente nelle varie fasi di sviluppo fenologico della pianta. Se non piove neanche nei prossimi giorni, verrà compromessa pure la fase di maturazione cerosa e il raccolto potrebbe ulteriormente ridursi – dice Lorenzo Furini, presidente dei produttori di cereali di Confagricoltura Emilia Romagna –. Male anche il mais, su 80 mila ettari coltivati in regione  (29 mila ettari nel Ferrarese; 16 mila nel Piacentino; 9 mila in provincia di Bologna; 8 mila a Modena; 6.5 mila a Reggio Emilia; 6 mila a Ravenna e 5 mila a Parma; infine mille ettari a Forlì-Cesena e Rimini) una coltura già penalizzata dalle quotazioni poco soddisfacenti dell’ultimo periodo, che hanno via via disincentivato i coltivatori spingendoli a convertire gran parte della produzione in mais da biomassa».

L’infermiere: «Siamo professionisti, non eroi. Devono cambiare gli schemi mentali»

«L’emergenza Covid ci ha ricordato che il diritto a essere curati non andrebbe sacrificato a logiche di budget»

Infermiere Covid
foto di repertorio

«Partiamo dal mettere in chiaro una cosa: non siamo degli eroi».
A parlare è uno degli infermieri dell’Ausl della provincia di Ravenna, che preferisce restare anonimo, e che contattiamo proprio nella Giornata internazionale dell’infermiere, il 12 maggio, quando il picco dell’emergenza Covid da queste parti è ormai passato da alcune settimane.

Se non siete eroi, cosa siete?
«Persone che hanno scelto una professione. Una professione che in un momento come questo ci espone a maggiori pericoli rispetto a un tempo per via della natura di questa nuova malattia. Questa pandemia ha portato via tante persone, e tanti operatori. Non è semplice convivere con questa prospettiva».

Inizialmente gli stessi ospedali sono diventai focolai, cosa ci ha insegnato il Covid?
«Il Covid ci ha imposto una cosa: per assistere persone malate, proteggendole correttamente dal virus, non servono solo mascherine e guanti, ma anche comportamenti corretti. Questa emergenza ci ha imposto di uniformare comportamenti più sicuri, anche attraverso l’applicazione di nuovi modelli organizzativi. Ci impone una serie di approcci e di schemi mentali radicalmente diversi rispetto a prima. L’esempio più facile è quello delle sale d’attesa negli ospedali: se prima ci si potevano trovare 40 persone, oggi ce ne potranno restare al massimo dieci, a distanza. E questo vuol dire che bisogna cambiare la logistica, l’organizzazione e distribuzione dei percorsi e, magari che non si potranno più fare certe visite solo al mattino, per esempio. Questo, ovviamente, vuol dire che serviranno più risorse. Ma nel frattempo, in attesa di capire se queste risorse ci saranno, è importante innanzitutto cambiare mentalità sforzandosi di trasformare questa tragedia anche in un’occasione per cominciare a pensare a come migliorare l’erogazione delle cure».

Come è cambiato invece il lavoro dell’infermiere in queste settimane?
«È cambiato perché è cambiata, principalmente, la percezione del rischio. I gesti che prima potevano essere naturali, oggi richiedono una serie di barriere che non c’erano. Le mascherine, i vari dispositivi, impongono anche una modifica nella comunicazione con il paziente. Con la mascherina siamo un po’ tutti uguali e questo all’inizio lo abbiamo accusato. In queste settimane inoltre credo sia anche emerso come il nostro lavoro sia molto più strategico di quanto molti pensassero. Ci chiamano eroi, ma fino a poche settimane fa erano frequenti le segnalazioni di maltrattamenti ai danni di operatori sanitari. Una cosa molto interessante è che è significativamente aumentata la consapevolezza che il bene salute e il diritto a essere curati non sono così scontati come si credeva e non andrebbero sacrificati a logiche di budget».

In provincia di Ravenna com’è la situazione organici?
«Il problema è nazionale e anche qui mancano infermieri. Quelli che ci sono hanno cercato di fare il meglio che era possibile, a discapito di ferie e riposi. E secondo me il risultato è stato veramente notevole, anche grazie a un clima di integrazione e collaborazione multiprofessionale».

E lo stipendio di un infermiere è adeguato?
«Direi di no, ma personalmente piuttosto che un aumento dello stipendio preferirei avere più garanzie di usufruire di ferie e riposi, un aumento della qualità della vita, professionale ed extra-professionale…».

Infermiere Esausto
La foto che ha fatto il giro del mondo dell’infermiera stremata all’ospedale di Cremona, pubblicata da “NurseTimes”

Infermieri si nasce o si diventa?
«Personalmente credo di esserci nato, perché non mi immagino altro che potrei fare, ma credo che lo si diventi nel tempo. È un lavoro che ti cambia radicalmente la traiettoria di vita, non è una missione, ma una professione che ti cambia la prospettiva con cui vedi e vivi le cose».

Com’è cambiato invece il lavoro nel corso degli anni?
«È cambiata la percezione della responsabilità che questo lavoro comporta. La nostra normativa di riferimento si è evoluta radicalmente perché volevamo essere professionisti e non più solo esecutori. Nasciamo come personale di supporto alla figura del medico ma negli anni ci siamo ritagliati un ruolo ben preciso, non solo assistenziale. È cambiato il livello di responsabilità e di competenze che devi imparare a sostenere. La cosa più difficile però è che contemporaneamente sono calate le risorse ed è aumentata la richiesta, con utenti più aggiornati e più competenti».

E come cambierà in futuro?
«Secondo me nei prossimi anni, decenni, la grande sfida sarà sempre più quella dell’assistenza sul territorio alle persone anziane, sole e pluripatologiche. Credo che in questa prospettiva la professionalità degli infermieri potrebbe fare una differenza fondamentale per la sostenibilità del sistema».

Il percorso formativo, in Italia, è adeguato?
«Posso solo dire che da qualche anno a questa parte noto con piacere che abbiamo studenti sempre più preparati. Rispetto a un decennio fa arrivano più strutturati, più pronti. Forse bisognerebbe lavorare maggiormente sulla componente della dimensione relazionale, aspetto che nel triennio di studi mi pare non trovi ancora uno spazio sufficiente, mentre è imprescindibile. Ma sono fiducioso! Questo aspetto avrebbe inoltre bisogno di una sorta di “manutenzione” periodica nel tempo, anche post laurea. La nostra professione è estremamente usurante e, mettendoti costantemente a contatto con situazioni stressanti, complesse e dolorose, rischia talvolta di impattare sul mantenimento di certe competenze relazionali».

Tornando a questi mesi di emergenza, ci sono storie che vi hanno particolarmente toccato?
«In generale stiamo avendo molti riscontri positivi da parte dei famigliari, contro ogni aspettativa. Hanno capito che tutto questo stravolgimento delle prassi è una forma di tutela non solo degli operatori, ma di tutti. E stiamo ricevendo tanti ringraziamenti, con una profondità e un tono che prima non c’erano. Da parte nostra, so di infermieri di Rianimazione che sono scoppiati in lacrime alla morte dei propri pazienti, o al contrario per la gioia al risveglio di altri. Tra i tanti episodi, cito quello riportato anche sul sito dell’Azienda di un’infermiera che non si è accorta di avere inavvertitamente attivato il telefono di un paziente e dall’altra parte il nipote ha potuto così “origliare”, rendendosi conto davvero della vicinanza degli infermieri, di come vada a colmare a volte degli spazi, la solitudine. Noi siamo consapevoli di questo fardello non trascurabile e tentiamo di non far mai sentire il paziente completamente da solo».

«Mi sta piangendo il cuore»: la disperazione di chi ha perso 20mila euro di cocaina

Nelle intercettazioni dell’indagine Robbed Cheese, condotta dalla squadra mobile della polizia di Ravenna, gli episodi più significativi che hanno portato al sequestro di 23 kg di droga e un’ordinanza cautelare per undici persone

«Se non la trovo sono ventimila euro che devo dare a loro. Mi sta piangendo il cuore». Ecco tutta la disperazione di un uomo che ha perso mezzo chilo di cocaina che aveva nascosto. Non la trova più una settimana dopo averla seppellita vicino a uno dei sette-otto alberi che compongono un boschetto nelle campagne di Ravenna, in via della Lumiera a Mezzano, per tenerla al sicuro per conto di altri. Lo sventurato, un 50enne di Piangipane, non sa che la polizia ha messo una cimice nella sua Mercedes: gli agenti dell’Antidroga di Ravenna lo ascoltano mentre si dispera per la perdita con un complice e lo ascoltavano anche mentre interrava la roba con un altro complice. Non è il 50enne che ha dimenticato l’albero giusto, è la squadra mobile che l’ha presa a sua insaputa: 581 grammi, per la precisione.

Siamo a maggio del 2019 e quel blitz nel boschetto darà il nome all’inchiesta (“Robbed Cheese”, formaggio rubato) cominciata a settembre 2018 e arrivata a conclusione il 12 maggio scorso con un’ordinanza di custodia cautelare per dieci uomini e una donna tutti residenti in provincia di Ravenna (sei italiani, tre albanesi, un ucraino, un marocchino): otto in carcere, uno con obbligo di dimora e due con obbligo di firma. «Per cercare la droga sepolta – ricorda oggi il capo della Mobile, Claudio Cagnini, mettendo in fila i passaggi fondamentali dell’indagine – hanno rivoltato tutto il terreno del boschetto, sembrava fosse passato un aratro».

Nel centinaio di pagine del provvedimento cautelare firmato dal gip Janos Barlotti, su richiesta del pm Lucrezia Ciriello, si ricostruisce l’organizzazione del gruppo di narcotrafficanti. Al vertice tre albanesi: Florian Nistor (36 anni) e i suoi cugini Xhuljian detto Giulio (26) e Denaldo (28) Grembi. I primi due convivono a Bagnacavallo, il terzo sta a Mezzano. Appena un gradino sotto di loro c’è Roberto Forcelli detto “Boccia”, 55enne cervese da tempo noto nei giri dello spaccio locale: era coinvolto nell’inchiesta del 2014 che è costata 13 anni di condanna per due carabinieri. I collaboratori più stretti sono Massimo Ungaro (quello a cui piangeva il cuore) e Ivan Baldini (40enne di Russi). Poi ci sono Jamal Sajri detto Marco (43) che gestisce un bar nel quartiere Zalamella e Nicola Zanotti (26) di Villanova di Bagnacavallo. E infine tre incensurati – tra cui il cugino e la compagna di altri due già citati – che si limitavano a dare una mano agli affari con qualche consegna di droga o qualche favore.

Nel corso delle indagini i poliziotti hanno recuperato e sequestrato in totale 8 kg di cocaina, 15 di marijuana, 130mila euro in contanti e un’Alfa Romeo Giulietta preparata con un vano nascosto al posto dell’airbag per trasportare droga.

Tra i recuperi effettuati vanno citati anche 4 grammi di cocaina in un barattolo. Non tanto per la quantità, piuttosto per la dinamica. Ungaro li aveva messi fra l’erba nel retro di casa: «Beh, la mattina dopo mi alzo e non c’è il barattolo. Erano sette-otto bustine dentro. Non so che cazzo mi sta succedendo». Sì, era passata la polizia anche lì fra l’erba e aveva mandato di nuovo in confusione il 50enne.

Lo spunto investigativo da cui è partito tutto arrivò da cinque arresti in due distinti episodi a distanza di sei giorni nel settembre del 2018. In un caso vengono recuperati 250 grammi di cocaina e nell’altro un etto. La polizia vuole capire se c’è qualcuno che sta smerciando droga in grosse quantità e individuano il gruppetto dei tre albanesi. Mettono i loro telefoni sotto intercettazione e nascondono microspie nelle auto che usano. Anche grazie alle risultanze raccolte ascoltando i malviventi a maggio 2019 la polizia assesta tre colpi pesanti al sodalizio criminale. Ficcati nel ruotino di scorta di un’auto arrivata dall’Austria a Villanova con due giovani a bordo  – non coinvolti in quest’ultima tornata di arresti – c’erano 550 grammi di cocaina. Poi le manette sono scattate per Nistor e Grembi: nella loro Giulietta c’erano 6,2 kg di cocaina, centomila euro in contanti e un revolver (nell’appartamento di Bagnacavallo che faceva da base operativa c’erano altri 30mila euro e 15 kg di marijuana). E infine, a completare il maggio da celebrare per le divise, il già ricordato episodio del boschetto di Mezzano. Interventi messi in scena come controlli casuali – i due austriaci furono fermati da una pattuglia della polfer con la regia della Mobile – per non insospettire più di tanto il resto del gruppo.

I numeri di soldi e pesi fin qui citati danno l’idea dello spessore criminale degli indagati. Un’altra conferma arriva da alcune intercettazioni in cui si parla di armi. Baldini è in auto con il fratello e parlano dell’arresto di Nistor  avvenuto pochi giorni prima e si chiedono dove abbia messo le armi: «Meno male che non le hanno trovate. Chissà dove sono, se lo do a imparare lo vado a chiavare subito: ogni tanto ci penso, voglio quello da cecchino». Secondo il gip nella disponibilità di Nistor c’erano una mitragliatrice, un kalashnikov e un fucile di precisione. Armi però non ritrovate. Il revolver invece era in auto quando i due vengono fermati. E c’è da pensare che non fosse la prima volta che giravano armati. Tre settimane prima dell’arresto con la droga nel cruscotto della Giulietta, Nistor e Grembi sono in auto. La conversazione lascia intendere che sia il caso di portarsi dietro la pistola, «così ce l’hai pronta». L’arma era spesso a portata di mano: chi ha ascoltato le intercettazioni dice che spesso si sente il rumore inconfondibile del tamburo libero che viene fatto ruotare.

Anche altri rumori captati dalle cimici giocano un ruolo importante in questa indagine. L’orecchio fino del poliziotto, ad esempio, riconosce il suono del cellophane e capisce che in auto ci potrebbero essere dosi di droga, ma anche il suono dei congegni meccanici che azionano il nascondiglio elaborato nel frontale.

Mesi di registrazioni ambientali dentro e attorno alle auto dipingono uno scenario già visto in altri sodalizi di narcotraffico. A scendere dal vertice a ogni gradino c’è qualcuno che prova a ricavarsi la sua fetta con un posticino al sole e finisce per trovarsi a insistere per avere i soldi dai suoi clienti e a prendere tempo per i debiti con i fornitori. Poi c’è quello che si lamenta per la qualità della roba, c’è quell’altro che apprezza l’odore di acetone come sinonimo della qualità del principio attivo. Tutti elementi di cui gli accusati dovranno rispondere. Per una ragione: «Ci parliamo al telefono e poi…».

Passano i protocolli della Regione: il 18 maggio si riparte con meno restrizioni

Per stabilimenti, negozi, bar e ristoranti non verrà seguito il tanto temuto documento Inail-Iss

De Pascale Bonaccini ConteLunedì le attività economiche sospese ripartiranno, grazie all’accordo raggiunto nella serata di venerdì, 15 gennaio, tra Governo e Regioni. Lo rivela il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccni. «Il nuovo decreto che si sta varando in questo momento, in particolare, affida alle Regioni la scelta concreta di cosa aprire sulla base dei dati epidemiologici e sanitari quotidianamente monitorati».

«Il Governo ha chiesto alle Regioni di uniformare le linee guida per la riapertura sicura delle attività, da cui far discendere i protocolli regionali. In poche ore lo abbiamo fatto, superando il rischio sia di regole disomogenee, sia di dubbi interpretativi rispetto ai nuovi criteri formulati dal Comitato tecnico scientifico nazionale (che subentrano al precedente documento di Inail e Istituto superiore di sanità). Questo è molto importante per dare certezze agli operatori economici».

I protocolli già condivisi in Emilia-Romagna con tutte le associazioni di impresa, i sindacati, gli enti locali («e che sono stati vagliati dalla nostra sanità») sono quindi «pienamente conformi ai nuovi indirizzi e saranno pertanto il riferimento certo per tutte le imprese del commercio, dei servizi e del turismo che da lunedì prossimo -18 maggio – potranno finalmente ripartire in sicurezza».

Qui i protocolli per le attività balneari

Qui i protocolli per i ristoranti

Qui i protocolli per i negozi

Qui i protocolli per alberghi e strutture ricettive

Anche il sindaco di Ravenna Michele de Pascale si dice soddisfatto. «Abbiamo chiesto ed ottenuto regole uguali in tutta Italia e Protocolli seri ma concretamente applicabili dalla imprese, evitando confusione e pretese irrealizzabili.
A minuti il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvarle e poi faremo di tutto per darne il massimo di diffusione a tutti i nostri imprenditori che, seppur con grave ritardo, finalmente sapranno con esattezza cosa devono fare per poter tornare a lavorare da lunedì».

«I protocolli già condivisi in Emilia-Romagna con tutte le associazioni di impresa, i sindacati, gli enti locali – ribadisce anche il sindaco – sono pienamente conformi ai nuovi indirizzi e saranno pertanto il riferimento certo per tutte le imprese del commercio, dei servizi e del turismo che da lunedì prossimo -18 maggio – potranno finalmente ripartire in sicurezza».

Coronavirus in provincia: un morto e 5 nuovi contagi. C’è il primo caso a Bagnara

Il comune di duemila abitanti era rimasto l’unico dei 18 senza positivi. Si registra un decesso: un uomo di 83 anni

I casi di contagio da coronavirus in provincia di Ravenna sono arrivati a 1.005 alle 12 di oggi, 15 maggio, e sono cinque in più rispetto a 24 ore prima: tra le nuove positività c’è il primo caso a Bagnara che finora era rimasto l’unico dei diciotto comuni ravennati a non aver registrato positivi. Nell’aggiornamento quotidiano divulgato dalle autorità si apprende anche di un ulteriore decesso, un uomo di 83 anni.

Per quanto riguarda le cinque nuove positività, una riguarda un paziente residente fuori provincia e sono persone che hanno avuto contatti con casi accertati di malattia o sono stati sottoposti a tampone perché appartenenti a categorie per le quali è previsto lo screening sierologico. Un paziente è ricoverato mentre gli altri 4 sono in isolamento domiciliare.

Si registrano inoltre 26 nuove guarigioni complete cosicché il totale dei guariti è 629 (compresi nei 1.005 totali). Sono 174, infine, le persone in quarantena e sorveglianza attiva in quanto contatti stretti con casi positivi o rientrate in Italia dall’estero.

Questa la distribuzione per comuni di residenza.
447 Ravenna
129 Faenza
75 Cervia
68 Lugo
61 Russi
36 Bagnacavallo
29 Alfonsine
22 Castelbolognese
21 Fusignano
16 Cotignola
11 Brisighella
11 Massa Lombarda
8 Conselice
8 Riolo Terme
6 Solarolo
3 Sant’Agata sul Santerno
2 Casola Valsenio
1 Bagnara
53 residenti al di fuori della provincia di Ravenna.

È morto il maestro Ezio Bosso. Il sindaco di Cervia ricorda il concerto del 2016

In piazza Garibaldi il live dell’artista che si è spento nella sua casa di Bologna

15598978234864 TW Ezio Bosso
Ezio Bosso

Il sindaco di Cervia, Massimo Medri, ricorda quando il maestro Ezio Bosso si esibì in concerto in piazza Garibaldi: «Il grande musicista, pianista, direttore d’orchestra compositore, è venuto a mancare questa notte nella sua casa di Bologna. In questa occasione vorrei ricordare quando quattro anni fa Bosso fu ospitato nella nostra città e suonò nella nostra bellissima piazza Garibaldi. Una serata emozionante, che lasciò a Cervia un ricordo forte e unico. Ezio, con la maestria delle sue dita, sapeva far sognare e sapeva fare apprezzare la musica classica a un vasto pubblico, era davvero un personaggio amato e stimato. Lo vogliamo ricordare nel luglio del 2016 qui sotto le stelle della nostra piazza. Grazie Ezio».

Chiusura via Serra per lavori, Confesercenti chiede di non penalizzare le attività

Cantiere fino a luglio inoltrato poi restringimenti di carreggiata

Man Wearing Blue Hard Hat Using Hammer 544966Confesercenti chiede al Comune di Ravenna di ridurre al minimo i disagi per le attività interessante dalla chiusura di via Serra in centro nel tratto fra via Castel San Pietro e via Pascoli fino a luglio inoltrato, per poi proseguire ulteriormente con restringimenti di carreggiata.

«Come associazioni di categoria siamo stati coinvolti con un preavviso che come Confesercenti abbiamo giudicato insufficiente, appena qualche giorno prima la data prevista per l’inizio dei lavori e delle conseguenti modifiche alla circolazione. Con la condivisione del cronoprogramma dei lavori, alcuni timori, specialmente rispetto alla durata del cantiere, sono stati fugati, ma resta ancora incertezza sui migliorativi proposti per mitigare i disagi degli esercenti».

Confesercenti ribadisce di non essere contraria ai lavori, «specie se servono ad ottimizzare l’assetto viario e preparare la città a tempi migliori». Ma sottolinea la tempistica: «Nel gravissimo momento di crisi per gli operatori un cantiere, qualunque esso sia, va ulteriormente a pesare. Per questo chiediamo maggiore attenzione alle proposte che abbiamo inoltrato, che significa anche certezze e garanzie per le attività interessate. Proposte peraltro più che ragionevoli, su cui attendiamo una risposta».

Recupero prestazioni di specialistica ambulatoriale: l’Ausl telefonerà ai cittadini

Chi aveva prenotazioni sospese non dovrà riprenotare ma riceverà una chiamata dall’azienda pubblica

L’Ausl Romagna sta iniziando a recuperare le prestazioni di specialistica ambulatoriale prenotate dai cittadini prima dell’11 marzo e sospese a seguito del diffondersi del coronavirus. Si tratta di 240mila prestazioni circa, tra visite specialistiche ed esami diagnostici: i cittadini non dovranno nuovamente prenotare ma saranno gradualmente contattati dall’azienda per proporre un nuovo appuntamento.

Sono ripresi gli interventi chirurgici e le prestazioni che, sebbene non rientranti nell’urgenza, era consigliabile non procrastinare ulteriormente per non correre alcun rischio rispetto all’evolversi della patologia e alla qualità della vita dei relativi pazienti. A breve ripartiranno anche le prestazioni legate agli screening oncologici.

In questa ulteriore nuova fase sussistono le condizioni per iniziare a recuperare gradualmente le prestazioni di specialistica ambulatoriale (visite ed esami diagnostici) che erano stati sospesi (in quanto privi di ogni carattere di urgenza). Anche questi utenti verranno chiamati dall’azienda per riprogrammare il loro appuntamento.

Per quanto riguarda invece prestazioni da prenotarsi di qui in futuro, sempre salvaguardando le prestazioni urgenti e prioritarie, si raccomanda ai cittadini di pazientare e non prenotare ora controlli o comunque prestazioni che possono essere procrastinate: il riferimento rispetto al da farsi resta il medico di famiglia, figura fondamentale anche in questa fase. In particolare, per quanto riguarda le analisi di laboratorio, va precisato che resta sospeso l’accesso diretto ai punti prelievo: sempre quando ne sussista l’esigenza, i prelievi sono da prenotare.

Modalità di prenotazione ed accesso agli sportelli. Per le limitate situazioni che rimangono, in cui è necessario rapportarsi con gli sportelli (ad esempio prenotare, appunto, le analisi di laboratorio e le prestazioni urgenti, ma anche per le pratiche di scelta – revoca del medico di famiglia) l’Azienda torna a raccomandare di non recarsi fisicamente ai Cup e agli sportelli aziendali, bensì di utilizzare tutti i possibili strumenti alternativi (principalmente Cuptel e Fascicolo Sanitario Elettronico), o comunque, se proprio indispensabile, recarsi agli sportelli prendendo un appuntamento. A questo proposito si ripetono di seguito i numeri di telefono e i contatti mail dei principali sportelli aperti al pubblico.

Ravenna – 0544286616 – 17 – 18- 19; dal lun al ven 7:30 / 13:00  sab 7:30 / 12:00 sportellounico.ra@auslromagna.it

Marina di Ravenna – 0544485790; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sab 8:30 / 12:30 sportellounico.ra@auslromagna.it

Mezzano – 0544485670; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sab 8:30 / 12:30 sportellounico.ra@auslromagna.it

Piangipane – 0544485750; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sab 8:30 / 12:30  sportellounico.ra@auslromagna.it

Sant’Alberto – 0544485690; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sab 8:30 / 12:30 sportellounico.ra@auslromagna.it

Castiglione – 0544485732; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sab 8:30 / 12:30 ce.sportellounico.ra@auslromagna.it

Roncalceci – 0544485710; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sab 8:30 / 12:30 ce.sportellounico.ra@auslromagna.it

San Pietro in Vincoli – 0544485771; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sab 8:30 / 12:30 ce.sportellounico.ra@auslromagna.it

Cervia – 0544917615; dal lun al ven 7:30 / 13:00 sab 7:30 / 12:00 ce.sportellounico.ra@auslromagna.it

Russi – 0544586420 – 22; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sab 8:00 / 11:30 sportellounico.ra@auslromagna.it

Faenza Palazzina 13 – 0546601586 – 87; dal lun al ven 7:30 / 13:00 sab 7:30 / 12:00 sportellounico.fa@auslromagna.it

Faenza Centro Nord/Filanda – 0546602155; dal lun al ven 7:00 / 13:00 sab 7:00 / 10:00 sportellounico.fa@auslromagna.it

Casola Valsenio – 0546972955; mar – gio 8:00 / 13:00 sab 8:00 / 11:30 sportellounico.fa@auslromagna.it

Solarolo – 0546612315; mer – ven 8:00 / 13:00 sportellounico.fa@auslromagna.it

Riolo Terme – 0546972815; mar – gio – ven 8:00 / 13:00 sportellounico.fa@auslromagna.it

Brisighella – 0546992615; dal lun al ven 8:00 / 13:00 sportellounico.fa@auslromagna.it

Castel Bolognese – 0546652715; lun – mer – ven 8:00 / 13:00 sportellounico.fa@auslromagna.it

Lugo – 0545213415; dal lun al ven 7:30 / 13:00 sab 7:30 / 12:00 sportellounico.lu@auslromagna.it

Lugo – Segreteria Lab Analisi – 0545214387 – 93; dal lun al sab 7:00 / 13:00 segreterialab.lu@auslromagna.it

Alfonsine – 0544864715; lun – mar – gio 8:00 / 13:00 sportellounico.lu@auslromagna.it

Bagnacavallo – 0545283015; lun – mer – ven 8:00 / 13:00 sportellounico.lu@auslromagna.it

Conselice – 0545903215; lun – mar – mer 8:00 / 13:00 sportellounico.lu@auslromagna.it

Cotignola – 054543515; mer – ven 8:00 / 13:00 sportellounico.lu@auslromagna.it

Massa Lombarda – 0545983315; lun – mar – gio 8:00 / 13:00 sportellounico.lu@auslromagna.it

Fusignano – 054553615; mer – gio – ven 8:00 / 13:00 sportellounico.lu@auslromagna.it

Bagnara – 0545905502; lun – mer 8:00 / 12:30 mar – ven 8:30 / 13:15 sportellounico.lu@auslromagna.it

Voltana – 054572885; mar – gio – ven 8:15 / 13:00 sportellounico.lu@auslromagna.it

Procede la posa del legno per la passerella sulla banchina della darsena

La soddisfazione delle ditte che stanno portando avanti il cantiere seguendo le disposizioni del Governo per la sicurezza

Passerella Darsena 2Prende sempre più forma il nuovo volto della darsena di Ravenna, grazie all’avanzamento dei lavori della passerella pedonale sulla banchina destra

L’azienda Ravaioli Legnami sta curando la pavimentazione e il rivestimento. «Un luogo che dà forza ad una città è sicuramente la darsena, che con la sua storia continua a farci sognare i momenti degli arrivi e delle partenze – spiega Angelo Bagnari, titolare ed export manager dell’impresa di Villanova di Bagnacavallo –. Per la nostra azienda, per le nostre persone, durante questo strano, instabile periodo, è sicuramente la miglior partenza».

Passerella Darsena«L’avanzamento lavori sta procedendo benissimo, pur mantenendo tutte le precauzioni suggerite dal Governo – comunica Renato Baldassari, presidente della Cooperativa Delta Ambiente – la cura del paesaggio della città deve essere studiata con attenzione, per far sì che il cittadino possa apprezzarla e servirsene».

Alla fine di questo primo stralcio di lavori (in prospettiva sarà di oltre 1 km), Ravenna avrà una nuova passeggiata sull’acqua a 5 minuti da Piazza del Popolo, attrezzata con panchine, gradinate, verde, alberature, illuminazione notturna, interamente rivestita da un materiale “caldo” come il legno naturale. «Ringraziamo tutti i professionisti coinvolti, lo studio di architettura Teprin Associati, ideatore e progettista dell’intervento assieme allo studio Image, che hanno contribuito a ridisegnare il volto di questo specchio d’acqua, conferendo finalmente una forte un’identità alla zona – conclude Bagnari – Spero che questo possa dare al Comune tanto coraggio e stimolo nel promuovere altri futuri progetti».

Riaprono i musei: in provincia il primo è il Mic di Faenza dal 18 maggio

Definito il calendario delle riaperture: gli ultimi saranno i monumenti della curia l’1 giugno. Il presidente dell Provincia invita tutti a riscoprire i luoghi della cultura locale

Ceramica Picasso
Opera in ceramica di Pablo Picasso in mostra al Mic di Faenza

Il Museo internazionale delle ceramiche (Mic) di Faenza, dove è attualmente allestita una mostra dedicata a Picasso, sarà il primo museo della provincia di Ravenna a riaprire il 18 maggio. Il 19 maggio riaprirà il museo Natura di Sant’Alberto, il 21 il museo del Paesaggio dell’Appennino faentino di Riolo Terme, il 22 riapriranno il museo civico delle Cappuccine di Bagnacavallo e l’ecomuseo delle Erbe Palustri, a Villanova di Bagnacavallo. Dal 23 tutti i musei della Bassa Romagna tranne il museo Baracca e il museo Rossini che sono in corso di ristrutturazione. E sempre dal 23 riapriranno a Ravenna l’Antico Porto, Classis, la basilica di Sant’Apollinare in Classe, il mausoleo di Teodorico, il Museo d’arte della città di Ravenna (Mar). Infine dall’1 giugno è ipotizzata la riapertura dei monumenti e dei siti gestiti dall’Opera di Religione.

Il calendario delle riaperture è stato condivisa nella riunione del “gruppo provinciale musei” svoltasi questa mattina, 15 maggio, in videoconferenza, alla quale hanno tra gli altri partecipato rappresentanti e gestori dei musei e dei principali monumenti del territorio, rappresentanti delle associazioni di categoria e dei sindacati dei lavoratori, la Ausl Romagna, nonché per gli enti locali l’assessora alla Cultura del Comune di Ravenna Elsa Signorino, il vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Faenza Massimo Isola, il sindaco di Bagnara Riccardo Francone.

Nel corso della riunione è stato naturalmente ribadito che tutte le aperture avverranno nel pieno rispetto delle necessarie norme di sicurezza condivise nei protocolli, a tutela dei visitatori e del personale. Le prime aperture riguardano quei monumenti e quei siti per i quali è logisticamente più agevole prevedere percorsi di entrata e uscita e altri accorgimenti che rendano concretamente applicabili tutte le norme e i protocolli necessari. Man mano si procederà a creare le condizioni per ulteriori aperture di monumenti e siti più complessi da gestire.

In questa fase, nella quale ci sono ancora delle restrizioni alla mobilità fra regioni, i monumenti e i musei saranno aperti solo a un pubblico di prossimità regionale, ma il presidente della Provincia Michele de Pascale fa un appello ai concittadini e alle concittadine non solo di tutta la provincia ma anche di tutta l’Emilia Romagna per diventare turisti nelle loro città e in quelle della loro provincia e della loro regione: «Potranno così rivedere luoghi che sicuramente amano, ma che talvolta, presi dalla frenesia della vita quotidiana, possono tendere a dare per scontati. Potranno aiutare i gestori e i lavoratori dei musei e dei siti culturali a mettersi alla prova con tutte le misure che sono state messe in campo per una fruizione sicura dei nostri tesori da parte dei turisti».

