Il gruppo Sva-Gamberini amplia l’insediamento accanto al Pala De Andrè: cantiere affidato al consorzio Arco, apertura a dicembre 2020. Edificati in tutto 16mila mq. In arrivo tra gli altri i marchi Globo e Saponeria
È partito nei giorni scorsi il cantiere per la realizzazione del parco commerciale Teodorico nell’area tra viale Europa e via Canale Molinetto, accanto al Pala De Andrè alla periferia est di Ravenna.
Le aperture sono previste per dicembre 2020 ma ci sono già le prime ufficializzazioni per alcuni dei marchi che arriveranno: dai cinquemila metri quadrati di Globo (calzature) agli 800 mq di Saponeria (prodotti per la persona e la casa), passando per Emmedì (discount), Arca Planet (benessere e alimentazione per animali), Happy Casa (arredo e casalinghi). Sono in corso trattative per arrivare alla firma con altri due marchi: un punto vendita di abbigliamento e un locale di una catena di ristorazione.
Si tratta dell’ampliamento dell’adiacente parco commerciale Teodora che già oggi ospita diversi negozi di varie dimensioni e un supermercato Coop. E la struttura seguirà quella già esistente: non un centro commerciale con galleria unica ma diverse attività commerciali distinte, ognuna con il proprio ingresso autonomo.
L’intervento disegnato dall’architetto Ettore Rinaldini è su un lotto che complessivamente misura 63mila mq. Circa 16mila quelli che verranno occupati da edifici. Fotovoltaico sulle coperture, pavimentazioni drenanti per la raccolta delle acque piovane.
Data la natura delle opere e l’atteso aumento di afflussi di auto e persone, il progetto prevede anche alcune modifiche alla conformazione della viabilità circostante. Sarà ampliata la rotonda esistente all’incrocio tra viale Europa e via Canale Molinetto e ne verranno realizzate due nuove. Una in viale Europa all’incrocio con via Travaglini e l’altra in via Canale Molinetto da dove partirà una strada parallela a viale Europa come accesso al parco. Sul fronte prospiciente a viale Europa verranno realizzati anche numerosi nuovi parcheggi – in totale fra privati e pubblici saranno un migliaio di posti auto – che potranno servire anche per il futuro palazzetto dello sport.
L’investimento complessivo sui 30 milioni di euro è sostenuto dalla società di sviluppo immobiliare Paco, che riunisce il gruppo Sva-Gamberini e il consorzio Arco Lavori. «Parte ora il cantiere di un progetto che presentammo nel 2004-05 – afferma Gianmarco Gamberini del gruppo Sva –. Purtroppo questo mette in mostra in maniera chiara quello che è il problema del sistema Italia, non solo di Ravenna: imprenditori disposti a investire ci sono, ma devono poi fare i conti con tempi così lunghi dovuti a tutte le pratiche e alla lentezza delle procedure autorizzative». Tempi biblici che a volte possono essere difficili da credere all’estero per chi è abituato diversamente: «In alcuni incontri con il Comune abbiamo fatto partecipare dei partner con cui avevamo fatto accordi perché non avessero il dubbio che fossimo noi a temporeggiare».
Per quanto l’ampliamento arrivi molto dopo l’intenzione espressa, Gamberini si prepara ad affrontare la cosa con un certo ottimismo: «Quando realizzamo il Teodora era una scommessa in una zona della città che sembrava troppo distante dai flussi. Oggi invece ci ritroviamo con i marchi che hanno appena rinnovato gli accordi per altri dodici anni. Questo dimostra che è stata una scommessa vincente». A proposito di marchi, per il Teodorico si era vociferata la possibilità di accogliere Decathlon: «La catena è interessata a Ravenna ma i loro insediamenti solitamente avvengono su supercifici che non erano compatibili con le strutture del nostro progetto. Restiamo in contatto e si vedrà se nel futuro ci saranno evoluzioni».
Nel futuro potrebbe esserci anche un albergo adiacente ai parchi Teodora-Teodorico: «Il terreno c’è e un’ipotesi di progetto anche – afferma Gamberini –. L’arrivo del nuovo palazzetto potrebbe renderlo un investimento interessante per questioni sportive ma anche fieristiche. Staremo a vedere».
La sciagura stamattina presto a Bagnara di Romagna, in via Pilastrino
foto di repertorio
Incidente mortale questa mattina verso le 7.30 a Bagnara di Romagna in via Pilastrino. La vittima è un giovane di 22 anni, originario di Solarolo, sbalzato fuori dalla sua Panda dopo che l’auto si è schiantata fuori strada. Sul luogo del sinistro sono intervenute due ambulanze del 118 e dei mezzi dei Vigili del Fuoco che non hanno potuto che constatare il decesso del ragazzo (fonte Ansa.it).
Un ragazzino di 13 anni presidiava due sculture di sabbia in via Corrado Ricci
In via Corrado Ricci, nel pomeriggio di venerdi 6 dicembre personale della Polizia Locale ha rintracciato un minore tredicenne di nazionalità romena, lasciato a presidio di due sculture di sabbia e ad una piccola valigetta per la raccolta delle offerte dei passanti. I soldi, che ammontavano a un centinaio di euro sono stati sottoposti a sequestro.
Gli immediati accertamenti hanno consentito, poco dopo, di rintracciare e sottoporre a perquisizione due parenti del minore, entrambi incensurati e residenti a Casteggio (PV), che al momento in cui sono stati rintracciati stavano riposando in auto. I due adulti sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria per il reato di impiego di minori nell’accattonaggio.
Intervista a Giancarla Tisselli di Psicologia urbana e creativa. «Insegniamo tecniche per migliorare la comunicazione empatica: dietro la rabbia ci sono tanti altri sentimenti, come la paura»
Giancarla Tisselli, psicologa e psicoterapeuta, è tra le fondatrici dell’iniziativa “Io mi sento” promossa dall’associazione Psicologia urbana e creativa
In occasione della giornata modiale contro la violenza sulle donne, la dottoressa Giancarla Tisselli, psicologa e psicoterapeuta, ci ha presentato l’attività di Psicologia Urbana e Creativa, l’associazione di cui fa parte, e il progetto “Io mi sento”, volto a prevenire la violenza psicologica. Di questo e molto altro abbiamo parlato con lei.
Dottoressa Tisselli, che cos’è Psicologia urbana e creativa e di cosa si occupa? «Psicologia urbana e creativa è un’associazione nata sei anni fa da un gruppo di psicologhe e psicologi che avvertivano il desiderio di entrare in contesti sociali maggiormente bisognosi di intervento, come la famiglia e la scuola. Siamo partiti dal tema del femminicidio, che è in realtà la punta dell’iceberg di tutta una serie di prevaricazioni di un genere sull’altro, per affrontare diverse tematiche: dal gioco d’azzardo, all’assistenza psicologica per le famiglie con malati di SLA, al dialogo con le scuole, con cui collaboriamo attraverso “Pluriverso di genere”, un percorso formativo rivolto ai docenti sull’accettazione delle differenze sociali di ogni tipo.
“Io mi sento”, invece, riguarda specificamente il maltrattamento psicologico ed è volto a insegnare tecniche per migliorare la comunicazione empatica: dietro la rabbia, infatti, ci sono tanti altri sentimenti che possono essere espressi, come la paura, il senso di colpa, o il bisogno di essere amati, ed è importante che le persone prendano coscienza di essi per poter agire in maniera più assertiva ed empatica nel confronti degli altri.»
A quali modelli fa riferimento il vostro progetto originario? «Il progetto nasce dalle esperienze norvegesi “Alternative to Violence”: la regione Emilia Romagna ha chiamato alcuni psicologi di Oslo che da più di trent’anni tengono corsi specifici sul tema, a cui alcuni di noi hanno partecipato. L’idea di fondo è che alla violenza c’è sempre un’alternativa, che è responsabilità di chi la compie e non di chi la subisce e che essa si configura non solo come un gesto fisico, ma anche come un atteggiamento mentale di prepotenza. Noi, come associazione, insegnamo a riconoscerla e a fermarla, gestendo la rabbia in modo che gli agìti non siano aggressivi. L’assertività è un concetto legato alla comprensione dei propri bisogni e alla richiesta gentile ed empatica delle proprie necessità, allo scopo di salvaguardare le buone relazioni in contesti familiari, educativi e lavorativi.»
Qual è stata la risposta della cittadinanza ai vostri corsi? «Quando abbiamo iniziato i corsi siamo partiti rivolgendoci alle donne e abbiamo avuto una risposta molto positiva; il coinvolgimento maschile è venuto di conseguenza, perché le donne spesso portavano i loro partner, i fratelli o i figli, e così abbiamo attivato il corso per gli uomini, che ha avuto anch’esso un notevole riscontro. Ad oggi teniamo gruppi di circa venticinque persone, sia per gli uomini che per le donne».
Qual è secondo lei il principale ostacolo che impedisce agli uomini che ne avrebbero bisogno di partecipare al vostro corso? «In genere è l’attaccamento alle proprie logiche e idee, basato sulla convinzione che il valore di un essere umano consista esclusivamente in ciò che pensa. In realtà gli uomini, al pari delle donne, sono individui interiormente ricchi di emozioni, capacità, competenze e affetti, per cui il loro indentificarsi soltanto con le proprie convinzioni è riduttivo. Chi lo fa, pensa che rimanere aggrappati alle proprie logiche sia una questione di forza e che con essa si possa ottenere tutto, ma finisce per nevrotizzarsi e imporre le proprie ragioni su quelle degli altri in una sorta di gerarchia in cui collocare se stessi al vertice. Sono proprio queste le persone che avrebbero bisogno di conoscere meglio i propri sentimenti e la propria ricchezza interiore emotiva».
Perché secondo lei le donne subiscono violenza? Com’è cambiato il fenomeno nel tempo? «Le donne subiscono violenza perché immerse da millenni in un sistema patriarcale in cui un genere prevale sull’altro e in cui l’uomo ripropone un modello di forza e la donna di accoglienza e passività. Questi stereotipi, nel corso del tempo e nelle varie culture, si sono concretizzati nella tendenza alla sottomissione: basti pensare alle società antiche, come quella greca, in cui la donna stava nella domus e l’uomo nella polis, vale a dire che l’uomo faceva le leggi e la donna doveva ubbidire perché non aveva voce pubblica. Nel tempo, ci siamo accorti che i desideri, i bisogni e i talenti delle donne chiedevano di essere espressi; probabilmente il genere maschile ha vissuto questo cambiamento come una minaccia alla propria superiorità gerarchica – imposta tramite la prepotenza – immaginando, a volte inconsciamente a volte in modo più lucido, che con la forza si possa ottenere tutto.
Io credo che il cambiamento che stiamo vivendo in questi ultimi anni sia anche più forte della rivoluzione del ’68: ci muoviamo verso una parità che passa da dentro le case, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro e di aggregazione sociale, sollecita tutta la società. La forza delle relazioni, dei rapporti affettivi, della solidarietà, della gentilezza e della riconoscenza fra le persone sono i nuovi significati. Solo il superamento di molti stereotipi può portare alla consapevolezza che non esiste nessuna gerarchia tra uomo e donna, che entrambi sono di uguale importanza e che l’idea di parità passa attraverso l’accettazione della diversità come risorsa».
Quanto è importante, in un mondo che punta sull’apparenza e sulla corporeità, concentrarsi sull’interiorità e ascoltare i propri bisogni, imparando a conoscersi e ad autogestirsi? «È molto importante! A tal proposito, facciamo attività nelle scuole per insegnare alle ragazze e ai ragazzi l’importanza dell’introspezione, della conoscenza di sé e della ricerca dei talenti personali. L’idea di fondo è sempre quella della ghianda, presente in ognuno di noi, che deve poter crescere fino a diventare quercia. In questo percorso di scoperta, i genitori sono fondamentali. Non bisogna scoraggiarsi se i ragazzi guardano sempre più spesso a modelli di riferimento esterni, come gli influencer: i genitori rimangono ancora il principale punto di riferimento di un figlio perché sono persone reali, concrete, che non si celano dietro uno schermo, che trasmettono sentimenti veri, e proprio per questo hanno molta più “influenza” dei personaggi mediatici. È importante poi che gli adulti abbiano fiducia nella propria capacità pedagogica, stando molto attenti a non sviluppare un io negativo nel figlio, ad esempio con critiche che finiscono per nuocere alla ricerca di una identità autentica. Allo stesso tempo, non possono pensare che il loro riscatto sociale avvenga attraverso l’esaltazione incondizionata dei figli, perché ognuno ha diritto a essere se stesso, e per questo è importante valorizzare le capacità e i talenti dei bambini, senza proiettare su di loro le proprie aspirazioni».
C’è ancora molta disinformazione e pregiudizio sul disagio psicologico? A che punto siamo? «Oggigiorno in realtà è sempre più accettato l’utilizzo dello psicologo per farsi aiutare, soprattutto dai giovani che lo vivono come una possibilità per chiarirsi le idee. È anche meno patologizzato, perché è comunemente risaputo che nelle altre nazioni la psicoterapia è molto più frequente , generalizzata e utilizzata come strumento di supporto in caso di difficoltà o incertezza su tematiche emotive. Pensiamo all’aumento di casi di panico degli ultimi tempi: il panico non è altro che un ingorgo emotivo che impedisce di accedere alla parte razionale di sé: quando non ascoltiamo le nostre emozioni, le trascuriamo, esse bussano con forza per farsi sentire. Il ruolo dello psicologo è importante perché insegna ad ascoltare l’interiorità, l’inconscio, i sogni, e ad avere un atteggiamento comprensivo verso le emozioni: questo impedisce al panico di riproporsi.
A volte poi, le nostre emozioni sono condizionate dai complessi, cioè emozioni complicate che abbiamo vissuto nella nostra infanzia, per cui è difficile distinguere emozioni “guida”, come la consapevolezza di ciò che ci piace e non ci piace, da emozioni “complesse” del nostro vissuto infantile, per cui ad esempio ci blocchiamo di fronte alle cose sulla base di un’esperienza del passato. La psicoterapia aiuta a far luce anche su questi aspetti. Prendersi la responsabilità delle proprie azioni e cercare di migliorare l’efficacia espressiva e relazionale fa parte dei percorsi di conoscenza di sé».
Quanto pesano le parole nelle dinamiche di coppia, familiari e in generale relazionali? «Le parole vanno a definire l’identità. Quando diciamo “Tu sei”, “Tu fai”, già commettiamo violenza perché andiamo a definire l’altro entrando nella sfera della sua identità. Offendere, deridere, indebolire, svalutare sono atteggiamenti di maltrattamento psicologico e si configurano come un tentativo di abbassare l’identità e il valore insito nella persona con cui ci interfacciamo. Parafrasando il titolo del libro di Marshall Rosenberg, possiamo dire che le parole sono finestre se sono empatiche, altrimenti sono muri che chiudono le relazioni interpersonali».
Si tratta di un 46enne trovato in possesso di 71 grammi di droga e 700 euro
La Polizia di Stato, nell’ambito di un servizio straordinario di controllo del territorio nel comprensorio lughese ha arrestato B.A., 46enne cittadino lughese, per il reato di detenzione ai fini spaccio e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina.
Nel corso del loro servizio i poliziotti hanno sottoposto a controllo di due persone che si trovavano a bordo di una Audi Q5, che transitava nella zona.
Il passeggero del veicolo è risultato in possesso di una dose di cocaina, del peso di 2 grammi e della somma di 4250 euro; nella circostanza l’uomo ha dichiarato agli agenti di aver appena acquistato dal conducente del veicolo la cocaina che gli era stata sequestrata.
Un approfondito controllo del conducente, e proprietario del veicolo, identificato per il 46enne cittadino lughese B.A., ha consentito ai poliziotti di rinvenire e sequestrare ulteriori 700 euro e un involucro che portava addosso contenente 71 grammi di cocaina.
L’uomo è stato condotto negli uffici del Commissariato di Lugo e dichiarato in arresto per il reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e, dopo le formalità di legge, trasferito alla Casa Circondariale di Ravenna a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Il consigliere uscente e ricandidato nel Pd: «Abbiamo sempre fatto un lavoro di squadra e dialogato con tutte le parti sociali sui diversi temi, un metodo che mi sentirei di suggerire anche al governo nazionale…»
Consigliere uscente, Gianni Bessi è oggi ricandidato per il Pd al consiglio regionale. Noto soprattutto negli ambienti economici per il suo impegno in questo settore (in particolare sul tema del gas e dell’off-shore, ma non solo), direttore della scuola di formazione politica Sottosopra, in consiglio regionale è stato membro delle commissioni Bilancio e Affari Istituzionali, Politiche economiche, Pari Opportunità, e vicepresidente della commissione speciale sulle cooperative spurie. Impossibile non partire da un breve bilancio di questo primo mandato.
Quali sono secondo lei i risultati più importanti ottenuti?
«Sicuramente al primo posto c’è il patto per il lavoro firmato dal presidente Bonaccini nel 2015 coinvolgendo associazioni datoriali, sindacati, mondo del volontariato, Università. Ha previsto interventi nelle crisi aziendali e fondi per la formazione e altre misure volte ad attenuare gli effetti ancora presenti della crisi del 2008. I dati sono lì a dirci che ha funzionato: dal 9 percento la disoccupazione è scesa sotto il 5 percento. Ma questo non deve bastarci, dobbiamo fare ancora meglio, soprattutto dobbiamo andare a vedere meglio quali diseguaglianze e quali disagi vivono le persone. Per me in particolare c’è poi il lavoro fatto per le Pari Opportunità, perché oltre naturalmente a finanziare tutta la rete di protezione per le donne vittima di violenza, ormai una vera e propria emergenza, c’è il grande tema della cultura della parità dei sessi, che deve riguardare anche gli ambienti di lavoro. Infine, sono molto contento del lavoro fatto in commissione Bilancio. E ci tengo a sottolineare come tutti gli obbiettivi siano stati raggiunti grazie a una grande lavoro di squadra».
A proposito di bilancio: negli ultimi mesi si hal’impressione che la Regione abbia speso tanto, più che in precedenza, per esempio per le scuole, il bonus nidi, il progetto di riqualificazione della costa. E l’opposizione ha gioco facile a dire che vi state pagando la campagna elettorale…
«Ma questo è dovuto ai meccanismi di funzionamento dell’ente. Ogni voce di bilancio corrisponde a una legge regionale che segue un proprio iter ed è quindi naturale che si vedano gli esiti adesso di lavori preparati in precedenza. Inoltre, va considerato che la misura del Res è stata superata dal Reddito di cittadinanza nazionale e si sono liberati 30 milioni di risorse che sono state spese sempre sul sociale e sul tessuto economico, per esempio con l’intervento sui nidi, ma anche sull’Irap per le imprese e con un’attenzione particolare ai territori montani: aiutare le imprese in quelle zone significa aiutare tutto il tessuto sociale ed evitare lo spopolamento. Un tema molto importante su cui dobbiamo continuare a lavorare. Ma ci tengo a dire una cosa che a noi sembra scontata ma non lo è: ovunque abbiamo investito lo abbiamo fatto per tutti e non solo per determinate categorie».
Il governo centrale vi sta dando una mano o vi sta piuttosto complicando la vita per questa campagna elettorale?
«Sul governo, io sono stato da subito uno dei meno entusiasti dell’alleanza Pd-5 Stelle, adesso credo che dovrebbero magari utilizzare lo stesso metodo di lavoro che abbiamo noi in regione, basato sul lavoro di squadra e sul confronto tra chi davvero opera nei settori su cui vuoi intervenire. La Plastic Tax ne è stata un esempio: bisognava prima considerare le filiere produttive e del riciclo e poi intervenire».
Il fatto che ormai questa campagna elettorale abbia una valenza nazionale vi è o meno di aiuto?
«La valenza nazionale ce l’ha per come ha impostato la campagna elettorale Matteo Salvini e il nostro destra-centro, come è bene chiamarlo oggi, visto che Berlusconi è passato dal 25 al 5 percento dei voti. Quello che vedo di positivo è che si è tornati a un bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra, è importante quindi che noi ci presentiamo con una coalizione ampia e plurale. E come controcanto a Salvini vediamo nascere un movimento e un’attività sociale, fenomeno importante perché la politica nasce da lì. Non è un caso che le Sardine siano partite proprio da Bologna, un laboratorio importante dove c’è l’Università e centri culturali di rilievo».
Un po’ dove è iniziata anche la sua esperienza politica, nella Margherita? In questi anni turbolenti è mai stato tentato di lasciare il Pd?
«La mia passione politica è in effetti nata all’Università, quando frequentavo Scienze Politiche e ho avuto la fortuna di poter partecipare alla campagna elettorale del ‘96. Del resto per me l’Ulivo, il Pd, l’idea di un grande partito plurale capace di includere più culture non è in discussione. Quindi no, mai avuto tentazioni».
