mercoledì
10 Settembre 2025

Coronavirus: Emilia-Romagna autorizza cassa integrazione in deroga con 38 milioni

A Bologna siglato il primo accordo di questo genere in Italia per fronteggiare gli effetti delle misure di contenimento della malattia sulle imprese. La cassa decorre dal 23 febbraio, avrà un mese di durata

Firma AccordoLe aziende private dell’Emilia-Romagna potranno accedere alla cassa integrazione in deroga a beneficio dei lavoratori subordinati il cui rapporto di lavoro sia stato sospeso in tutto o in parte o a cui sia stato ridotto l’orario di lavoro a causa degli effetti economici negativi conseguenti alle ordinanze per il contenimento del coronavirus. La possibilità vale anche per le imprese con unità produttive esterne all’Emilia-Romagna, ma con lavoratori subordinati residenti o domiciliati in regione. La cassa in deroga decorre retroattivamente dal 23 febbraio, ha la durata di un mese e potrà contare su 38 milioni di euro di risorse. L’accordo siglato oggi, 6 marzo, tra Regione, Organizzazioni sindacali e associazioni di categoria firmatarie del Patto per il Lavoro, è il primo di questo genere siglato in Italia.

La domanda deve essere presentata attraverso il sistema informativo dell’Agenzia per il lavoro regionale, anche attraverso i soggetti abilitati dalla normativa nazionale, allegando l’accordo e il modulo di autodichiarazione sul rispetto dei requisiti di accesso, reso disponibile dell’Agenzia stessa. Le domande, già compilate con le informazioni inserite nell’applicativo Sare, dovranno essere stampate attraverso l’apposita funzionalità, essere firmate dal legale rappresentante del datore di lavoro, in regola con la vigente normativa in materia di bollo,  e successivamente inviate via posta elettronica certificata all’indirizzo: arlavoro.servipl@postacert.regione.emilia-romagna.it. L’Agenzia inoltrerà il provvedimento di autorizzazione all’Inps.

I datori di lavoro accedono alla cassa integrazione in deroga solo se non possono fruire in concreto degli ammortizzatori ordinari (Cigo, Cigs, Fis e Fondi di solidarietà bilaterale), nonché dei diversi ammortizzatori in deroga di cui all’art 17 del D.L. n 9/ 2020, anche perché ne hanno già fruito nei limiti massimi previsti. I lavoratori beneficiari devono essere dipendenti alla data del 23 febbraio 2020.

Possono accedere alla cassa integrazione in deroga anche i lavoratori dipendenti da datori di lavoro che dispongono ancora di ammortizzatori “ordinari” ma che non sono in possesso dei requisiti soggettivi di accesso agli stessi, come per esempio quelli con una anzianità aziendale inferiore a 90 giorni.

I lavoratori subordinati vi accedono con qualunque forma contrattuale mentre per quelli a termine l’intervento di sostegno al reddito termina al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

I lavoratori somministrati possono accedere se prestano l’opera presso un datore di lavoro beneficiario di ammortizzatori anche ordinari per i propri dipendenti, mentre per quelli intermittenti vale, nei limiti delle giornate di lavoro concretamente effettuate, come emergenti secondo la media dei tre mesi precedenti.

I lavoratori agricoli possono accedere nei limiti delle giornate di lavoro svolte nello stesso periodo dell’anno precedente oppure se l’attività è iniziata in seguito, si fa riferimento alle giornate in cui si è lavorato di più, nei tre mesi precedenti.

I datori di lavoro che non possono accedere concretamente al fondo saranno ammessi alla deroga immediatamente, in attesa del Decreto nazionale che allargherà l’accesso al Fondo di integrazione salariale (Fis), che finanzierà la deroga su tutto il territorio nazionale per ulteriori due mesi, come annunciato dal Ministro. E’ previsto in seguito un ulteriore incontro delle parti firmatarie.

L’Agenzia regionale per il Lavoro e la direzione regionale dell’Inps, procederanno al costante monitoraggio dell’utilizzo delle risorse finanziarie. I firmatari si incontreranno nuovamente qualora emergessero casi non disciplinati dal presente accordo. La Regione metterà anche a disposizione un rapporto di monitoraggio.

Turismo, 1,5 milioni dalla Regione per la comunicazione appena terminata l’emergenza

L’assessore: «Il turismo è il settore più colpito, occorrono misure straordinarie». Le richieste al Governo in un documento

Master Internazionale In Turismo Relazionale Integrato 340x350«Il turismo è il settore maggiormente colpito dall’emergenza sanitaria legata al coronavirus. Occorrono misure straordinarie per tutta la filiera, a partire da un fondo nazionale di sostegno e da un piano strategico industriale per il rilancio del settore».

Così l’assessore regionale a Turismo e Commercio, il ravennate Andrea Corsini, rilancia le richieste contenute nel documento condiviso da tutte le Regioni e presentato nei giorni scorsi al Governo dal presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.

«Per far fronte alla situazione incerta determinata dagli effetti del Coronavirus, servono interventi straordinari, investimenti pubblici e attenzione alle nostre relazioni con i Paesi esteri con cui dobbiamo operare per rilanciare il turismo ed essere pronti a ripartire nel momento in cui questa emergenza sarà superata», sottolinea Corsini.

Per il rilancio del turismo, in particolare, oltre all’opportunità di introdurre, in condivisione tra Stato e Regioni, un piano strategico industriale, le Regioni stesse hanno proposto anche una serie di emendamenti da approvare in sede di conversione al decreto legge 9/2020 per rendere più efficaci le misure urgenti di sostegno del settore.

Nel dettaglio, si chiede di estendere l’ambito di applicazione degli interventi (di cui all’art. 8 del decreto) a tutte le imprese che operano nella filiera turistico-culturale e che hanno risentito degli effetti negativi dell’emergenza; quindi non solo alle imprese turistico-ricettive, agenzie di viaggio e tour operator già previste, ma anche al comparto termale e al settore fieristico, agli impianti sciistici, nautica da diporto, parchi tematici, siti museali, storici ed archeologici, a guide turistiche e esercizi pubblici e commerciali.

Inoltre, la sospensione dei versamenti relativi a imposte e tasse “va prorogata oltre al 30 aprile e fino al 30 settembre, mentre va introdotta la possibilità di rateizzare i pagamenti pregressi alla scadenza e occorre prevedere un accesso facilitato ai fondi di garanzia per le imprese della filiera turistica”.

Ancora più strategica – secondo la lettera – la necessità di promozione del sistema Paese e, in particolare, delle comunità provate dall’emergenza del coronavirus. Per questo il documento delle Regioni chiede al Governo di avviare azioni integrate a livello nazionale ed internazionale attraverso Enit, l’Agenzia nazionale del Turismo, accompagnando la promo commercializzazione con un rafforzamento della programmazione di attività che riguardano i beni ambientali e culturali, le rassegne, i festival nelle zone più colpite dall’emergenza sanitaria.

«Intanto, come Emilia-Romagna- continua Corsini- stiamo già lavorando a un piano di comunicazione straordinario che finanziamo con 1,5 milioni di euro, da far partire non appena sarà terminata l’emergenza sanitaria. Interesserà il mercato italiano con lo scopo di promuovere fin da subito il recupero della domanda interna, mentre per il mercato internazionale abbiamo già attivato una cabina di regia con altre Aziende di promozione turistica. E con la Commissione turismo nazionale stiamo ipotizzando anche altre misure sempre per stimolare la domanda interna come il credito d’imposta sulle spese che le famiglie sosterranno in vacanza per trasporto pubblico, alberghi, campeggi e ricettività in generale, ingressi nei musei e siti culturali».

Per quanto concerne il settore fieristico “si ritiene necessario un piano straordinario ad hoc”: sia diretto a favore dei quartieri e degli organizzatori, sia indiretto a favore dell’indotto. Alla Commissione europea andrà chiesta l’erogazione di contributi a fondo perduto per far fronte agli extra-costi che derivano dalla nuova calendarizzazione degli eventi, prestiti ponte a tasso zero, sostegno alla liquidità e voucher per i partecipanti.

Infine, per tutta la filiera turistica “sono fondamentali anche gli interventi già chiesti per il sostegno alle altre imprese: dagli investimenti nel digitale, al sostegno al reddito e alla salvaguardia dei posti di lavoro con l’attivazione di cassa integrazione in deroga per tutti i lavoratori del comparto, allo sblocco delle procedure per l’avvio delle grandi infrastrutture”.

A Cervia in luglio Massimo Ranieri, Ficarra e Picone e anche Francesco De Gregori

Gli eventi di piazza Garibaldi. Il grande cantautore presenterà i suoi grandi successi con band

Image0Il Comune di Cervia annuncia i grandi eventi dell’estate.

In piazza Garibaldi in luglio arriveranno Massimo Ranieri, con lo spettacolo “Sogno e son desto” (sabato 11), i comici Ficarra e Picone per celebrare i loro 25 anni di carriera (sabato 18) e, novità dell’ultima ora, anche Francesco De Gregori (sabato 25), tra i più importanti cantautori della storia in Italia.

Quello di De Gregori sarà un concerto di “greatest hits”, con la band composta da Guido Guglielminetti (basso e contrabasso), Carlo Gaudiello(tastiere), Paolo Giovenchi (chitarre), Alessandro Valle (pedal steel guitar e mandolino) e Simone Talone(percussioni).

I biglietti  saranno disponibili su TicketOne.it.

Caso positivo di coronavirus a Bagnacavallo, il sindaco: «Tutto sotto controllo»

Si tratta di un 45enne impiegato in un’azienda della Bassa Romagna. Proni: «Importante rispettare la privacy»

12(17)«Ci teniamo a ribadire che la situazione è sotto controllo da parte delle autorità sanitarie». Lo dichiara oggi (6 marzo) il sindaco del Comune di Bagnacavallo Eleonora Proni, all’indomani della notizia del terzo caso di positività al cosiddetto coronavirus. Si tratta di un uomo di circa 45 anni residente nel territorio del comune di Bagnacavallo.

L’uomo, impiegato in un’azienda del comparto ortofrutta della Bassa Romagna, è in quarantena nella propria abitazione e le sue condizioni sono definite buone. In isolamento anche i famigliari e una decina di colleghi, per precauzione.

«In questi giorni – scrive Proni – siamo costantemente impegnati nella tutela del diritto alla salute di tutti noi e al contempo vogliamo ricordare l’importanza di rispettare la privacy delle persone coinvolte. Sono convinta che una comunità come la nostra saprà affrontare la situazione con la coesione e la civiltà che la contraddistinguono».

Non mandavano i figli a scuola alle elementari: 6 persone denunciate

Indagini della polizia locale su una ventina di nuclei familiari per l’anno scolastico 2018-19. Quest’anno sono una decina. I controlli partono dalle segnalazioni degli istituti

Nature People Girl Forest 12165La polizia locale della Romagna Faentina ha denunciato alla procura della Repubblica sei persone per inosservanza dell’obbligo di istruzione dei minori: nel corso dell’anno scolastico 2018-19 non hanno ottemperato all’obbligo di mandare i propri bimbi alla scuole elementari. Le indagini hanno interessato venti nuclei familiari, mentre quest’anno il numero è sotto la decina. L’attività dei vigili ha preso le mosse dalle segnalazioni arrivate dagli istituti scolastici cittadini che, a seguito delle ripetute assenze dalle lezioni, hanno indicato i giovanissimi che non partecipavano senza giustificato motivo alle lezioni della scuola dell’obbligo.

La normativa attuale consente d’intervenire a livello penale, solo per la mancata frequenza delle scuole elementare da parte dei bimbi, in quanto la norma attuale, pur prevedendo l’obbligo anche per l’istruzione superiore non ha però previsto alcun tipo di pena per l’inottemperanza della stessa. Le indagini in questi casi durano sempre diverse settimane, in quanto lo scopo principale è sempre stato e rimane quello di cercare di far riprendere la frequentazione delle scuole elementare ai bimbi: «Gli operanti – si legge nella nota diffusa dalla polizia locale – usano l’estrema ratio della denuncia penale, solo quando le famiglie continuano a ignorare anche le diffide verbali e formali che vengono sempre notificate ai genitori esercenti la potestà genitoriale dei piccoli». Il comune denominatore di molte di queste vicende è la scarsa percezione dell’utilità della frequenza della scuola dell’obbligo.

Coronavirus: l’Engim lunedì riapre a Ravenna con corsi online

Effettuate le prove generali con studenti e insegnanti

Engim Emilia Romagna riapre, virtualmente, le sue sedi di Ravenna e Cesena.

Nella giornata di venerdì 6 marzo si sono effettuate le prove generali dei corsi on line con studenti e insegnanti per permettere a tutti di partecipare alle attività didattiche in tempi di emergenza coronavirus.

Lunedì 9 marzo le lezioni riprenderanno, on line, a pieno regime.

«I ragazzi – si legge in una nota dell’ente di formazione – sono emozionati e pronti per questa nuova opportunità offerta dal web».

Le lezioni comprenderanno sia dimensioni teoriche che laboratoriali e i ragazzi potranno interagire grazie alla piattaforma G Suite.

Un documentario su Dante e Ravenna da promuovere in tutto il mondo – IL TRAILER

In venti minuti un viaggio attraverso i luoghi storici citati, implicitamente e non, nella Divina Commedia

Lucifero Mosaci ContemporaneiIn vista del VII centenario dantesco, cosa c’è di meglio per far conoscere da vicino anche ai più lontani le meraviglie di Ravenna di un prodotto multimediale condivisibile a livello mondiale? Da questa esigenza nasce perciò Itinerari danteschi a Ravenna. Antichi luoghi, nuove emozioni, un video documentario scritto e diretto dal regista videomaker riminese Giacomo Banchelli e la ravennate Vitaliana Pantini, che in soli 20 minuti guida lo spettatore attraverso i luoghi storici visti – forse – dal poeta e citati, implicitamente e non, nella Commedia.

Il progetto, patrocinato dal Comune di Ravenna, vuole essere un omaggio al Sommo Poeta, ma non solo: mira a raggiungere le associazioni dantesche di tutto il mondo, per divulgare l’importanza e la bellezza dei siti di Ravenna e far conoscere l’anima dantesca che contraddistingue la città ormai da decenni.

Per rendere il video culturale e turistico fruibile a tutti, Nicola Strocchi ha costruito il sito www.danteinravenna.com attraverso il quale, da venerdì 6 marzo, sarà possibile vedere il trailer in italiano e in inglese (1,30 minuti) e acquistare, o noleggiare per 24 ore, la versione intera in italiano e in inglese.

A oggi è disponibile anche un trailer in tedesco, che sarebbe stato presentato nei prossimi giorni alla Fiera Internazionale del Turismo di Berlino, annullata per l’emergenza Covid-19. È in previsione la traduzione del filmato in lingua greca, risultato del gemellaggio tra l’Assessorato del Turismo di Ravenna e Salonicco. Sempre in visione di una maggiore internazionalizzazione dei rapporti turistici di Ravenna, il video verrà portato all’Expo di Dubai 2020, nel quale è previsto uno stand dedicato unicamente a Dante.

«Quando ancora 5 anni fa lavoravo all’Ufficio del Turismo – spiega Pantini – mi sono resa conto che non esisteva un prodotto del genere, una sorta di breve guida che mostrasse dove ha vissuto Dante, e non solo». Il documentario infatti, il primo con questo taglio e dal respiro internazionale, dispiega in undici capitoli i tesori ravennati, senza tralasciare gli otto monumenti Unesco, sicuramente ammirati dal poeta, o «la pineta in su ’l lito di Chiassi» (la Pineta di Classe), citata per descrivere il Paradiso Terrestre nel XXVIII canto del Purgatorio.

Si parte dalla Tomba di Dante e il Quadrarco di Braccioforte, continuando nella vicina Basilica di San Francesco, dove nel settembre 1321 si tennero i funerali del Sommo Poeta, per continuare verso i Chiostri Francescani, il Museo Dantesco e il Centro Dantesco; dopo un excursus sulla vicenda intorno alle ossa del divin poeta, la “visita” prosegue alla Biblioteca Classense, per continuare alla Basilica di Santa Maria in Porto e alla Pineta di Classe. Un capitolo è dedicato alle antiche abitazione di Ravenna, dove soggiornarono famiglie come i da Polenta o Traversari. Per completare il tour, non può mancare una breve sosta alla collezione di mosaici moderni “Inferno e Paradiso” esposti al Museo Tamo.

In provincia un’impresa su 5 è femminile, dato stabile. Sette su 10 sono individuali

Report annuale sulle aziende in cui è donna almeno il 50 percento tra proprietari, soci o amministratori. Il Comune più rosa è Cervia

ParitageneredonnauomoLe imprese femminili in provincia di Ravenna sono una su cinque tra quelle operative (34.401). I dati, elaborati dall’ufficio Studi della Camera di Commercio, si riferiscono al 31 dicembre 2019. L’incidenza percentuale del 21,1 si avvicina alla media regionale (21,2), ma rimane inferiore di più di un punto e mezzo rispetto a quella nazionale (22,7). Si definiscono “imprese femminili”, le imprese in cui la presenza di donne tra proprietari, soci o amministratori è preponderante, ovvero aziende in cui la partecipazione di genere femminile nei posti di comando risulta complessivamente superiore al 50 percento.

Nel confronto con la stessa data del 2018, la consistenza delle imprese “in rosa” ha subito una leggera diminuzione, equivalente a 49 unità in meno. In termini relativi, la flessione corrisponde ad un -0,7 percento, un pochino meno accentuata rispetto al calo riscontrato per il totale provinciale delle imprese attive, che in termini di variazionepercentuale ha subito una flessione complessiva pari a -1,2 percento.

Analizzando il dato all’interno dell’Emilia-Romagna, la provincia che evidenzia il “tasso di femminilizzazione” più   elevato è quella di Ferrara con il 23,1 percento; all’opposto Reggio Emilia, con un tasso pari a 19 percento. Ravenna si colloca al sesto.

In provincia di Ravenna il comparto a maggior presenza femminile risulta quello delle “Altre attività di servizi” (comprendente attività quali lavanderie, estetiste, parrucchiere ecc.), ove oltre la metà delle imprese del settore (59,7 percento) è femminile; altri settori ad elevata presenza femminile sono “Sanità e assistenza sociale” (41,7) e “Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione” (34,6), “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (30,5) ed il “Commercio” (25,9).

Entrando nel dettaglio comunale, si evidenzia il più alto tasso di femminilizzazione per il comune di Cervia (23,5 percento) e il più basso per Massa Lombarda (16,5), subito seguito da Cotignola (16,7).

L’analisi delle imprese femminili per natura giuridica mostra come il 68,4 percento siano imprese individuali, il 15,6 percento società di persone e il 14,4 società di capitali; molto più contenuta la scelta di strutturarsi in forma di cooperativa o di consorzio. Le ditte individuali continuano ad essere la grande maggioranza delle imprese femminili ravennati e rappresentano una componente importante del sistema imprenditoriale femminile ravennate. Nonostante la lieve flessione del totale delle imprese femminili, le società di capitale femminili sono in contro tendenza e sono notevolmente aumentate, mettendo a segno una variazione percentuale positiva, pari a +5,2 percento rispetto all’anno prima.

Per quanto riguarda la movimentazione, cioè la nati-mortalità, nel corso del 2019, in provincia di Ravenna si sono iscritte complessivamente 558 imprese femminili e ne hanno cessato volontariamente l’attività in 569, evidenziando così un piccolo saldo negativo pari a -11 (al netto delle cosiddette cancellazioni di ufficio, cioè quelle di tipo puramente amministrativo), saldo negativo meno accentuato rispetto a quello riscontrato nel corrispondente periodo dell’anno precedente (per il gennaio-dicembre 2018 il saldo netto era stato pari a -58 unità).

Infine, approfondendo l’analisi, in provincia di Ravenna il 9,1 percento del totale delle imprese femminili sono anche giovanili, cioè imprese la cui percentuale di partecipazione di giovani under   35 è superiore al 50 percento. Per quanto riguarda la nazionalità, sono 863 le imprese femminili straniere, in crescita nel tempo e rappresentano l’11,9 percento del totale; 541 sono di nazionalità extra-comunitaria, cioè quasi il 63 percento.

Il Comune ai cittadini: «Basta con la paura del virus sui social, danni al turismo»

Le indicazioni dell’amministrazione per affrontare la crisi. L’invito per tutti è di usare il nome della malattia solo per informazioni ufficiali e continuare a postare foto delle bellezze della città

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Massimo Medri

Il Comune di Cervia chiede a tutti i cittadini «e amici della città», nonché agli imprenditori, di «non utilizzare sulle proprie pagine social termini come paura e similari, e di utilizzare la parola coronavirus solo per le comunicazioni doverose e sanitarie». La pubblica amministrazione cervese traccia le linee della comunicazione ai tempi della Covid-19 (il nome ufficiale della malattia causata dal virus Sars-Cov-2): «Limitarsi a diffondere le informazioni che lo stesso Ministero ci ha imposto di divulgare».

Bandita la paura e largo all’ottimismo: «Chiediamo a tutti nelle pagine dedicate al turismo, e alle proprie attività turistiche su social e siti, di continuare a pubblicare notizie e foto che diffondano nel web le bellezze di questa città, proprio in un momento così delicato è importante non dimenticarsene».

Per quanto riguarda la comunicazione a livello di città, il Comune ha deciso con Cervia Turismo e Destinazione Romagna «di investire un cospicuo budget al termine dell’emergenza, come da indicazioni della stessa Destinazione Romagna, che è da due settimane al lavoro per costruire una massiccia campagna». Già la settimana scorsa è stato organizzato un “Tavolo del Turismo” straordinario in cui si è iniziato a parlare di questo, in questi giorni è stato chiesto alle associazioni di categoria di inviare le loro idee e linee guida per costruire insieme la comunicazione per la stagione in arrivo.

L’amministrazione ritiene che sarà utile coordinare la comunicazione in tutta la Regione, «evitando di farsi prendere dalla fretta di comunicare, magri utilizzando termini sbagliati o divulgando messaggi di apertura troppo prematuramente per avere effetto».

Allenamenti a porte chiuse per “agonisti”, a distanza di 1 metro per “sport di base”

Ecco il testo del decreto anti-coronavirus per quanto riguarda le attività sportive. Le società sono tenute a effettuare controlli tramite personale medico

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Un’immagine dei calciatori del San Pietro in Vincoli mentre si allenano

Il Comune di Ravenna, dopo alcune richieste di chiarimenti, invia alla stampa il testo completo della lettera c, comma 1, articolo 1 del decreto della presidenza del Consiglio dei ministri del 4 marzo sul contenimento del coronavirus.

Un testo che avevamo già riportato in questo articolo ma che per molti non è chiaro e che di fatto scarica le responsabilità sulle società (e in particolare sul personale medico delle società). Nei settori giovanili, inoltre, non è così semplice capire la differenza tra “atleti agonisti” e “sport di base e attività motorie in genere”. Ecco comunque il testo completo.

«Sono sospesi altresì gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato; resta comunque consentito, nei comuni diversi da quelli di cui all’allegato 1 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° marzo 2020, e successive modificazioni (zona rossa, ndr) lo svolgimento dei predetti eventi e competizioni, nonché delle sedute di allenamento degli atleti agonisti, all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico; in tutti tali casi, le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus COVID-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano. Lo sport di base e le attività motorie in genere, svolte all’aperto ovvero all’interno di palestre, piscine e centri sportivi di ogni tipo, sono ammessi esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della raccomandazione di cui all’allegato 1, lettera d) (distanza di sicurezza personale di almeno un metro, ndr)».

Chiusura poste a Porto Corsini, il sindaco: «Illegittimo, passeremo alle vie legali»

Una lettera dell’Amministrazione ha inviato una lettera ai responsabili

Ufficio Postale Porto CorsiniL’amministrazione comunale di Ravenna ha inviato una lettera al legale rappresentante, al responsabile relazioni istituzionali territoriali e al responsabile della filiale di Ravenna di Poste italiane, per evidenziare la netta contrarietà alla chiusura della filiale di Porto Corsini.

«Ritengo inaccettabile la decisione di chiudere l’ufficio postale di Porto Corsini – dichiara il sindaco Michele de Pascale – presa nonostante i diversi incontri col management di Poste Italiane, un’assemblea pubblica e una petizione nelle quali abbiamo esposto con decisione la contrarietà dell’amministrazione e dei cittadini. A questo punto abbiamo deciso di scrivere nuovamente a Poste Italiane, ribadendo la nostra posizione e la nostra ultimativa richiesta di mantenere aperto l’ufficio. Qualora la risposta dovesse essere negativa, adiremo alle vie giudiziali poiché riteniamo la decisione della chiusura dell’ufficio postale di Porto Corsini illegittima e che sussistano valide motivazioni perché Poste italiane la riesamini. Nel frattempo è nostra intenzione chiedere ai parlamentari del nostro territorio di fare anche un’interrogazione con l’obiettivo di chiedere chiarimenti anche in sede parlamentare sulla decisione presa».

Scuola, si spera nella cassa integrazione per gli educatori delle cooperative

E anche il Comune di Ravenna sta valutando l’ipotesi di interventi a domicilio, in aiuto alle famiglie

Sostegno 622091.660x368Cosa succederà a quei lavoratori che non possono lavorare a causa della chiusura delle scuole per l’emergenza coronavirus? La questione martedì 3 marzo è arrivata in consiglio comunale a Ravenna grazie a due question time.

Il tema riguarda in particolare gli educatori che lavorano per le cooperative che non hanno potuto appunto lavorare e che il Comune paga in base ai servizi erogati, secondo quanto previsto dall’appalto. In consiglio comunale sindaco e assessora all’istruzione hanno ribadito l’interesse del Comune di fronte a questa «debolezza del sistema».

«Stiamo cercando di attenuare tutto quello che sta arrivando da un’emergenza senza precedenti – ha specificato l’assessora Ouidad Bakkali -. Si tratta di chiusure che non si erano mai viste e che hanno peraltro un grande punto interrogativo in prospettiva. Abbiamo partecipato a tavoli con enti gestori del sistema integrato e sindacati di categoria e siamo tutti d’accordo che la strada maestra resta la cassa integrazione in deroga proprio per i lavoratori colpiti dall’emergenza coronavirus. Inoltre stiamo pensano a intervenire per andare anche in aiuto della famiglie, a partire da quelle che hanno minori con handicap, con interventi degli educatori a domicilio, stiamo valutando nuove progettualità».

Sempre sollecitata su questi temi, Bakkali specifica anche che non è all’ordine del giorno un’eventuale riduzione del contributo alle scuole cattoliche private convenzionate. «La nostra è una compartecipazione che è lungi da coprire il costo per bambino. Un’eventuale riduzione aprirebbe un problema nella tenuta del rapporto di coesione e anche nei confronti dei loro lavoratori».

Il Comune quindi non intende lavarsi le mani dei lavoratori della scuola delle cooperative a cui ha appaltato pezzi di servizio (e che, ha specificato il sindaco, sarebbe impossibile internalizzare anche volendo per i vincoli rispetto al personale degli enti locali), ma nemmeno farsene direttamente carico almeno al momento. E la speranza, come per gli altri, resta nel nelle risorse statali e regionali.

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