Parrucchieri, il salone riapre con 180 prenotazioni: «Lavoreremo 7 giorni su 7»

La testimonianza di due giovani imprenditrice che erano state costrette a sospendere l’attività pochi mesi dopo l’inaugurazione

Moonlab 2«Abbiamo già 180 persone in lista d’attesa: con i ritmi che saranno possibili pensiamo a una media di 15-18 servizi al giorno, 7 giorni su 7 quindi abbiamo il locale prenotato per almeno tre settimane». La testimonianza di Vanessa Ghirardini e Carlotta Capone, titolari del salone Moonlab Parrucchieri di Ravenna, è solo un esempio di quello che si troveranno ad affrontare i parrucchieri dal 18 maggio quando torneranno ad aprire i battenti.

Le due imprenditrici sono pronte a partire di slancio per recuperare il tempo perduto: l’inaugurazione era stata il 2 luglio dello scorso anno, pochi mesi prima che arrivasse il lockdown. Durante la chiusura il contatto con i clienti è proseguito via social: «Abbiamo vivacizzato le nostre pagine con storie, consigli a casa, informazioni sui prodotti e abbiamo organizzato una lista d’attesa, dicendo che alla vigilia della riapertura avremmo avvisato i clienti in ordine di prenotazione».

GettyImages 1147811403 1588860776665.jpg I ritmi di lavoro saranno diversi da prima del Covid-19. Sia perché le norme obbligano a sanificare gli ambienti dopo ogni servizio, e quindi una parte della giornata andrà spesa in queste operazioni; sia perché almeno per il prossimo mese sarà possibile tenere aperto tutti i giorni, anche a orario continuato. «Apriamo di lunedì, che di solito sarebbe il giorno di chiusura. E, dandoci i turni, lavoreremo senza sosta, anche alla domenica. Faticheremo, ma dopo due mesi di chiusura ne vale la pena. Siamo giovani, ancora senza figli, e abbiamo voglia di lavorare: sappiamo di molte colleghe che faranno molta più fatica a gestire il lavoro con la famiglia».

Mausoleo Teodorico, 44mila euro dal ministero per migliorare il percorso di visita

Resterà l’attuale accesso accanto alla guardiola con il servizio di accoglienza, uscita sul retro direttamente alla Palazzina dove si trovano bookshop, bagni e punto di informazione turistica

Il ministero per i Beni e le attività culturali ha disposto l’assegnazione di un finanziamento per il sito “I monumenti paleocristiani di Ravenna” che prevede il sostegno per la predisposizione di servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico e per azioni di miglioramento della sicurezza. Il Comune di Ravenna ha presentato un progetto, frutto del lavoro condiviso con la Direzione Musei Emilia-Romagna e la Soprintendenza di Ravenna, mirato alla valorizzazione del percorso di visita al Mausoleo di Teodorico a cui è stato assegnato un finanziamento di euro 44mila euro, circa un sesto del totale messo a disposizione per i 55 siti italiani.

Il progetto è costituito da una serie di interventi volti alla riqualificazione della fruizione del Mausoleo di Teodorico, mettendo a punto uno spazio ordinato a servizio dei visitatori. Interventi di risistemazione di alcune strutture e potenziamento degli apparati informativi mirano a migliorare l’accessibilità al monumento e a facilitare la fruibilità dei servizi aggiuntivi offerti dal complesso di biglietteria e bookshop. L’obiettivo è quello di sviluppare un percorso di visita coerente e di piacevole svolgimento che preveda il mantenimento dell’attuale accesso accanto alla guardiola con il servizio di accoglienza, l’avvicinamento al monumento dalla rampa principale davanti all’ingresso e l’uscita sul retro utilizzando un vecchio accesso che conduce direttamente alla Palazzina dove si trovano appunto i servizi: book shop, bagni e punto di informazione turistica, nonché l’accesso al parco pubblico retrostante

È prevista una schermatura e un orientamento attraverso piantumazione di essenze che consentano una migliore lettura del sito e il ripristino di elementi funzionali al percorso, per esempio il rifacimento del sottofondo e dei cordoli e la posa dello stesso basolato in pietra con eventuali integrazioni non solo per il decoro, ma soprattutto per la sicurezza dei visitatori. Una parte importante del progetto è anche l’ampliamento dell’accessibilità con specifica attenzione alle domande generate da chi ha bisogni speciali, a partire dalla segnalazione di ausili e scelte alternative di percorso; gli interventi di messa in sicurezza e di ottimizzazione degli accessi infatti costituiscono un ampliamento dell’accessibilità.

«Si tratta di un segno di attenzione importante del ministero rispetto ad un progetto che si pone in continuità con il percorso fatto – afferma Elsa Signorino, assessora alla Cultura – e scaturisce da un lavoro condiviso dai diversi soggetti che si occupano del sito Unesco di Ravenna: Direzione musei, Soprintendenza, Arcidiocesi e Comune, e guarda all’accessibilità, alla sicurezza e alla corretta lettura del nostro patrimonio monumentale».

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi