venerdì
18 Luglio 2025

Coop regala mille alberi al parco naturale di Cervia dopo la tromba d’aria di luglio

Nell’ambito della campagna di sensibilizzazione “Mosaico verde” a cui ha aderito il Comune

Drone Trombadaria Mima 4Nell’ambito delle attività di recupero delle pineta di Cervia e Milano Marittima devastata dalla tromba marina il 10 luglio scorso, Coop Alleanza 3.0 ha manifestato la disponibilità di mettere a dimora gratuitamente mille piantine e di garantirne attecchimento e manutenzione per due anni.

L’area individuata dall’amministrazione comunale è quella del Parco Naturale.

Coop Alleanza 3.0  ha affidato la gestione di iniziative ambientali ad “AzzeroCO2” una ESCo (Energy Service Company) esperta in temi ambientali e progetti di forestazione, che ha proposto lo sviluppo di tale iniziativa nell’ambito delle attività della campagna di sensibilizzazione “Mosaico verde”, alla quale il Comune ha aderito con la formalizzazione di un apposito protocollo d’intesa. Il progetto “Mosaico verde” dà la possibilità ai comuni italiani di beneficiare di un intervento gratuito di riqualificazione urbana, attraverso la messa a dimora di specie arboree autoctone in aree degradate o il miglioramento della gestione di aree verdi esistenti.

Quest’anno grazie alla campagna “Un nuovo socio un nuovo albero” – che prevede che per ogni giovane tra i 18 e i 25 anni che si fa socio, Coop Alleanza 3.0 si impegna a piantare un nuovo albero – sono finora 3.000 in totale gli alberi che verranno piantati.

Le prime tre aree di intervento sono state individuate nel Parco Nazionale del Gargano per riforestazione e prevenzione incendi; nel Parco Fiume Brenta per riforestazione con specie autoctone; e a Cervia appunto per riforestazione pinete secolari distrutte dalla tromba d’aria dello scorso luglio.

«La donazione di 1.000 piante è un patrimonio arboreo consistente – dichiara il sindaco Massimo Medri – e per questo ringraziamo Coop Alleanza 3.0  che si è dimostrata sensibile nei confronti del nostro territorio, fortemente devastato dalla tromba marina del luglio scorso. Abbiamo individuato come area di ripiantumazione quella del Parco naturale, luogo molto frequentato da cittadini e turisti, in particolare famiglie e bambini. È questa una testimonianza di quanto il nostro patrimonio boschivo sia nel cuore di tante realtà e grazie anche a queste iniziative siamo fiduciosi nella rinascita completa della nostra pineta».

Regionali: si presenta Coraggiosa, lista a sinistra del Pd ma che sostiene Bonaccini

Coordinata dall’ex europarlamentare Elly Schlein, unisce alcune realtà politiche e civiche. Tra i partiti coinvolti Mdp-Articolo 1, Sinistra Italiana, È Viva

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Gianluca Dradi con Elly Schlein

Ancora non c’è un programma nero su bianco e ancora non ci sono i candidati, ma ci sono nome, simbolo e, anche in provincia di Ravenna, un comitato elettorale in vista della Regionali del 26 gennaio.

La lista si chiama Coraggiosa e ha nel simbolo un cuore. L’ennesimo nuovo nome per l’ennesimo tentativo di riunire forze a sinistra del Pd, nel caso specifico in appoggio al candidato Stefano Bonaccini.

EllyAlla presentazione a Ravenna c’erano quindi esponenti locali di Mdp-Art. 1, Sinistra Italiana e altre realtà più o meno piccole come per esempio Sinistra per Ravenna e È viva, nella coalizione di centrosinistra a Palazzo Merlato.

A fare da testimonial Gianluca Dradi, preside del liceo scientifico, ex amministratore locale con i Ds, uomo di sinistra che nel suo prologo incentrato sul tema della crisi ambientale intrecciata con quella sociale non ha mancato di citare Papa Francesco. Ma Dradi ha anche colto l’occasione per fugare ogni dubbio rispetto alla sua presenza: «Credo nel progetto, credo nella persona che lo sta coordinando, Elly Schlein, e lo faccio senza alcun possibile ritorno personale visto che non ho intenzione di candidarmi».

La parola è quindi passata a colei che verosimilmente dovrebbe essere la capolista, appunto la Schlein, ex europarlamentare, alle ultime Europee rinunciò a più offerte di candidature (anche dal Pd, che lei aveva lasciato per entrare in Possibile con Pippo Civati) per una rielezione praticamente certa. L’obiettivo allora annunciato e oggi almeno in parte praticato era proprio quello di “federare” la sinistra, unire le forze in una forza ecologista, di sinistra, unitaria. Ed Elly Schlein ha tracciato i temi principali che si troveranno nel programma: transizione ecologica, distribuzione, attenzione alle zone più sofferenti, come quelle montane.

E il rapporto con il Pd? Non facile, ammette Schlein, ma noi saremo lì a parlare in modo chiaro per ottenere ciò che è possibile ottenere. E i punti di disaccordo non mancano, come noto. Dalla legge sull’urbanistica al grande tema delle infrastrutture, dalle energie rinnovabili ai temi della sanità. Eppure, nonostante questi distinguo, il nemico da battere è comune. E non si tratta di un semplice partito, ma di un’idea. Dice Schlein. Quella per cui in questi giorni la nuova giunta di centrodestra a Forlì ha bloccato i progetti nelle scuole per prevenire omofobia e violenza di genere in nome di una “difesa della famiglia tradizionale”.

Insomma, se non è un appello al voto utile poco ci manca: questa volta – è il messaggio a chi fosse tentato da altre liste di sinistra che sicuramente si presenteranno come Potere al Popolo – non si può non appoggiare il Pd perché in ballo ci sono i valori e le fondamenta che hanno reso grande questa regione. Non tutto va bene, ma si può, insieme, fare meglio.

«Questo è un progetto politico e civico insieme» dice Schlein chiedendo la mobilitazione di ogni presente (qualche decina) «la nostra speranza è quella di essere decisivi». Ed è vero che, secondo i sondaggi, anche pochi punti percentuali potrebbero fare la differenza per le due coalizioni.

Ravenna, la Consulta dei ragazzi e delle ragazze di Ravenna compie vent’anni

Il sindaco incontra i rappresentanti delle istituzioni in consiglio comunale

Consulta Dei Ragazzi
Una riunione della Consulta a Ravenna

La Consulta dei ragazzi e delle ragazze di Ravenna compie 20 anni. Domani, venerdì 29 novembre alle 9,30 nella sala del consiglio comunale si terrà la prima seduta della Consulta dell’anno scolastico 2019/20 alla presenza del sindaco Michele de Pascale.

Per ricordare i 20 anni interverrà Mirella Borghi, presidente di Unicef Ravenna e memoria storica della Consulta, in quanto l’ha tenuta a battesimo e l’ha seguita negli anni in qualità di pedagogista e dirigente comunale.

A seguire i rappresentanti degli istituti scolastici, gli studenti e le studentesse della quarta e quinta classe della scuola primaria fino alla terza classe della secondaria di primo grado, eletti democraticamente dai compagni di scuola, si riuniranno per presentarsi, candidarsi all’elezione del presidente e vice presidente, votare, avanzare istanze e temi da approfondire nelle successive sedute, ed esercitare così veri e propri esercizi di democrazia.

«La Consulta – si legge in un comunicato inviato alla stampa dal Comune – rappresenta un riferimento importante, un punto di ascolto dei bambini e delle bambine a cui dovrebbero riferirsi gli adulti, cittadini ed eletti, per le politiche e le scelte dell’Amministrazione comunale. L’obiettivo primario è quello di offrire anche a loro la possibilità di sperimentare forme di partecipazione che favoriscano il passaggio dalle aspirazioni e dai desideri di ciascuno, all’impegno comune per realizzarli».

Offese allo scrittore ebreo al cinema, Malpezzi: «Mi vergogno come sindaco»

Il primo cittadino manfredo esprime la sua solidarietà a Matatia dopo l’episodio raccontato su Facebook

Il sindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi, esprime la sua solidarietà allo scrittore ebreo Roberto Matatia e alla sua famiglia per le offese antisemite ricevute in pubblico al cinema. Matatia ha raccontato l’episodio con un post su Facebook e il primo cittadino ha usato lo stesso social network per mostrare la sua vicinanza: «Come sindaco di questa città mi vergogno per quanto accaduto. Ma sono certo che l’ignoranza non prevarrà. Faenza è altro».

Il post sulla bacheca di Matatia ha raccolto oltre seicento Like, oltre trecento commenti e più di un centinaio di condivisioni. Molti, anche comuni cittadini, hanno espresso il proprio dispiacere allo scrittore per le parole rivolte contro di lui.

Terremoto in Albania, il dramma vissuto da Ravenna: «Mia sorella dorme in giardino»

Tre albanesi trapiantati in città raccontano le vicende di parenti e conoscenti colpiti dal sisma

Terremoto Albania 2Sono scossi e comprensibilmente preoccupati gli albanesi a Ravenna che hanno parenti e conoscenti nella zona di Durazzo colpita dal terremoto ieri, 26 novembre. Nella notte la città, poco distante dall’epicentro del sisma, è stata svegliata da una scossa di magnitudo 6.4 che ha  fatto crollare molte case, causando centinaia di feriti e 27 vittime, numero che è desitato ad aumentare nelle prossime ore.

Mentre i soccorritori continuano a scavare tra le macerie, con il sostegno di unità speciali provenienti dai paesi limitrofi, tra cui l’Italia, gli sfollati cercano riparo da parenti e amici o confluiscono verso lo stadio della città, dove sono state allestite delle tende. Ma la paura continua, come ci racconta Mimoza Felahi che a Ravenna gestisce una casa famiglia per anziani: «A Durazzo ho una sorella e un fratello. Per fortuna stanno tutti bene ma la casa in cui vive mia sorella ha subito dei danni e hanno dovuto evacuarla, si teme possa crollare con le prossime scosse. Adesso dorme in giardino, vive in continuo stato di allerta». Una sorte differente è toccata invece ad altri edifici della città, costruiti in una zona bonificata dal governo in cui in passato si estendeva una palude: «In quell’area una palazzina è stata inghiottita dal terreno, due piani sono rimasti schiacciati e da sotto le macerie si sentivano le urla dei feriti». Su Facebook Mimoza ha raccontato il panico vissuto in diretta mentre era al telefono con la sorella e dall’altra parte la terra tremava.

Racconti drammatici che hanno raggiunto anche Edlira Sherifi, a Ravenna ormai da anni: «Mia sorella vive a Durazzo con la famiglia, in un palazzo di sette piani. Per fortuna è riuscita a evacuare in tempo e a trovare riparo a casa della suocera. Mio fratello, che vive a Vicenza, ha saputo da amici che due anziani, colti dal panico, si sono gettati dal balcone. Sono stati ricoverati d’urgenza all’ospedale».

«A Thumana, un villaggio vicino a Durazzo – ci racconta Miranda Kalefi, impiegata all’anagrafe di Cervia Informa –, ci sono moltissimi dispersi e quelli che sono sopravvissuti non vogliono andarsene. Io ho un fratello e dei parenti a Kavaje, un altro paese molto vicino a Durazzo. Martedì notte, alle 2, hanno avvertito una scossa e sono andati a dormire al pianterreno. Per fortuna lì non ci sono stati danni».

Il sollievo per i cari si mescola però alla consapevolezza delle tante persone che hanno perso tutto, e di una città che non esiste più: «Quasi tutti i palazzi sono evacuati e le persone vivono di fortuna, nelle macchine e dai parenti – conclude Mimoza –. Durazzo è diventata una città fantasma».

Il sindaco di Lugo si dimette dalla presidenza dell’Unione dei Comuni

Ranalli lascia l’incarico ricevuto a luglio dopo la tornata elettorale delle amministrative

Davide Ranalli

Il sindaco di Lugo, Davide Ranalli, si dimette dalla presidenza dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, carica che ricopriva da luglio dopo la tornata elettorale delle amministrative in molti dei nove municipi riunite nell’ente di secondo grado. L’annuncio ufficiale verrà dato stasera, 27 novembre, in occasione della riunione del consiglio dell’Unione.

Tra i primi a commentare le dimissioni c’è Rudy Capucci, coordinatore di Fratelli d’Italia nella Bassa: «Crediamo che queste dimissioni possano essere occasione di rilancio del progetto dell’Unione dei Comuni, riteniamo che un territorio tanto complesso e articolato come il nostro debba essere rappresentato in maniera unitaria in consessi superiori come quelli Regionali e nazionali con il fine di poter ambire a finanziamenti e progetti di una certa dimensione nell’interesse dei cittadini. Crediamo inoltre che questa possa essere l’occasione di rilanciare il progetti importanti che i cittadini aspettano da anni, come il collegamento tra i principali Comuni attraverso una rete di piste ciclabili, un servizio di  trasporto pubblico più efficiente, il rinnovamento infrastrutturale e fognario del territorio».

Controlli a scuola: in tre giorni sequestrati 1,5 grammi di hashish e 38 di metadone

Squadra mobile, guardia di finanza e polizia locale impegnati nel progetto per il contrasto allo spaccio lanciato dall’ex ministro Salvini

Scuola FaenzaContinua il progetto “Scuole sicure” avviato dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per il contrasto allo spaccio di stupefacenti in ambito scolastico e nelle giornate del 19, 20 e 21 novembre l’attività ha riguardato alcuni istituti di Lugo, Faenza e Ravenna: agenti della squadra mobile di Ravenna, una unità cinofila antidroga della guardia di finanza di Ravenna e la polizia locale hanno sequestrato 1,5 grammi di hashish e 38 di metadone.

Pioggia nera alle Bassette: «Fuoriuscita di carbonio da un’azienda del polo chimico»

L’esito del sopralluogo di Arpae, che esclude però «particolari conseguenze per l’ambiente»

Attachment 2019 11 27T102251.215Nella mattinata di oggi, mercoledì 27 novembre, su segnalazione del Consorzio di Bonifica della Romagna, Arpae è intervenuta a seguito della ricaduta al suolo di polvere nera a nord della zona industriale di via Bassette di Ravenna, caso segnalato ai giornali dal consigliere territoriale Gianluca Benzoni.

Durante il sopralluogo è emerso che si è trattato di una fuoriuscita di carbon black (carbonio microcristallino utilizzato come pigmento per colorare la gomma) dall’azienda Orion Engineered Carbon di via Baiona 170, a Ravenna.

«La fuoriuscita è avvenuta a causa di un errore umano – sottolinea in una nota Arpae –: durante ordinarie operazioni di riduzione di sovrapressione nei filtri che trattengono il carbon black, parte di questo è stato scaricato su di un filtro in quel momento in manutenzione, escluso dal ciclo produttivo e con la portella aperta. Da tale filtro è avvenuta la fuoriuscita del carbon black».

Attachment 2019 11 27T102253.844Dai primi accertamenti di Arpae, considerata la limitata area interessata (zona Idrovora Consorzio di Bonifica), il tipo di materiale (carbonio) e le favorevoli condizioni meteorologiche che hanno evitato la dispersione della polvere in atmosfera (pioggia a partire dalle ore immediatamente successive all’evento), “non sembrano esserci state particolari conseguenze per l’ambiente”, si legge nella nota inviata alla stampa.

L’Azienda si è attivata già nella mattinata per eseguire le operazioni preliminari di pulizia delle aree coinvolte.

L’Emilia-Romagna della Lonely Planet: mosaici e ceramica tra le 16 cose imperdibili

Dal 5 dicembre in libreria la guida di 450 pagine dedicata alla regione: un capitolo per ogni capoluogo

78415622 836466530119467 1127189664046776320 OEsce il 5 dicembre nelle librerie d’Italia la prima guida turistica della Lonely Planet, un’istituzione nel settore che detiene il 50 percento del mercato italiano, dedicata all’Emilia-Romagna. Cinque autori raccontano in circa 450 pagine i vari volti della vacanza in regione. «Dalle montagne dell’Appennino alle spiagge infinite della Riviera, passando per le città d’arte: la varietà dell’Emilia Romagna è la sua ricchezza, l’accoglienza che riscalda il cuore è la sua anima». Questo l’incipit della pubblicazione.

Disponibile per ora solo in italliano, la guida dedica un capitolo ad ogni capoluogo di provincia e il suo territorio. Tra i 16 elementi che rendono l’Emilia-Romagna una meta imperdibile compaionio Ravenna con i suoi mosaici Unesco, le spiagge e le pinete infinite, Faenza con la tradizione delle botteghe ceramiche e i monumenti del centro storico.

Elezioni regionali: ecco i quattro candidati del Pd della provincia di Ravenna

Sono i consiglieri uscenti Bessi e Rontini, l’assessore Corsini e Mirella Dalfiume

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Da sinistra: Corsini, Dal Fiume, Barattoni, Rontini, Bessi

La direzione del Partito Democratico, riunitasi ieri sera (26 gennaio), ha indicato i candidati del PD della provincia di Ravenna per le prossime elezioni regionali del 26 gennaio.

Correranno nella lista Gianni Bessi, 52 anni consigliere regionale dell’attuale legislatura, Andrea Corsini, 55 anni che ha ricoperto il ruolo di assessore regionale al Turismo e Commercio, Mirella Dalfiume, 63 anni coordinatrice delle Donne Democratiche, e Manuela Rontini, 41 anni anch’essa consigliera regionale uscente.

Il segretario provinciale Alessandro Barattoni ha commentato ringraziando prima di tutto Mirco Bagnari che invece non si ricandiderà per le prossime consultazioni: «Ringrazio Mirco – ha detto – per tutto il lavoro svolto in questi anni e per le competenze e la passione che ha saputo mettere a disposizione di tutti i cittadini emiliano-romagnoli. Capisco la sua scelta personale e gli sono grato per la dedizione che finora ha dedicato all’amministrazione pubblica e al nostro partito».

«Abbiamo messo in campo – prosegue il segretario – una squadra forte per la quale c’è grande apprezzamento, siamo pronti per affrontare la sfida che ci aspetta. Abbiamo programmi innovativi ancorati a valori solidi. C’è un clima positivo e una grande mobilitazione a sostegno di Stefano Bonaccini. Il prossimo importante appuntamento sarà sabato 7 dicembre a Bologna (Bonaccini ha invitato tutti in piazza Maggiore, ndr) dove saremo tantissimi insieme al nostro presidente che ha chiesto l’impegno di tutti, perché è con l’impegno di tutti che siamo diventati quello che oggi è e rappresenta l’Emilia-Romagna in Italia e nel mondo».

Da tutta la provincia di Ravenna partiranno (attorno alle 14) pullman da prenotare allo 0544 281611 o presso i Circoli del Partito Democratico

 

«In un mondo globalizzato non ha più senso distinguere casa “nostra” da casa “loro”»

La docente universitaria Eugenia Baroncelli sullo stato della cooperazione internazionale, il ruolo dell’Ong, della Banca mondiale (dove ha lavorato per sei anni) e i riflessi della crisi del 2008 sugli aiuti

Baroncelli
Eugenia Baroncelli

Eugenia Baroncelli, ravennate, è professoressa associata al dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna e docente alla laurea magistrale in International Cooperation on Human Rights and Intercultural Heritage (I-Contact): tutti i corsi sono in lingua inglese, un’alta percentuale di iscritti non a caso viene dall’estero, un po’ da tutti i continenti, e c’è chi segue il corso a distanza, anche grazie agli strumenti digitali di didattica innovativa di Unibo, perché già impegnato in missioni sul territorio. Un corso di laurea magistrale che ha sede a Ravenna e rappresenta un unicum nel panorama nazionale, un’eccellenza per la città.

Baroncelli si occupa di cooperazione internazionale, ha lavorato alla Banca Mondiale e ha all’attivo una lunga serie di pubblicazioni, l’ultima delle quali, per Routledge, incentrata sulla collaborazione tra Ue e Banca Mondiale sul tema dello sviluppo.

Professoressa Baroncelli, che figure escono da questa laurea magistrale?
«L’obiettivo è quello di formare profili con una formazione interdisciplinare, che coniughi il tema della cooperazione allo sviluppo con quelli, fondamentali, della tutela dei diritti umani e dei diversi patrimoni culturali. L’attenzione ai diritti degli esclusi e alla promozione di un approccio co-evolutivo alla tutela dell’inter-culturalità sono fiori all’occhiello del corso ravennate. Tramite il corso, gli studenti acquisiscono conoscenze nel campo dello sviluppo, acquisendo al contempo un approccio pragmatico, volto a supportarne la formazione in ottica professionale. Le figure che il corso forma comprendono, ad esempio, quella di consulente per lo sviluppo, manager di progetti internazionali di sviluppo, ricercatore, advisor di istituzioni internazionali o nazionali, sia nell’ambito pubblico, a qualsiasi livello, sia nel privato, che è in crescita e comprende oltre alle Ong anche imprese private. Riuscire a coinvolgere finanziatori privati è, tra l’altro, una delle tendenze in atto, i cui effetti potranno essere apprezzati nel tempo».

Molte Ong sono state di recente sotto attacchi politici e non, con accuse provate di comportamenti colpevoli e accuse invece mai dimostrate per esempio di facilitare l’immigrazione clandestina. Sono lo strumento ideale per intervenire in teatri di guerra o comunque di crisi umanitaria?
«Pur non essendo un’esperta del no-profit, che è una galassia enorme e in continua evoluzione, penso di poter dire che le Ong hanno un ruolo fondamentale nei processi di mobilitazione dal basso sia negli stati donatori, sia all’interno dei paesi in via di sviluppo. Le energie e la capacità di auto-organizzazione della società civile sono una misura fondamentale della reattività dei cittadini. Tuttavia, il riferimento generico alla categoria Ong non ha molto senso, sarebbe come parlare in generale di stati o di multinazionali. Il tema meriterebbe risposte specifiche sulle diverse realtà. Detto questo, sono sempre più numerosi i casi di cooperazione tra Ong e organizzazioni internazionali nelle situazioni di crisi umanitaria e nei progetti di sviluppo. In molti casi le Ong sono il primo punto di accesso per gli ultimi e gli esclusi e sono un attore fondamentale nel raccoglierne i bisogni per trasmetterli agli attori pubblici. Le Ong rappresentano, in molti casi, uno dei lati positivi della crescente compenetrazione tra pubblico e privato nella cooperazione internazionale».

A cosa è dovuto questo aumento del settore privato?
«Occorre ovviamente distinguere, dato che del privato fanno parte anche imprese for profit. La crisi globale del 2008 e l’impatto sui bisogni interni agli Stati ha comportato uno spostamento di risorse dalla cooperazione alle necessità interne. All’elemento fattuale della crisi si sono poi unite dinamiche politiche che hanno fatto leva sugli effetti dello shock economico per attivare paure latenti, soprattutto nei confronti dei migranti, dentro gli elettorati. Si tratta di dinamiche complesse, che hanno portato in effetti a un ridimensionamento del pubblico e a un ampliamento dell’imprenditoria privata nei finanziamenti allo sviluppo».

Le Ong stanno quindi supplendo alle mancanze delle istituzioni? Penso in particolare al Mediterraneo e alle operazioni di salvataggio dei naufraghi.
«Il problema è che l’Ue non è stata in grado di dotarsi delle competenze per gestire un problema che invece è eminentemente regionale. E così le risposte finiscono per essere di tipo bilaterale, o mini-laterale. Ci si limita al Paese nelle cui acque territoriali si trova a transitare il natante, o a spostare il problema delegandone la gestione ai paesi di transito, un approccio che non va nella direzione auspicata dalla visione multilaterale della cooperazione allo sviluppo promossa dall’Onu. Abbiamo 75 anni di esperienza alle spalle, in cui molto si è appreso in materia di tutela multilaterale dei diritti dell’individuo. Abbiamo ereditato un grosso bonus di saggezza, e penso anche ai valori civili promossi attraverso il processo di costruzione dell’Europa unita. Purtroppo adesso siamo di fronte a un momento di rallentamento dell’integrazione, di ripiegamento delle opinioni pubbliche, e di crisi delle leadership, sia nel cuore dell’Europa, che in ambito transatlantico».
Ue a parte, come è possibile che l’Italia che fa parte dell’Onu sottoscriva patti con la Libia sui campi di prigionia dei migranti che vengono condannati da agenzie dell’Onu stessa, come l’Unhcr? Non c’è un cortocircuito logico, politico e forse giuridico?
«Sembra che ora il governo italiano stia ridefinendo quegli accordi. Come dicevo prima, ha prevalso la via bilaterale su quella regionale o multilaterale, con l’aggravante che gli accordi sono stati stretti con un interlocutore in condizioni estremamente precarie, il “non-sistema” libico. E questo è per la verità un problema di tutte le autorità che negoziano con paesi in via di sviluppo dove sono in atto conflitti militarizzati, e più in generale caratterizzati da elevata fragilità istituzionale. Quando si interviene e si finanzia una parte in causa occorre fare particolare attenzione, diversamente si rischia di diventare complici. Per questo sono fondamentali organismi come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati».

A proposito di organizzazioni internazionali, lei ha lavorato per 6 anni presso la sede centrale della Banca Mondiale a Washington, e poi si è occupata di questa organizzazione, e dei suoi rapporti con l’Ue, anche nel suo ultimo libro The European Union, the World Bank and the policimaking of aid. Spiega a noi profani qual è il ruolo oggi di questo ente e come è cambiato?
«Si tratta della più grande banca multilaterale di finanziamenti allo sviluppo, cui aderiscono 189 paesi. In origine era certamente il principale finanziatore, oggi non è più così, anche se resta l’unico a base multilaterale. Ci sono nuovi soggetti regionali che si stanno affermando, come la Ndb (New Development Bank, anche detta Brics Bank, voluta da Cina, Brasile, Sudafrica e Russia). Queste banche tuttavia, hanno una vocazione regionale – e non sono in grado di finanziare – come invece fa la Banca Mondiale – progetti su scala globale (penso ai fondi fiduciari per il contenimento delle pandemie o ai fondi per la gestione delle emergenze umanitarie). Inoltre, esse hanno uno stile molto diverso di finanziamento, e non condizionano i paesi creditori al rispetto dei principi di buona governance e tutela dei diritti umani che contraddistinguono invece i finanziamenti della Banca Mondiale. Per questo ritengo che la collaborazione tra organizzazioni internazionali che condividono uno stile di azione improntato al rispetto per i diritti fondamentali degli individui e ai criteri della buona governance sia di crescente rilevanza per il futuro. Anche se più strade dovrebbero essere battute per migliorarle, la Banca Mondiale e la Ue hanno molti aspetti positivi. Se ben perseguiti, i frutti della loro cooperazione nel sostegno allo sviluppo rivestiranno una importanza crescente nel nuovo contesto globale».

Quanto spende l’Italia per la cooperazione internazionale? I finanziamenti sono in calo o in aumento?
«L’Ocse si era posta l’obiettivo dello 0,7 percento rispetto al Pil, anche se la media è ferma allo 0,31 percento e l’Italia è addirittura allo 0,24. Per fortuna ci sono paesi come Svezia e Regno Unito che invece superano l’1 percento. Ma a fronte di un generale rallentamento, ci sono paesi come gli Emirati Arabi che invece hanno aumentato le donazioni (anche se non la trasparenza di questi finanziamenti)».

Ma questi aiuti che scopo devono avere? Qual è la filosofia? Dobbiamo “aiutarli a casa loro” solo per evitare che “vengano a casa nostra”? È davvero questa la soluzione e lo scopo?
«Eviterei di generalizzare e porrei invece l’accento sulla necessità di fornire risposte adeguate ai diversi tipi di bisogni. Da un lato occorre fare di più per l’integrazione e l’inclusione entro i paesi industrializzati, dall’altro non ha senso fermare flussi di persone che passano attraverso le frontiere. Non si possono costruire muri in eterno, così come non si può vivere in sistemi chiusi al resto del mondo: l’integrazione è in atto e crescerà ulteriormente, si tratta di capire come gestirla. Oggi il sistema multilaterale di cooperazione allo sviluppo ha molti più strumenti ed esperienza rispetto al passato, dobbiamo saperli usare. Mi sentirei di dire che il sostegno allo sviluppo e all’inclusione vanno perseguiti dove ce n’è bisogno. Soprattutto occorre capire che la cooperazione allo sviluppo è un investimento per il futuro per tutti, perché viviamo in un mondo globale dove avrà sempre meno senso distinguere tra “casa nostra” e “casa loro”».

Da Ravenna a Betlemme, tornano i concerti di Natale dell’orchestra “europea” di Olmi

Il 9 dicembre al teatro Alighieri. Per l’occasione si esibiranno anche 170 bambini delle scuole elementari e medie

Young Musicians European Orchestra
Lunedì 9 dicembre alle 21 il tradizionale Concerto di Natale promosso da Emilia Romagna Concerti e dal Comune di Ravenna approda per la prima volta al Teatro Alighieri con molte conferme e alcune novità.
Come ogni anno il Concerto fa parte di una serie di iniziative musicali che dopo le tappe italiane di Ravenna, Forli (7 dicembre) e Cervia (8 dicembre) toccheranno la Chiesa di Santa Caterina alla Natività di Betlemme (11 dicembre) e la Chiesa di Notre Dame di Gerusalemme, sotto la direzione artistica del Maestro Paolo Olmi.
Sul palcoscenico del Teatro Alighieri si esibirà come sempre la Young Musicians European Orchestra, diretta per l’occasione dal giovane Maestro Matteo Parmeggiani e accompagnata da tre solisti: l’oboista Simone Fava, “storico” primo oboe dell’Orchestra, il violinista Vikram Sedona, a vincitore di concorsi internazionali, e il violoncellista francese Bruno Philippe, già avviato a una carriera concertistica e discografica di livello mondiale.
Al termine del concerto 170 piccoli coristi provenienti dalle scuole Guido Novello, Mordani e Randi di Ravenna, dalla scuola primaria e secondaria Castiglione di Ravenna, dalla San Vincenzo di Lugo e dalla scuola Primaria e Secondaria di Modigliana e Tredozio intoneranno tre canti di Natale preparati dalle loro insegnanti per la gioia di parenti, nonni e genitori.
Il Concerto di Ravenna ha anche una grande valenza solidale: a tutti i partecipanti è richiesto di portare beni di prima necessità quali pasta, biscotti, the, caffè, olio di semi e d’oliva, o prodotti per l’igiene personale come shampoo, bagno schiuma, dentifricio e spazzolini da denti.
Tutto il materiale ricavato sarà raccolto e distribuito dalla Caritas di Ravenna e dal Banco Alimentare alle persone e alle famiglie in difficoltà  in occasione delle festività natalizie.
Da alcuni anni poi, la presenza in Terra Santa della Young Musicians European Orchestra è anche un’occasione per incontrare bambini, medici e famiglie del Caritas Baby Hospital, la struttura che si prende cura gratuitamente di tutti i bambini israeliani, palestinesi e giordani. Il concerto sarà anche l’occasione effettuare offerte da devolvere all’ospedale.
I biglietti per il concerto hanno un costo che varia da 5 a 30 euro e si possono acquistare presso la Biglietteria del Teatro Alighieri oppure online sul sito http://www.teatroalighieri.org.

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