Come sperimentato nella scorsa edizione, il Niballo sarà posizionato al centro dei corsi, le strade che suddividono la città manfreda nei quattro rioni del centro
Cresce in città l’attesa per la Nott de Bisò, il tradizionale evento che ogni anno il 5 gennaio, vigilia dell’Epifania, chiude simbolicamente l’anno del Niballo Palio di Faenza, richiamando in piazza del Popolo migliaia di persone. La macchina organizzativa rionale e comunale ha definito nei giorni scorsi il programma della manifestazione, organizzata, come negli anni precedenti, con la collaborazione di Radio Rcb che cura l’intrattenimento musicale. Al centro dell’evento faentino c’è il Niballo, grande simulacro raffigurante Annibale, il guerriero saraceno che simboleggia le avversità dell’anno appena trascorso, che allo scoccare di mezzanotte sarà bruciato con un enorme falò.
Come sperimentato nella scorsa edizione, il Niballo sarà posizionato al centro dei corsi, esattamente nel punto di incontro tra gli antichi cardo e decumano romani, le strade che suddividono la città manfreda nei quattro rioni che si contendono, assieme al Borgo Durbecco, la giostra faentina. Il Niballo, come da tradizione, arriverà in piazza alle 18.30 su un carro trainato da buoi.
Il Rione vincitore del Palio di giugno (per il 2018 il Rione Rosso) ha il diritto di bruciare il Niballo. La festa, infatti, ha il suo apice nel momento in cui il rappresentante del Rione, vestito con tradizionale costume storico, incendia il gigantesco Niballo, mentre durante tutta la serata più che mai si beve bisò (il caratteristico vin brulè) negli eleganti gotti, le ciotole di ceramica faentina realizzate quest’anno con la decorazione denominata “a uccelletto”.
Questo il programma completo della Nott de Bisò di sabato 5 gennaio: alle ore 10.00 apertura degli stand gastronomici dei cinque Rioni, con cucina tradizionale e bisò (il caratteristico vin brulè fatto con Sangiovese e spezie); dalle 12.00 musica di Radio Rcb; dalle 14.30 alle 17.30 ColorLab “I colori della città nelle mani dei bambini”, laboratorio creativo per bambini a cura della cooperativa sociale Zerocento; alle 18.00 inizio diretta live di RadioRcb; alle 18.30 ingresso del Niballo in piazza del Popolo sul carro trainato dai buoi; alle 19.00 intrattenimento e animazione con lo staff di RadioRcb; alle 21.00 premiazione dei vincitori del concorso Vota il tuo giardino preferito, abbinato alla nona edizione dei “Giardini di Natale”; alle 21.30 spettacolo e musica con La Cura del Soul; alle 22.30 concerto spettacolo Bandarabà, dance tribute; alle 23.50 il tradizionale lancio dei palloncini colorati; alle 24.00 il rogo del Niballo.
Dalla piazza al Carcere. L’assessore Cameliani: «Ci piace vedere una Ravenna così: solidale, aperta, coesa, multiculturale»
Si è svolta il pomeriggio del 31 dicembre per le strade della città la Quinta edizione della marcia della Pace ravennate organizzata dall’ Arcidiocesi di Ravenna-Cervia in collaborazione con le principali confessioni religiose presenti in città e con il Comune di Ravenna e presieduta dall’arcivescovo di Ravenna, Monsignor Lorenzo Ghizzoni. 200 i partecipanti alla manifestazione che aveva per tema “La buona politica è a servizio della pace”, titolo del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale della Pace 2019.
Un’iniziativa a tutti gli effetti cittadina, grazie alla presenza di rappresentanti delle principali religioni, dell’assessore allo Sviluppo economico Massimo Cameliani, delle associazioni dei commercianti col presidente comunale di Confesercenti Mauro Tagiuri e di esercenti che lungo il tragitto hanno offerto tè e cioccolata calda ai partecipanti.
Si è partiti dunque da piazza del Popolo.A chiarire il senso dell’appuntamento che si ripete nell’ultimo giorno dell’anno è stato l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, monsignor Ghizzoni: «Perché marciare? Ricorre quest’anno il centenario della fine della prima Guerra mondiale nella quale sono morti quasi 18 milioni di giovani. Alla fine di quella guerra si pensava che non sarebbe potuto accadere di nuovo, e invece di lì a poco successe. Il cuore dell’uomo è segnato da questa tendenza all’ aggressività che assieme a ideologie, a ingiustizie e diseguaglianze, alla dignità calpestata può generare conflitti. Dobbiamo crescere nella coscienza che la pace dipende anche da me; che c’è qualcosa che posso fare io e che nessun altro può fare. E come di fronte alle migrazioni, spesso frutto delle guerre, occorre riscoprire la solidarietà: o insieme reagiamo, oppure saremo vittime di conflitti che si perpetuano».
«Ci piace vedere una Ravenna così – ha aggiunto sempre in piazza del Popolo l’assessore Cameliani –: solidale, aperta, coesa, multiculturale. Per una ‘buona politica’ occorre ripartire dalla Costituzione, dall’ articolo 2 che sottolinea come i diritti dell’uomo esistono al di là della cittadinanza, ma anche dall’ articolo 11 che vuole l’Italia promotrice di pace. È una responsabilità di tutti: annunciare la pace come buona notizia».
Davanti alla sede del liceo Classico Dante Alighieri è stato invece il presidente di Confesercenti, Mauro Tagiuri a prendere la parola: «Non può esserci commercio senza pace, a meno che non si tratti del commercio delle armi. Il dialogo, la tolleranza, la solidarietà sono valori anche per i commercianti di Ravenna che tendono, assieme a tutta questa comunità, alla pace».
La Marcia si è poi fermata in piazza San Francesco, tradizionale luogo del dialogo interreligioso ravennate dove Moustapha Toumi, vicepresidente del centro islamico della Romagna, si è concentrato sul tema delle migrazioni: «Cosa possiamo dire di Mosè, di Gesù costretto a migrare appena nato (glielo avremmo dato il permesso di soggiorno a Gesù?), e anche dello stesso Mohammed? – ha detto –. Anche loro sono stati migranti. I migranti portano ricchezza, producono l’8% di Pil. E la buona politica è quella che non va nei salotti ma si confronta con questa realtà».
La penultima tappa della Marcia è stata di fronte alla sede della Caritas diocesana dove è intervenuto il direttore don Alain Gonzalez Valdès: «Ognuno è chiamato ad essere artigiano di pace – ha spiegato– e questo implica pazienza, determinazione. Ma la pace non è solo uno sforzo esteriore. Vi auguro perciò un 2019 pieno di tante cose belle ma soprattutto vi auguro la pace del cuore che, come diceva Giovanni Paolo II, è il cuore della Pace». La quinta Marcia della pace si è conclusa all’ interno delle porte del carcere di Ravenna, dove la direttrice, Carmela de Lorenzo ha voluto ringraziare i partecipanti della presenza: «Non è scontato che la città sia qui oggi”. A conclusione della manifestazione, il saluto dell’arcivescovo Ghizzoni: “Non abbiamo giustificazioni religiose per portare avanti conflitti e guerre. Chi lo fa sbaglia. Questo non significa che non possiamo amare la patria: tutti dobbiamo conservare la nostra, ma andare verso un mondo di patrie senza confini».
Dai fondali del porto al rilancio del turismo, dalle grandi infrastrutture alla sicurezza, abbiamo fatto il punto di metà mandato con il Primo cittadino sui risultati raggiunti e le promesse non realizzate
Il sindaco nella redazione di Ravennaedintorni.it, alla sua sinistra la sua portavoce Eleonora Polacco. A intervistarlo il direttore di R&D Fausto Piazza e i giornalisti della redazione Andrea Alberizia, Federica Angelini, Luca Manservisi e Alessandro Montanari
Eletto con una coalizione di centrosinistra guidata dal Pd, sindaco di Ravenna dopo il ballottaggio del 19 giugno 2016, il 33enne Michele de Pascale è a metà del suo mandato come Primo cittadino.
Durante l’intensa campagna elettorale aveva presentato un programma ampio e, almeno in parte, di discontinuità rispetto al suo predecessore, Fabrizio Matteucci, che aveva guidato la città nei precedenti dieci anni.
Abbiamo invitato De Pascale in redazione, in una sera di fine dicembre, per fare il punto su alcune delle questioni che avevano caratterizzato i suoi impegni elettorali e l’agenda della città. Nell’impossibilità di affrontare tutti i temi, abbiamo deciso di omettere quelli di carattere più sociale, su cui ci siamo soffermati negli ultimi numeri del settimanale, per dare maggior spazio a quelli economici e di sviluppo della città.
Sindaco, cominciamo da un tema che è sempre stato un suo cavallo di battaglia, come comprensibile per un cervese che rivendica con orgoglio l’esperienza da bagnino nell’impresa di famiglia. Al primo punto del suo decalogo per rilanciare il turismo c’era la costituzione di una Dmo, ossia un’organizzazione che ha lo scopo di promuovere la destinazione turistica. Dov’è finita quell’idea? Già abbandonata? «No, non è abbandonata, ma non è più quella che avevamo immaginato in origine. Volevamo fare una Dmo che unisse il pubblico e il privato, ma sulla spinta delle richieste delle associazioni di categoria abbiamo invece optato per investire solo sui privati e abbiamo deciso di fare evolvere il vecchio bando di gestione degli Iat, gli uffici di informazione turistica, affidando al soggetto privato vincitore altre risorse (circa 100mila euro aggiuntivi su un totale di quasi un milione di euro per tre anni, da febbraio 2019 a gennaio 2022, ndr) per la promo-commercializzazione». Quindi affidiamo soldi pubblici a un privato per fare la promozione? «Il soggetto che ha vinto (Ravenna Incoming, che già aveva in gestione gli Iat, unico a partecipare alla gara, ndr) ha presentato un programma coerente con il bando e si confronterà con l’assessorato al Turismo. Su questo versante va detto che in tutte le fasi di bilancio abbiamo aumentato le risorse per la promozione e stiamo lavorando in sinergia tra diverse istituzioni, penso per esempio a cosa rappresenta in termini di richiamo e di immagine Ravenna Manifestazioni o il turismo ambientale». Resta infatti il tema della valorizzazione di Punte Alberete… «Abbiamo approvato le linee guida per realizzare un unico bando per la gestione e la promozione del museo Natura di Sant’Alberto (al momento gestito dalla coop Atlantide ma con un bando che scadeva nel 2018, ndr), valle della Canna e Punte Alberete cercando di creare un sistema per il turismo ambientale della zona a nord, al momento poco valorizzato. In generale abbiamo bisogno di lavorare sul marketing». Tra le altre promesse elettorali c’era quella di rilanciare i lidi, dando a ognuno una vocazione, a partire dallo sport per Marina di Ravenna e il tanto sbandierato beach stadium, che al momento però sembra essere stato accantonato.
«Il beach stadium non è stato accantonato, semplicemente abbiamo invertito la priorità con il palazzetto dello sport, un tema di cui si parlava da decenni ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontare. Noi abbiamo deciso di costruire un palazzetto nuovo e al momento ci concentriamo su questo, anche se rimane il tema di una struttura pubblica per gli sport da spiaggia a Marina. Per fortuna la riapertura del bagno Marinabay da parte di una cordata di privati ci ha permesso comunque di rispettare il nostro impegno di riportare il beach tennis internazionale a Marina, ma non basta». Resta che nel frattempo i lidi stanno soffrendo e segnano un calo di presenze…
«È vero, per quanto la città d’arte sia invece in crescita, sul mare viviamo una situazione di grande crisi, perché i nostri lidi tuttora stentano a collocarsi in maniera originale e autonoma nel panorama dell’offerta turistica regionale, nazionale e internazionale. Serve una grande operazione di sistema che racconti a livello internazionale i nostri lidi e questo per noi è il “Parco Marittimo” (il progetto di riqualificazione dei cosiddetti stradelli retrodunali da rendere pedonali, ndr)». I tempi?
«Sta per essere ultimata la progettazione esecutiva e il cantiere del primo stralcio, a Marina di Ravenna, dovrebbe partire dopo la prossima estate. Il progetto dovrà raccontare al mondo cosa sono le spiagge di Ravenna, in grado di unire l’alta qualità dei servizi da spiaggia alla qualità ambientale: avere poche strutture ricettive è stato uno svantaggio nel secolo scorso ma nel nuovo può essere pure un vantaggio, grazie alle nostre pinete. Anche perché ormai le strutture all’aria aperta, con bungalow o case mobili, possono soddisfare meglio le nuove richieste, più dei tradizionali alberghi». A proposito di vocazioni dei vari lidi, riuscirete a risolvere definitivamente il tema del naturismo? «Noi riteniamo il naturismo una risorsa e in parte abbiamo già sperimentato la scorsa estate un’ordinanza per permetterne la pratica, anche se solo temporaneamente in occasione del festival
naturista. Per renderla permanente è necessario che intervenga anche la Regione, come credo acca-
drà, al fine di modificare la legge che differenzia le tipologie di spiagge libere. Certo, né i naturisti né nessun altro può chiedere di andare contro i regolamenti di protezione ambientale dell’area, che peraltro non dipendono da noi. Per quanto ci riguarda invece abbiamo potenziato i controlli contro comportamenti scorretti in pineta, che purtroppo ci sono, per cui non si possono però certo incolpare i naturisti». Dai lidi al centro. Piazza Kennedy è stata riaperta in versione pedonale nella primavera 2017: ha trovato la sua identità in questo periodo? È soddisfatto di come viene vissuta?
«Fino a due anni fa questa città aveva solo piazza del Popolo come area fruibile per eventi e questo determinava una congestione delle manifestazioni e a volte anche problemi di appropriatezza, inoltre non si può avere una piazza sempre occupata da allestimenti. Ora invece abbiamo un altro spazio, sono stati fatti eventi che hanno coinvolto le due piazze e in questo tempo nuove attività, come la gelateria o il Salone dei Mosaici, hanno aperto in piazza Kennedy e sono certo che altre arriveranno. Inoltre grazie anche alla disponibilità di piazza Kennedy abbiamo anche una grande pista per il pattinaggio sul ghiaccio durante le feste natalizie». Dopo lo spostamento dei bagni pubblici aveva annunciato una soluzione anche per l’ingombrante vano tecnico rimasto. Ci sono novità?
«Nel 2019 ci sarà non solo un restyling con un tratto estetico più gradevole, ma anche una rifunzionalizzazione. Bisogna capire che lì non possiamo fare a meno di tutti i servizi di collegamento indispensabili proprio per gli eventi che vi vengono organizzati e anche la fermata dell’autobus è essenziale che resti. Quindi l’idea al momento è trasformarla in una smart-box che possa avere funzioni utili, di informazione digitale, anche per i turisti. In futuro potremmo valutare l’idea di comprare uno dei negozi su via D’Azeglio e utilizzarlo come vano tecnico, qualora si rendesse disponibile». Ha parlato di fermata del bus. Anche sul trasporto pubblico aveva fatto promesse in termini di collegamenti con il forese, di sperimentazione di mezzi elettrici… «Ravenna ha flussi di spostamento a raggiera verso le diverse parti del forese. Stiamo lavorando su due fronti. Uno è quello intra-forese: forme di trasporto dentro al forese dove ci sono alcuni centri che servono zone ampie. Qui con il volontariato sono partiti servizi per anziani non solo legati a necessità di salute ma anche per andare al mercato, al centro sociale, per i momenti piacevoli. L’altro fronte è la gara del trasporto pubblico che dovrebbe uscire nel 2019 e sarà quella la sede per raggiungere gli obiettivi prefissati». Si può immaginare un servizio serale dopo le 20 che oggi non esiste? «È una delle riflessioni per la gara. Si può sperimentare. Ma non potrà essere un bus che fa fermate in ogni frazione e andrà messo in relazione alla sua reale fruizione». Restiamo sui trasporti ma passiamo dalla gomma al ferro. Il nuovo orario dei treni ha creato più pole- miche che soddisfazioni…
«Come cittadini dobbiamo pretendere che Regione e Stato si rivolgano a Trenitalia e Rfi perché offrano sia il servizio di prossimità e sia quello di velocità. Devono esserci i collegamenti per gli spostamenti interni brevi, ma non è ammissibile che ogni treno da Ravenna a Bologna faccia venti fermate. Non dobbiamo togliere gente dai treni per metterli sulle auto: se fossimo un Paese normale dovremmo fare davvero la ferrovia Forlì-Ravenna che fa tutte le fermate. Ma non siamo un Paese normale». In questo “Paese non normale”, lei nel programma di mandato aveva messo una parte importante sulla viabilità che includeva la riorganizzazione della Romea Dir, della Statale 16 e della Classicana. Al momento non si è visto nulla, non siamo un po’ indietro rispetto alla tabella di marcia? «Tutto dipende se Anas manterrà o meno gli impegni presi: nell’accordo quadro ci sono 126 milioni di euro per le statali della Provincia, la maggior parte delle quali passano dal nostro comune. Queste risorse significano la totale messa in sicurezza e adeguamento di Classicana, Adriatica e Romea Dir, ma devono essere spese nel prossimo biennio o andranno perse e per questo, in accordo con la prefettura, incontro frequentemente Anas». Aveva promesso una nuova tangenziale. È ancora realistico? «Lo è nel momento in cui si sviluppa anche un collegamento verso nord: se non vogliamo tirare in ballo ancora la E55, almeno il collegamento con Ferrara, a oggi previsto dalla Regione con le varianti di Mezzano e Fosso Ghiaia. Ma dobbiamo essere consapevoli che siamo in uno scenario in cui il passante di Bologna era autorizzato e finanziato eppure è stato cancellato dal Governo dalla sera alla mattina. Lo dico anche per chi parla di una nuova Ravegnana…». La questione viabilità è connessa a quella ferroviaria. Le due stazioni merci sulle sponde del porto che riflessi avranno? «Abbiamo firmato un protocollo con Rfi che promette di destinare 30-40 milioni per l’intervento: questo toglierà il 70 percento del traffico merci dalla stazione ferroviaria». Quindi addio al bypass sul Candiano, altra sua promessa elettorale?
«Riteniamo che abbia comunque senso il bypass per velocizzare gli spostamenti ma è chiaro che la priorità è per le due stazioni che sono concretizzabili e le voglio concretizzare nell’arco di questo mandato. Il tavolo tecnico però prevede anche la progettazione per il bypass». Le due stazioni merci libereranno l’area scalo a ridosso della Rocca Brancaleone. In un articolo di set- timane fa ci aveva accennato all’ipotesi di un bando per realizzare uno scavalco del fascio dei binari alla stazione. Anche di questo si sente parlare da tempo immemore… «Confermo che nei primi mesi dell’anno uscirà un concorso di progettazione frutto anche di un dialogo con ordini di architetti e ingegneri. Il finanziamento sarà di Rfi che è proprietaria dell’area. L’idea è che possa esserci una riqualificazione che preveda anche servizi di privati e parcheggi che possano magari remunerare chi volesse investire. E chissà, magari potrebbero arrivare soluzioni per il parcheggio innovative, sfruttando gli spazi in altezza sopra i binari… Ma non sono un progettista, sono solo suggestioni. Vedremo». Siamo arrivati in Darsena. L’unico immobile comunale nel quartiere è l’ex dogana dove nel 2012 sono stati trasferiti alcuni uffici della polizia municipale in via temporanea. E che lei aveva promesso di tra- sferire… «Stiamo testardamente cercando una soluzione, che ci sta richiedendo forse più tempo del previsto, per trasferire il comando dei vigili urbani in un altro immobile pubblico esistente: sarebbe un messaggio di coerenza, un esempio di recupero dell’esistente e non consumo di territorio. Ci siamo dati come termine ultimo la metà del 2019 per la decisione. Se non troveremo l’edificio con le caratteristiche adatte, allora costruiremo un nuovo comando in un nostro terreno, con una spesa stimata tra i 7 e i 10 milioni di euro. Ma sarà molto più piccolo di quello che era stato immaginato in pas- sato nel Poc anche perché sicuramente lasceremo attiva la stazione in piazza Mameli, in centro sto- rico, e rimarrà sicuramente attivo l’appoggio del mare, per la stagione estiva». Tornando in Darsena, il bando Periferie è stato confermato dal Governo anche sotto la pressione dell’opinione pubblica. Avete lanciato il bando da 700mila euro per la passerella sulla banchina e il cantiere del sottopasso pedonale è in corso. Invece che ne sarà del Sigarone? «I privati ci hanno detto che non ci sono più le condizioni per portare avanti il progetto che avevano presentato. Il Comune si è detto disponibile per acquisire una parte del Sigarone, anche perché siamo convinti che debba almeno in parte essere dedicato alla cultura». Tra gli spazi restituiti negli anni recenti alla cittadinanza con una vocazione culturale c’è anche Palazzo Rasponi delle Teste. Sicuro che sia sfruttato al massimo delle sue potenzialità? «Va detto che una parte dell’edificio, per la sua conformazione e per il tipo di recupero che è stato fatto, può essere adibita solo a uffici, e infatti ospita quelli del Turismo e della Cultura. La parte nobile, invece, quella che conoscono i cittadini, è stata sempre più luogo di eventi di vario genere, incontri, convegni, mostre, è molto richiesta ed è ormai un contenitore importante a disposizione della città». In campagna elettorale aveva parlato anche di un possibile utilizzo per residenze artistiche, che però non ci sono state. «Ormai il palazzo ha una sua identità. L’idea di sviluppare le residenze culturali però ci interessa molto e in futuro immagino che uno spazio ideale potrebbe essere l’attuale sede dell’Istituto musicale Verdi in via di Roma, proprio accanto al Rasi, una volta che avrà cambiato sede. Questo potrà avvenire appena l’Istituto sarà statizzato. Quando il ministero si farà carico delle spese di funzionamento che oggi sono a carico del Comune, noi saremo in grado di liberare quelle risorse per investirle nella nuova sede che abbiamo immaginato nel palazzetto dell’ex Anagrafe». Restiamo in tema cultura. Ha appena aperto il museo Classis, dopo un’estenuante attesa. Si prosegue con gli scavi per San Severo. Eppure questa città non ha una carta delle potenzialità archeologiche. Come è possibile? «Ci stiamo lavorando e arriveremo all’approvazione (si tratta di una sorta di mappa del sottosuolo da inserire nei piani urbanistici per capire dove si può o non si può scavare in fase di costruzione, ndr), ma lasciatemi dire che di certo non si può accusare questa amministrazione di non aver prestato attenzione al tema. Voglio solo ricordare che rispetto alle ipotesi iniziali, l’ex Caserma Alighieri, grazie proprio al nostro intervento, sarà in parte un parco archeologico, invece che essere completamente trasformata in hotel, parcheggi e negozi». E a che punto è l’idea della Fondazione unica di cui ci parlava poco dopo la sua elezione per la gestione delle risorse museali del Comune? Si parlava di un soggetto che includesse Ravennantica, Mar e tomba di Dante… «Per Ravennantica mi preme sottolineare come siamo riusciti a centrare due obiettivi importanti in questi anni: l’accordo di promo-valorizzazione e gestione dei servizi dei beni statali e, naturalmente, l’apertura di Classis. Per quanto riguarda la tomba di Dante sarà valorizzata all’interno del progetto che prevede il completo restyling del museo dantesco, oggi davvero poco visitato. Abbiamo firmato l’accordo con il Centro frati minori che lo gestisce oggi e la Fondazione Cassa (che possiede i locali, ndr). Diciamo che quel museo nato nel 1921 nel 2021 sarà del tutto rinnovato e la gestione sarà comunale. A quel punto il Comune avrà tre filoni direttamente in capo: Ravennantica e il Mar, che già sono realtà importanti, e la parte dantesca da impostare. Immaginiamo naturalmente che le collaborazioni e alcuni servizi possano essere unificati. Già oggi, rispetto al passato, vediamo collabo- razioni per esempio tra Mar, Classense e Ravennantica che in passato non c’erano. Questa è la strada da perseguire». Veniamo ora a un’altra promessa elettorale che aveva fatto molto discutere e che interessa moltissime persone: la sicurezza. Dove sono finiti gli incentivi promessi a chi avrebbe acquistato antifurti per la casa? «Nel frattempo il consiglio comunale ha votato un ordine del giorno che guarda con più favore all’ipotesi di una assicurazione collettiva, ma si tratta di un tema molto complesso che stiamo studiando. Diciamo che entro la fine della legislatura qualcosa faremo, o l’assicurazione o le agevolazioni per l’antifurto, ma sempre e solo per chi non può permetterseli e non per tutti, per questo ci baseremo sull’Isee. Non mi convince l’ipotesi dell’età come criterio: una giovane coppia derubata soffre quanto un anziano». Dulcis in fundo, il tema dei temi. Dopo due anni e mezzo ancora non è stato scavato un granello di sabbia dal Candiano…
«Su questo però rivendico il lavoro fatto: più di così, negli ultimi due anni era impossibile riuscire a fare. Tenete conto che ci siamo insediati due anni e mezzo fa: non c’era uno straccio di progetto, l’Autorità portuale era commissariata, la comunità portuale stava combattendo una guerra “termonucleare” e i 60 milioni del Cipe erano a rischio. Due anni e mezzo dopo abbiamo un presidente, un progetto, la sua approvazione nell’ultimo giorno utile prima che finisse la scorsa legislatura a febbraio 2018 e nel 2019 uscirà la gara per i lavori. Non ci si poteva mettere un mese in meno. Se mi dite che siamo in ritardo da vent’anni è vero, ma non da quando ci siamo insediati. La verità è che abbiamo salvato le prospettive del porto di Ravenna». È in corso il processo di “spacchettamenteo” di Sapir in due aziende, una che manterrebbe le attività da terminalista e l’altra invece con il patrimonio immobiliare. A che punto siamo?
«Il piano industriale ha avviato una riorganizzazione che, appunto, separa funzioni patrimoniali da funzioni terminalistiche anche ai sensi della legge Madia che chiede ai Comuni di uscire dalle partecipazioni non strategiche. Questo può essere accettabile e comprensibile per quanto riguarda l’attività del terminal nel caso la legge ce lo chiedesse, ma non rinunceremo sicuramente alla nostra presenza nella parte patrimoniale. Ma più in generale soprattutto in questa fase di espansione, investimenti e nuovi progetti, se la legge ce lo consente vogliamo esserci e contare. Non vogliamo ri- nunciare al nostro ruolo». E al ruolo di sindaco potrebbe rinunciare? In altre parole, pensa di ricandidarsi alla fine del mandato nonostante uno scenario politico sempre più in mutamento?
«Per come la vedo io un progetto di una amministrazione è per sua natura decennale, quello è l’orizzonte giusto se si ha l’ambizione di voler fare cose importanti per la città. Ma anche se il mondo sta cambiando, io su questo resto “vecchio stile”: non è il sindaco a decidere che è la persona giusta per ri- candidarsi. La mia disponibilità c’è, ma è e sarà condizionata al fatto che le persone che condividono una visione della città ritengano che io sia ancora la persona giusta per portarla avanti. E non sto parlando dei partiti, ma dei tanti interlocutori che incontro quotidianamente. Se fra due anni sentirò ancora attorno a me il clima di oggi, fatto anche di critiche, ma soprattutto di stimoli a migliorare, certo, mi ricandiderò». Lei ha ancora un orizzonte di due anni e mezzo, ma i suoi colleghi della provincia vanno al voto a maggio. Cosa cambierebbe per lei se amministrazioni come Cervia e Russi (che fanno parte di Raven- na Holding) cambiassero colore? La preoccupa la prospettiva? «Conoscendo il territorio della provincia piuttosto a fondo, grazie a quello che ho fatto in precedenza (nei tre anni precedenti all’elezione De Pascale è stato segretario provinciale del Pd, ndr) io in realtà sono convinto che il centrosinistra il prossimo anno possa vincere in 14 comuni su 14».
L’appello del capogruppo in consiglio a Riolo Terme contro il film “Wine to love”
Una scena di “Wine to love”
Il Popolo della Famiglia di Riolo Terme con Mirko De Carli, capogruppo in consiglio comunale, si rivolge con un appello al presidente della Rai, Marcello Foa.
«Chiediamo che sia rimosso dalla programmazione del prossimo 4 gennaio un film di prima serata su Raiuno con lungo e insistito bacio tra uomini. Questa è la Rai del cambiamento 2019? Il film si intitola Wine to Love, a dispetto del titolo è una produzione lucana, di Rai Cinema e Altre Storie. Il film ha avuto due giorni di anteprima in pochissime sale il 18-19 dicembre e, oplà, subito in prima serata su Raiuno. Unico altro film pronto di Altre Storie e Rai Cinema è Il Giorno più bello: indovinate un po’, storia di un “matrimonio” tra maschi”».
De Carli è naturalmente sulla stessa linea del presidente nazionale del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi, che ha dichiarato: «Marcello Foa, questa è la Rai del cambiamento 2019? Quella in cui le porcherie si spostano da Raitre a Raiuno in prima serata? Non siamo sessuofobici ma come Popolo della Famiglia crediamo che la bellezza del sesso viva di intimità, pudore, nascondimento persino. E soprattutto non vogliamo essere costretti dalla tv a imbatterci in temi delicati per i nostri bimbi, che necessitano i tempi e i modi che ogni famiglia ritiene di dover adottare, senza farseli dettare dalle marchette tra Rai Cinema e la nota lobby».
Luce Caponegro si racconta in un libro per Cairo Editore. «Ho rifiutato tante proposte indecenti, non nel mondo dell’hard ma in quello della televisione»
Si chiama “Da bambina sognavo di volare” il nuovo libro in uscita a febbraio per Cairo Editore della ravennate Luce Caponegro, in arte Selen. Un’opera autobiografica iniziata oltre dieci anni fa, quando Selen decise, per la prima volta, di raccontarsi.
“Il libro – si legge nella cartella stampa – è il viaggio a ritroso di un’esistenza al limite tra le macerie fumanti di incontri sbagliati e le ferite mai rimarginate di una giovinezza scandita da curiosità (a volte) esagerate”.
«Ma per quanto abbia pagato sulla mia pelle il peso di certe scelte – spiega oggi Luce – nella mia vita non c’è spazio per la redenzione, ma solo per l’evoluzione». Una vita senza filtri segnata, nei suoi primi capitoli, dall’indole ribelle, dalla filosofia hippy, dalla devozione acerba per Sai Baba e dall’ombra (eternamente) ingombrante del porno: «Quando mi rivedo in certe scene – spiega – stento a riconoscermi perché quella ragazzina disinibita e trasgressiva la sento ormai troppo distante dalla mia vita attuale e dal mio modo di essere. Selen ancora oggi mi suscita un sentimento di tenerezza, ma tante volte, rivedendomi, ho dovuto ammettere a me stessa di aver un tantino esagerato».
Eppure, anche quell’esperienza, è stata vissuta in modo atipico: «Se avessi fatto l’hard per soldi oggi vivrei di rendita, invece mi sono ritirata proprio quando i produttori iniziavano a propormi compensi astronomici. La verità è che io mi sono sempre sentita un’outsider dell’hard, una ragazza che, in quegli anni, spinta da una grande energia sessuale, voleva solo sperimentare l’ebbrezza eversiva di quelle esperienze estreme».
Riposto nel cassetto quel capitolo della sua vita, Luce – dopo un percorso di profondo cambiamento tra le discipline olistiche – è entrata “in sintonia con la sua vera essenza – scrive l’ufficio stampa –, quella della madre premurosa che, tutta casa & lavoro, vive nel segno dei valori in cui crede: la casa, la famiglia, il lavoro, l’amore supremo per i figli”.
«Io sono una donna romantica e pragmatica – dice – che ha lottato tanto per la propria indipendenza economica ed affettiva e che oggi conduce una vita nel segno della normalità. Agli uomini mi concedo molto raramente e, pur essendo una grande tifosa dell’amore, da tanto tempo, senza alcun rimpianto, sono single».
Un vuoto che Luce ha colmato – si legge ancora nella nota inviata alla stampa – “con la passione per il lavoro, con l’amore simbiotico per il suo centro estetico – aperto a Ravenna qualche anno fa – dove, circondata dalle donne, può finalmente sprigionare la sua indole sciamanica e l’energia vitale della curandera”.
«Ho fatto del benessere delle donne la mia ragione di vita – spiega Luce – e oggi il mio centro estetico, lo dico con orgoglio, è diventato un tempio della bellezza fisica ed interiore. Un luogo magico in cui ritrovare serenità e tornare in sintonia con la propria femminilità».
Per evitare che il suo libro diventasse “un documento scandalistico da dare in pasto alla betoniera del pettegolezzo”, Luce ha deciso di non citare neppure un nome. Anche se, dopo lo scandalo “Me too”, pure lei avrebbe tantissimo da dire: «A volte si pensa che il mondo dell’hard sia un sottobosco di compromessi e loschi figuri – dice – invece personalmente le proposte più oscene le ho ricevute nei backstage dei salottini televisivi, quelli dove tutto sembra immacolato e al di sopra di ogni sospetto. Se, ad un certo punto, non ho più lavorato nel mondo della televisione è proprio perché ho deciso di non scendere a compromessi rispedendo al mittente tante proposte indecenti».
Oggi Luce partecipa raramente al mondo dello showbiz. L’ultimo avvistamento, nel week-end dell’Immacolata, ospite a Canazei della “Settimana Vip” dell’Ale Piva Production.
«Non ho spento la mia energia sessuale – conclude – ma oggi sono una donna completa ed equilibrata, che vive nelle regole e che non scende a compromessi. Una madre premurosa gelosa delle sue conquiste e della propria indipendenza».
A Ravenna grande successo per il concerto di Cheryl Porter organizzato da Spiagge Soul
Un Capodanno in piazza a Faenza
Piazza del Popolo gremita, a Ravenna, per dare il benvenuto al 2019. È stato un successo (annunciato) il concerto di Cheryl Porter organizzato da Spiagge Soul, apice della rassegna Christmas Soul, vera novità di queste feste natalizie nel capoluogo bizantino e che ha riempito anche il teatro Alighieri nell’inedito concerto mattutino del 1° gennaio (vedi foto qui sotto).
Il concerto di Spiagge Soul all’Alighieri
In tanti hanno brindato anche in piazza a Faenza, con il concerto della giovane cover band locale Onde Radio, così come tra Cervia e Milano Marittima, con il tradizionale “incendio” di mezzanotte ai Magazzini del Sale.
Ne approfittiamo per augurare un meraviglioso 2019 a tutti i nostri lettori.
A Russi, su disposizione del questore, licenza sospesa per 15 giorni
Ancora un bar chiuso dalle forze dell’ordine per essere diventato “ritrovo abituale di persone gravate da precedenti penali”. In questo caso si tratta del Bar Sport di Russi, chiuso nella mattinata del 31 dicembre da poliziotti e carabinieri, su disposizione del questore.
Si tratta di un provvedimento di sospensione della licenza per 15 giorni, ai sensi dell’art. 100 del Tulps.
Durante i controlli, gli operatori hanno proceduto all’identificazione di persone, rintracciate all’interno del bar, che sono risultate gravate da precedenti per reati considerati di particolare allarme sociale.
Il bilancio 2018 della Postale, che ha inserito 42 siti nella “black list” per pedopornografia
Nel 2018 la Polizia Postale e delle comunicazioni ha bloccato o recuperato in Emilia-Romagna circa 1,5 milioni di euro dopo segnalazioni di aziende colpite da financial cyber crime: sono 430 le transazioni di questo tipo segnalate, in aumento esponenziale rispetto all’anno precedente, quando erano state 61. I numeri sono nel bilancio di fine anno, dove si segnala anche l’attività di prevenzione e monitoraggio sulla pedopornografia online, che ha portato a inserire nella ‘black list’ 42 siti, con un +40% rispetto all’anno precedente.
In crescita i risultati della Postale anche sul fronte della attività investigativa, con sei persone arrestate e 41 denunciate. Un sensibile calo invece si è registrato sul fronte del cyber bullismo: rispetto al 2017, in cui c’erano state 33 denunce, nel 2018 sono scese a due, con una riduzione di oltre il 90%. (fonte Ansa.it)
Elevate 44 multe per un totale di 58mila euro nell’ambito della campagna “Confine illegale”
Quindici quintali di pesce sequestrati e 58mila euro di multe. È il bilancio delle 181 ispezioni e dei 556 controlli effettuati a livello locale dalla Capitaneria di Porto di Ravenna nell’ambito della campagna nazionale “Confine illegale”, dal 27 novembre al 30 dicembre. Sono state controllate le unità da pesca in mare ma anche le fasi di sbarco del pescato e quelle successive di commercializzazione, fino ai ristoranti. Sono 44 in tutto le sanzioni elevate, con due comunicazioni di reato e 22 sequestri, per appunto un totale di 15 quintali di prodotto ittico non tracciato, ossia irregolarmente etichettato e quindi non sicuro per il consumatore.
Sul palco gli americani Anointed Believers, all’insegna del gospel contemporaneo
Sono ancora disponibili biglietti per il concerto del 1° gennaio alle 11.30 al teatro Alighieri di Ravenna, evento gratuito, che vedrà protagonisti gli americani Anointed Believers, all’insegna della musica black e gospel contemporanea.
Si può effettuare la prenotazione e il ritiro entro le 18 di oggi, 31 dicembre, presso l’Ufficio Informazioni Turistiche di Piazza San Francesco 7 (Telefono 0544.482838).
Gli eventuali biglietti rimasti saranno resi disponibili domani mattina, entro le ore 11, presso il foyer del Teatro.
Volley Superlega / Civitanova offre una prestazione di altissimo livello e alla squadra di Graziosi restano poche opportunità per provare a cambiare il corso del match
Giacomo Raffaelli non riesce a superare il muro di Civitanova
La Consar avrebbe voluto coronare con un’impresa degna di essere ricordata un 2018 di grande valore e spessore ma ha sbattuto contro la forza e la potenza della Lube, che ha fatto la voce grossa e dispiegato tutto il suo potenziale, davvero elevato. Guidata in cabina di regia da Bruno, uscito dal Pala De Andrè col premio del Mvp, ed esaltata da un attacco che non ha mai momenti di pausa, che chiude con le sue tre punte di diamante in doppia cifra (14 punti Leal e Juantorena, 13 Sokolov) e con un 63% di positività e appena quattro errori, la formazione marchigiana frena le velleità e i propositi dei ravennati che tentano in tutte le maniere di arginare lo strapotere ospite, senza troppa fortuna, nonostante un buon servizio (sette ace).
Sestetti titolari In campo vanno i sestetti confermati dai due coach. Graziosi si affida alla diagonale Saitta-Rychlicki, al duo Verhees-Russo al centro, a Raffaelli-Poglajen di banda e Goi libero. De Giorgi vara l’assetto tipo con Bruno in regia e Sokolov opposto, Simon e Cester, uno dei due ex di turno al centro, e Juantorena-Leal alla banda, e Balaso libero.
Primo set La Lube mostra di fare subito sul serio: con Leal subito incisivo, prende un vantaggio di tre punti (2-5) e poi lo incrementa arrivando al +6 (7-13) quando Graziosi chiama il time-out e poi prova a cambiare la diagonale mandando in campo Argenta e Di Tommaso, e subito dopo anche Lavia per Raffaelli. Ma la Lube ha un’attenzione feroce e grande concretezza: Sokolov timbra l’ace del +7 (10-17), Juantorena l’attacco del +8 (11-19) e l’ace del +9 (14-23). Rychlicki, rientrato in campo, e Verhees con un ace (il centesimo servizio vincente in regular season per lui) provano a rimandare il verdetto. E’ Leal con due attacchi vincenti a spegnere ogni sogno di rimonta Consar (16-25).
Secondo set Graziosi schiera Rychlicki di banda e Argenta opposto, ma la Lube schiaccia subito il piede sull’acceleratore, piazzando un tremendo break di 7 punti (a 1), con due ace di Simon e uno di Leal, che tramortisce una Consar impotente ma non rassegnata. Dopo il time-out di Graziosi, c’è un tentativo di riscossa dei padroni di casa, siglata da Rychlicki che piazza un attacco vincente e due ace, con cui la Consar si riavvicina a -4 (6-10). Un altro ace di Poglajen, confermato dal videocheck, manda Ravenna a -3 (10-13) e De Giorgi al time-out. La Lube fa un nuovo scatto, soprattutto con i punti di Juantorena, che la Consar non riesce più ad arginare, nonostante un miglioramento in battuta (tre ace) e ricezione (44%).
Terzo set Equilibrio nelle fasi iniziali, poi la Lube tenta due volte la fuga a +3, in entrambi i casi rintuzzata dalla Consar che si affida al servizio con Rychlicki e Poglajen, ma poi scappa a +6, margine che Ravenna col turno al servizio di Rychlicki riduce di tre (da 11-17 a 14-17) e poi di due con un ace di Verhees (16-18). Ma il quarto scatto piega le gambe della Consar, nonostante il time-out di Graziosi sul 20-23 ospite. Juantorena (ace) e un errore di Saitta nel palleggio siglano il 3-0 finale.
Dichiarazioni dopo-gara Gianluca Graziosi (tecnico Consar Ravenna): «La Lube è una squadra che sa giocare a pallavolo, è infarcita di campioni ed era oggettivamente difficile fare meglio, però potevamo magari in alcuni momenti crederci un pò di più, giocare un pò di più con le nostre armi, spingere col servizio, con la difesa visto che siamo una squadra che difende tantissimo. In alcuni momenti ho avuto l’impressione che fossimo rassegnati alla loro forza. Per carità non è una palla in difesa in più che poteva cambiare la partita, ci abbiamo provato al 90% e non al 100%, e comunque non sono queste le partite su cui dobbiamo fare conto per arrivare alla salvezza».
Matteo Cavezzali ha vinto il premio Volponi ed è finito più volte in tv grazie alla sua opera prima sulla parabola di Raul Gardini. Ha debuttato anche l’ex assessore Alberto Cassani mentre sono tornati in libreria Casadio, Cavina e Distefano
È stato un anno di esordi, il 2018, in fatto di libri, tra gli autori ravennati.
In particolare è stato l’anno dell’esordio di un nostro collaboratore, Matteo Cavezzali, che con il suo Icarus dedicato alla figura di Raul Gardini, uscito appunto a 25 anni dalla morte dell’imprenditore ravennate, nel luglio scorso, ha scalato classifiche, conquistato la critica e vinto il premio Volponi ope- ra Prima. Pubblicato per la piccola ma prestigiosa Minimum Fax, Icarus è in breve arrivato alla quarta ristampa ed è stato recensito sulle pagine dei maggiori quotidiani mentre l’autore è più volte comparso in tv a raccontare la parabola di Gardini. Il suo è un libro ibrido, tra pezzi di inchiesta, documenti, verbali, articoli dell’epoca, ma anche inserti di pura fiction che ricostruiscono i pezzi mancanti del puzzle. Tra i personaggi vediamo Idina (scomparsa proprio nel 2018), i figli, gli amici e gli stretti collaboratori. E vediamo anche un Cavezzali bambino sfiorato dalla grandeur della Ravenna di quegli anni.
Altro libro d’esordio pubblicato da un editore di valenza nazionale che si basa su fatti storici e che vede al centro Ravenna è quello dell’ex assessore alla Cultura ed ex coordinatore di Ravenna 2019 Alberto CassaniL’uomo di Mosca. Per Baldini + Castoldi ha dato vita a una sorta di spy story tra Mosca e la città dei mosaici che prende le mosse dal mondo prima del crollo del blocco sovietico, quando ragioni politiche si intrecciavano a quelle economiche, quando un’altra classe dirigente decideva le sorti della città (e non solo) guidata da un’altra etica (non per forza migliore). Una riflessione e insieme un romanzo d’avventura, ma anche, per i ravennati, uno spietato ritratto di certi ambienti cittadini che si vorrebbero esclusivi e che trasudano provincialismo.
Una curiosità, in entrambi i libri è messo in evidenza il ruolo cruciale della massoneria in città.
Tra le conferme invece c’è sicuramente Paolo Casadio che per Piemme pubblica il romanzo, ambientato durante la seconda guerra mondiale nella piccola stazione di Fornello, Il bambino del treno con cui ha vinto alcuni premi letterari. Confermando una raffinata capacità di scrittura, Casadio ci racconta l’orrore che irrompe nella fin troppo quieta serenità di chi ha cercato un luogo fuori dal mondo e dai pericoli per crescere il proprio figlio. Ma la guerra e le leggi razziali e l’olocausto sembrano non lasciare scampo.
E si conferma un autore di successo per una fascia giovanile Antonio Dikele Distefano, ravennate che dopo il successo del libro d’esordio del 2016 prosegue un’assidua produzione per Mondadori: sono del 2018 Non ho mai avuto la mia età e il recentissimo Bozze. Prima e seconda parte.
E un romanzo per ragazzi dai 10 anni è l’ultima fatica del casolano Cristiano Cavina che questa volta inventa una scoppiettante storia tra videogame e romanzo di formazione con il “Club dei cecchini”, un tablet e un mistero da risolvere. In Pepi Mirino e l’invasione dei P.N.G ostili personaggi ben tratteggiati, riflessioni, pudori, sentimenti fanno da contrappunto a una storia divertente, coinvolgente e originale che già sappiamo avrà un sequel.
Infine, è uscito a dicembre finalmente anche in Italia un libro di una ravennate, nostra collaboratrice, già pubblicato in greco e francese: Piccola Gerusalemme scritto da Elettra Stamboulis e illustrato da Angelo Mennillo. Un viaggio attraverso il tempo di Salonicco, della dominazione ottomana, quello della Grecia contemporanea, la Shoah della comunità ebraica di Salonicco che ha svuotato la più popolosa comunità ebraica prima della nascita di Israele, la lunga guerra civile che ha insanguinato il Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale.