Tecnici e assessore hanno ispezionato il manufatto sul canale Staggi dopo le segnalazioni di ferri scoperti: «La struttura portante non è intaccata, serve manutenzione ma non c’è rischio crollo». Il 31 dicembre la fiaccolata si potrà fare
Il ponticello pedonale che supera il canale degli Staggi e conduce al Capanno Garibaldi nella pialassa Baiona di Ravenna ha bisogno di manutenzione ma non è a rischio crollo. È l’esito del sopralluogo svolto nella mattinata odierna, 30 dicembre, dai tecnici del Comune e dall’assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani. L’ispezione visiva è stata effettuata dopo l’allarme lanciato dall’associazione Italia Nostra con alcune fotografie che documentano ferri scoperti nella parte inferiore. Alla luce di quanto accertato oggi, non ci saranno impedimenti per la tradizionale fiaccolata che ogni anno a San Silvestro raggiunge il capanno per un brindisi.
«Abbiamo voluto fare un controllo per scrupolo dopo la segnalazione dai cittadini – ha commentato Fagnani – ma la situazione di quel manufatto era già nota e monitorata dal Comune. Il ponte ha bisogno di interventi per il recupero e saranno fatti ma non c’è un pericolo imminente di un cedimento perché la struttura portante non è danneggiata. Quando i cittadini fanno segnalazioni significa che hanno a cuore i beni comuni, mi auguro sempre che vengano fatte senza creare allarmismo e magari seguendo i canali ufficiali per queste comunicazioni».
L’ingegnere Valerio Binzoni, dipendente del servizio Strade e Lavori pubblici di Palazzo Merlato, approfondisce la questione dal punto di vista più tecnico: «I ferri nella parte inferiore sono esposti perché il laterizio è scoppiato a causa dell’umidità ma il laterizio non è un elemento portante, serve proprio per coprire i ferri e ridurre la corrosione. Rispetto alle foto fatte lo scorso luglio la situazione che abbiamo trovato oggi non sembra peggiorata. Ovviamente servirà un intervento proprio per proteggere quei ferri dall’esposizione alla corrosione ma la soletta di circa 15 cm in cemento armato è ancora in buone condizioni».
L’intervento di ripristino, ancora da impostare sia nei modi che nei tempi, partirà con l’intenzione di intervenire sull’opera esistente, già dotata di autorizzazioni vista la posizione all’interno dell’area ambientale. Se riparare il vecchio dovesse costare di più che costruire un nuovo ponte allora verranno fatte valutazioni diverse.
Il Meeting degli Indipendenti ha prodotto “6000 (siamo una voce)” per cantarla al raduno del 19 gennaio a Bologna
Da Faenza, per la precisione dall’universo musicale noto a livello nazionale come Meeting degli Indipendenti (Mei), arriva il tentativo di cavalcare l’onda delle Sardine creando un inno per i raduni di piazza nati per ostacolare l’esposizione mediatica di Matteo Salvini nella campagna elettorale per le Regionali in Emilia-Romagna del 26 gennaio. L’inno si chiama “6000 (siamo una voce)” di MaLaVoglia prodotto dal Mei, da un’idea di Giordano Sangiorgi. L’obiettivo è di cantare il pezzo in piazza VIII Agosto il 19 gennaio a Bologna insieme a nomi importanti della musica italiana. «In piazza – scrivono dal Mei – abbiamo riscoperto la voglia di cantare tutti insieme. Perché la musica ci fa stringere, ci fa emozionare, ci offre la certezza che l’unione pacifica dei corpi e delle voci potrà davvero cambiare la storia». Caratteristica ricorrente dei ritrovi delle sardini è stata infatti quella di cantare in coro canzoni di varia provenienza.
Un estratto del testo: «In questi giorni di politici né carne né pesce tutti cambiano partiti come cambiano scarpe. Papà Mameli ci voleva desti, un po’ in ritardo, ma adesso siamo svegli! Siamo Sardine e siamo tante. Siamo formiche col passo d’elefante. Siamo l’Italia che si sta svegliando. Guarda le piazze: stiamo arrivando». Il brano è stato realizzato da Malavoglia con il musicista Francesco Tripi e con Marco Mori.
Nella notte tra il 29 e il 30 dicembre 2015 a Savio una fucilata uccideva il metronotte Salvatore Chianese, 42 anni: il secondo omicidio in pochi mesi tutt’ora senza un colpevole. Negli ultimi cinquant’anni sono 16 i casi irrisolti in provincia. Nei mesi scorsi la svolta per un rapimento finito in tragedia nel 1987
A un certo punto si è pensato fosse stata opera di “Igor il Russo” poi anche quella pista è stata archiviata e così l’omicidio del 42enne metronotte Salvatore Chianese è ancora senza un colpevole a distanza di quattro anni. La guardia giurata fu freddata con una fucilata calibro 12 alla nuca nella notte tra il 29 e il 30 dicembre del 2015 mentre stava aprendo la sbarra per entrare alla cava Manzona di Savio per un controllo nel turno di servizio.
L’omicidio di Chianese arrivò appena tre mesi dopo un altro delitto che allo stesso modo è ancora in cerca di responsabili. Il 12 settembre 2015 sulla spiaggia di Casalborsetti il venditore ambulante senegalese Mor Seye, 46 anni, si prendeva cinque colpi di pistola alla schiena e si accasciava su un pattino dove era seduto mentre mangiava un frutto.
Se si parla di delitti irrisolti, i cosiddetti cold case, va ricordato che nei mesi scorsi è arrivata una svolta per una vicenda del 1987: il ritrovamento del cadavere del 21enne Pier Paolo Minguzzi, sequestrato da dieci giorni. La procura ha riaperto il fascicolo e riesumato la salma e intende processare tre persone, già coinvolte in una vicenda simile.
Allo stato dei fatti restano quindi 16 omicidi irrisolti in provincia di Ravenna dal 1970. Quindici sono stati messi in fila con dovizia di particolari dai cronisti Nevio Galeati e Carlo Raggi nel libro Delitti imperfetti (Pagine edizioni) pubblicato nel 2015, gli ultimi due sono successivi all’uscita del libro.
Luigi Bezzi morì nel 1998 che aveva 70 anni ma chi lo uccise non si è mai saputo: ammazzato con tre colpi di pistola mentre era a pesca sull’argine del canale Destra Reno a Mandriole una mattina di fine agosto. Quello di Ragù, soprannome con cui tutti lo conoscevano a Sant’Alberto dove viveva, è rimasto un mistero e già allora le cronache locali misero in luce alcuni grossolani errori degli investigatori.
Nel 1998 in cui morì Bezzi altri due casi senza soluzione. A settembre a lato della superstrada E45 venne trovato lo scheletro di Mariana Rusu, 19enne moldava che aveva chiuso con la prostituzione per sposare un italiano e i night della riviera erano il suo massimo palcoscenico per esibirsi come ballerina. La giovane era scomparsa da tre mesi e quando ritrovarono i suoi resti nemmeno si riuscì a stabilire la causa di morte.
A febbraio 1998 invece a perdere la vita fu Brigitte Fugger, 31enne albanese con passaporto austriaco venuta a Ravenna per prostituirsi, mettere da parte qualche soldo e tornare a Graz. Il cadavere venne ritrovato in un fosso della cava Manzona, la stessa dove è morto il vigilante a fine dicembre 2015. Massacrata di botte e uccisa da una coltellata: lama da 18 cm ritrovata nel campo adiacente.
Il 1997 fu segnato da tre omicidi in due episodi distinti che però sembrano avere più di un punto in comune. A maggio scena da farwest a Punta Marina: due sicari armati di revolver entrano nel pub Hostaria del Blues e fanno fuoco lasciando a terra due cadaveri, il 26enne piastrellista Arben Kurani e il 27enne muratore Agim Lala. Quattro mesi dopo morì anche Amedeo Rosetti, 38enne ravennate di professione buttafuori che aveva parlato con i due albanesi dieci minuti prima della sparatoria: lo ammazzano a Cannuzzo di Cervia.
In un appartamento di Lido di Savio a maggio 1996 i carabinieri chiamati dalla padrona di casa trovano una scena raccapricciante: la 34enne Iolanda Castillo, prostituta di Santo Domingo che si definisce “Dea dell’amore” negli annunci sulle riviste, è supina sul letto con due coltelli piantati nel petto e un paio di slip da uomo in bocca. Il Dna recuperato da un preservativo non può essere comparato con alcun sospetto.
Manca ancora il nome del killer di Maria Vichi: nel 1995 aveva 70 anni e faceva la tabaccaia a San Marco: colpita alla testa, forse facendola sbattere contro il bancone, per rapinarla di poche centinaia di migliaia di lire.
Nell’omicidio irrisolto di luglio 1990 a perdere la vita fu una guardia giurata. Il colpevole non si è mai trovato: Costantino Frizziero di 27 anni morì davanti a una banca a Pinarella di Cervia ucciso da quattro malviventi intenzionati a rapinare l’istituto di credito. La Beretta calibro 9 abbandonata dall’omicida non aiutò le indagini.
Ancora una prostituta, e ancora giovanissima, la vittima dell’omicidio scoperto a agosto 1987 a Faenza: la 20enne forlivese Antonella Ghetti. Una dozzina di coltellate.
Il corpo senza vita di Angela Crugliano, una 54enne prostituta, viene ritrovato nelle campagne lungo via Guiccioli a dicembre 1985: strangolata.
A maggio del 1985 la vittima è l’egiziano Sadek Hassanin: il marittimo muore a 32 anni in ospedale dopo cinque giorni di agonia per la coltellata presa a Punta Marina.
Aveva invece 78 anni Rosina Gaiani quando perse la vita a settembre 1984 a Faenza. Ferita alla testa sul pianerottolo di casa, morì in ospedale: le indagini ipotizzarono uno scippo finito male.
Nel 1970 nel mese di giugno il 44enne tabaccaio Gino Triossi esce in bicicletta per andare al cinema alla Sala Italia di via Cairoli a vedere il film vietato ai minori di 18 anni “Così dolce, così perversa“. Lo trovarono il pomeriggio seguente nell’aia di una casa colonica abbandonata a San Marco con la testa fracassata a martellate.
I principali appuntamenti per la notte del 31 dicembre nei quattro comuni più grandi: Ravenna, Faenza, Lugo, Cervia. E a Villanova l’Ecomuseo organizza una cena condivisa
Il Capodanno a Ravenna è firmato ancora una volta Spiagge Soul per dei festeggiamenti all’insegna della musica gospel nell’ambito della rassegna “Christmas Soul”. L’ultimo giorno del 2019 in Piazza del Popolo, alle 23, saranno di scena (accompagnati dalle proiezioni di Ravenna in Luce) gli Spirit of New Orleans, una (numerosa) formazione composta da alcuni fra i migliori musicisti gospel delle chiese battiste di New Orleans e della Louisian. Sempre a Ravenna, la notte del 31 dicembre torna la tradizionale festa a ingresso gratuito all’Almagià (da mezzanotte e mezza fino all’alba), quest’anno con Dj Pery e Dj Meo (Melody Mecca).
Anche quest’anno per la 25 esima edizione torna a Faenza dalle 23 del 31 dicembre il tradizionale brindisi sotto la torre dell’orologio. Sul palco una giovane cover band locale, già protagonista della festa in passato, le Onde Radio. Spumante e panettone saranno offerti. Il 5 gennaio in piazza del Popolo a Faenza torna la Nott de Bisò, il tradizionale evento che conclude simbolicamente l’anno del Niballo, palio di Faenza. Al centro dell’evento c’è proprio il Niballo, grande simulacro raffigurante Annibale, il guerriero saraceno che simboleggia le avversità dell’anno appena trascorso, che allo scoccare della mezzanotte sarà bruciato in un enorme falò. Come da tradizione arriverà in piazza alle 18.30 su un carro trainato da buoi e verrà poi bruciato da rione vincitore dell’ultimo palio (quest’anno il Nero). Durante tutta la serata, dai grandi paioli che pendono sui falò rionali, si serve il bisò (il caratteristico vin brulè) negli eleganti gotti, le ciotole di ceramica faentina. Il singolo gotto e la brocca si possono acquistare solo durante la Nott de Bisò, negli stand rionali in piazza del Popolo. Gli stand gastronomici dei Rioni saranno aperti fin dalle 10 della mattina del 5 gennaio. Ad animare la piazza dalle 14.30 laboratorio creativo per bambini a cura della cooperativa Zerocento.
A Cervia il Capodanno si festeggia in centro storico già dalle 18 con aperitivi e degustazioni in piazzetta Pisacane e spettacoli e apertura straordinaria della pista del Ghiaccio. Dalle 21 cenone di San Silvestro al Magazzino del Sale Torre su prenotazione (337 619111) mentre dalle 22 parte il Capodanno sotto la Torre di San Michele con dj-set e distribuzione di candele scintillanti. A mezzanotte i fuochi d’artificio ai Magazzini del Sale con la notte che proseguirà all’insegna del divertimento con dj-set. Torna il 6 gennaio il tradizionale tuffo della Befana nella spiaggia tra Pinarella e Tagliata (all’altezza di via Lazio) che quest’anno si arricchisce della pedalata in mountain bike e della camminata della Befana (in programma alle 9 e alle 9.30). Per tutto il giorno intrattenimento musicale per grandi e piccini e interventi dei Pasquaroli, con stand gastronomico. Alle 15 il tuffo in mare dei temerari, con concorso a premi per il costume più originale.
Martedì 31 dicembre a Lugo in piazza Martiri, di fronte alla Rocca, come ogni anno si celebrerà l’arrivo dell’anno nuovo con una grande festa aperta a tutti. Dalle 22.30 inizia la serata di festeggiamenti con intrattenimento musicale, vin brulé e panettone. Quest’anno la musica sarà a cura di “JJ Vianello e Gli Intoccabili”, che ripercorrono i temi della musica italiana, portando dal vivo uno spettacolo in stile “Dolce vita”. Allo scoccare della mezzanotte fuochi d’artificio.
Il 31 dicembre si riconferma un appuntamento particolare a Villanova di Bagnacavallo: la Fësta de Scartòz dalle 20 all’Ecomuseo a cura dell’associazione culturale Civiltà delle Erbe Palustri per festeggiare la notte di San Silvestro. La Fësta de Scartòz, conosciuta anche come “festa della sporta”, rientra appieno nella filosofia ecomuseale della partecipazione, della condivisione e della sostenibilità, riprendendo le usanze popolari locali. L’iniziativa, aperta a tutti, prevede la partecipazione di grandi e piccini, di gruppi, famiglie e amici che portino una pietanza da condividere con gli altri. Ciascun partecipante contribuirà a imbandire la grande tavolata su cui saranno poste a disposizione tutte le pietanze e le bevande che a sorpresa arriveranno la sera stessa. La serata sarà animata da un trebbo musicale in compagnia di Vittorio Bonetti e a mezzanotte ci si ritroverà tutti intorno al grande falò per festeggiare il nuovo anno con bollicine e pancetta. L’organizzazione metterà a disposizione il guardaroba, la cucina, piatti, bicchieri, posate e la sala conviviale. Non è prevista una quota di partecipazione, tuttavia è gradito un contributo libero a copertura delle spese organizzative. Info e prenotazioni (fino a esaurimento dei posti disponibili): 0545 47122 e via mail a erbepalustri.associazione@gmail.com.
Feriti anche due adulti a bordo della vettura. Le quattro persone non sono in pericolo di vita
Due bambini di due anni e cinque mesi hanno riportato ferite in un incidente stradale avvenuto ieri, 29 dicembre, sul raccordo dell’autostrada A14 bis all’altezza dell’uscita di Bagnacavallo. I piccoli viaggiavano con due familiari, una donna di 40 anni e un uomo di 26, a bordo di una Opel Corsa rossa: la vettura è finita contro il guard-rail per ragioni al vaglio della polizia stradale di Forlì intervenuta sul posto per i rilievi. Non risultano coinvolti altri veicoli. Erano circa le 19 quando l’incidente si è verificato. I due adulti hanno riportato lievi ferite, più gravi quelle dei piccoli ma non sono in pericolo di vita. Sono stati tutti trasportati al pronto soccorso di Cesena.
Sesta edizione del percorso che partirà dal carcere per fare tappa alla Caritas e in varie piazze della città, terminando a Santa Maria Maggiore
La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica” è questo il tema della sesta edizione della Marcia per la Pace di Ravenna e 53esima edizione a livello nazionale che si svolgerà martedì 31 dicembre dalle 15. L’evento desidera essere un momento di condivisione tra le diverse realtà e confessioni religiose della città per affermare un valore universale così importante. L’appuntamento è promosso dall’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia in particolar modo dall’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro, con il patrocinio del Comune e la collaborazione di numerosissime realtà, che invitano tutta la cittadinanza a partecipare.
Il percorso prevede la partenza alle 15 dalla Casa Circondariale di Ravenna, via Port’ Aurea n. 57 per fare tappa successivamente alla Caritas Diocesana di Ravenna-Cervia di piazza Duomo, come luogo e simbolo di accoglienza, in piazza San Francesco, cuore del dialogo tra religioni diverse che professano in città, alla Chiesa di San Carlino, concessa in uso dalla Diocesi alla comunità ortodossa moldava (e quindi simbolo del cammino ecumenico in città), in piazza del Popolo, centro della vita cittadina e istituzionale, per terminare a Santa Maria Maggiore, dove prenderà la parola l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Lorenzo Ghizzoni.
Il tema di quest’anno come sempre è indicato dal papa e papa Francesco, nel suo messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale della pace che si festeggia il primo gennaio 2020 scrive: “La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo”.
Il corteo sarà presieduto dall’arcivescovo di Ravenna-Cervia monsignor Lorenzo Ghizzoni e un rappresentante dellamministrazione comunale e sono stati invitati a partecipare rappresentanti di tutte le fedi religiose presenti a Ravenna, associazioni, movimenti e gruppi e rappresentati delle associazioni di categoria.
I Dem attaccati dagli alleati del Pri ma anche dagli avversari del M5S: «Trivelle da bloccare per sempre». La Lega: «Bonaccini patetico»
Stefano Ravaglia, segretario comunale del Pri e candidato alle elezioni regionali, non fa sconti al Pd: la crisi dell’offshore ha molti responsabili. «Il declino del settore Oil & Gas e la relativa diminuzione degli occupati riguarda molte aziende e molti lavoratori del nostro territorio»
Una crisi quello di questo settore di cui Ravenna è una delle capitali mondiali «che ha molti padri: dal Governo giallo-verde che ha messo all’indice “le trivelle”, a quello attuale in cui un PD troppo timido non riesce a fare sentire la propria voce in materia; il “gretismo” imperante fa di tutti i combustibili e materie prime fossili, un unico calderone senza distinguere quelle, come il gas naturale di cui il nostro mare e il nostro territorio sono ricchi che possono essere una transizione a basso profilo ambientale, verso la green economy. In questo modo si segna in maniera irreversibile l’economia legata a questa preziosa materia prima, senza sfruttare il know how che ne potrebbe derivare verso la riconversione».
Conclude Ravaglia: «Il comportamento schizofrenico dell’attuale Governo è rappresentato poi dalla conferma dell’IMU sulle piattaforme off shore di cui il principale beneficiario sarà il bilancio statale e non gli enti che le ospitano nel loro territorio.Solo i Repubblicani in questi anni hanno difeso il comparto senza se e senza ma e nella campagna elettorale regionale in corso, sarà un tema costantemente di attualità nella nostra agenda perché se come dice il presidente Bonaccini che convintamente sosteniamo, “solo il lavoro dà dignità ai cittadini”, il primo impegno deve essere la salvaguardia di chi è già occupato e la difesa delle competenze per creare nuovi posti di lavoro».
Sull’altro fronte arriva l’attacco di Simone Benini, candidato del Movimento 5 Stelle alla presidenza della Regione: «Bonaccini in tour a Ravenna parla di sbloccare le trivelle in Adriatico. Alla faccia della lotta ai cambiamenti climatici, degli applausi per i ragazzi Fridays for Future e la salvaguardia dell’eco-sistema marino».
Continua il pentastellato: «Bonaccini, rivolgendosi a quei sindacalisti che chiedono di riaprire le trivelle, si è anche vantato dicendo: “Noi, col governo Gentiloni avevamo portato avanti un lavoro per tornare agli investimenti sull’upstream”, pensando di guadagnare voti. Il M5S al governo invece ha detto basta. Dunque, il candidato di Pd e altre liste che dell’ambiente dovrebbero fare una bandiera mostra la sua vera faccia: quella fossile. Ecco perché il Movimento 5 Stelle corre da solo alle elezioni regionali. Meglio soli che male accompagnati. Grazie al Movimento 5 Stelle al governo nazionale, dal marzo 2019 abbiamo imposto uno stop a nuove trivellazioni (ora contestato pure dalla Lega) e in Finanziaria siamo riusciti a moltiplicare per 25 i canoni per le concessioni, che passano da 57 euro a chilometro quadrato a 1481 euro al chilometro quadrato. Non venivano toccati dal 1998! Quella contro le trivellazioni marine e terrestri, è una battaglia che il Movimento 5 Stelle porterà sempre avanti. Più forza al Movimento 5 Stelle, più forza a rinnovabili ed efficienza energetica e tutela di mare e territorio».
Sul tema interviene anche la Lega, con Jacopo Morrone e Samantha Gardini: «“E’ patetico Stefano Bonaccini che, a Ravenna, promette ai lavoratori e al comparto Oil&Gas che il Governo si interesserà di loro in un futuro indeterminato. Parole vane da cui emerge che né Bonaccini, né il Pd ravennate possono influenzare il governo giallorosso, che ha penalizzato questo settore, mettendo in ginocchio l’economia ravennate. Come emerge dai licenziamenti collettivi già annunciati. Bonaccini pensa alle elezioni del 26 gennaio, il resto non conta. Sta girando come una trottola per la regione promettendo opportunità e risorse a tutti. Ma non potrà mantenere gli impegni presi. E’ evidente. Bonaccini ha governato per cinque anni ma ha lasciato a piedi molti territori. Non ha entrature a Roma come si evince dalle batoste che il Conte bis ha inflitto a settori trainanti dell’Emilia Romagna, dalle attività petrolifere, al packaging al saccarifero. Plastic tax e sugar tax influiranno pesantemente sull’economia della nostra regione, ma Bonaccini preferisce sorvolare su questi problemi che potrebbero far sorgere seri interrogativi nel suo elettorato. Per non parlare della cosiddetta svolta green. Un altro tranello storico della propaganda di Bonaccini. Indaghi un organo terzo sui siti inquinati e ci dica il candidato del PD come intende risolvere, per esempio, il problema dello smaltimento dei rifiuti speciali che sta gravando di costi insostenibili e di incertezze le aziende coinvolte. Uno dei tanti aspetti irrisolti dello smaltimento rifiuti in regione».
Pietro Vandini, ex 5 stelle nella lista “Bonaccini presidente” in quota Italia in Comune: «Entro il 2030 si raggiungerà il picco di utilizzo dei combustibili fossili e in questo percorso il gas naturale sarà la fonte fossile di transizione. Tutti gli investimenti in ricerca ed utilizzo del gas naturale hanno un arco temporale di ammortamento che non supera i prossimi 15 anni? Se la risposta è si, allora impostare un percorso che non prevede questi passaggi è assurdo ed insensato. Se invece la risposta è no allora significa che parliamo di investimenti che nessun imprenditore farebbe o dovrebbe fare. Ipotizzare investimenti che richiedano un arco temporale maggiore per essere sostenibili significa portare inevitabilmente a sprecare milioni di euro in “stranded asset”, ovvero beni immobilizzati che rimarranno dove sono a causa della diminuzione della domanda. Questi sono i ragionamenti che deve fare la Politica senza limitarsi solo aguardare agli attuali posti di lavoro da preservare e da tutelare, ma bensì anche a quelli che potrebbero non essere creati per le generazioni future, che spesso purtroppo trovano meno spazio rispetto ai primi ma che rappresenterebbero un grido di aiuto da parte dei nostri giovani. Voglio ribadirlo nuovamente, i primi ed imprescindibili passi sono quelli disostenere con ammortizzatori sociali le criticità relative a questa crisi disettore e allo stesso tempo impostare un piano decennale che tracci chiaramente la strada da seguire».
L’associazione fa notare i ferri delle armature delle due campate prossime alle rive giudicandole «totalmente inefficaci dal punto di vista strutturale»
Secondo la sezione ravennate di Italia Nostra, il ponticello in cemento armato e laterizio che supera il canale degli Staggi e conduce al Capanno Garibaldi nella Pialassa Baiona sarebbe prossimo al collasso. Le foto che pubblichiamo sono state inviate da Italia Nostra stessa. «Si possono facilmente notare – scrive l’associazione – i ferri delle armature delle due campate prossime alle rive totalmente inefficaci dal punto di vista strutturale, in quanto completamente espulsi dai travetti che costituiscono il ponte e ormai a penzoloni sulle acque del canale. In condizioni non migliori appare l’impalcato, deformato e fessurato, della campata di mezzeria: i ferri sono totalmente scoperti e corrosi e sembra proprio che il ponte resti su per miracolo, senza armature efficienti ad assorbire le flessioni dovute al peso proprio ed al transito delle persone. Le recenti acque alte potrebbero averne ulteriormente aggravato la fragilità»
Italia Nostra invita dunque il Comune «a svolgere immediatamente i rilievi del caso e, se ciò che appare sarà confermato, a chiudere quanto prima il ponte per garantire la sicurezza dei cittadini fino al ripristino del manufatto. A maggior ragione, se la tradizionale fiaccolata di Capodanno presso il Capanno Garibaldi avrà luogo anche quest’anno».
L’attuale struttura è da sostituire: serviranno 11 mesi di lavori. Ad occuparsi dei lavori saranno le Ferrovie dello Stato. Ecco come cambia il traffico
Il nuovo ponte
La vigilia di Natale ha portato la notizia dell’approvazione del progetto per il nuovo ponte Teodorico, opera strategica per il traffico ravennate: si tratta del cavalcaferrovia che collega la zona della Darsena a quella del centro storico, tra il mausoleo del re ostrogoto e la Rocca Brancaleone. Una struttura stradale nodale la cui sostituzione di certo comporterà, durante i lavori, non pochi disagi agli automobilisti. La sostituzione si rende però necessaria anche perché, come si può notare scorrendo la relazione generale del progetto, l’attuale struttura – che sopporta un traffico di 800 veicoli all’ora – risulta usurata in diverse parti.
Il nuovo ponte
Scrivono le Ferrovie dello Stato, che in questo caso saranno stazione appaltante: «Il ponte, oltre ad essere caratterizzato da un generalizzato stato di degrado e ammaloramento dei materiali, è interessato da un preoccupante quadro lesivo che mette in evidenza fenomeni di sofferenza degli archi portanti». L’aspetto di maggiore allarme – si legge sempre nella relazione – è costituito dalle lesioni strutturali che interessano le volte degli archi principali. Si tratta di «lesioni trasversali disposte in chiave ed in prossimità delle imposte» e che trovano corrispondenza anche in superficie, sul piano viario.
L’attuale ponte non risulta più in buone condizioni
Perciò, proseguono i tecnici, «tenuto conto dello stato di consistenza delle strutture e della criticità che gli interventi necessari all’adeguamento e risagomatura delle arcate avrebbero comportato, aggravate dal dover operare in soggezione di traffico ferroviario, si è ritenuto necessario proporre un intervento radicale di demolizione e sostituzione del ponte con una nuova struttura di scavalco ad arco a via inferiore». L’impalcato sarà lungo 57 metri, sospeso verticalmente agli archi.
Dalla lettura del progetto emerge anche la scelta di smontare e demolire la passerella pedonale che corre parallela al ponte. Le prime operazioni di abbattimento delle strutture renderanno necessario l’interruzione del traffico ferroviario di 48 ore. Tali interruzioni si ripeteranno per altre due volte. Previste poi otto interruzioni notturne di quattro ore per altri lavori collaterali. In totale i lavori richiederanno 11 mesi. I primi quattro serviranno per la cantierizzazione dell’opera e non avranno ripercussioni sultraffico. La seconda fase dei lavori – di circa sei mesi – sarà quella in cui ci saranno invece maggiori disagi per i ravennati.
In questa fase verrà dapprima demolito il ponte, poi saranno realizzati i muri e montato il nuovo manufatto. «A questo punto – scrivono i tecnici – sarà possibile riattivare i sottoservizi deviati e la rete idrica ed elettrica, in configurazione di progetto. La macrofase si conclude con il ripristino della viabilità in configurazione di progetto e con l’apertura del nuovo ponte al traffico».
Come cambierà la viabilità
Il progetto contiene anche l’ipotesi di cambiamento di viabilità della zona: ad essere chiusa al traffico sarà il tratto di Circonvallazione alla Rotonda dei Goti che va da via Teodorico a via Rocca Brancaleone. Si garantirà comunque l’accesso dei residenti a Via Arbe in uso promiscuo per tutta la durata dei lavori. Chiuso anche un corposo tratto di via Darsena, di circa 120 metri, per permettere l’adeguamento altimetrico.
Le modifiche della viabilità
Pertanto per garantire la fruibilità e tutti gli accessi si prevede una riorganizzazione della viabiltà dell’area di intervento. In particolare durante i lavori, via Teodorico diventerà a doppio senso di marcia così come il tratto di via delle Industrie adiacente per permettere l’accesso al parcheggio del Mausoleo di Teodorico e a via Arbe.
Le modifiche della viabilità in via Antico Squero
Il tratto di via Darsena, adiacente al limite di intervento, diventa a doppio senso di marcia per garantire l’accesso ai residenti. Verrà riorganizzata l’intersezione a Nord – Ovest del ponte tra Circonvallazione alla Rotonda dei Goti, via Rocca Brancaleone e via Porto Coriandro, per consentire tutte le svolte. Verrà realizzata una rotatoria provvisoria a sud – est tra via Darsena e via Antico Squero, con adeguamento di un tratto di via A. Squero che diventerà a doppio senso di marcia.
Il progetto sarà eseguito nel corso del 2020, non si conoscono ancora i tempi esatti dell’appalto ma, con ogni probabilità, non si arriverà alla consegna dell’appalto prima della prossima primavera. L’importo totale dei lavori è 9,3 milioni di euro.
I tronchi spingono sulle colonne rimaste in piedi dopo il crollo del 2018. A ridosso della chiusa sono presenti detriti legnosi
Il fiume Ronco è pieno di tronchi e la Regione non interviene: ad attaccare sul tema è la consigliera in Comune, Samantha Gardin, che è anche candidata alle prossime elezioni regionali. Nonostante la tragedia del 25 ottobre 2018, quando la diga di San Bartolo è crollata, «Arpa, Regione e Autorità del bacino del Po stanno dormendo da oltre un anno».
Gardin dice: «È inaccettabile che le autorità preposte non abbiano ancora terminato i lavori di ricostruzione della diga, col risultato che in alcuni tratti, l’acqua ha ricominciato a mangiarsi le sponde. Siamo nel periodo invernale, ed è naturale che il fiume si ingrossi per le piene mettendo a rischio gli argini non manutentati a dovere».
Del resto «questa terribile calamità ha già provocato la morte di una persona, pertanto non si corra il rischio di piangere altre vittime» chiosa Gardin, ricordando come il crollo della diga, nel 2018, avesse inghiottito il 55enne Danilo Zavatta, che si trovava in quel momento sulla passerella. «Oggi a ridosso della chiusa sono presenti alberi e tronchi. Che limitano il deflusso dell’acqua e spingono sulle colonne rimaste in piedi dopo il crollo. Mi chiedo perché la Regione e gli altri enti non facciano il necessario per scongiurare nuovi danni e ridurre il pericolo per il centro abitato del San Bartolo».
Sarà a gestione e direzione infermieristica, con la responsabilità clinico-terapeutica affidata ad un Medico Referente del progetto e in forte integrazione con gli altri professionisti
E’ stato attivato nei giorni scorsi, presso l’Ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna, il nuovo servizio di Cure intermedie, dedicato a pazienti che, terminata la fase acuta della loro patologia, non sono ancora in condizioni ottimali per essere dimessi e che, in precedenza, restavano, in attesa della dimissione verso il domicilio o verso altre strutture sanitarie e socio-sanitarie, ricoverati nei reparti per acuti – principalmente presso l’Unità Operativa di Medicina – con conseguenti criticità, soprattutto nei momenti di forte afflusso di pazienti in ospedale, come ad esempio quello del picco influenzale.
«Si tratta – scrive l’Ausl – di un progetto innovativo, che contempla una risposta strutturata verso pazienti che necessitano di completare percorsi di riattivazione motoria o riabilitativi, di cure infermieristiche continuative nelle 24 ore e/o d’interventi sanitari non erogabili al domicilio. Il progetto rappresenta un contributo concreto verso la necessità di offrire risposte ai crescenti problemi derivanti dall’aumento delle patologie croniche legate all’innalzamento dell’aspettativa di vita».
Il progetto “Cure Intermedie” prevede una dotazione di 8 posti letto ed è situato nel “Blocco 1” al primo piano del Presidio ospedaliero “Santa Maria delle Croci”, in un’area appositamente ristrutturata e dotata di una piccola palestra per riabilitazione che consente di attivare precocemente o di continuare l’attività di riattivazione motoria o riabilitativa. Il nuovo servizio punta a dare risposta proprio a questi pazienti, che dopo la fase acuta e a seguito di una valutazione della loro situazione clinica ed assistenziale, possono giovarsi di una permanenza nella nuova struttura, nel corso della quale, sulla scorta sulla base di una valutazione multidimensionale e dell’elaborazione di un progetto personalizzato di cura e assistenza – in cui vengono definiti gli obiettivi terapeutici, le specifiche azioni di cura, assistenziali e riabilitative e contestualmente avviate e garantite le attività di formazione e addestramento dei cargivers (famigliari, badanti, assistenti familiari) – si pongono la basi per consentire il ritorno al domicilio del paziente con una maggiore adesione ai programmi terapeutici e la conseguente riduzione del rischio “ricadute” ed il ricorso ad un nuovo ricovero.
Il nuovo Servizio di Cure intermedie è a gestione e direzione infermieristica, con la responsabilità clinico-terapeutica affidata ad un Medico Referente del progetto e in forte integrazione con gli altri professionisti (fisiatra, fisioterapista, assistente sociale…) individuati nel progetto personalizzato del paziente che ne stabilisce anche la durata e la permanenza presso il Servizio di Cure Intermedie.
«Una presa in carico sempre più integrata e a tutto tondo del paziente, attraverso un ‘dialogo’ sempre più stretto e sinergico tra strutture ospedaliere e territoriali-distrettuali è al centro della programmazione sanitaria e socio-sanitaria della Regione Emilia Romagna – commenta la dottoressa Roberta Mazzoni, direttore del Distretto di Ravenna – e con questo progetto andiamo proprio in tale direzione, dando risposte sempre più puntuali ai pazienti e alle loro famiglie».
«Il nuovo servizio di Cure intermedie – spiega il Direttore sanitario dell’Ausl Romagna, dottor Stefano Busetti – oltre a dare una importante risposta all’emergente bisogno derivante dall’aumento di pazienti cronici, rappresenta un traguardo importante per Ravenna che assieme al cosiddetto ‘reparto polmone’ ci fa sperare di dare risposte sempre migliori durante il picco influenzale e più in generale durante i periodi di forte afflusso di pazienti».
Daniela Iurato, Aleksandra Miteva e Sara Vasini, tre giovani artiste dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna e Paola Babini con un’istallazione, ospiti alla Biennale di Monza fino al 6 gennaio
Un’opera di Paola Babini
È aperta al pubblico fino al 6 gennaio alle Orangerie della Reggia di Monza la “Biennale delle Accademie”, un evento che coinvolge dieci Accademie da tutto il territorio nazionale: Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, L’Aquila, Milano con Brera e Naba, Ravenna, Torino, Venezia. Ogni Accademia è ospite con tre nomi scelti da un tutor per un totale di 30 giovani artisti. Anche l’Accademia di Belle Arti di Ravenna è presente con tre giovani artiste, Daniela Iurato, Aleksandra Miteva e Sara Vasini selezionate da Paola Babini, docente di Tecniche e tecnologie delle Arti Visive, una scelta che valorizza il mosaico come linguaggio prezioso e quanto mai contemporaneo da riscoprire oltre i confini ravennati. Tre artiste le cui opere sono accomunate, come si legge nel catalogo on-line, «dalla rinnovata lettura dell’arte musiva, fedele agli antichi riti di esecuzione ma contemporanea nella concezione estetica di un universo visivo, allo stesso tempo, franto e unitario, plurimo e organico».
Daniela Iurato 1
Daniela Iurato 2
Daniela Iurato, giovane artista ragusana, è presente alla Biennale con due opere, Candida e Mente, pensate come una sorta di dittico, un’operazione che è innanzitutto mentale perché «pensare in coppia, secondo un principio dualistico, ti obbliga alla parzialità delle parti che si completano solo quando sono congiunte», leggiamo nel catalogo della mostra. Nell’opera della Iurato il mosaico pare quasi un ricamo sulla luminosa tela. Su due grandi ovali rigorosamente bianchissimi, forme raffinate dal sapore antico, emergono andamenti delicati, rilievi scultorei che vanno via via assottigliandosi. Le tessere, infatti, paiono lentamente disgregarsi e partendo da un nucleo corposo e ben definito, si affilano fino a diventare esili tracce di marmi e paste vitree. Smalti e marmi, sapientemente uniti, creano forme immaginifiche, puri giochi di fantasia e di andamenti di tessere, il cui rigore emerge dall’elegante composizione dove è evidente che nulla è lasciato al caso, in un gioco sorprendente di fragili equilibri, tra pieni e vuoti, tra la spessa materia musiva e pennellate d’impalpabili pulviscoli.
Aleksandra Miteva 1
Aleksandra Miteva 2
Anche nelle opere di Aleksandra Miteva, artista macedone, ritorna il binomio tela/mosaico, ma, nella sua poetica, con un’attenzione completamente diversa. Nelle opere della Miteva non è più la fine trama ad accogliere le tessere, ma è la grezza iuta ad incorniciare un mosaico nel quale le tessere, rigorosamente di marmo, hanno colori terrosi e sordi. Sguardare e Desiderium sono due opere oniriche che chiedono un giusto tempo per essere capite: esse, infatti, presentano ritratti struggenti che paiono rifuggire ogni visione frettolosa. Questi volti dalla trama così sgranata paiono affiorare dalla nebbia o addirittura dal passato, e in questa loro sfocatura emerge, verrebbe da dire, il desiderio di uno sguardo intenso e vero, il solo capace di salvare dall’oblio perché, come leggiamo nel catalogo, «ritrarre l’umanità e farlo con frammenti di pietra obbliga a una veduta globale e originaria, senza specifiche aneddotiche o mondane, per cogliere l’essenza dell’umano, quella parte invisibile che si irradia dal corpo e anima l’atmosfera circostante».
Sara Vasini 1
Sara Vasini 2
All’interno di luminose campane di vetro – The Bell Jar è il titolo dell’installazione, un omaggio riconoscente a Sylvia Plath – Sara Vasini, “l’artista-studente”, ripone piccoli oggetti, semplici giochi della sua infanzia che negli anni ha gelosamente custodito e che ora ha giocosamente, con la serietà che solo i bambini attribuiscono al gioco, trasformato attraverso l’opera del mosaico. All’interno di queste fragili campane rivive, dunque, un universo personale di emozioni. In questi microcosmi della memoria Sara Vasini, che dell’infanzia ha mantenuto immutato lo stupore e la sincerità, racconta molto di sé, della sua poetica, della sua passione smisurata per il mosaico: le superfici non vanno rivestite, bensì è necessario attraverso il mosaico, inteso come espressione di sè, colmare i vuoti – «serrare il vuoto», dice l’artista – sanare le solitudini, riempire i crateri, siano essi le cavità di piccole tazze, di un minuscolo coperchio, di una cucina da bambina o quelli dell’anima. «Il gioco delle bambole, è un gioco solitario», racconta Sara Vasini, come solitario è il gioco del mosaico.
Un’importante novità di questa biennale è la presenza della Biennale OFF, un corollario di iniziative che coinvolge tutta la città: «la Biennale conferma la propria attenzione alla creatività emergente e si apre alla città – così commenta Daniele Astrologo Abadal, responsabile scientifico – con la realizzazione di eventi espositivi disseminati nel centro storico e non solo. Un modo per restare aggiornati sulle ultime novità linguistiche dell’arte contemporanea e per riscoprire e rileggere gli angoli, i luoghi più o meno noti di Monza».
Paola Babini
Tra gli eventi della Biennale OFF si colloca anche una personale di Paola Babini, A piedi scalzi, visibile allo spazio PozziLei, un lavoro intenso e delicatamente femminile, un’installazione dove le scarpe, «manipolate e inquadrate ad arte, pur essendo state dismesse, preservano la memoria del loro vissuto e della propria condizione esistenziale, così marcata nella donna che cammina in un’infinita varietà di soluzioni stilistiche», si legge nel catalogo. La ricerca sulle scarpe, sia fotografate sia presenti come oggetto, poste all’interno di teche trasparenti dalle cromie accese, appartiene da tempo alla poetica della Babini che di esse ha fatto quasi un oggetto identitario, certamente autobiografico; In her schoes, il titolo di una mostra di alcuni anni fa, A piedi scalzi, è la sua installazione a Monza, parole che dicono una rinnovata attenzione e l’inesausta ricerca per questo tema.
La mostra all’Orangerie è visitabile da giovedì a domenica dalle 10 alle 19. Chiuso il lunedì, martedì, mercoledì. Apertura straordinaria lunedì 6 gennaio. Informazioni al Comune di Monza, tel. 039 322 086. La mostra di Paola Babini, presso lo spazio PozziLei, Piazza, San Pietro Martire, 1, è visitabile tutti i giorni (orario continuato).