Oggi, venerdì 17 maggio – Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia – è in programma anche a Ravenna una “camminata contro l’omofobia”.
Il raduno è in piazza del Popolo alle 17.30. Si camminerà verso la Darsena, dove alle 19 ci sarà una una lotteria con premi, musica e drink al Circolo Dock61.
Il giovane gestore ha reagito all’aggressione ed è nata una collutazione in cui ha riportato alcune ferite al capo. Bottino di un paio di migliaia di euro
Rapina violenta al distributore di carburante Ip in via Reale a Camerlona, frazione alle porte di Ravenna. In azione verso le 19.30 di ieri, 16 maggio, un uomo solo che ha affrontato il gestore, un ventenne, impugnando una pistola. L’arma dovrebbe essere, secondo quanto riportano Corriere Romagna e Resto del Carlino da cui si apprende della notizia, una scacciacani. Sembra che il malvivente abbia anche esploso un colpo a salve per intimorire il ragazzo. Che invece ha reagito innescando una collutazione tra i due: il benzinaio ha riportato qualche ferita al capo e agli inquirenti, secondo il racconto riportato dai quotidiani, ha raccontato di aver ferito anche il bandito. Caccia all’uomo, fuggito su una piccola vettura di colore scuro con un bottino di un paio di migliaia di euro.
Il sindaco uscente si candida al secondo mandato, rivendica il lavoro fatto e indica le priorità per il futuro tra cui il centro polifunzionale dell’ex Ipsia
Nome: Davide Ranalli Data e luogo di Nascita: Lugo, 4 luglio 1985 Titolo di studio: maturità artistica Professione: sindaco in carica di Lugo, in precedenza aveva lavorato per il Partito Democratico e studiato Scienze Infermieristiche Stato civile: single, con un figlio di 10 anni. Reddito 2018: 46.190 euro come indennità da sindaco. Auto: «Una vecchia Bmw di 15 anni fa, che mi fu regalata da mio padre»
Slogan elettorale: Non io, tutti Coalizione: Pd, Pri, Verdi, Sinistra per Lugo, Insieme per Lugo Precedenti esperienze politiche: segretario comunale Democratici di sinistra dal 2006-2007 a Cotignola, segretario comunale di Lugo del Pd dal 2007 al 2010, coordinatore del Pd dei nove Comuni della Bassa Romagna 2010-2014. Dal 2010 capogruppo nel consiglio dell’Unione. Dal 2014 sindaco di Lugo. Personaggio politico attuale che più stima: Gianni Cuperlo (dirigente del Pd a lungo in minoranza, ndr). Orientamento religioso: cattolico.
Il primo provvedimento se fosse confermato sindaco?
«La prima cosa che farei è avviare subito lo studio per un concorso rivolto a giovani architetti per realizzare il progetto del nuovo centro polivalente culturale nell’edificio dell’ex Ipsia, con la conseguente riqualificazione di quella zona». E tra cinque anni cosa vedrebbe un visitatore venendo a Lugo che oggi non può vedere?
«Come è avvenuto nei passati cinque anni, Lugo conoscerà molte riqualificazioni di aree pubbliche, che possono peraltro essere a rischio degrado. In questi anni abbimo riqualificato piazza Savonarola, sono partiti i lavori per l’ex Acetificio Venturi, abbiamo riqualificato Villa Malerbi e il Pavaglione, abbiamo implementato piste ciclabili e assi viari. Ecco, a questo si aggiungeranno sicuramente l’area dell’ex Cepal e, come dicevo, dell’ex Ipsia». Cosa si rimprovera di non aver fatto a sufficienza negli scorsi cinque anni?
«Credo andasse dedicata una maggiore attenzione al nostro patrimonio di strade e marciapiedi e avremmo potuto fare di più sul tema della barriere architettoniche».
Di che tipo di investimenti ha ancora bisogno Lugo in tema di…
…sicurezza?
«Sulla sicurezza c’è sempre da fare di più: intanto abbiamo realizzato i varchi stradali, che sono lo strumento più utile e all’avanguardia per rispondere alla necessità di presidio del territorio. Dobbiamo ampliare la rete di sorveglianza e lo faremo appena la regione avrà terminato l’intervento sulla banda larga, cioè entro il 2020. Ma accanto a questo, agli strumenti tecnologici, dobbiamo lavorare ancora sulla costruzione di una grande coesione sociale. Sono questi i due elementi su cui poggia la sicurezza».
…cultura?
«Noi abbiamo investito molto in cultura, il teatro Rossini riaprirà con la stagione di danza, prosa, musica appena saranno finiti i lavori di restauro dell’immobile, noi auspichiamo entro la fine di quest’anno, per avviare la programmazione nel gennaio 2020. Accanto a questo vogliamo continuare a caratterizzarci in particolare sul tema della musica. Quest’anno per esempio, grazie all’impegno del sottoscritto, siamo riusciti a portare per la prima volta a Lugo due importanti appuntamenti del Ravenna Festival. Dopodiché, ovviamente, sul tema del Festival Purtirimo (festival di musica barocca molto criticato da alcuni oppositori, vedi intervista a Solaroli, ndr) non intendiamo mollare, ci sarà bisogno di vedere e capire le modalità una volta ristrutturato lo spazio ma ritieniamo che sia un elemento che a Lugo non dovrà mancare».
…welfare?
«Credo che dobbiamo continuare a portare attenzione all’ospedale, rispetto a cinque anni fa abbiamo una nuova Rianimazione e sono stati salvaguardati tutti gli aspetti delle chirurgie nell’ospedale. Il presidente Bonaccini ha di recente preso impegni anche per il nuovo Pronto Soccorso. A questo si deve aggiungere la futura apertura della Casa della salute nell’ex acetificio Venturi che si aggiungerà a quella già funzionante di Voltana. Vogliamo inoltre continuare a monitorare il tema delle povertà, del disagio sociale e abitativo e su questo investire ingenti risorse, perché per noi è importante non lasciare indietro nessuno».
L’Unione dei Comuni deve cambiare? E se sì, come?
Io credo che l’Unione abbia dato dimostrazione di essere stata uno strumento molto efficace per realizzare tutta una serie di interventi importanti per tutti i territori. Il limite principale è il tema della democrazia e credo si dovrebbe costruire un sistema più democratico nei consigli dell’Unione, perché dovrebbe essere il consiglio a esprimere gli indirizzi. Ma in questi anni abbiamo dimostrato che con la coesione si possono raggiungere obiettivi importanti, penso al Patto per la sicurezza e al Patto per lo sviluppo, per esempio.
Lei ha insistito sulla coesione dell’Unione, ma cosa potrebbe succedere se si perdesse l’unanimità politica targata Pd nell’Unione?
«Beh, potrebbe accadere che comuni di rilevanza strategica possano essere messi da parte, magari con deleghe alle varie ed eventuali… anche per questo dobbiamo darci da fare per mantenere questa unanimità».
Come sta vivendo questa campagna elettorale dove, di fatto, sono tutti contro di lei? E anche: ci sono proposte, temi o suggestioni che provengono degli avversari che potrebbe accogliere nel suo programma?
«Le campagne elettorali per me sono sempre state appassionanti e mi hanno sempre divertito, a differenza di altri le faccio da quando ero bambino e ne conoscono la dinamica. Certo, quando si fa per se stessi e non per altri tutto diventa un po’ più complicato, però anche questa mi sta appossionando. Non voglio esprimere un giudizio sui miei avversari per rispetto delle persone che si stanno avventurando in questa impresa e ne vedo la buona volontà e la determinazione, ma per quanto riguarda le proposte, faccio fatica ad accoglierle visto che l’unica che vedo è quella di mandare a casa me…».
Lei affrontò uno dei primi ballottaggi in provincia cinque anni fa. È pronto per un eventuale bis? Nel caso, a chi si rivolgerà? Alla sinistra?
«Ma la sinistra è nell’alleanza, c’è forse un’altra sinistra? Ah, lei intende i comunisti (la lista di Valeria Ricci si presenta effettivamente con falce e martello, vedi pagina 13, ndr.). Sinceramente non mi aspetto nulla, loro stanno facendo la loro gara, immagino che siano tra coloro che pensano che la rinascita della sinistra passi attraverso la sconfitta alle elezioni delle forze più riformiste perché la sconfitta sia un segnale o qualcosa del genere. Hanno fatto la loro scelta, peraltro in tutti i comuni».
In realtà Valeria Ricci, che ora corre contro di lei, era però nella sua maggioranza. E lei quest’anno si presenta con una coalizione ancora più ampia, con anime diverse che vanno dai Verdi e Repubblicani. Questo non rischia di indebolire l’azione di governo in caso di vittoria? Non sarà facile mediare tra tante spinte diverse.
«Le abbiamo tenute insieme durante la scrittura del programma dove abbiamo tenuto conto delle sollecitazione di tutte le forze politiche che fanno parte della coalizione. Quella è la direttrice sulla base della quale ci sceglieranno gli elettori e ci muoveremo. Dopodiché credo che serva un lavoro politico fatto dal sindaco e dalle forze politiche in consiglio comunale, dove io spero entrino tutte, per trovare elementi di sintesi qualora si pongano questioni particolarmente complesse. Quella di Ricci fu una decisione non condivisa da larga parte di gruppi dirigenti di quell’area. E mi piace anche ricordare che l’unico consigliere comunale, rimasto all’opposizione per tutti e cinque gli anni, Fiorenzo Baldini, eletto in Prc in coalizione con i Socialisti, quest’anno è candidato nella lista in mio sostegno».
Basket / Contro Omegna i faentini perdono in modo netto anche la sfida casalinga, raggiungendo quota tre sconfitte nella serie semifinale e chiudendo di conseguenza la stagione
La Rekico chiude la stagione tra gli applausi del PalaCattani. La sconfitta con Omegna in Gara3 della semifinale finale playoff non cancella la migliore annata sportiva nella storia della società, dove si è fatta valere in ogni competizione, ritagliandosi sempre un ruolo da protagonista. La Paffoni merita la finale, ma ai Raggisolaris restano le recriminazioni per non aver affrontato questa difficile serie con l’organico in perfetta forma, a cominciare da capitan Venucci, costretto a uscire dopo soli tre minuti per il riacutizzarsi del problema muscolare che lo sta tormentando da una settimana.
Passando alla partita Omegna gioca uno dei suoi migliori primi quarti della stagione: le altissime percentuali offensive e la solita difesa permettono di arrivare alla prima pausa avanti 12-28, con Faenza che trova il canestro quasi esclusivamente con Sgobba, autore di 10 dei 12 punti complessivi. All’inizio del secondo quarto la Paffoni si porta sul 17-33 e come spesso accade, nel momento più difficile, la Rekico reagisce. Silimbani si prende per mano la squadra in attacco ben aiutato da Zampa e la difesa ritorna a essere quella di sempre, tanto che lo svantaggio si assottiglia fino al 30-37 grazie alla tripla di Sgobba. La Paffoni non subisce il contraccolpo psicologico e risponde con un break di 5-0 arrivando all’intervall0 sul 31-42.
Il carattere dei Raggisolaris si vede anche al rientro in campo e gli sforzi portano al 42-48 grazie a Petrucci, ma purtroppo nelle azioni successive arrivano errori che non permettono di ridurre in modo ulteriore il passivo. Omegna ne approfitta ancora e si prende l’inerzia gestendo un vantaggio intorno alla doppia cifra, dando la spallata decisiva grazie a cinque punti consecutivi di Grande per il 53-69 al 35’. Faenza non smette di lottare, accompagnata dai cori dei tifosi, incessanti fino al termine della gara: il culmine del tifo si ha quando a 1’13’’ dalla fine Friso chiama timeout per ringraziare staff e giocatori per la grande stagione disputata. Squadra e tifosi si legano in un unico abbraccio che chiude nel migliore dei modi l’annata 2018/19.
La promessa dell’Atalanta ancora protagonista nella semifinale contro la Francia. Ora gli azzurri si giocheranno il titolo contro l’Olanda
Samuel Giovane
C’è un’Italia del calcio in finale agli Europei. Si tratta della selezione Under 17, che vede tra i protagonisti anche una giovane promessa ravennate, il 16enne Samuel Giovane dell’Atalanta, il più giovane tra gli azzurri convocati per la manifestazione continentale in svolgimento in Irlanda. E dopo il gol nel girone di qualificazione, Giovane si è messo in mostra anche in queste fasi finali, fornendo (pochi minuti il suo ingresso in campo) l’assist per il gol decisivo di Udogie, grazie al quale l’Italia ha battuto 2-1 la favorita Francia in semifinale.
Ora Giovane e compagni si giocheranno il titolo europeo domenica pomeriggio (dalle 17.30) nella finale contro l’Olanda campione in carica (e che l’anno scorso sconfisse in finale proprio gli azzurri).
Truffelli a Ravenna, appuntamento il 17 maggio nell’ambito delle iniziative per il trentennale della morte di Benigno Zaccagnini
Il presidente nazionale di Azione Cattolica, Matteo Truffelli, sarà a Ravenna venerdì 17 maggio per presentare il suo ultimo libro “La P maiuscola. Fare politica sotto le parti” (Edizioni Ave). L’appuntamento è per le 18 alla sala Ragazzini in largo Firenze. A moderare la serata ci sarà Francesca Masi, vicepresidente Adulti di Azione Cattolica.
L’incontro, è organizzato dall’Ac diocesana, dall’associazione Benigno Zaccagnini, dal Centro Studi Donati, dalle Acli, dall’Ucid e da Confcooperative in vista delle elezioni europee del 26 maggio e fa parte delle iniziative per il trentennale della morte di Benigno Zaccagnini.
Truffelli è professore universitario di Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Parma. Da maggio 2014 è presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana, dopo aver ricoperto vari incarichi all’interno dell’associazione. Tra il 2007 e il 2008 è stato anche direttore editoriale dell’Ave, l’editrice dell’Associazione. Già direttore dell’Istituto dell’Azione cattolica italiana per lo studio dei problemi sociali e politici “Vittorio Bachelet”, ne è attualmente membro del consiglio scientifico. Fa parte del Comitato di direzione della rivista “Dialoghi”.
Lo smottamento è sul lato opposto della statale, a poca distanza dalla diga crollata a ottobre. In corso i lavori di ripristino
Uno smottamento di terreno ha interessato l’interno dell’argine destro del fiume Ronco a San Bartolo, circa 150 metri a monte della diga che alla fine di ottobre crollò causando la morte di una persona e la chiusura, tuttora in corso per il ripristino, della statale 67 Ravegnana che corre sull’altro argine. Il crollo di modesta entità si è verificato nel pomeriggio di oggi, 16 maggio, proprio nell’ambito di alcuni lavori di ingegneria idraulica connessi al cantiere della diga. I tecnici della ditta incaricata sono già all’opera per il ripristino e si conta che la messa in sicurezza possa essere completata nella nottata. Servirà fino all’inizio della prossima settimana per le rifiniture.
Via Argine destro Ronco è stata chiusa al traffico nel tratto compreso tra la strada provinciale 3 Gambellara e via Argine destro canale Molino: la circolazione potrebbe riprendere compatibilmente con la necessità del transito dei mezzi pesanti che portano materiale inerte sul punto del crollo.
A quell’altezza del Ronco è in corso il cantiere per la costruzione di una briglia, un’opera in pietrame con lo scopo di creare un piccolo invaso con due funzioni: rallentare la velocità dell’acqua e quindi la sua forza erosiva delle sponte e innalzare il livello per consentire il prelievo per l’irrigazione dei campi anche a monte.
Secondo quanto riferito da uno dei tecnici sul posto, il crollo sarebbe avvenuto quando la benna dell’escavatrice ha affondato nell’argine per creare lo spazio dove sistemare i blocchi di pietra a difesa dell’argine e avrebbe trovato una delle tante tane di animali selvatici che perforano gli argini rendendoli più deboli quando l’acqua le raggiunge a causa di piene.
Appuntamento il 18 maggio, Ravenna tra i 3.200 siti nel continente che aderiscono all’iniziativa promossa dal Consiglio d’Europa
Il ministero per i Beni e le attività culturali aderisce il 18 maggio alla quarta edizione della Festa dei Musei, con biglietto d’ingresso ordinario, e alla quindicesima edizione della Notte Europea dei Musei, con tre ore di apertura serale straordinaria di musei, complessi monumentali, aree e parchi archeologici e luoghi della cultura statali, al costo simbolico di un euro. Qui l’elenco di chi aderisce a Ravenna.
L’iniziativa, patrocinata dal Consiglio d’Europa e da Icom, coinvolge nella stessa sera 3.200 musei in 30 Paesi, con lo scopo di promuovere l’identità culturale europea in tutti gli Stati dell’Unione. Tanti gli appuntamenti e le iniziative culturali dedicate ai visitatori di tutte le età.
Editor, scrittore, traduttore: Alberto Rollo a Ravenna per il festival di letteratura per curare una serie di quattro incontri su narrativa, cinema, serie tv e musica
Da sinistra Matteo Cavezzali, direttore del festival Scrittura, e Alberto Rollo
Per molti anni direttore letterario di Feltrinelli, ora consulente per la narrativa Mondadori, traduttore e autore finalista del Premio Strega 2018, Alberto Rollo, classe 1951, è uno dei pilastri della scena editoriale italiana degli ultimi decenni. Dopo aver partecipato come editor e come autore, quest’anno contribuisce al programma di ScrittuRa Festival dove ha organizzato quattro incontri tra il 16 e il 19 maggio (vedi in fondo all’articolo per i dettagli). Ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con lui sul festival, e non solo.
Alberto, partiamo dall’inizio: a cosa servono i festival di letteratura?
«I festival della letteratura sono nati in Italia con Mantova, sulla spinta dell’esperienza inglese dell’Hay Festival. Oggi sono una realtà diffusa. Sono convinto che il loro valore primo stia nel fatto di aver movimentato la sterminata provincia italiana che di fatto è l’Italia, e la provincia ha risposto con intelligenza, risorse e creatività. Tra queste risposte c’è anche il festival di Ravenna che frequento dalla sua prima edizione. Quest’anno ho risposto all’invito di Matteo Cavezzali dando un piccolo contributo al programma».
Ci saranno due momenti intorno al tema del cinema con Umberto Contarello e delle serie tv con l’autore Alessandro Fabbri, la produttrice Cattleya Francesca Longardi e Ludovica Rampoldi, sceneggiatrice di Gomorra.
«In particolare per le serie tv l’aspetto che mi affascina di più è il lavoro collettivo di scrittura, e non posso non pensare al fascino della writers room, vale a dire il luogo in cui gli autori si riuniscono e danno forma giorno per giorno alla progressione narrativa della serie. Per Ravenna ho pensato che può essere molto interessante per il pubblico mettere a confronto scrittori e produttori. Mi piacerebbe che questo confronto, questa compresenza diventasse un appuntamento periodico. Con Umberto Contarello giocheremo a passarci “la palla” per sondare dove passa l’immaginazione, quando le idee diventano storie».
Ma in quale rapporto sono il linguaggio della narrativa e quello delle serie tv? Queste ultime non la stanno cannibalizzando? O invece convivono serenamente?
«Non solo convivono serenamente, esiste ormai un rapporto di stimolo reciproco. »
In cosa in particolare le serie tv sono di stimolo per gli autori di narrativa?
«Conosco pochi scrittori che non siano o non siano stati addicted alle serie tv. E anche se non toccati da forme di dipendenza tutti hanno colto nelle serie dell’ultimo decennio una tipologia di scrittura che conferisce ritmo e, insieme, complessità alla narrazione. Per quanto la scrittura di un romanzo continui a conservare una sua profonda specificità è pur vero che la ricchezza narrativa delle serie ha mostrato, se ce n’era bisogno, che scrivere con la voce impostata della letteratura non porta da nessuna parte, e suona finto. Spesso mi imbatto nella formula “faccio letteratura”. Cosa vuol dire? La letteratura si dà alla fine di un processo, prima c’è solo lavoro, c’è l’invenzione, c’è la gioia o il tormento dell’immaginazione. C’è il racconto e la creazione di una voce che a quel racconto attribuisce una identità».
Poi ci sarà, in data ancora da definire, il dialogo con Vinicio Capossela…
«Sì, sarà un incontro con il Vinicio legato alle sue letture di Keats, Wilde, Melville, il Vinicio che non smette di frequentare i suoi autori più amati e da essi trae ispirazione per la sua musica, e anche per la sua scrittura. »
Invece di narrativa in senso “tradizionale” si parlerà nell’incontro dal suggestivo titolo “Cameretta che già fosti un porto” con Nadia Terranova, Marco Franzoso e Andrea Gentile?
«Ho chiamato tre scrittori di grande pregio per un incontro con un titolo guida che ci porta a un celebre verso di Francesco Petrarca. Mi piacerebbe ragionare insieme della scrittura mentre diventa scrittura, delle idee, delle fatiche, delle illuminazioni, degli sgomenti, degli abissi che si aprono quando si comincia a immaginare una storia e a sentire la fisicità della sua lingua. Mi piacerebbe cogliere nel suo momento surgivo la creazione, il primo pullulare delle idee che poi diventano romanzo, magari anche il destino delle idee che non vanno in porto».
Ma qual è lo stato di salute della narrativa italiana oggi?
«Direi che è buono perché abbiamo visto a livelli diversi, più e meno popolari, che c’è una dimensione di ricerca, si osano strade nuove. Una tra quelle più interessanti, e che è sempre stata un po’ sottovalutata , è quella del romanzo storico. Penso a M. di Antonio Scurati, a Le assaggiatrici di Rosella Postorino, a Il rumore del mondo di Benedetta Cibrario. Trovo interessante tutto questo guardare indietro per ritrovare un’identità. Su un altro fronte troviamo prove formidabili che mescolano la penetrazione psicologica (come si sarebbe detto una volta), la sollecitazione autobiografica, e uno sguardo originale, acuto, penetrante sulla società o su particolari segmenti di società. Si avverte la forza e a volte la ferocia dell’analisi nelle opere di Nadia Terranova, Marco Franzoso, Paolo Di Paolo, Marco Missiroli, Claudia Durastanti. Si tratta di un’area di grandissimo interesse».
Qual è il romanzo che più ha segnato la letteratura italiana recente?
«Direi che un vero spartiacque è rappresentato dall’opera di Antonio Tabucchi e di Daniele Del Giudice. Sono stati autori che hanno accompagnato la narrativa italiana nel suo processo di transizione dal postmoderno calviniano a una nuova fortissima declinazione delle potenzialità del raccontare, sia dal punto di vista letterario che dal punto di vista civile».
Una domanda al traduttore: quale autore hai amato di più tradurre?
«Ci tengo a precisare che sono un traduttore episodico, ma di certo negli ultimi venti o trent’anni mi è rimasto nel cuore Jonathan Coe e anche Steven Millhauser, una sorta di Calvino americano che in Italia non ha avuto molto successo, ma mi auguro che prima o poi riesca a imporsi. Di recente, ho affrontato la bellissima avventura di tornare sul testo, ormai un classico, di A sangue freddo di Truman Capote. Non è stato facile perché la sua è una scrittura piena di trappole, che vuole essere (ed è) fedele ai fatti e ai documenti, ma che in verità “disorienta”, anche quando vuole essere semplice. A sangue freddo ha insegnato a molte generazioni di scrittori a rileggere e reinventare il rapporto tra la finzione e la realtà ben prima che si parlasse, come si fa oggi di docufiction; è un pilastro di questa reinvenzione della realtà a partire dai fatti di cronaca».
A proposito di Coe, invece. Lo scrittore inglese sarà presto a Ravenna: perché non dovremmo perdercelo?
«Coe è lo scrittore che meglio di chiunque altro è riuscito a cucire insieme l’analisi del suo paese con vicende diverse, scrivendo quasi una sua personale “storia” del Regno Unito dagli anni Sessanta fino a oggi attraverso segmenti narrativi diversi, ma cuciti assieme da un vivissimo senso dell’attualità. Oltre a questo, è assolutamente da incontrare perché è un uomo affabile, con una conversazione pubblica che gioca fra la piena coscienza del proprio tempo e la saporita ironia delle sue battute. È un grande esperto di musica rock e di cinema. Consiglio di fargli molte domande sul progressive rock».
Dopo le polemiche al Salone di Torino, ti faccio una domanda semplice: può esistere un editore fuori legge per ciò che pubblica? Non sfociamo inevitabilmente nella censura?
«Può esistere naturalmente la libertà di espressione, ma non può esistere un editore che si dichiara fuori dalla legge. Fino a che il signor Polacchi di Altaforte non si è dichiarato fascista, per me al Salone sarebbe potuto restare, ma dal momento che si è dichiarato tale, allora basta, lì non ci poteva stare».
Ma non sono più pericolosi quelli che magari fascisti lo sono, ma non si dichiarano tali?
«Diciamo che lui è solo un episodio. Ma il fatto che abbia ammesso di essere fascista non lo trasforma in un signore coraggioso. In realtà credo che l’andamento politico e politico culturale degli ultimi anni è il risultato di una deriva che viene da lontano. E viene anche dalla sostanziale indifferenza o dalla superficialità con cui i progressisti hanno guardato crescere identità sociali e politiche che hanno cercato facili modi di espressione. Siamo una nazione che dal punto di vista delle idee non produce più niente da almeno trent’anni. C’è chi fa ma, per quel fare, fatica a trovare un segno politico. Altrove, nel consenso generalizzato dei gruppi politici più recenti vedo, anche quando gridato a squarciagola, solo conformismo, allegra ottusità, difesa degli interessi particolari. La gente normale continua ad essere normalissima. C’è bisogno di uno sguardo più complesso, di più interlocuzione. Non è questione di fascismo o non fascismo: abbiamo il dovere di svegliare la voglia di conoscere, di essere più popolo e meno gente».
I libri possono servire a contrastare questo pericolo? O restano nella cerchia di chi già coglie almeno in parte la complessità della realtà che ci circonda?
«I libri ci sono, ci devono essere e devono combattere la loro battaglia. C’è il rischio che vengano vissuti come un Aventino della coscienza. E invece i libri devono andare in giro, essere letti, interpretati, scandagliati e devono dire cose a chiunque. Sappiamo bene quanto è complicato il mondo della lettura, ma proprio perché lo sappiamo, dobbiamo tenere aperte tutte le porte».
IL CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI CON ALBERTO ROLLO
Giovedì 16 maggio alle 18 con Umberto Contarello per il dialogo dal titolo La grande bellezza di scrivere per il cinema alla Biblioteca Classense. Lo storico sceneggiatore premio Oscar racconterà cosa significa pensare una storia per la pellicola.
Sabato 18 maggio alle 18 sarà la volta di “Scrivere in serie” in Piazza Unità d’Italia (alla Classense in caso di maltempo) per l’incontro sul mondo delle serie tv con Alessando Fabbri sceneggiatore di 1993 e ora al lavoro su Tre metri sopra il cielo, Francesca Longardi, produttrice Cattleya e Ludovica Rampoldi, sceneggiatrice di Gomorra.
Domenica 19 alle 18 domenica si terrà l’incontro “Cameretta che già fosti un porto”: ipotesi sul futuro della letteratura in Italia con gli scrittori Nadia Terranova, Marco Franzoso e Andrea Gentile in dialogo con Alberto Rollo. Ancora da definire luogo e data per l’incontro con Vinicio Capossela.
All’Alighieri nei giorni del maltempo secchi sui gradini per raccogliere l’acqua e sedie a sbarrare il transito. Nel 2017 erano previsti lavori di riparazione
Nei giorni della pioggia battente che ha colpito il territorio di Ravenna, mentre i fiumi salivano al livello di guardia toccando record storici, è accaduto anche che una scuola in città abbia dovuto chiudere una rampa di scale interne perché dal soffitto pioveva sui gradini rendendo pericoloso il passaggio. È successo la mattina del 13 maggio al liceo classico Alighieri, in viale Farini, come testimonia la foto che pubblichiamo in questa pagina. Si vedono secchi di plastica per raccogliere l’acqua, sedie a sbarrare l’accesso e un cartello scritto a pennarello che comunica il divieto di transito.
Non è la prima volta che succede in quell’istituto superiore la cui competenza per la manutenzione spetta alla Provincia. Infatti nel 2017 si era già verificato un episodio identico. In quell’occasione la direzione scolastica ci disse che il problema si era appena verificato ma erano in programma già lavori di manutenzione per risolverlo.
La lista che candida Valentina Palli parla di « imbarbarimento del confronto» e mette in campo gli avvocati
Valentina Palli
A Russi la campagna elettorale per le amministrative si fa più spigolosa e vede scendere in campo gli avvocati. «A tutela della verità e della reputazione dei nostri candidati abbiamo già incaricato i nostri avvocati di agire nelle competenti sedi giudiziarie», affermano Paolo Valenti e Paolo Rava che hanno presentato la lista “Insieme per Russi” con la candidatura di Valentina Palli (Pd) a sindaca. Nel breve comunicato stampa non si fanno riferimenti espliciti a episodi particolari o specifici avversari.
«In queste settimane si è progressivamente assistito ad un imbarbarimento del confronto elettorale da parte di alcuni esponenti politici e candidati a noi concorrenti – affermano Rava e Valenti –. In particolare ci riferiamo ad episodi che hanno visto comunicare menzogne e frasi gravemente diffamatorie, prive di ogni riferimento alla realtà, indirizzate ai candidati e ai sostenitori della lista “Insieme per Russi”. Inoltre continua il malcostume di stravolgere e diffondere interpretazioni false di parti del nostro programma e di dichiarazioni dei nostri candidati. Tutto questo viene diffuso sia in maniera pubblica sia molto più spesso attraverso canali di comunicazione social o privati. Riteniamo inaccettabili tali modalità di fare politica, che non appartengono né mai apparterranno ad Insieme per Russi».
Si è chiusa in aula la vicenda giudiziaria dello storico estremo difensore rossonero, imputato con altri 17 per un giro di cocaina nel Cervese. Indagine partita nel 2009
La prescrizione ha chiuso la posizione del cesenate Sebastiano Rossi, storico ex portiere del Milan, in un processo al tribunale di Ravenna dove insieme ad altre 17 persone era imputato nell’ambito di un’inchiesta su un giro di cocaina sul litorale di Cervia. L’indagine – come si legge dal sito dell’Ansa che fa riferimento alla ricostruzione de Il Resto del Carlino – era scattata nel 2009 quando i carabinieri avevano arrestato in un hotel di Lido di Savio un albanese con una ottantina di grammi di cocaina, una pistola e più di 11mila euro. Gli investigatori avevano trovato un taccuino su cui figuravano diversi nomi a partire dai quali erano scattate le intercettazioni. E infatti l’attività di spaccio per lo più di cocaina, era stata dedotta dalle intercettazioni telefoniche: gli altri imputati erano piccoli imprenditori o gestori di locali tra Ravenna e Forlì-Cesena. Rossi pur ammettendo di avere fatto uso di droga ha sempre negato lo spaccio.