domenica
29 Giugno 2025

Lista civica Pigna: «Il fallimento della Stepra è un fallimento politico del Pd»

La società pubblica partecipata dagli enti locali operava nel settore immobiliare. La consigliera comunale Verlicchi: «Lacune di trasparenza»

«Il fallimento della società immobiliare Stepra è il fallimento politico del Pd a Ravenna. Il fallimento di Stepra non è frutto della crisi economica che ha colpito anche il mercato immobiliare, bensì di una serie di scelte azzardate compiute dagli amministratori ed avvallate dallo stesso Pd attraverso i soci pubblici». La lista civica La Pigna commenta così la notizia delle sentenza di fallimento pronunciata dal tribunale per la società pubblica partecipata da Camera di Commercio, Provincia di Ravenna e Comuni della provincia tra cui il capoluogo.

Non è la prima volta che la lista civica, rappresentata in consiglio comunale da Veronica Verlicchi subentrata dopo le dimissioni di Maurizio Bucci che si candidò a sindaco nel 2016, esprime perplessità e critiche sull’operazione Stepra: «La partecipazione degli enti pubblici è da sempre inspiegabile dato che Stepra ha sempre operato in un settore che nulla ha a che fare con i compiti di un ente pubblico: il settore immobiliare».

Secondo la ricostruzione della Pigna, «Stepra ha potuto beneficiare di prestiti bancari di alcune decine di milioni di euro utilizzati per acquistare terreni in area artigianale da rendere poi urbanizzabili e quindi vendibili ad imprese produttive, commerciali e di servizi». Ma a mancare sarebbe stato un piano industriale di verifica della sostenibilità degli investimenti.

Ma visto che gli amministratori erano dirigenti di associazioni di categoria, «non avrebbero avuto alcuna difficoltà a predisporre un piano investimenti basato sulla reale domanda di acquisto di terreni urbanizzati, verificandone preventivamente l’interesse reale attraverso la consultazione dei propri associati. Perché non é stato fatto?».

Verlicchi critica la mancanza di trasparenza dell’amministrazione De Pascale: «Gravissime lacune. Continuano, infatti, a latitare i documenti che abbia chiesto già diversi mesi fa, alla stessa tramite richiesta atti ufficiale. Il disastro di Stepra ha origini precise e non deve rimanere sotto silenzio: vanno accertate, da parte degli organi preposti, eventuali responsabilità dei soci pubblici, degli amministratori, dei sindaci Revisori e del liquidatore».

Il primo scudetto va alla Roma. Ecco il programma delle finali allo stadio Benelli

Gli Under 15 giallorossi hanno battuto il Milan. In arrivo Inter-Empoli Under 16 e semifinale e finale Under 17

Roma Campione Under 15
La Roma campione d’Italia Under 15 al Benelli in una foto postata sui social dall’assessore Roberto Fagnani, tra i promotori dell’iniziativa

Per il secondo anno di fila si stanno svolgendo allo stadio Benelli di Ravenna (sempre alle 20.30) le finali dei campionati nazionali di calcio giovanile dei campionati di serie A e B.

La finale dell’Under 15, giovedì 13 giugno, è stata vinta dalla Roma (2-0 contro il Milan) che si è così laureata campione d’Italia, con tanto di complimenti sui social del presidente James Pallotta.

Il 15 giugno è invece in programma la finale Under 16 tra Inter (che il 12 giugno in semifinale ha battuto la Juventus con un gol all’ultimo minuto dei tempi supplementari) ed Empoli.

Il 17 giugno al Benelli arrivano gli Under 17, con la semifinale tra Roma e Napoli. La vincente sfiderà per lo scudetto di categoria sempre a Ravenna, il 20 giugno, la vincente dell’altra semifinale, Inter-Atalanta.

Sono in programma nel Ravennate anche le fasi finali dei campionati giovanili di serie C e di quelli dilettanti.

La finale Under 17 di serie C è in programma al Benelli venerdì 21 giugno alle 18 tra le vincenti di Pordenone-Juve Stabia e Renate-Paganese, che si giocherà il 18 giugno alle 20.30 allo stadio di Russi. E sempre Russi ospiterà alle 17.30 del 23 giugno la finale del campionato Under 16 di serie C, tra Novara e Vicenza.

“Basta compiti”, la maestra: «Per matematica addizionate i baci dati a mamma e papà»

Tina De Rosa insegna in una primaria di Faenza ed è l’unica insegnante in provincia che figura nell’elenco pubblico dei docenti che sostengono la petizione nazionale per eliminare il lavoro a casa: 35mila sottoscrizioni online

Pexels Photo 256468Per una vacanza di Pasqua il compito di matematica assegnato ai suoi alunni era stato contare le stelle di una notte serena e addizionare i baci dati a mamma e papà. Per una vacanza di Natale la consegna era stata di visitare la propria città luccicante e esagerare con gli abbracci senza paura di sembrare piccoli. Tina De Rosa insegna alla scuola primaria “Martiri di Cefalonia” a Faenza e con i compiti a casa tradizionali ha detto basta da un po’. La maestra originaria di Ischia, con 40 anni di carriera in aula di cui venti a Faenza, aderisce al movimento “Basta Compiti” nato come gruppo Facebook per iniziativa di un docente ligure circa cinque anni fa e oggi diventato una petizione online con 35mila firmatari che chiedono di “superare una pratica inutile e dannosa” (in fondo alla pagina il testo della petizione).

«Non sono mai stata una grande sostenitrice dei compiti a casa – spiega De Rosa – e un certo punto tramite social sono venuta a conoscenza di questo movimento di cui condivido le idee. Insegno matematica in un tempo pieno e i bambini che escono alle 16.30 non possono avere compiti a casa, è impensabile. Cerchiamo di fare le cose in classe». Al massimo qualche incarico al venerdì: «Mi consulto con la mia collega e faccio in modo che non siano mai cose pesanti».

Niente compiti nemmeno nei tre mesi abbondanti di pausa estiva appena iniziati? «La mia collega di italiano ha intenzione di dare un piccolo eserciziario. Io penso che darò dei consigli di lettura visto che tutti i bambini hanno la tessera della biblioteca. O magari qualche gioco che porti i bambini a fare i calcoli ma divertendosi. Un quaderno dove annotare le loro emozioni per le esperienze vissute. Di sicuro nessun tomo spaventoso e sarà tutto facoltativo: gli alunni devono fare le cose con la voglia di farle e non per la paura di essere sgridati per non averli fatti».

Il nome di Tina è l’unico della provincia di Ravenna che compare nell’elenco dei docenti “a compiti zero” che si può consultare sul sito www.bastacompiti.it: «Conosco altri docenti che la pensano come me ma forse non conoscono il movimento». Quando De Rosa ha scelto di schierarsi e per la prima volta ha deciso di dare compiti alternativi ha voluto prima informare la dirigente: «Le ho fatto leggere il bigliettino che avevo preparato per bambini e genitori e non ci sono stati problemi». Un testo scritto di suo pugno per una delle vacanze pasquali: “Ho pensato di non assegnare compiti tradizionali ma proposte un po’ diverse. Fate passeggiate, incontrate amici, ascoltate musica e leggete un libro, sfogliate i quaderni di scuola e concludete ciò che è rimasto incompleto, disegnate, dipingete, passate più tempo con le persone care come i genitori, giocate con loro, preparate sorprese per quando tornano dal lavoro, apparecchiate e sparecchiate, fate lunghe dormite, respirate i profumi delle pietanze e assaggiatele”. E poi in allegato, a uso e consumo dei genitori, la Carta dei diritti dell’infanzia.

Ecco il testo della petizione “Basta compiti”
Il testo della petizione on line “Basta compiti” che raccoglie l’adesione anche di numerose autorevoli associazioni, intellettuali, figure del mondo della scuola e non, testualmente recita:
«Chiediamo che i compiti a casa siano aboliti, nella “scuola dell’obbligo”, perché:
sono inutili: le nozioni ingurgitate attraverso lo studio domestico per essere rigettate a comando (interrogazioni, verifiche…) hanno durata brevissima: non “insegnano”, non lasciano il “segno”; dopo pochi mesi restano solo labili tracce della faticosa applicazione;
sono dannosi: procurano disagi, sofferenze soprattutto agli studenti già in difficoltà, suscitando odio per la scuola e repulsione per la cultura, oltre alla certezza, per molti studenti “diversamente dotati”, della propria «naturale» inabilità allo studio;
sono discriminanti: avvantaggiano gli studenti avvantaggiati, quelli che hanno genitori premurosi e istruiti, e penalizzano chi vive in ambienti deprivati, aggravando, anziché “compensare”, l’ingiustizia già sofferta;
sono prevaricanti: ledono il “diritto al riposo e allo svago” (sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo) riconosciuto a tutti i lavoratori – e quello scolastico è un lavoro oneroso e spesso alienante: si danno anche nelle classi a tempo pieno, dopo 8 ore di scuola, persino nei week end e “per le vacanze”;
sono impropri: costringono i genitori a sostituire i docenti; senza averne le competenze professionali, nel compito più importante, quello di insegnare a imparare (spesso devono sostituire anche i figli, facendo loro i compiti a casa);
sono limitanti: lo svolgimento di fondamentali attività formative (che la scuola non offre: musica, sport…), oltre gli orari delle lezioni, che richiedono tempo, energie, impegno, esercizio, sono limitate o impedite dai compiti a casa;
sono stressanti: molta parte dei conflitti, dei litigi (le urla, i pianti, le punizioni…) che avvengono tra genitori e figli riguardano lo svolgimento, meglio il tardivo o il mancato svolgimento dei compiti; quando sarebbe invece essenziale disporre di tempo libero da trascorrere insieme, serenamente;
sono malsani: portare ogni giorno zaini pesantissimi, colmi di quadernoni e libri di testo, è nocivo per la salute, per l’integrità fisica soprattutto dei più piccoli, come dimostrato da numerose ricerche mediche.
Dalla Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, art 31: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”».

Ristorazione etnica, i Nas sospendono l’attività di un grossista da 300mila euro

Complessivamente oltre 70 controlli nelle province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini

Nas Mensa
Foto di repertorio

I carabinieri del Nas di Bologna nell’ultimo mese hanno effettuato oltre 70 accessi ispettivi in esercizi di ristorazione etnica nelle province di Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, che hanno portato alla contestazione di 44 infrazioni amministrative, nei confronti di 20 legali rappresentanti con il sequestro di oltre 200 kg di alimenti del valore superiore a 10.000 euro. Nel corso dei controlli sono state comminate sanzioni per un importo pari a 45.000 euro.

In provincia di Ravenna, in particolare, è stata sospesa un’attività di commercializzazione all’ingrosso di alimenti etnici del valore di 300.000 euro.

La palestra al parco: lezioni gratuite e aperte a tutti per 5 settimane nel verde

Torna la manifestazione organizzata da Cna. Da lunedì 17 giugno tra Teodorico, Baronio e giardini pubblici

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La presentazione in Municipio dell’iniziativa

Da lunedì 17 giugno, per cinque settimane complessive, ritorna a Ravenna la manifestazione “Parchi in wellness” con l’obiettivo di diffondere la buona pratica del movimento e per promuovere la salute dei cittadini di tutte le età.

L’iniziativa, organizzata da Cna, con la collaborazione di Wellness Foundation di Cesena e con il patrocinio del Comune di Ravenna, vede protagoniste cinque palestre del territorio: Aquae Sport Center, Move It Club, Sporting Club, Body 2000, Forma & Armonia che si alterneranno in diverse lezioni aperte a tutti e gratuite (dal lunedì al venerdì, dalle 18.30 alle 19.30)

L’iniziativa si svolgerà nei tre principali parchi della città: parco Teodorico (dal 17 al 28 giugno), parco Baronio (dal 1 al 5 luglio) e giardini pubblici (dal 2 al 13 settembre).

Ricco e variegato il programma dei corsi che quest’anno verranno proposti anche il venerdì ed il martedì mattina.

«Da alcuni anni organizziamo un evento dedicato al wellness e in più generale alla promozione dei corretti stile di vita – esordisce il presidente della Cna comunale di Ravenna, Marcello Monte –   abbiamo centinaia di imprese nel settore benessere e sanità che quotidianamente lavorano per questo. Quest’anno ripetiamo l’appuntamento con una novità: l’evento si dividerà in tre parchi molto amati dai ravennati, per la prima volta anche il Parco Baronio che sta diventando uno dei parchi più frequentati dagli sportivi della città».

«L’obiettivo – ha dichiarato l’assessore allo Sport Roberto Fagnani – è avvicinare i cittadini all’attività sportiva all’aperto, animando al contempo le nostre belle aree verdi che sono già molto amate dagli appassionati e dagli sportivi di ogni età».

Alle attività sportive si affiancheranno i trattamenti benessere a cura della naturopata Marina Casadei (riflessologia plantare e facciale, craniosacrale e kinesiologia) e i corsi di Acroyoga.

A tutti i partecipanti (fino ad esaurimento scorte) verrà donata la t-shirt “Parchi in Wellness” realizzata dalle palestre aderenti e (grazie a Natura Nuova) una bibita dissetante e salutare.

Curare il cuore a -40 gradi: Maria Cecilia “festeggia” cinque anni di crioablazione

Mille pazienti a Cotignola hanno sfruttato questa nuova tecnica per la fibrillazione atriale. Ne parla il direttore Saverio Iacopino

Dott. Saverio Iacopino MCH
Il dottor Saverio Iacopino

Mille pazienti in cinque anni a Cotignola: sono questi i numeri della crioablazione a freddo utilizzata dall’équipe del dottor Saverio Iacopino, Direttore del Dipartimento di Aritmologia ed Elettrofisiologia di Maria Cecilia Hospital, struttura di Alta Specialità accreditata con il Ssn, e di tutto Gvm Care & Research, gruppo ospedaliero italiano presente in 10 regioni.

Tale tecnica viene sempre più di frequente impiegata come metodica operatoria per la cura della fibrillazione atriale, una patologia cardiaca piuttosto diffusa (ne soffrono circa 600mila italiani) che si manifesta nella maggior parte dei casi con sintomi quali palpitazione, respiro corto, stanchezza, dolore al petto e vertigini.

«Da un punto di vista terapeutico, utilizzando questa tecnica, abbiamo acquisito una chiara consapevolezza del fatto che l’impatto della crioablazione è notevolmente positivo – commenta il dottor Iacopino –, poiché migliora sia la vita del paziente sia la sua ospedalizzazione e, al contempo, riduce la mortalità in pazienti affetti da scompenso cardiaco, condizione clinica ancora più delicata, e portatori di defibrillatori automatici».

La crioablazione a freddo costituisce dunque un’ottima alternativa all’ablazione chirurgica e alla radiofrequenza (ablazioni a caldo), soprattutto in termini di benefici per il paziente, per il quale il decorso post operatorio è più rapido, con una minore incidenza di recidive e complicanze, e con la prospettiva di un miglioramento della qualità della vita. Vi sono notevoli benefici dal punto di vista dell’esposizione radiologica, che viene fortemente ridotta, fattore positivo anche per i medici e i tecnici coinvolti.

«I risultati del ricorso a questa tecnica hanno dato, nel tempo, un riscontro positivo, sia a medio che a lungo termine – spiega Iacopino, – in particolare sui pazienti parossistici, nei quali il disturbo del ritmo cardiaco ha durata inferiore ai sette giorni, ma anche su quelli persistenti, coloro, cioè, nei quali l’aritmia dura più di sette giorni e che presentano anche altre patologie cardiache oltre la fibrillazione».

La crioablazione a freddo utilizza un’energia fredda che viene somministrata in maniera omogenea grazie all’utilizzo di un dispositivo a forma di palloncino. Si tratta di un mini device, dal diametro di appena 30 mm, che viene introdotto nell’atrio sinistro del cuore in corrispondenza delle vene polmonari. Questo tipo di intervento ha lo stesso grado di sicurezza e di successo dell’ablazione transcatetere a caldo, utilizzata da molti più anni, ma prevede tra i plus anche una sedazione notevolmente ridotta.

«Durante un intervento con crioablazione a freddo vengono isolate tutte e quattro le vene polmonari, responsabili della fibrillazione atriale, in tempi molto minori rispetto a un’ablazione transcatetere classica o chirurgica. Il dispositivo a forma di palloncino viene inserito con un catetere nell’atrio sinistro del cuore in corrispondenza delle vene polmonari: in soli tre minuti ogni vena viene isolata elettricamente, creando delle cicatrizzazioni uniformi. Se la condizione generale di salute del paziente lo consente – conclude il dottore –, questa metodologia è considerata sicura, veloce e ha un’alta efficacia terapeutica».

Alla scoperta dell’oro bianco: visite guidate gratuite alla salina Camillone

Dal 16 giugno i giovedì e le domeniche il gruppo culturale Civiltà Salinara mostra i processi di produzione del sale dolce

Ripartono le visite guidate gratuite alla salina Camillone di Cervia. Appuntamento il giovedì e la domenica alle 17 a partire dal 16 giugno. Le visite, programmate per tutta l’estate, propongono il lavoro dei salinari dal vivo: la guida spiega le varie fasi della produzione e si possono seguire i salinari al lavoro. Ultima rimasta delle 150 saline a conduzione familiare, esistenti prima della trasformazione del 1959, la salina Camillone è attualmente sezione all’aperto di Musa, museo del sale di Cervia. È mantenuta attiva dal gruppo culturale Civiltà Salinara che la coltiva producendo ogni anno quintali e quintali del cosiddetto “sale dolce”.

Le guide portano i visitatori alla scoperto di un momento che arriva dal passato, quando il grande specchio d’acqua era formato da tanti fondi saliferi affidati ognuno ad una famiglia che lo lavorava con sapienza e particolare cura per produrre in grande quantità un sale pregiato la cui qualità insieme alla quantità sarebbe stata premiata nel momento della chiusura della produzione.

Appuntamento al Centro Visite Salina di Cervia in via Bova 61 alle 16.30. Su richiesta di gruppi di almeno 15 persone è possibile organizzare visite guidate in Inglese, Francese e Tedesco. Info e prenotazioni allo Iat 0544 974400, iatcervia@cervituriamo.it.

Don Mattia Ferrari, il prete sulla nave che salva i profughi: «I porti sono aperti»

Ospite al circolo Arci Dock 61 di Ravenna. «Auguro a tutti l’esperienza di fraternità provata su Mediterranea»

Donmattia
Don Mattia Ferrari

È stato sulla nave “Mediterranea Saving Humans” – l’unica imbarcazione italiana che opera nelle acque del Mediterraneo allo scopo di salvare i naufraghi in pericolo di vita, finanziata tramite raccolta fondi e animata da volontari – dal 30 aprile al 10 maggio, quando è rientrata a Lampedusa dopo aver tratto in salvo una trentina di profughi in balia del mare al largo delle coste libiche.

Don Mattia Ferrari, ora tornato nella sua parrocchia di Nonantola, prosegue però il suo impegno per il progetto e sarà questa sera (venerdì 14 giugno) a Ravenna al circolo Dock 61, proprio per raccontare di quell’esperienza (aperitivo e raccolta fondi a partire dalle 18.30, incontro alle 19.30).

Don Mattia, cominciamo dalla fine. Perché partecipa a serate come quelle al Dock 61, a cosa servono questi incontri, oltre a raccogliere fondi?
«Sono serate che servono per conoscerci, per raccontare di Mediterranea, parlare e spiegare. Perché se stiamo lasciando che la gente muoia in mare o venga torturata in Libia, abbiamo un problema culturale, dobbiamo riscoprire la nostra comune umanità. “Saving Humans” sta a dire non solo salvare le vite di chi è in mare, ma salvare anche la nostra comune umanità».
Al momento la nave è bloccata e il capitano è sotto indagine. Se fosse stato già in vigore il Decreto Sicurezza Bis ci sarebbe addirittura una multa. Siete preoccupati? Sembrate avere più di un nemico. Quanto fa male venir additati come fiancheggiatori dei trafficanti di uomini?
«Noi sappiamo bene di non esserlo. Noi non siamo contro nessuno, non ci siamo scelti un nemico, noi facciamo una missione a favore di qualcuno e qualcosa. Poi è vero, c’è chi ce l’ha con noi, ma noi siamo tranquilli con la nostra coscienza, sappiamo di aver rispettato le leggi del mare e le leggi dell’umanità. A preoccuparci è il fatto che in questo momento con Mediterranea e Sea Watch ferme, senza navi di Ong in quel tratto di mare, non c’è nessuno che va a salvare queste persone, ad angosciarci è l’idea che possa capitare, come è successo, che siano morti di recente una mamma e un bambino. E noi il 9 maggio abbiamo salvato una mamma e un bambino, chissà, se fossimo stati in mare. Ma il problema è anche che un certo tipo di propaganda fomenta rabbia, che non fa bene a nessuno».
Ma il Ministro dell’Interno continua a difendere la scelta dei porti chiusi…
«Noi per la verità abbiamo visto che i porti sono aperti e che gli sbarchi, anche spontanei, si stanno succedendo. Ed è un bene che siano aperti perché ha ragione il presidente Mattarella quando dice che la risposta è l’accoglienza. L’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ha detto chiaramente che se chiudiamo i porti ai poveri siamo disperati che hanno perso il senso della vita. Perché il senso della vita si trova proprio nel dare la vita per gli altri, amore a chi è più bisognoso; è il contrario della retorica del disprezzo verso l’altro».
Ma in questo momento ci sono due chiese, come può sembrare a chi è esterno? Quella dell’accoglienza predicata dal Papa e quella a cui fa riferimento chi invece vuole i respingimenti e che ha, politicamente parlando, tanto seguito anche tra i cattolici?
«Ogni cristiano è libero di dare il voto a qualsiasi tipo di proposta politica, ma la chiesa è una ed è quella di Papa Francesco e che trova voce nella Cei. La Chiesa è una ed è quella di Pietro, che ha il dovere di richiamare il Vangelo e deve comportarsi come si comporterebbe Gesù se vivesse oggi, che è appunto ciò che fa Papa Francesco. Essere cristiani significa comportarsi da discepoli di Gesù di Nazareth».
Lei è un prete e venerdì sarà al Dock. Su Mediterranea ci sono laici e atei, personalità che vengono da un mondo storicamente molto lontano da quello delle parrocchie. Il tema dell’immigrazione sta forse abbattendo muri trasversali all’interno della società e mettendo insieme forze che fino a oggi avevano viaggiato separate?
«Sì, sta avvenendo sul tema dell’immigrazione così come su quello ambientale, pensiamo all’enciclica “Laudato si’” che è rivolta a tutti coloro che abitano questa pianeta. Ed è una cosa bellissima, che offre tanti segni di speranza, l’esperienza di tanti giovani in mare e in terra che ci mettono la faccia per salvare gli altri, come in mezzo alle tenebre, storicamente diversi, ma di fronte a queste sfide le incomprensioni reciproche si superano ed è bello camminare insieme. Del resto è un fenomeno che dal basso avevamo già visto, per esempio con l’esperienza di Libera di Don Ciotti, ma ora si sta ampliando».
Del resto lei è salito sulla nave proprio come rappresentante della Chiesa, con tanto di approvazione di due vescovi, se non sbaglio.
«Sì, perché l’idea era che sulla nave non salisse il prete eroe, ma appunto la Chiesa. E l’invito a me è arrivato da Luca Casarini, perché a Bologna già da un po’, grazie ai migranti, abbiamo imparato a conoscerci e a collaborare. In particolare ci trovammo a chiedere a Ya Basta e al Tpo di accogliere in pieno inverno un ragazzo di 18 anni che viveva in stazione senza più speranza. Ci hanno spalancato le porte, lo hanno accolto e lui è rinato. Anche da quello è nata la visita dell’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi al Tpo. C’erano stati altri incontri in passato a Milano, ma in un terreno neutro. Ora i tempi erano maturi per un passo ulteriore. Un altro segnale importante è arrivato dal fatto che sia Radio Vaticana, l’Avvenire e l’Osservatore Romano abbiano parlato della mia esperienza su Mediterranea».
Vorrebbe ripartire? Che ricordo conserva di quelle giornate a bordo?
«Non subito, non in tempi brevi perché ora sono tornato alla parrocchia di Nonantola. Ma certo posso dire che il salvataggio di quelle persone, tutte diverse per provenienza, religione, storia personale, è stata l’esperienza più bella per tutti. La danza della vita che si è scatenata quando hanno capito di essere salvi è stata un’esperienza di fraternità universale tra uomini e donne che noi auguriamo a tutti di provare, anche a chi ci attacca».

Riapre «il labirinto di mais più grande d’Europa». Ispirato a Valentino Rossi…

Il “Dedalo”, a Savio, inaugura la quinta edizione con una promozione

Labirinto DedaloRiapre “Dedalo”, quello che i promotori definiscono come “il labirinto di mais più grande d’Europa”, con i suoi 100mila metri quadrati di superficie. L’inaugurazione è in programma sabato 15 giugno alle 17, con la promozione “One Day, One Summer”: pagando due euro in più sul primo accesso sarà poi possibile entrare gratis per tutta l’estate (esclusi weekend ed eventi speciali).

Quest’anno l’architetto Mattia Missiroli per la realizzazione del disegno del labirinto si è ispirato a Valentino Rossi. «Non va ostacolata la fantasia – spiega –, affinché il circuito possa essere avvincente, non troppo lungo e nemmeno troppo facile».

Il labirinto nasce nel 2015 e giunge quest’anno alla sua quinta edizione. Resterà aperto tutti i giorni dalle 17 alle 24 a Savio di Ravenna, in via Argine Destro.

Morì sotto una valanga: chiesto il processo anche per due ravennati istruttori Cai

Il faentino Roberto Bucci perse la vita nel 2018 in un incidente in Valle d’Aosta insieme a un altro escursionista imolese. Le accuse sono di disastro e omicidio colposi: in totale sei indagati

Per la morte di uno scialpinista di Faenza, Roberto Bucci di 28 anni, deceduto insieme a un altro escursionista, Carlo Dall’Osso di Imola, sotto a una valanga sul Colle di Chamolè vicino a Pila la procura di Aosta ha chiesto di portare a processo sei istruttori del Cai con le accuse di disastro e omicidio colposi in concorso. L’incidente avvenne il 7 aprile dell’anno scorso durante un’escursione programmata del corso di scialpinismo di una scuola romagnola del Cai. Tra gli indagati figurano due ravennati.

Regionali: si vota tra 27 ottobre e 26 gennaio, «ipotesi marzo 2020 non esiste»

L’Emilia-Romagna fa chiarezza citando il parere del costituzionalista Falcon

Per il rinnovo delle cariche regionali in Emilia-Romagna si potrà votare tra il 27 ottobre 2019 e il 26 gennaio 2010, senza bisogno di alcuna legge regionale di recepimento perché la legge nazionale risulta auto-applicativa. È il parere del costituzionalista Giandomenico Falcon, arrivato oggi 13 giugno e divulgato da Bologna, con cui la Regione fa chiarezza dopo l’ipotesi circolata di una tornata elettorale solamente a marzo del prossimo anno. «Quanto si legge oggi sulla stampa rispetto a ipotesi di voto a marzo, alle quali starebbe lavorando la giunta Bonaccini regionale, è totalmente infondato», fa sapere la Regione.

La Ravenna “a spicchi” riparte da Cancellieri: «Qui c’è un progetto serio e preciso»

Basket A2 / I dirigenti giallorossi hanno presentato il nuovo tecnico: «Mi sono bastate poche parole per capire l’essenza di questa società». Vianello: «Abbiamo deciso di cambiare nella speranza di formare un gruppo di giocatori che possa far divertire la tifoseria»

Cancellieri
Il nuovo tecnico del Basket Ravenna Massimo Cancellieri assieme a Trovato e Vianello

Il nuovo coach del Basket Ravenna, Massimo Cancellieri, è stato presentato oggi, giovedì 13 giugno, nella sede societaria di via della Lirica. A introdurre la conferenza stampa è stato il padrone di casa, il presidente Roberto Vianello: «Sono molto contento dell’arrivo di Cancellieri perché si tratta di una persona molto valida e di un allenatore di ottimo spessore. Ringrazio Mazzon per l’ottimo lavoro effettuato sul piano tecnico, abbiamo deciso di cambiare nella speranza di creare un legame ancora più solido tra città e squadra e di formare un gruppo di giocatori che sotto la guida di Cancellieri possa far divertire la tifoseria. Per quanto riguarda le novità societarie, avrete sorprese nei prossimi giorni. Non voglio aggiungere niente al momento, la priorità ora era trovare un ottimo allenatore e l’abbiamo fatto. La rotta del progetto triennale avviato un anno fa non cambia».

La parola è passata poi al direttore generale Julio Trovato: «Abbiamo trascorso un periodo di silenzio nella comunicazione perché eravamo impegnati in varie riunioni e tante riflessioni con il presidente e persone vicine alla società, nelle quali volevamo anche capire la tipologia di coach desiderato e poi abbinargli un nome. Il risultato di queste riflessioni mi ha portato a proporre Cancellieri al presidente, con il quale non ho mai lavorato in un club ma nell’organizzazione di Camp estivi e in settimane di full immersion ho avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo, restando in contatto in questi anni. Nell’incontro diretto con Massimo, poi, il presidente ha impiegato poco tempo a dare il suo ok».

Ecco invece le prime parole ‘ravennati’ di Massimo Cancellieri: «Sono un tipo abbastanza pragmatico, quello che mi piacerebbe condividere in questa prima chiacchierata è che sono stato estremamente felice della chiamata di Ravenna perchè conosco Antimo e mi sono confrontato sia con lui che con persone che conoscono bene questa realtà. Quello che è emerso è la commistione tra la passione reciproca della squadra e della città. A Milano da assistente ero legato tantissimo ai risultati come è normale per quella piazza, per il resto invece è stata fondamentale l’emozione reciproca che si legava con la società in cui allenavo. Quando sono stato chiamato in dieci, quindici minuti di chiacchierata ho compreso subito l’essenza di questa società, quindi capire cosa significa il basket per Ravenna e il pubblico che segue la squadra. Mi piacerebbe che la mia squadra capisse da subito che deve essere dentro questo progetto importante, ovvero che ogni volta che andremo in campo dovremo rispondere a quello che Ravenna ci dà, avendo il diritto di sognare qualcosa di speciale e particolare per noi e per quello che ci dà la società».

Alle domande della stampa, Cancellieri ha risposto così: «Capirò nei prossimi giorni quali sono gli identikit dei giocatori ideali per costruire la nuova squadra, tra conferme e novità. Le squadre che ho allenato sono sempre state aggressive sui due lati del campo, hanno provato a poter correre e divertire, giocando in modo corale, sbattendosi dall’inizio alla fine per cogliere il momento con grande senso di appartenenza. A Teramo, seguendo questa concetto, dalla B siamo arrivati in A, a Biella ho vissuto una realtà probabilmente molto vicina a quella di Ravenna dal punto di vista ambientale. Avevo comunicato tempo fa a Milano la mia volontà di non proseguire il rapporto, l’offerta di Ravenna non è stata l’unica ma sicuramente la più interessante per me. Non volevo andare in un posto dove si doveva provare a vincere più partite possibile e poi vedere, ma dove ci fosse un progetto serio e preciso. La trattativa economica? Non c’è stata proprio, il presidente mi ha detto quali erano le condizioni ed è finita lì, perchè non era certo il discorso economico ad avere la precedenza. La sensazione di oggi mi piace molto, restare a lungo sarebbe bello ma vedremo, adesso non è il momento di parlare di questo però».

IL CURRICULUM
Massimo Cancellieri (Teramo, 24 luglio 1972)
1994-1999: San Raffaele (femm.) giovanili
1999-2000: San Raffaele (femm.)
2000-2004: Teramo Basket (vice)
2004-2005: RB Montecatini (vice)
2005-2006: RB Montecatini
2006-2009: Pall. Biella (vice)
2009-2010: Veroli Basket
2010-2013: Pall. Biella
2013-2019: Olimpia Milano (vice)

Palmares
Head coach: Coppa Italia Legadue 2010 con Veroli
Assistente: 3 scudetti, 2 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane con Olimpia Milano

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