Cinque anni fa la campagna elettorale fu impostata in “ticket”, quest’anno da Ravenna ci sono due uomini, due nomi di peso come il suo e quello dell’ex assessore Andrea Corsini. Che campagna elettorale dobbiamo aspettarci?
«Ci sono quattro candidati a livello provinciale (vedi box p.5, ndr). Personalmente posso dire che sono stato molto felice del giudizio che l’assemblea del Pd ha dato sul mio operato chiedendomi di ricandidarmi. E farò una campagna incontrando persone, imprenditori, lavoratori come ho sempre fatto».
Se fosse eletto ma la coalizione dovesse perdere, come immagina l’opposizione?
«Per rispondere voglio citare il capitano dell’Uruguay prima della finale al Maracanà contro il Brasile ai mondiali del ‘50. Di fronte a tutti, che davano per vincente la squadra di casa, prima di entrare in campo, ai compagni disse: “Non ho mai perso una partita prima di giocarla”. E sinceramente mi sembra che la Lega pensi un po’ troppo di essere quel Brasile…».
Secondo l’ndagine congiunturale dell’ente camerale il numero delle aziende del settore è in calo dell’1,8 percento rispetto al 2018
L’andamento tendenziale del terzo trimestre del 2019 per l’industria manifatturiera in provincia di Ravenna segna un recupero dell’output produttivo, rispetto allo stesso periodo di un anno fa, che si associa ad una ripresa di tutte le altre variabili osservate, in contro tendenza rispetto a quanto invece rilevato nei precedenti trimestri dell’anno in corso.
È la sintesi dell’indagine congiunturale realizzata dalla Camera di Commercio di Ravenna in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna.
I risultati della rilevazione mettono infatti in evidenza che nel terzo trimestre del 2019 tutti i principali indicatori dell’industria in senso stretto della provincia di Ravenna sono positivi: nel periodo luglio-settembre 2019, la produzione industriale della nostra provincia evidenzia un aumento pari a 1,9 percento, crescita superiore a quella rilevata mediamente nel 2018, anno che si era chiuso in positivo con il buon risultato della maggior parte degli indicatori.
Alla dinamica positiva della produzione, si è associata quella del fatturato complessivo, che mette a segno una crescita tendenziale dello 0,6 percento, ritornando al segno positivo agganciato già a partire dal 2015; in lieve recupero anche la componente estera del fatturato, che genera uno 0,3 percento. Gli ordinativi complessivi ritornano alla tendenza positiva, con una buona crescita pari a 2,1 percento, rispetto all’analogo trimestre del 2018; inoltre, l’espansione del processo di acquisizione degli ordini ha coinvolto pure la componente estera (0,2 percento), anche se solo parzialmente.
In provincia di Ravenna continua la flessione nel numero delle imprese attive, sia in totale (-1,1 percento) che nel settore industriale (-1,8 percento) e come si evince dai valori relativi, per il comparto industriale la contrazione è stata un po’ più accentuata.
A fine settembre 2019 sono risultate 2.858 le imprese industriali attive della nostra provincia, con una diminuzione corrispondente a 51 unità in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente. L’incidenza percentuale, cioè il peso del settore manifatturiero sul totale delle imprese attive della provincia di Ravenna, risulta pari a 8,1 percento; 11,1 in Emilia-Romagna e 9,8 mediamente per l’Italia.
I nomi di Vandini e di due renziani tra i ravennati possibili in lizza per quei partiti che sostengono il governatore ma non presentano il proprio simbolo
Elezioni difficilissime, quelle dell’Emilia-Romagna, un po’ per tutti, ma forse più di tutti per il Pd, per quanto anche per i 5 stelle non si prospetti precisamente una passeggiata.
Ma il Pd è certamente quello che ha più da perdere. In primis naturalmente perché rischia di essere sconfitto dal centrodestra e perdere la Regione simbolo e, con la sconfitta, di far tracollare il governo già in equilibrio precario.
Ma i nemici per i dem non sono solo quelli dall’altra parte della barricata. E non sono nemmeno solo i colleghi di governo grillini. A far paura infatti c’è anche l’elemento nuovo di questa consultazione, quell’entità ancora non ben definita detta “Lista del presidente”che funzionerà come le altre, ma non avrà simbolo perché vi confluiranno quelle forze che sostengono il presidente ma non intendono presentare il proprio simbolo.
Tra queste ci sono sicuramente Italia Viva di Renzi e anche Italia in Comune di Pizzarotti. Lo scopo è attirare voti oltre lo schieramento, ma l’effetto sarà anche quello di un travaso di voti interno. Ognuno metterà i suoi uomini e le sue donne e farà campagna per loro. Sarà quindi una prima misurazione dei renziani, ma non solo, che potrebbero drenare molti voti dal Pd e cambiare gli equilibri in Assemblea. Una lista che sarà favorita anche dalla campagna elettorale di un Bonaccini che si presenta con manifesti non a caso senza alcun simbolo a suo sostegno.
Anche perché, va detto, ancora non è chiarissimo quanti ce ne saranno. Di sicuro a sinistra ci sarà Coraggiosa, che mette insieme “bersaniani” e Sinistra Italiana e parte del mondo civile e che, come tutti, potrebbe rivelarsi determinante. Ma il vero test questa volta riguarda la novità e, dentro la novità, le preferenze prese dai singoli candidati indipendentemente dall’elezione. Chi saranno i quattro volti ravennati candidati? Le trattative sono appunto in corso tra renziani e “pizzarottiani” e, tra i volti noti, non è escluso che possa essere candidato l’ex consigliere comunale grillino Pietro Vandini.
Ci sono ancora problemi sui materiali da utilizzare per l’argine di 11 ettari. Il cantiere partì nel 2012 e si prevedeva di completarlo nel 2014
Potrebbero concludersi nel 2023, vale a dire nove anni dopo quanto previsto inizialmente, i lavori nella pialassa Piomboni di Marina di Ravenna. La Regione Emilia-Romagna lo scorso 4 novembre ha concesso ad Autorità portuale una proroga di quattro anni alla validità della Valutazione di Impatto Ambientale concessa nel 2009.
Secondo quanto scritto da Ap nella richiesta, l’88 percento dei lavori è terminato. La medesima percentuale è indicata nell’atto del dicembre 2018, quando l’ente di via Antico Squero chiese un’altra proroga, quella volta di un anno. Va precisato che la percentuale è indicativa dell’indice economico del progetto: in altre parole i lavori sin qui realizzati hanno coperto l’88 percento dei 32 milioni di euro stanziati per l’intervento.
L’Autorità Portuale spiega che ciò che impedirebbe di completare i lavori sono problematiche per «l’utilizzo di parte dei sedimenti originariamente individuati che hanno ritardato la realizzazione delle opere previste, con la conseguente necessità di prevedere operazioni di cernita preliminari al loro utilizzo».
Prima il cambio di criteri ministeriali sul materiale usato in origine, che ne ha reso impossibile l’utilizzo, poi alcuni rilievi di Arpae: negli anni sono stati questi intoppi a fermare il progetto di separazione tra porto e Pialassa, un risanamento – così battezzato nel progetto ma contestato da molti – che si sarebbe dovuto concludere nel 2014, circa due anni e mezzo dopo il loro avvio. La proroga alla Via chiesta, e concessa dalla giunta regionale, è la più lunga mai arrivata.
La Valutazione di Impatto Ambientale che porta la data del 2009 sarebbe dovuta essere valida per cinque anni. Una prima proroga di tre anni è arrivata nel 2014 (quando emerse la questione del cambio dei criteri ministeriali di classificazione dei fanghi), a cui ne è seguita una nel 2017 di 18 mesi. Poi la terza del 2018. Infine quest’ultima, di ben quattro anni.
Il primo lotto del progetto – l’escavo a 9,4 metri del tratto di canale che corre tangente alla valle – è stato realizzato. A mancare è il completamento degli interventi ambientali, che il presidente di Autorità Portuale, Daniele Rossi, nel marzo scorso, durante una seduta del consiglio comunale, prevedeva fossero terminati entro l’inizio del prossimo anno.
Una proroga così lunga fa pensare che la proiezione è ottimistica. Anche perché – ha avvertito la Regione – il nuovo piano di utilizzo di materiale presentato da Ap dovrà prima passare il vaglio di Arpae. Autorità Portuale avrebbe già individuato alcuni sedimenti per riempire l’argine, provenienti però da un’area esterna al sito di diversa provenienza rispetto a quelli esaminati negli anni precedenti. Per questo il piano di utilizzo di tali materiali dovrà essere approvato dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente prima dell’avvio dei lavori.
In particolare c’è la necessità di completare il grande argine di separazione (11 ettari che saranno messi a servizio del porto). A fine lavori la pialassa Piomboni dovrebbe misurare 145 ettari, un terzo rispetto alla superficie sulla quale si estendeva nel 1954.
Sorprese nel parcheggio del locale di Castel Bolognese con portafogli, bancomat e due cellulari
Un portafogli, un paio di telefoni cellulari, una carta bancomat e una Postepay. È il bottino ritrovato dai carabinieri in possesso di due donne accusate quindi di aver derubato alcuni clienti della discoteca Le Cupole di Castel Bolognese.
La pattuglia del Norm è intervenuta nel corso di una serata dopo aver ricevuto diverse segnalazioni di alcuni furti. Giunti sul posto, i carabinieri hanno notato le due donne uscire di corsa dal locale verso il parcheggio e poi salire su un’auto. Il conducente ha poi dichiarato ai militari di non conoscere le due, che gli avevano però chiesto un passaggio verso Imola. Alla vista dei carabinieri una delle due ha cercato di disfarsi del portafoglio rubato, senza però riuscirci.
Le due non hanno poi saputo fornire giustificazione anche per le carte e i cellulari, che sono stati così riconsegnati ai proprietari, ancora nella discoteca e invitati dai carabinieri a denunciare le due ladre che sono state arrestate. Una delle vittime ha ricordato di aver visto le due ballare vicino a lei poco prima del furto.
L’arresto è stato convalidato il giorno dopo in tribunale a Ravenna, dove a carico delle due è stato poi disposto il divieto di dimora in provincia di Ravenna.
In via di Roma, a Ravenna. Il giovane ha fatto scattare l’allarme del negozio
Ha fatto scattare l’allarme e poi ha cercato di scappare in via di Roma ma è stato raggiunto dal vigilante e riportato all’interno del negozio dove è stato sorpreso con un giubbotto nascosto sotto il proprio, con ancora il dispositivo antitaccheggio e il cartellino di vendita.
È successo nel pomeriggio di ieri, 5 dicembre, all’Ovs di Ravenna. La polizia, giunta poi sul posto, ha denunciato per furto aggravato un ragazzo di 20 anni, italiano. Dovrà rispondere anche di “porto di armi od oggetti atti a offendere” in quanto è stato trovato in possesso di un paio di forbici lunghe 20 cm e di un cutter, di cui non è stato in grado di giustificare la presenza.
Il giubbotto, ancora integro, è stato riconsegnato al negozio.
Il bambino soffre di una malattia rara e dopo l’intervento negli Stati Uniti deve continuare terapie al costo di 300 dollari l’ora
In vista delle festività natalizie il Ravenna Fc ha deciso di promuovere una importante iniziativa benefica: saranno infatti messi in vendita i panettoni con il marchio della società giallorossa il cui ricavato verrà interamente devoluto in beneficenza a favore del piccolo Giovanni.
Giovanni è un bimbo veneto di tre anni con una malattia molto rara e poco conosciuta: l’emimelia tibiale, una malformazione che consiste nella parziale o totale assenza della tibia. Per potere vivere una vita normale ha dovuto affrontare un costosissimo intervento negli Stati Uniti e tutt’ora deve quotidianamente continuare delle terapie al costo di 300 dollari l’ora.
Quando Fillippo Lora, centrocampista giallorosso, ha raccontato questa vicenda, di cui si sono occupati anche i giornali nazionali nei mesi scorsi, la società si è prontamente attivata per lanciare l’iniziativa.
Immediato il riscontro da parte di Pineta, sponsor del Ravenna Fc, che ha contribuito fornendo la materia prima, i panettoni. Al resto ha pensato la solidarietà dei giocatori giallorossi che hanno personalmente studiato e confezionato il packaging. I panettoni saranno disponibili allo stadio in occasione delle gare casalinghe del Ravenna (8 dicembre e 22 dicembre) e presso alcuni partner di fiducia: Ristorante Hotel Classensis, Timida, Ristorante il Molinetto, Supporter Store, Ristorante Cristallo, Sporty e Ca di Claudio, ma la lista si sta integrando man mano tra i gli amici del club.
Al prezzo di 5 euro tutti i tifosi giallorossi potranno portarsi a casa un dolce della tradizione, ma soprattutto aiutare il piccolo Giovanni.