mercoledì
16 Luglio 2025

Il meteorologo: «Fa caldo come in estate, ma è uno scempio climatico»

L’ottobre a cui stiamo assistendo è l’ennesimo indice del cambiamento di questi anni: «Temperature da record ma è meglio non gioirne»

Randi«Più che il 21 ottobre, è l’82 agosto». Così il meteorologo Pierluigi Randi, con una battuta, definisce la congiuntura climatica attuale. «Su vaste aree della Romagna stiamo solcando il limite de 25 gradi all’ora di pranzo, il che  presuppone che nel corso del pomeriggio si giunga a valori estivi (quelle di una volta beninteso)». Randi, che è il fondatore di MeteoRomagna, affida le sue riflessioni ad un post su Facebook.

Il record del giorno più caldo di ottobre – anche se con dinamiche diverse – è stato il 24ottobre dello scorso anno, quando si  registrarono temperature fino a 30 gradi, picchi che però erano dovuti ad una condizione eccezionale: venti di fohn. Molto caldi ancheil 24 ottobre 2006 (26/27 gradi sulla costa) e il 25 ottobre 1999, in questo caso i 28 gradi si raggiunsero tra Cesena o Rimini.  «Siamo lì – dice Randi – , ma raggiungere o superare o meno un record ha importanza relativa. Il problema grosso è un altro, e cioè il solito, sintetizzato dal panorama continentale delle anomalie termiche attuali e quello dell’anomalia mensile di temperatura media (ottobre) fin qui raggiunta». Non bisogna gioire – avverte Randi – «per questi scempi. I nodi verranno al pettine e paraltro mica finisce qui».

Via alla festa di Pezzolo, i motori veri protagonisti della sagra

“Autoshow” con vecchie macchine modificate,  raduno di auto tuning “Volume Alto” e “Monomarcia Show”

Attachment 2019 10 21T122535.705L’appuntamento con la “Festa di Pezzolo” è per domenica 27 ottobre, giorno della tradizionale Sagra dedicata alla Madonna, organizzata dalla Parrocchia e dal Circolo Anspi Accanto alle celebrazioni religiose di domenica mattina e alla passeggiata col Gruppo di cammino della Casa della Salute di Russi (ritrovo ore 9.00 presso Circolo ANSPI), il programma conferma i tanti avvenimenti “motoristici”, e non potrebbe essere altrimenti visto che è stata proprio questa Sagra ad alimentare una passione sfociata poi nella famosa e frequentatissima “Festa de Mutor” di giugno.

Oltre al tradizionale “Autoshow” con vecchie macchine modificate delle 14.00, sono previsti: il raduno di auto tuning “Volume Alto” (a partire dalle ore 10.00) e il “Monomarcia Show” (nel pomeriggio al termine dello spettacolo di autoshow) che altro non è che una gimkana motoristica riservata ai motorini monomarcia su terra.

Inoltre, non mancheranno gli intrattenimenti tradizionali, ovvero la “Pesca dei Sapori”, una pesca di beneficenza con soli generi alimentari, la mostra fotografica “In bicicléta” e naturalmente il fornitissimo Stand Gastronomico che dal primo pomeriggio inizierà a deliziare i presenti con piadine farcite con affettato o salsiccia, pizza fritta e caldarroste.

Una camminata serale in gruppo (con ristoro) per aiutare il reparto di oncologia

Terza edizione dell’iniziativa organizzata dall’associazione “Pedale Bianconero”: il ricavato dell’evento del 21 ottobre servirà per acquistare nuovi macchinari

Mde
mde

In occasione del mese della prevenzione dei tumori femminili tornano a Lugo i ragazzi del “Pedale Bianconero”, una società di appassionati di ciclismo con una forte presenza femminile, con un evento che oramai rappresenta una conferma per il territorio lughese: la “Camminata Rosa”, una passeggiata non impegnativa di 5,2 km aperta a tutti e volta a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di test e screening per diagnosi sempre più precoci e interventi sempre meno demolitivi sulla donna che ha la sfortuna di lottare contro il cancro. Appuntamento lunedì 21 ottobre alle 20.30 al parcheggio del Penny Market di via de’ Brozzi (a metà percorso una sosta ristoro all’azienda Gentilini & Zappi di via Morgagni). Il ricavato andrà a favore dell’acquisto di nuove strumentazioni da donare al reparto di Oncologia dell’Ospedale Umberto I di Lugo. L’obiettivo è quello di fornire all’unità operativa condotta dal dottor Claudio Dazzi i macchinari che possano portare appunto a diagnosi sempre più precoci, per dare al paziente le maggiori possibilità di guarigione.

L’ultima edizione fu un autentico successo: quasi mille persone si erano ritrovate per camminare insieme contro il cancro. Una grande mobilitazione che portò quasi quattromila euro alla causa dell’Istituto oncologico romagnolo (Ior), per ampliare i servizi gratuiti al paziente oncologico del territorio di Lugo: è grazie alla sensibilità di associazioni e realtà imprenditoriali della Bassa Romagna se la sede ha potuto dotarsi degli strumenti necessari per dare il via a servizi come l’accompagnamento dei pazienti soli o che non hanno la possibilità di recarsi in autonomia a sottoporsi alle cure; o il Progetto Margherita, che consiste nella fornitura di parrucche gratuite per le donne costrette a fronteggiare il delicato momento della caduta dei capelli a causa della chemioterapia.

È proprio dalla sensibilità delle donne dell’associazione, alcune direttamente o indirettamente toccate dal problema del cancro, che l’iniziativa venne ideata, giungendo quest’anno alla sua terza edizione. «Desidero personalmente ringraziare questi ragazzi per averci confermato il loro sostegno – afferma il consigliere e membro del cda dell’Istituto oncologico romagnolo, Luca Lazzarini – è grazie all’impegno delle persone semplici ma determinate come loro, che decidono di fare la propria parte nella lotta contro il cancro, e dei suoi volontari che lo Ior può portare avanti la sua missione».

Un corso gratuito a Casa Vignuzzi per imparare a lavorare a maglia

Le volontarie insegneranno ai partecipanti a realizzare una sciarpa o un berretto per l’inverno

Corso Di MagliaC’è tempo fino al 4 novembre per iscriversi al corso di lavoro a maglia che si terrà tutti i venerdì del mese di novembre a Casa Vignuzzi. A partire da venerdì 8, dalle 15 alle 17.30, a Casa Vignuzzi in via San Mama 175, le volontarie dell’associazione Cuore di maglia affiancheranno ogni iscritto nella realizzazione di un lavoro a mano: una calda sciarpa o un comodo berretto per il freddo inverno o tanto altro, a seconda della fantasia. La partecipazione al laboratorio è gratuita e aperta a tutti, anche ai principianti assoluti, a partire dagli 11 anni. I materiali d’uso sono a carico dei partecipanti.

Cuore di maglia è un’associazione di volontarie che si riuniscono e lavorano principalmente per creare a maglia corredini destinati ai bambini nati prematuri e ricoverati in Terapia intensiva neonatale. L’associazione è nata nel 2008 e ha diverse sedi in Italia, fra cui una sezione anche a Ravenna, dove collabora da alcuni anni con l’amministrazione nell’ambito del progetto Lavori in Comune, a favore dei giovani dai 14 ai 19 anni.

Per informazioni e iscrizioni ci si può rivolgere all’Ufficio decentrato via Berlinguer 11, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12.30 – martedì e giovedì dalle 14 alle 17. Tel. 0544-482815; email: viaberlinguer@comune.ra.it .

Lavori all’ufficio postale, a Fusignano arriva l’unità mobile

Gli orari di apertura restano quelli consueti. Lo sportello di via Teatro riaprirà al pubblico sabato 2 novembre

Attachment 2019 10 21T113753.268Fino al 31 ottobre l’Ufficio Postale di Fusignano sarà interessato da lavori di ristrutturazione. Per garantire ai cittadini tutti i servizi postali e finanziari, compreso il ritiro delle raccomandate, una struttura mobile sostitutiva sarà disponibile nello spazio antistante l’Ufficio durante i consueti orari: dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 13.35 e il sabato fino alle 12.35. L’Ufficio Postale di Via Teatro riaprirà al pubblico sabato 2 novembre secondo i consueti orari.

Nel pomeriggio i funerali del dottor Mario Ravaglia nella chiesa di Mezzano

Fu tra i promotori della Società italiana di Medicina e Urgenza, di cui ideò anche il logo: «Un professionista stimatissimo»

Imm 9382 Ravaglia
Mario Ravaglia

Si terranno nel pomeriggio di oggi i funerali di Mario Ravaglia, il medico 67enne ex primario del Pronto Soccorso di Lugo, morto mercoledì 16 ottobre in un’escursione nel Vicentino, sul Monte Pasubio. Ravaglia sarà sepolto nel cimitero di Mezzano paese in cui abitava. La messa sarà celebrata alle 15.15 nella chiesa parrocchiale del paese, mentre il corteo funebre partirà alle 14.45 dalla Camera mortuaria dell’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna. Camera mortuaria che, nei giorni scorsi, ha visto centinaia di familiari, amici e colleghi rendere omaggio al medico e porgere le condoglianze alla moglie e alle cinque figlie.

Anche Simeu – la società italiana di medicina e urgenza – ha ricordato il dottor Ravaglia con una nota:  «Era stato tra i principali fautori della fusione di Anmu, Associazione nazionale Medici d’urgenza, e Simps, Società Italiana medici di pronto soccorso, le due anime dalla cui unione nacque la Società italiana della medicina di emergenza urgenza. Il ruolo strategico nella costituzione di Simeu è ben rappresentato dal fatto che fu lui l’ideatore del logo che ancora oggi identifica la Società scientifica». Ravaglia «ha sempre lavorato per l’accreditamento istituzionale e normativo della medicina d’urgenza ed è stato un acceso sostenitore della creazione della Scuola di specializzazione in Medicina d’emergenza-urgenza. Professionista stimatissimo, i colleghi ricordano in particolare la sua dedizione alla battaglia per il riconoscimento dell’autonomia della disciplina e la sua vivacità intellettuale».

Nittolo: «Nonostante la Biennale, il Mar sul mosaico è tornato indietro di decenni»

Il maestro scrive una lettera aperta: «Artisti internazionali ma nessun coinvolgimento dei laboratori della città»

Felice NIttolo 1
Felice Nittolo

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Felice Nittolo su Ravenna Mosaico

Dopo aver apprezzato la bella mostra del MAR e dopo aver fatto i dovuti complimenti al validissimo curatore e amico Daniele Torcellini, un tarlo ha continuato a rodermi dentro e non ho potuto non pensare alla scelta  politico – culturale che la nostra città ha fatto per questa sesta edizione di Ravenna Mosaico con MOSAICS di Chuck Close. È questa l’esposizione cardinale della VI edizione di Ravenna Mosaico, il simbolo più importante anche in termini di lavoro, rappresentatività esterna  e impegno anche economico per questa  manifestazione. Il  Museo MAR della città di Ravenna (faro dell’istituzione culturale pubblica e per questo indicatore della massima visibilità artistica nazionale e internazionale contemporanea ) in questo momento sul centrale tema del mosaico è tornato, temo, parecchio indietro.

Indietro almeno al lontano 1959, quando Ravenna con coraggio e determinazione riuscì a coinvolgere i massimi esponenti dell’arte di quei giorni, e soprattutto, cosa fondamentale, riuscì a far lavorare un gruppo di “Maestri Mosaicisti” che dimostrarono sul campo che cosa era e che cos’è il mosaico secondo Ravenna. Un momento importante, di grande apertura culturale, che però pare non aver lasciato traccia profonda verso chi può far tesoro per tutti della memoria vera, quella  che vuol farsi “storia viva” meritevole di essere coltivata e vissuta con amor proprio. Eppure, anche oggi, valenti Maestri continuano ad esistere, di alto e riconosciuto profilo; ma con Ravenna Mosaico mi pare di non vedere nulla di veramente concreto verso tutto questo movimento: enorme impegno da parte della “categoria”, ma  attenzione e considerazioni assolutamente minori in termini di considerazione nella programmazione. Certo, grande tecnicismo e “bellezza” con la riconosciuta abilità pittorica di un artista internazionale come Chuck Close.

Ma poi? Niente Ravenna, nessun coinvolgimento, niente lavoro per i laboratori della città, niente ARTE… In compenso, abbiamo apprezzato l’eccellente “fattura tecnica” realizzata da un laboratorio di mosaico canadese. Quindi qual è il messaggio che la massima istituzione pubblica della città lancia nei confronti del “nuovo e futuro mosaico”? Negli ultimi decenni ho parlato e lavorato con tanti giovani artisti e mi ero illuso che questa idea (propria della cultura di una realtà che vuole evolversi avendo consapevolezza ), finalmente fosse approdata anche nelle menti di chi si prende cura della nostra grande arte. Sì, forse mi devo ravvedere. La mia generazione ha combattuto enormemente per affermare l’autonomia, la ricerca, la creatività del mosaico contemporaneo (Mathieu, Cicognani) ma è come se con questa scelta culturale si veda vanificato tutto quanto abbiamo cercato di convalidare  fino a qui.

Ripeto, la mostra MOSAICS è molto bella e l’artista è ineccepibile. Ma sono convinto che in una azione così importante,  se si voleva fare un’ operazione culturale veramente utile anche per il nostro territorio, serviva un coinvolgimento verso le realtà artigianali musive. Un atto di vera fiducia, non solo ideale,  ma patrimonio concreto per tutti. Almeno una parte del nostro impegno (anche fiscale) sarebbe tornato utile a qualche buon mosaicista…

Sento la necessità di scusarmi con tutti Voi di questo impeto comunicativo, ma è dal 1984 (dal Manifesto sull’A-Ritmismo) che sono costantemente e coerentemente impegnato con le idee che cerco di comunicare. Già alcuni anni fa avevo proposto un confronto-dibattito pubblico su questi temi e sull’importanza del mosaico ravennate… mi fu risposto che la proposta era interessante e che qualcosa sarebbe stato organizzato… Niente!

L’occasione, utilissima anche in previsione di questa Biennale, è chiaramente sfumata e forse succederà che cercheremo di (fingere di) dibattere le cose in casa nostra, quasi nascostamente, senza utilità concrete, mentre fuori dalle nostre mura il mondo dell’arte guarderà al mosaico contemporaneo anche con i principi dettati dalla mostra MOSAICS. D’altronde, invece che il 1959, basta fare riferimento ai grandi mosaici nella Basilica di San Pietro a Roma tratti dai dipinti di Raffaello e ripercorrerne la storia per recepire come tanti studiosi e storici dell’arte ritengono che quei mosaici segnarono l’oblio del mosaico per alcuni secoli. Fino a quando Gino Severini e i grandi del Novecento non ne riscattarono il valore e la centralità.
Fino a quando a Ravenna nacque l’Accademia di Belle Arti e l’Istituto d’Arte, esperienze che oggi cercano con  fatica di affermare e rilanciare quei valori. Forse la città di Ravenna non ha avuto il coraggio di superare complicati equilibri politico-culturali…

Forse anche colpa della confusione che ancora ruota attorno alla figura del “Mosaicista” (lo sapevate che non esiste l’albo dei mosaicisti?). Forse è il momento di soffermarsi sui valori della SCUOLA, delle BOTTEGHE, del RESTAURO, dell’ARTE! Come al termine di ogni grande e seria rassegna culturale  auspico e credo fondamentale un dibattito appena conclusa questa edizione 2019:  sincero, senza paure, senza steccati e né appartenenze preconcette. La realtà e le difficoltà collettive  lo richiedono. Almeno questo, almeno verso questa straordinaria storia che si chiama Ravenna.

Felice Nittolo

 

Torna a Casa Vignuzzi il corso gratuito per imparare il lavoro a maglia

C’è tempo fino al 4 novembre per iscriversi

4101897 Fare Maglia Effetto Terapeutico 725x545

Tutti i venerdì del mese di novembre si terrà a Casa Vignuzzi, in via San Mama 175, a Ravenna, il corso di lavoro a maglia gestito dalle volontarie dell’associazione “Cuore di Maglia” che lavora principalmente per creare corredini destinati ai bambini nati prematuri e ricoverati in Terapia intensiva neonatale. L’associazione è nata nel 2008 e ha diverse sedi in Italia, fra cui una sezione anche a Ravenna, dove collabora da alcuni anni con l’amministrazione nell’ambito del progetto “Lavori in Comune”, a favore dei giovani dai 14 ai 19 anni.

A partire da venerdì 8, dalle 15 alle 17.30, le volontarie guideranno gli iscritti nella realizzazione di lavori a mano come una sciarpa o un berretto in previsione della stagione invernale, e tanto altro a seconda della fantasia. Le iscrizioni rimarranno aperte fino a lunedì 4. La partecipazione al laboratorio è gratuita e aperta a tutti, anche ai principianti assoluti, a partire dagli 11 anni. I materiali d’uso sono a carico dei partecipanti.

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi all’ Ufficio decentrato via Berlinguer 11 (dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 12.30 – martedì e giovedì dalle 14 alle 17), tel. 0544-482815, oppure inviare una e-mail all’indirizzo viaberlinguer@comune.ra.it.

 

Ravenna, schianto tra due auto alla rotonda del cimitero, gravi madre e figlia

Condizioni critiche per la più anziana, trasportata d’urgenza al Bufalini di Cesena

Drammatico incidente nel primo pomeriggio di oggi, domenica 20 ottobre, alle porte di Ravenna, nei pressi del cimitero monumentale.

Per cause ancora in corso di accertamento da parte della polizia locale, due auto si sono scontrate violentemente all’altezza della rotonda di via Baiona.

Ad avere la peggio due donne, madre e figlia, ricoverate in gravi condizioni. In particolare è stata trasportata al Bufalini di Cesena con il codice di massima gravità l’anziana, 71 anni. Illeso l’uomo alla guida dell’altra auto.

Coinvolto nell’incidente anche il cagnolino a bordo dell’auto con le due donne, affidato alle cure del canile.

Il ritorno alla narrativa di Eraldo Baldini: un romanzo storico, giallo e d’azione

La palude dei fuochi erranti mette in scena un dualismo tra fede e scienza, realtà e superstizione senza mai diventare manicheo

Eraldo
Eraldo Baldini sarà alla Bottega Bertaccini di Faenza venerdì 18 ottobre alle 21 per presentare l’ultimo romanzo

È un Baldini quanto mai cupo e inquietante quello che torna finalmente in libreria dopo l’ultimo Stirpe selvaggia di ormai tre anni fa.

LA NOSTRA INTERVISTA A BALDINI SUL NUOVO ROMANZO

Dall’1 ottobre, questa volta per Rizzoli, è disponibile sugli scaffali La palude dei fuochi erranti in cui lo scrittore e antropologo ravennate torna ad alcuni suoi cliché, per non dire ossessioni letterarie. Siamo nel Seicento a Lancimago, località dove già aveva ambientato il libro scritto con Alessandro Fabbri Quell’estate di sangue e di luna e prima ancora il celeberrimo Mal’Aria (da cui fu tratta anche una serie tv). La peste sta arrivando, ha già contagiato Imola e la comunità si chiude, a partire dal monastero benedettino attorno a cui ruota buona parte della vita di un piccolo paese che sta a nord di Ravenna, tra le valli (per quanto Lancimago fosse un tempo il nome di San Michele, per i ravennati viene naturale collocare la località più verso la zona di Sant’Alberto, del resto si tratta di un luogo di fantasia). Ed è proprio nei loro terreni che i monaci scopriranno una fossa comune con ossa di cadaveri che potrebbero risalire a secoli prima e di cui nessuno sa o ricorda nulla.

Scrittura tesa, precisa, atmosfere soffocanti, personaggi memorabili per un crescendo di tensione che non lascia prender fiato al lettore. Meno articolato come trama del precedente che rappresentava una sorta di summa della sua opera, più per certi versi vicino ad altri suoi precedenti romanzi come Faccia di sale, anche solo per il periodo storico, ma allo stesso tempo più maturo e complesso e stratificato, il libro si inserisce perfettamente in quel filone che fu individuato proprio per raccontare il suo genere, quel “gotico rurale” che dà il titolo anche a una raccolta di racconti.
Anche qui infatti il ciclo vitale è scandito da quello della terra, qui ritroviamo rimandi ai riti per San Martino a quel periodo dell’anno, i primi di novembre, così carichi di significati simbolici, come lo stesso Baldini ci ha spiegato in veste di studioso nei numerosi saggi che sta ultimamente pubblicando con Il Ponte Vecchio e da cui attinge a piene mani per la sua narrativa, liberandosi dai vincoli del ricercatore ma restituendoci comunque un quadro affidabile e attendibile dell’epoca e della storia. Una storia che vede contrapporsi fede e una scienza agli albori, povertà e ricchezza, sapere e ignoranza, ragione e follia in un mondo dicotomico dove però nessun personaggio è solo “bianco” o solo “nero” e dove la prospettiva del lettore è destinata ad aggiustarsi di continuo.

Un libro di grande fascino e dense atmosfere che è un po’ romanzo storico, un po’ romanzo di azione, un po’ un giallo. Insomma, non si può che salutare con gioia il ritorno di Baldini alla narrativa, peraltro con una nuova casa editrice, Rizzoli, che ha deciso in concomitanza di pubblicare anche un altro suo libro ormai fuori catalogo da tempo, L’uomo nero e la bicicletta blu, un romanzo invece di formazione dai toni anche ironici, ambientato negli anni Cinquanta, naturalmente da queste parti.
Un altro libro da non perdere, ma per ragioni molto diverse. Eccetto il fatto che è scritto sempre da Eraldo Baldini. E brava Rizzoli ad averlo fatto tornare in circolazione.

L’allarme dell’Unicef: «Sempre più minori non hanno accesso a sport, teatri, musei»

La presidente del comitato ravennate: «La povertà si vede anche nelle nostre città, ma sta aumentando anche quella “educativa”»

Foto Borghi
Mirella Borghi, presidente di Unicef Ravenna

Incontriamo Mirella Borghi, a lungo responsabile dell’Ufficio Progetti e Qualificazione Pedagogica del Comune di Ravenna e oggi presidente di Unicef Ravenna, in un momento decisamente critico per la vita di tanti minori, che vedono il loro futuro, e la loro stessa vita, minacciati da conflitti, povertà, disastri ambientali.

 

Mentre parliamo, tuttavia, si affaccia un ragazzo. Circa 25 anni, studente universitario, si è appena trasferito a Ravenna e ci terrebbe a rendersi utile collaborando con l’Unicef. Mentre gli vengono illustrati i progetti cui potrebbe dare un contributo, non possiamo non considerare come, in mezzo a tanta sofferenza, ci siano anche tante persone di buona volontà, disposte a uscire dalla loro quotidianità per rendere questo mondo un posto migliore.

Partiamo da qui, dottoressa Borghi: su quanti volontari attualmente fate affidamento sul nostro territorio?
«Il gruppo di chi collabora stabilmente con noi è composto da circa 15 volontari/e. Ma abbiamo una rete più estesa di persone, circa 100, che ci aiutano su determinati progetti, ad esempio realizzando le Pigotte (caratteristiche bambole di stoffa che Unicef distribuisce per sostenere la costruzione di pozzi, l’acquisto di vaccini e alimenti terapeutici)».

Oltre a sostenere progetti internazionali, in che modo Unicef è presente sul territorio?
«Unicef, come fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, nasce come istituzione vocata a far fronte a emergenze internazionali, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Ma sempre più stiamo spostando lo sguardo anche sulla situazione nazionale e locale. Stiamo progettando un sistema di monitoraggio delle criticità sul territorio. Sempre più, infatti, la povertà assoluta coinvolge anche bambini che vivono nelle nostre città. Vorrei, inoltre, porre l’attenzione sulla cosiddetta “povertà educativa”, assai più diffusa: parliamo di minori i cui bisogni essenziali sono soddisfatti, ma che non hanno accesso a libri, sport, teatri, musei. Ciò pregiudica notevolmente il loro futuro».

Quest’anno ricorre il trentennale della Carta Onu per i diritti dell’infanzia. Come intendete celebrarlo?
«In collaborazione con il Comune, la Carta, nella sua versione semplificata e adattata per i più piccoli, viene distribuita nelle scuole primarie. Inoltre organizziamo costantemente incontri nelle scuole per discutere direttamente con i ragazzi e le ragazze. In occasione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, l’11 ottobre scorso, abbiamo voluto parlare con loro di questioni particolarmente dolorose, come i matrimoni precoci o le mutilazioni genitali femminili. Sono incontri rivolti a ragazzi e ragazze tra i 10 e i 14 anni, e naturalmente stiamo molto attenti a non turbarli eccessivamente, ma la loro risposta è straordinaria: sono molto interessate a ciò che accade alle loro coetanee in alcune parti del mondo. Inoltre facciamo parte del tavolo degli organizzatori della Festa del Diritto al gioco».

Il clima di diffidenza verso gli stranieri ha influito sul modo in cui i ragazzi affrontano queste tematiche?
«Quando parliamo della Carta dei Diritti dell’Infanzia ci è capitato di sentirci domandare: “Ma perché loro (intendendo i bambini stranieri) hanno tutti i diritti e noi invece no?”. È evidente che il modo in cui si percepisce il mondo è mediato in parte dalle famiglie, ma la naturale curiosità e le minori sovrastrutture dei bambini ci permettono di affrontare temi spinosi come le disuguaglianze e l’universalità dei diritti».

Gatti rinchiusi tra oggetti accumulati: «E i servizi sociali cos’hanno fatto?»

Gli animali sono stati liberati quest’estate ma l’Enpa vuole chiarezza da parte del Comune. «In passato altri sono morti di stenti in quella casa»

Gatti In Gabbia (2)
Uno dei gatti liberati

Nove gatti sono stati liberati questa estate dal nucleo di guardie eco-zoofile dell’Oipa di Ravenna, in coordinamento con la polizia municipale, dall’abitazione dove vivevano reclusi e in pessime condizioni igienico sanitarie. Un’abitazione di proprietà di una cosiddetta “accumulatrice seriale”, in una casa piena di cose ammassate una sull’altra.

I gatti vivevano reclusi, costretti a giacere tra le proprie feci, sporcizia e appunto oggetti accumulati da anni dalla proprietaria, già nosta da tempo ai servizi sociali.

Un caso tornato in questi giorni d’attualità grazie alla segnalazione del consigliere Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, nella veste di presidente della commissione Diritti degli animali, che chiede ai servizi sociali di rispondere a una lettera di Enpa, con una sorta di resoconto di quanto fatto in questi anni per evitare che animali venissero maltrattati da parte della donna in questione. Secondo Enpa, infatti, l’accumulatrice sarebbe già stata al centro di vicende «che hanno visto soffrire e morire di stenti e di maltrattamenti di vario genere un elevatissimo numero di animali appartenenti a varie specie». Enpa, in una lettera inviata ancor prima del salvataggio dei nove gatti, chiedeva un intervento delle istituzioni: «Non si può ciclicamente intervenire quando i danni sono già stati compiuti. Non siamo disposti a tollerare che gli enti pubblici persistano in una condotta che ci appare scollegata, superficiale ed omissiva”».

Finora – rivela Ancisi – a Enpa ha risposto solo il servizio Veterinario dell’Ausl comunicando, il 1° agosto, che i gatti in possesso della persona erano stati allontanati e che stava valutando se emettere a suo carico una diffida alla detenzione di animali.

«Non hanno invece risposto i Servizi sociali del Comune, a cui la persona è in carico da decenni, conoscendola bene», ricorda Ancisi che annuncia un’interrogazione al sindaco per ottenere una risposta alla lettera di Enpa, e quindi una sorta di rendiconto dei Servizi sociali «su quanto da loro fatto, in questi ultimi sei lustri»”.

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi