venerdì
18 Luglio 2025

Partecipazione, l’Unione faentina ci crede: in arrivo il regolamento unico

Coinvolgimento cittadino anche per la stesura del testo. Luccaroni (Faenza): «Fiducia cresce solo se le istanze vengono accolte»

Bici Semaforo

Entro la fine dell’anno l’Unione dei Comuni della Romagna faentina avrà un regolamento unico per inquadrare la partecipazione cittadina. E per arrivare alla sua stesura l’Unione ha scelto, con coerenza, un percorso partecipativo: «I lavori sono iniziati due anni fa – spiega Andrea Luccaroni, assessore comunale a Faenza con delega alla Partecipazione –. Suona come un gioco di parole ma si può dire che abbiamo fatto la partecipazione sulla partecipazione. Quando il testo sarà approvato, i cittadini avranno un quadro completo di tutte le forme con cui è possibile presentare istanze all’amministrazione. Questo poi comporterà che le istituzioni dovranno organizzarsi per saper rispondere alle sollecitazioni dal basso».

Il percorso è stato caratterizzato da una scelta innovativa. La legge sulla partecipazione prevede di istituire il “tavolo della negoziazione”, un punto di incontro per i diversi attori nella fase decisionale. Nel Faentino è stato trasformato nella “cabina di regia”: «Non abbiamo limitato il suo operato alla fase decisionale ma l’abbiamo coinvolto anche nella fase successiva di implementazione quando la competenza è degli organi decisionali». L’ipotesi è che la cabina rimanga attiva e interpellata nei casi competenti.

Luccaroni ci tiene a sottolineare che il coinvolgimento dei cittadini è una delle tematiche in capo all’Unione divenuta pienamente operativa dall’anno scorso: «In questo modo possiamo impostare strategie più strutturate su un territorio che si presta molto bene a queste iniziative. Cerchiamo di renderla non un esercizio estemporaneo ma qualcosa di strutturale anche perché il suo limite principale è che il risultato è figlio di chi partecipa: quanto più allarghi la comunità coinvolta e tanto più la qualità del risultato è significativa». L’ambizione è alta: «Oggi molti cittadini la vedono come qualcosa fatto dal pubblico solo per evitare le critiche ma che poi non serve a niente, invece deve diventare qualcosa che il cittadino si aspetta. Per far nascere questo sentimento conosco un solo modo: l’organismo amministrativo deve tenere conto dei messaggi che arrivano, solo così il cittadino ha la reale percezione che non ha perso tempo».

Altri sono gli esempi di coinvolgimento cittadino nelle scelte dell’amministrazione. L’assessore ricorda una serie di cinque esperienze partite nel 2014 e arrivate a completamento, ognuna con un contributo di 20mila euro: la rigenerazione di un parco periferico, una tensostruttura mobile condivisa fra tre comunità parrocchiali, una cucina all’interno di una struttura comunale gestita dal Rione Verde con criteri di trasversalità, l’accessibilità completa delle sponde arginali del Lamone. «Per quest’ultimo finora siamo riusciti a intervenire solo nel tratto urbano ma l’obiettivo è di rendere percorribile tutto fino al confine con Bagnacavallo». C’è poi la stesura del piano urbano di mobilità sostenibile (Pums), ora in corso: «Si terra conto di quanto emerso nella consultazione dei cittadini sul tema specifico del trasporto casa-lavoro».

Ritirarsi o inseguire la quarta Olimpiade? Timoncini al bivio: «Deciderò presto»

Dopo il bronzo europeo Daigoro sogna il Giappone, da dove arriva il nome scelto dal padre: «Sembra un segno del destino»

Timoncini

I prossimi mesi saranno decisivi per Daigoro Timoncini, che si trova davanti a una sorta di “lascia o… quadruplica”. Il 33enne di Riolo Terme è infatti di fronte a un bivio, con una strada che porta al ritiro dall’attività agonistica, mentre l’altra è indirizzata verso la quarta Olimpiade, a coronamento di una carriera di altissimo livello nella storia della lotta greco-romana italiana.
A far pendere l’ago della bilancia dalla parte di una o dell’altra scelta saranno soprattutto le condizioni atletiche dell’azzurro tesserato nei carabinieri, ma anche le motivazioni, che a pochi mesi da Tokio 2020 non dovrebbero però mancare a un atleta dal nome giapponese.

Daigoro, come è andata la stagione appena conclusa?
«È partita benissimo, ma è terminata non proprio come speravo. Ad aprile, infatti, ho conquistato il mio miglior risultato di sempre, vincendo il bronzo all’Europeo (categoria 97 kg, ndr), a dimostrazione che sono ancora al livello dei migliori. Al Mondiale, il mese scorso, sono invece stato eliminato al primo turno da Rosillo, un giovane cubano emergente. Quello che mi è dispiaciuto di più, però, è non essere riuscito a presentarmi nelle condizioni migliori».

Come mai?
«Purtroppo in estate non ho lavorato in palestra come avrei voluto. L’età non è dalla mia parte e i tanti acciacchi iniziano a farsi sentire, anche perché la lotta è uno sport molto usurante. Adesso stacco la spina per qualche settimana e poi, per prendere ogni decisione, vedremo quale sarà il mio stato fisico. Il tempo, inoltre, stringe».

Quando ricomincia l’attività?
«A gennaio iniziano le prime competizioni e spero di scendere ancora in pedana. Adesso, tra la delusione dei risultati di fine stagione e i problemi fisici, non riesco ad assicurare nulla. Da agonista quale io sono, però, di sicuro farò il possibile per tornare in gara. Anche perché non voglio avere rimpianti in futuro».

Si riferisce a Tokio 2020?
«Sì, esatto. L’obiettivo è quello di partecipare alla mia quarta Olimpiade. Solo il pensiero mi fa venire un grande entusiasmo, ma non so se possa bastare. Dovrò dosare al meglio le mie forze, anche perché, in ogni caso, la qualificazione non è scontata».

Daigoro
Daigoro Timoncini con il bronzo europeo (categoria 97 Kg). Il nome Daigoro da una serie tv nipponica degli anni Settanta.

Quali sono gli appuntamenti clou segnati sul calendario?
«Mi giocherò tutte le mie carte nei primi mesi dell’anno nuovo. Si parte con i campionati italiani in programma subito a inizio 2020, seguiti a fine gennaio a Roma da un torneo internazionale che stabilirà il ranking mondiale. A febbraio è previsto l’Europeo, mentre le qualificazioni olimpiche si terranno a marzo in Ungheria e in aprile in Bulgaria».

A 33 anni, i Giochi quindi sono ancora un sogno da realizzare?
«Sì, perché per chi pratica uno sport cosiddetto minore rappresentano fin da bambino il massimo del massimo da raggiungere. Adesso che sono più maturo, però, anche le aspirazioni cambiano. Pechino 2008, la prima, rimarrà sempre la più bella, ma a Londra e a Rio de Janeiro avrei voluto fare qualcosa in più. Sento di non essere riuscito a prendere al volo qualche occasione».

Da dove nasce la passione per la lotta?
«Ho incominciato perché mio padre era un lottatore e mi ha trasmesso l’amore per questo sport, facendomi allenare in palestra a Faenza. Si tratta di una disciplina marginale, che vede girare pochissimi soldi ed esiste solo in alcune città italiane, quindi per praticarla è necessario fare molti sacrifici».

Qual è stata la soddisfazione più grande in carriera?
«Aggiudicarmi il titolo italiano a 18 anni, partecipare a tre Olimpiadi, vincere il bronzo europeo di quest’anno. Sono tante le gioie, ma la più grande spero debba ancora arrivare».

Ha già pensato cosa farà una volta terminata l’attività agonistica?
«Sì, ma lo annuncerò solo il prossimo anno. Mi limito a dire che, se ho le capacità ed esistono le opportunità giuste, mi piacerebbe rimanere nell’ambito dello sport».

Potrebbe restare nell’Arma dei carabinieri?
«Perché no? Come ambiente mi sono trovato sempre bene. Per gran parte della mia carriera ho frequentato il gruppo sportivo di Roma, allenandomi, facendo la spola con Faenza, dove invece abito».

Prima però pensiamo a Tokio. D’altronde per uno che si chiama Daigoro…
«Sì, sembra un segno del destino. Sarebbe davvero chiudere in bellezza».

Nuovo supermercato autogestito: 230 persone interessate, da gennaio il primo test

Progetto Stadera: i soci lavorano e fanno la spesa. All’inizio del 2020 la prima sperimentazione con prodotti sostenibili fino a 40 percento in meno

Stadera

Sta destando grande interesse a Ravenna la prossima apertura in città di un supermercato autogestito, dove i soci potranno acquistare prodotti “sostenibili, locali e di qualità” a un prezzo fino al 40 percento inferiore rispetto a quello proposto dalle tradizionali catene del comparto biologico.

Si tratta del progetto Stadera, anche recentemente premiato (con un contributo a fondo perduto di 12mila euro e l’accompagnamento alla costituzione di una cooperativa) alla seconda edizione di Coopstartup Romagna, il bando per la nascita di nuove imprese promosso da Legacoop, Coopfond e Coop Alleanza 3.0.
L’innovazione organizzativa di questo tipo di cooperativa di consumo risiede nel triplice ruolo del socio, che è proprietario, cliente e lavoratore, per circa 3 ore al mese con mansioni relative alla gestione della cassa, alla ricezione merci e alle pulizie. Valore aggiunto del progetto risiederebbe poi nel rapporto diretto con i produttori, da cui i soci acquisterebbero senza intermediari, mantenendo una filiera il più possibile corta, con prodotti biologici e sostenibili, dal punto di vista ambientale e da quello sociale.

Si tratta di un’esperienza già piuttosto diffusa all’estero, in particolare negli Stati Uniti (una futura socia di Stadera ha per esempio raccontato da poco in un video l’esperienza della Park Slope Food Coop di Brooklyn, a New York), a Parigi, Bruxelles, fino ad arrivare pochi mesi fa anche in Italia, con la prima esperienza di supermercato autogestito nata nella vicina Bologna con il negozio Camilla, già divenuto oggetto di studi.

Camilla Scaffali
L’allestimento degli scaffali a Camilla (Bologna), primo supermercato autogestito d’Italia

Non essendo ancora nata ufficialmente la cooperativa Stadera, non si può parlare ancora di soci, ma al momento – ci dicono i promotori – sono circa 230 le persone fortemente interessate a diventarlo, tra quelle che hanno partecipato agli incontri di presentazione di queste settimane (il prossimo è in programma il 18 ottobre dalle 20.30 al circolo Arci Dock 61 di via Magazzini Posteriori, in Darsena). Secondo le stime dei promotori sarebbero sufficienti circa 300 soci fondatori per rendere sostenibile la cooperativa. La quota sociale d’ingresso per questi ultimi non è ancora stata definita, mentre sarà molto probabilmente di 25 euro quella di ingresso nella cooperativa, che garantirebbe appunto (se in regola con il turno di lavoro) la possibilità di fare acquisti nel negozio e che verrebbe restituita nel caso si decidesse in futuro di uscire.

L’obiettivo realistico che si sono dati i promotori è quello di aprire il supermercato a gennaio 2020, in un locale da 80-100 metri quadrati, un “negozio test” (come è stato definito) non definitivo, più piccolo rispetto a quello da circa 300 metri quadrati previsto dal progetto una volta a regime. È già al lavoro un gruppo di sette persone per la ricerca del locale, che sarà a Ravenna ma fuori dal centro storico, dove sarà possibile parcheggiare e anche arrivare in bicicletta.
In questa fase è prevista l’assunzione di una persona part-time addetta al negozio e che dovrà in qualche modo anche coordinare le mansioni dei soci, con la possibilità in futuro di creare ulteri posti di lavoro: «A Bruxelles per esempio – ci dicono –, nella cooperativa già avviata da tempo, ci sono sei dipendenti».

«Il lavoro dei soci – si legge infine nella presentazione del progetto sul web – non solo ridurrà i costi di struttura, ma farà di essa una vera comunità di persone: i legami che si creeranno saranno forti perché saldati dal lavoro quotidiano nella nostra cooperativa, che diventerà un vettore sociale ed economico. La riappropriazione dei valori mutualistici e dell’atto di consumo, infatti, è il fine ultimo di questa cooperativa».
È possibile restare aggiornati sul progetto scrivendo alla mail roadto.progetto52@gmail.com.

«Un buon leader in azienda deve capire la percezione dei suoi collaboratori»

Il messaggio trasmesso dal consulente e formatore Aldo Terracciano, intervenuto alla Camera di Commercio al seminario organizzato dal Comitato per l’imprenditoria femminile

Foto Comunicato PercezioneUn buon leader deve saper tenere conto della percezione propria e dei collaboratori: il carattere, la personalità, i  valori, l’educazione ricevuta, le esperienze fatte nel percorso di vita. Fattori che, come lenti colorate, sono il filtro attraverso il quale si vedono i comportamenti nostri e degli altri. È il concetto centrale espresso da Aldo Terracciano, consulente e formatore in psicologia del lavoro e dell’organizzazione che è intervenuto il 10 ottobre alla Camera di Commercio di Ravenna in occasione del seminario organizzato e promosso dal Comitato per l’imprenditoria femminile (Cif). Titolo dell’iniziativa era “Leadership e gestione efficace dei collaboratori: persuasione e percezione”.

La segretaria generale della Camera di Commercio, Maria Cristina Venturelli, nell’introdurre i lavori ha evidenziato la consistenza e l’importanza delle imprese femminili nella provincia di Ravenna e l’importante ruolo del Cif.

Terraciano, come detto, ha affrontato il tema della percezione, meccanismo dipendente da molteplici fattori che, «come lenti colorate, sono il filtro attraverso il quale si vedono i comportamenti nostri e degli altri». L’esperto ha anche illustrato come sia possibile affinare la propria comunicazione acquisendo metodologie adatte ad aumentare l’ascolto, la chiarezza dei contenuti e la capacità di convincere le persone.

Ai domiciliari in comunità ma istigava gli altri alla ribellione: portato in carcere

Un 42enne era stato ammesso al Villaggio del Fanciullo per scontare la pena dopo la violazione degli obblighi di sorveglianza speciale

Da settembre scorso era stato ammesso alla comunità terapeutica Villaggio del Fanciullo di Ravenna per scontare ai domiciliari una condanna fino al 2020 per violazione degli obblighi di sorveglianza speciale ma dal primo momento ha iniziato a mostrare un atteggiamento polemico e oppositivo nei confronti degli operatori della struttura, arrivando fino a istigare gli altri ospiti della comunità alla ribellione. La polizia l’11 ottobre ha portato in carcere un 42enne foggiano arrestato per la prima volta nel 2017.

In considerazione dei suoi comportamenti, la comunità ravennate si è vista costretta a revocare la sua disponibilità a proseguire il progetto terapeutico di recupero.

L’ufficio di Sorveglianza di Bologna, alla luce di quanto accaduto, ha revocato la misura della detenzione domiciliare nei confronti dell’uomo.

Una petizione con 470 firme per completare la pista ciclabile di via San Mama

Manca il tratto da vicolo Plazzi a viale Berlinguer. Iniziativa lanciata da Ancisi (Lpr) partendo da quanto indicato nel piano urbano di mobilità sostenibile che segnala la pericolosità del tratto e fa riferimento a precedenti impegni di pianificazione viaria

Tratto Di V. San Mama Senza CiclopedonaleÈ stata depositata in Comune a Ravenna una petizione sottoscritta da 470 residenti nel borgo San Rocco che chiedono il completamento della ciclabile di via San Mama. La raccolta firme è stata lanciata da Lista per Ravenna.

«La pista ciclopedonale di via San Mama è incredibilmente monca, essendo esistente solo nel tratto tra piazzetta Anna Magnani e vicolo Plazzi – spiega Alvaro Ancisi, consigliere comunale di Lpr –. Proseguendo verso la periferia sud, la strada non ha neppure il marciapiedi e la carreggiata è oltremodo ristretta. I pedoni, le biciclette, i passeggini, i disabili con carrozzine, non hanno dunque protezione. Il tratto da completare dovrà proseguire, come indicato nel Piano Urbano di Mobilità Sostenibile (Pums) approvato nel gennaio 2019, fino alla rotonda Irlanda, così collegandosi con la ciclabile di viale Berlinguer».

Parte Di V. San Mama Senza Ciclopedonale. Ciclista DisperataIl testo della petizione richiama il Piano della Mobilità Ciclistica del Comune di Ravenna approvato nel giugno 2015, in cui figurava già, tra le priorità di intervento, “il completamento degli attuali itinerari ciclabili posti in adiacenza alle principali radiali di accesso alla città lungo i quali si svolgono i maggiori flussi ciclabili per gli spostamenti casa lavoro e casa scuola”. Segnala che, nell’ultima formulazione del Piano, approvata nell’agosto 2018, è stato inserito, fra i percorsi radiali, anche quello di via San Mama, mentre, nel piano degli investimenti 2019-2021 sono previsti, per un importo di 600mila euro, “Interventi di ristrutturazione di asse in via San Mama”, da realizzare nel 2020. Ricorda che la pericolosità della circolazione stradale in tale zona è attestata dalle rilevazioni compiute per il Pums, che hanno dimostrato l’alto grado di incidentalità di via San Mama e di via Cassino, la strada che collega questa arteria con viale Randi

«La partecipazione ha impatto sociale e cambia anche l’approccio delle istituzioni»

Andrea Caccìa della coop Villaggio Globale che da anni si occupa di cittadinanza attiva, dai grandi processi di pianificazione ai piccoli gruppi spontanei che nascono attorno a un bisogno comune

CittattivaSe c’è una realtà a Ravenna che si occupa di facilitare e incentivare la partecipazione attiva dei cittadini è la cooperativa sociale Il Villaggio Globale che dal 2007 ha dato vita al servizio di mediazione di CittAttiva, di cui quest’anno si festeggiano i dieci anni dell’apertura della sede in via Carducci 16. Oggi è anche aggiudicataria di un bando complessivo che prevede anche un lavoro di facilitazione alla partecipazione dei cittadini.
Tra le tante attività del servizio, in questi giorni è in corso, per esempio, la terza edizione della Farini Social Week, una manifestazione nata dopo una cosiddetta “open call” ai residenti e non. Di questo e molto altro abbiamo parlato con Andrea Caccìa, storico mediatore della cooperativa.

Cominciamo proprio dalla Farini Social Week . Come nasce questa esperienza?
«È nata per creare un’altra occasione di conoscere e scoprire la zona magari aprendo angoli meno noti. La festa nasce con una “open call” e una forte collaborazione con le realtà della zona, quest’anno una ventina. Di anno in anno noi cerchiamo di fare in modo che le proposte che arrivano possano trasformarsi in realtà, o magari vengano programmate nei mesi successivi».

Caccia
Andrea Caccìa

In passato vi siete occupati anche di partecipazione con progetti di pianificazione come la Darsena che vorrei attraverso percorsi molto strutturati. Oggi vi occupate anche di realtà più piccole e circoscritte, come operate nel concreto?
«Diciamo che negli anni abbiamo operato su due tipi di progettazione. Una, come quella sulla Darsena o adesso sul Pug (ve ne abbiamo parlato in questo articolo) , che richiede una profonda riflessione, molta formazione dei partecipanti e strumenti complessi come l’open space technology o altri metodi di confronto pubblico. L’altro filone è più legato a un impegno civico attivo dei cittadini che prevede sì una fase di conoscenza e pianificazione ma arriva poi soprattutto a sviluppare attività molto concrete, come è il caso della Farini Social Week, ma anche come tutti i gruppi che sottoscrivono con il Comune i “patti di collaborazione” per i Beni Comuni (vedi qui) . In particolare dal 2016, cerchiamo o sosteniamo gruppi che si attivino autonomamente per la tutela di un bene materiale o immateriale. Si tratta di gruppi spesso informali, di cui fanno parte anche associazioni, ma soprattutto singoli cittadini e si tratta di realtà molto diverse tra loro. Sono persone che si muovono su base volontaria per soddisfare loro bisogni o interessi comuni. Noi cerchiamo di sostenerli, coinvolgendo anche i consigli territoriali. E cerchiamo di fare formazione per esempio per quanto riguarda la raccolta fondi o la comunicazione».

Esiste un profilo tipo del “cittadino attivo”?
«Direi di no, abbiamo i pensionati così come i ragazzi e gli studenti che hanno dato vita al frutteto sociale di via Patuelli e gli Ortisti di strada. Abbiamo genitori dei bimbi di un asilo nido privato che si occupano di uno spazio verde, così come richiedenti asilo a Lido Adriano che contribuiscono ogni sabato a ripulire la località in accordo anche con Hera».

Che tipo di conflitto può nascere in questi gruppi?
«Spesso i conflitti nascono per le tipologie di leadership, magari anche molto carismatiche ma un po’ totalizzanti. E a volte ci sono gruppi che tendono a una certa chiusura, noi lavoriamo sempre per cercare di allargare, di aprire, anche per dare alle attività una più ampia prospettiva nel tempo».

C’è una comunanza di vedute politiche tra chi partecipa?
«Naturalmente questo è un dato che noi non raccogliamo e non chiediamo, ma frequentando le persone ci siamo accorti spesso che hanno idee diverse, votano partiti diversi, ma questo non è mai stato un problema perché lavorano per un obiettivo comune. Credo sia un aspetto particolarmente positivo».

FariniChe impatto hanno queste esperienze rispetto al tessuto sociale?
«Sono molto aggreganti perché le persone coinvolgono poi i vicini di casa, i conoscenti, persone con cui appunto condividono l’obiettivo comune. Anche per questo siamo particolarmente contenti che oltre al Comune di Ravenna, anche Acer abbia aderito a progetti di partecipazione di cittadini assegnatari degli appartamenti che vogliono impegnarsi per rendere più fruibili per esempio le parti comuni dei condomini Erp».

Dal punto di vista legislativo e istituzionale c’è un appoggio sufficiente?
«Il Comune di Ravenna ha investito molto in queste pratiche, noi partecipiamo ai bandi e così possiamo poi operare. Per fortuna la Regione Emilia-Romagna ha una legge che istituisce anche dei fondi per questi progetti, ed è una delle poche Regioni in Italia che si è dotata di queste norme. Certo, non sarebbe male una legge nazionale in materia perché spesso alcuni processi che vengono chiamati di partecipazione, per esempio quando si tratta di rilasciare una valutazione ambientale strategica per nuovi impianti produttivi, sono in realtà semplici consultazioni e coinvolgono solo figure già istituzionali e associazioni di categoria. Ma la partecipazione quando è vera può portare a soluzioni nuove e non contemplate magari da chi ha proposto il progetto e implica un cambiamento nelle procedure del lavoro che può essere faticoso, non tutti gli uffici reagiscono allo stesso modo. Ma al di là dei Comuni, sono tantissimi gli enti che potrebbero seguire queste prassi, dagli enti Parchi alla Sovrintendenza…».

darsena ravennaCosa accade quando la partecipazione non sembra dare frutti? Per esempio, qual è il suo bilancio, a distanza di anni, del processo “La Darsena che vorrei”?
«Se la partecipazione non dà risultati in tempi ragionevoli può diventare un boomerang per chi l’ha promossa, perché le persone a quel punto hanno l’impressione di aver sprecato tempo e competenze. Sulla Darsena, ricordo annunci che di certo non hanno fatto bene alla causa, però allora emersero molte idee che stanno almeno in parte prendendo vita. Penso ad esempio alla bella esperienza del Darsena Pop Up: la prima volta che si parlò di riusi temporanei a Ravenna fu proprio durante “La Darsena che vorrei”. E in generale, il quartiere, seppure faticosamente, sta prendendo la direzione di un luogo dedicato alla cultura e al tempo libero. Inoltre, si stanno facendo investimenti importanti grazie a bandi internazionali, anche recenti. Certo i tempi sono più lunghi di quanti molti si sarebbero aspettati, anche per le caratteristiche dell’area. Ma qualcosa ora si sta muovendo».

Posti esauriti a teatro, tensioni all’ingresso: sul posto carabinieri e polizia

Molte persone non sono riuscite a entrare alla seconda serata di Imaginaction con Nek, Elisa e Guccini. Situazione tornata alla calma senza bisogno dell’intervento delle forze dell’ordine

649252a4 0774 4396 8d2b 3b16ed59c7acTensioni all’esterno del teatro Alighieri di Ravenna nella serata del 12 ottobre quando alle molte persone in fila per entrare alla seconda serata a ingresso gratuito del festival dei videoclip Imaginaction – che prevede la presenza sul palco i cantanti Francesco Guccini, Elisa e Nek –è stato comunicato che i posti erano esauriti. Lo spettacolo era in programma per le 20.30 e i biglietti gratuiti si potevano ritirare a partire dalle 19 fino ad esaurimento posti.

Tra i tanti che speravano di poter assistere all’evento è cominciata a diffondersi la frustrazione per la lunga attesa risultata inutile e gli animi si sono scaldati. Nulla di eccessivo ma gli organizzatori e i gestori del teatro hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine per evitare il degenerare della situazione. Polizia e carabinieri si sono portati sul posto senza bisogno di intervenire. Nell’arco di una ventina di minuti lo scenario è tornato alla calma.

Per questa sera è in programma la visione in anteprima del video di “L’Avvelenata” di Guccini, diretto da Il Movimento Collettivo (direttore artistico Stefano Salvati).

Nuovo mercato coperto, l’apertura slitta di un altro mese: ora è per fine novembre

L’ultimo annuncio era di luglio. Il cantiere partì nel 2015, già con tre anni di ritardo rispetto alla prima previsione di completamento

Mercatocop2A luglio dissero che avrebbe aperto a fine ottobre, a metà ottobre l’apertura viene spostata in avanti di un mese e viene prevista per fine novembre. Continua a slittare l’inaugurazione del mercato coperto in centro storico a Ravenna dopo il cantiere di riqualificazione: i lavori furono affidati dal Comune in project financing nel 2010 e si prevedeva di impiegare due anni ma prima del 2015 non cominciò nulla. La nuova proroga è riportata da Il Resto del Carlino nell’edizione odierna, 12 ottobre.

“Siamo Europei” vuole mettere radici: «Non ci interessano dinosauri della politica»

L’ingegnere Filippo Govoni con un passato da renziano militante ma nessun incarico è il referente a Ravenna per la proposta di Carlo Calenda: «Cerchiamo competenze e serietà»

Calenda De MicheliIn questi mesi di fermenti politici, un’altra realtà sta cercando di diffondersi sui territori, ed è quella di Siamo Europei, il nome del movimento di Carlo Calenda che, come noto, è uscito dal Pd in polemica con la scelta di andare al governo insieme ai 5 Stelle, ed è stato subito seguito da Matteo Richetti.

A Ravenna il referente è Filippo Govoni, 40 anni, ingegnere, un passato da renziano militante. Come lui nessuna della quindicina di persone che al momento si stanno dando da fare per creare la nuova realtà politica sul territorio ha avuto incarichi né politici né istituzionali. «Siamo naturalmente aperti all’ingresso di eventuali amministratori, ma non abbiamo bisogno di dinosauri della politica interessati soprattutto a mantenere i propri ruoli. Quello che spesso ci ripetiamo, nelle riunioni anche nazionali, è che abbiamo bisogno invece di persone soprattutto competenti e serie».

Riunioni nazionali un po’ diverse da quelle a cui si è abituati: avvengono infatti in conference call. «Sì, ne abbiamo fatta una pochi giorni fa, tutti i 150 circoli in collegamento. Continueremo a farle in modo cadenzato perché è un modo di tenersi in contatto e di costruire il soggetto partendo dal basso e dai territori».

Un soggetto appunto “in progress”, Siamo Europei è infatti il nome con cui Calenda si presentò alle Europee in lista con il Pd (era capolista proprio nel nord est) ma a fine novembre arriverà il nuovo nome e il nuovo simbolo che saranno presentati a Roma. «Da lì – ci dice ancora Govoni – arriveranno anche le linee programmatiche di questo nuovo partito che saranno poi da declinare e concretizzare ricorrendo all’aiuto e al contributo di persone altamente qualificate nei diversi campi».

Insomma, uno spazio politico che vuole essere aperto a contributi e che abbia valori fondanti forti e non trattabili (per chi fosse interessato è attiva una pagina Facebook “Siamo Europei Ravenna” e l’indirizzo siamoeuropeiravenna@gmail.com).

«La ragione della rottura di Calenda con il Pd non è solo una questione di coerenza, ma proprio un punto politico, non ci si può alleare con realtà che hanno valori opposti ai tuoi», dice Govoni. Ed è per questo che potrebbe non essere scontata la presenza del simbolo del nuovo partito a sostegno di Stefano Bonaccini alle prossime Regionali del 26 gennaio. «Apprezziamo il lavoro che ha fatto in questi cinque anni, ma bisognerà vedere come si evolve la situazione, se ci dovesse essere davvero l’accordo con i 5Stelle, allora difficilmente potremo esserci noi».

L’Albergo del Cuore apre le porte alla città: chiunque potrà aiutare nel cantiere

La presidente della coop sociale San Vitale ha accolto i cittadini nello storico edificio di via Rocca Brancaleone che verrà riqualificato per creare una struttura ricettiva senza barriere e per favorire l’inclusione lavorativa di persone con disabilità

Maresi E De SansoDopo gli annunci del progetto a luglio, a metà ottobre ha aperto le porte alla città l’Albergo del Cuore della cooperativa sociale San Vitale in via Rocca Brancaleone 42 a Ravenna dove verrà riqualificato uno storico edificio che ha visto alternarsi, nel corso degli anni, diverse gestioni. L’Albergo del Cuore, nei fatti, sarà uno dei primi esempi in Italia di albergo sociale, dove l’attenzione alla cura delle persone e all’abbattimento delle barriere architettoniche si coniugherà con l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.

Durante l’evento “Farini Social Week”, organizzato da CittAttiva, nel tardo pomeriggio di venerdì 11 ottobre diverse decine di persone, dopo aver partecipato a una passeggiata di quartiere guidata da Carla Braggion e dal gruppo Facebook “Ravenna a tréb”, hanno varcato la soglia della struttura, dove è stata allestita una piccola mostra di foto e cartoline della Ravenna di un tempo, in particolare della zona tra viale Farini e la Rocca Brancaleone.

Un’occasione, per la presidente della coop San Vitale, Romina Maresi, di presentare ai cittadini Enrico De Sanso, che dopo un’esperienza lavorativa a Bruxelles nel campo della sostenibilità ambientale e sociale e dell’economia circolare, è stato scelto come coordinatore del progetto dell’Albergo.

«La nostra idea – ha detto Maresi – è di coinvolgere i cittadini nella realizzazione di questo Albergo. Pertanto, durante i cantieri, inviteremo chi lo vorrà a svolgere mansioni o lavori e a dare il proprio contributo. Non solo: siamo aperti ai consigli della città, tanto che apriremo una sezione ad hoc sui nostri canali social per raccogliere suggerimenti. Vogliamo che questo progetto sia il più condiviso e partecipato possibile, vogliamo che si sviluppino relazioni e reti fin dalle sue fondamenta».

Importante, per Maresi, anche il rispetto della storia dello stabile, le cui origini risalgono all’inizio del Novecento: «Rinnovare non significa radere al suolo ma stare ancorati alle radici per costruire qualcosa che prima non c’era. Rimarremo, per questo, molto legati alla narrazione di quello che l’albergo è stato e alla storia che ha attraversato, non smettendo mai di essere resiliente, così come resilienti sono le persone che lo andranno ad abitare, persone che hanno resistito agli urti della vita».

Lavori in corso in caserma a Bagnacavallo, i carabinieri traslocano a Traversara

Dal 14 ottobre per la durata della ristrutturazione, i militari si spostano nella frazione vicina

Stazione Carabinieri Bagnacavallo 1Il prossimo avvio della ristrutturazione della stazione dei carabinieri di Bagnacavallo farà traslocare i militari temporaneamente a partire dal 14 ottobre alla vicina stazione di Traversara. L’Arma continuerà a garantire il mantenimento dell’orario di apertura al pubblico di Bagnacavallo dalle 8 alle 18, la raggiungibilità telefonica attraverso il numero 0545-61108 e lo svolgimento dei servizi di controllo del territorio durante il periodo di dislocazione provvisoria in Traversara. Per le richieste di pronto intervento permane invariata l’utenza d’emergenza 112.

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi