venerdì
18 Luglio 2025

Dal concerto più atteso a quello che non poteva mancare: breve guida a Beaches Brew

Il direttore artistico Chris Angiolini risponde ad alcune curiosità sull’edizione 2018 al via dal 4 giugno

 

Beaches Brew Crowd Francesca Sara Cauli 2017 Low Res 8 Copia
Un’immagine dall’edizione 2017 del festival Beaches Brew scattata da Francesca Sara Cauli

Abbiamo chiesto allo storico direttore artistico di Bronson Produzioni, Chris Angiolini, di rispondere ad alcune curiosità per meglio “entrare” nel programma di Beaches Brew, festival rock di caratura internazionale che si svolgerà dal 4 al 7 giugno a Marina di Ravenna, tra molo Dalmazia e bagno Hana-Bi (qui il programma completo).
Chi proprio non poteva mancare nel cartellone di questa settima edizione?
«Probabilmente Jlin (live il 7 giugno alle 23.15, ndr), che più di tutti rappresenta il meglio dell’elettronica contemporanea in circolazione. un nome come il suo allarga di molto i confini artistici di questa edizione».
Quale concerto finirà con lo stupire di più il pubblico?
«Ogni band e ogni artista sono finiti in questa line up con una motivazione solida, ma se proprio ne devo indicare solamente uno, direi Khruangbin (live mercoledì 6 dalle 23.30, ndr). sono quelli che dovrebbero mettere d’accordo un po’ tutti. Sono gli outsider texani che arrivano al successo internazionale ispirandosi al Thai Funk degli anni ’60 e che sarebbero perfetti per la colonna sonora del prossimo film di Tarantino».
Quali artisti sei curioso di scoprire tra quelli in cartellone?
«Abbiamo in programma artisti dal carisma assoluto, con storie di vita quantomeno singolari. Punto sulla giovanissima egiziana Nadah El Shazly (alle 20 di giovedì 7, ndr), che abbandonate le origini post punk, si avventura nel ribaltamento di un sound tradizionale in chiave contemporanea, con un lavoro di produzione raffinatissimo. Personalmente poi ritengo l’album di esordio di Mattiel (mercoledì alle 21.45, ndr) uno dei più illuminati di quest’ultima generazione figlia dell’indie come l’abbiamo conosciuto in questi ultimi 15anni, con uno sguardo a tratti inedito riesce a far convivere Screamin’ Jay Hawkins, il rap degli anni 90, Beatles, Dylan e la psichedelia cambogiana, con una sensazione costante di inafferrabilità».
Qual è invece il concerto più atteso dal pubblico?
«Potrebbe essere una lista piuttosto lunga, proprio per la varietà della proposta. Potrei azzardare Jlin, Hailu Mergia, Liima e di nuovo Khruangbin. ma credo che alla fine il concerto veramente più atteso sia quello di Tune-Yards (giovedì 7 alle 21.30, ndr), vera e propria headliner di questa edizione. con il suo approccio pop in grado di mixare tradizione e contemporaneo assieme a melodie indie e suoni lo-fi».
Chi vorresti portare nella prossima edizione?
«Queste sono domande sempre difficilissime a cui rispondere, anche per motivi scaramantici, per cui ti dico Grouper in dialogo con gli elementi».
Qual è il segreto di Beaches Brew?
«Mette gli artisti nelle condizioni di esibirsi al meglio, non tanto per questioni tecniche, quanto ambientali, nel senso proprio di energie positive che permeano tutto il festival».
Qual è stato il concerto più bello delle prime sei edizioni?
«il concerto più bello e dirompente, sfociato in un’incredibile esplosione di tecnica, energia e una certa dose di follia, mai visto a Beaches Brew è sicuramente stato quello degli australiani King Gizzard lo scorso anno. Per mesi l’eco di quella performance ha fatto il giro del mondo tra pubblico e addetti ai lavori. quando in ottobre li ho rivisti al Desert Daze in California, se ne stava ancora parlando».
Qual è il festival preferito (dopo Beaches Brew) del patron del Bronson?
«Dal punto di vista artistico organizzativo e di contenuti, senza ombra di dubbio LeGuessWho? ad Utrecht, anche se da un punto di vista ambientale preferisco i festival immersi nella natura. Prossimo obiettivo Marfa Myths nel deserto magico del Texas Occidentale».

Nuova piscina a Russi: il 7 giugno l’inaugurazione

Piscina Russi 2

Sarà aperta tutti i giorni fino a settembre con corsi di nuovo per bambini e ginnastica in acqua

L’attesa è ormai finita: giovedì 7 giugno alle 18 verrà inaugurata la nuova piscina estiva di Russi, che si trova in fondo a Via dello Sport in un’area precedentemente occupata da un campo secondario per gli allenamenti del calcio; a poche decine di metri si apre la zona dello stadio comunale “Bruno Bucci”.
A realizzare ed a gestire l’impianto, che è dotato di una vasca da 25 metri per 10 con 5 corsie e di una piscinetta per i bambini, è la Nuova Co.G.I.Sport. che gestisce altri impianti sportivi come l’impianto natatorio faentino.
“C’è grande soddisfazione in noi – dice Roberto Carboni, presidente della Nuova Co.G.I. Sport., nonché vicepresidente del Centro Sub Nuoto Club 2000 – per essere riusciti, con la collaborazione di tutti, a terminare e ad aprire l’impianto nei termini che ci eravamo dati, riuscendo a superare le difficoltà burocratiche e quelle dovute al meteo. Siamo sicuri che questa struttura, inserita in un’ampia zona tutta dedicata allo sport, riuscirà a rispondere alle esigenze ed alle aspettative dei cittadini del comprensorio russiano. Il nostro riferimento – aggiunge Carboni – sono sempre le famiglie del comprensorio russiano, senza dimenticare le attività sportive acquatiche, in particolare il nuoto ed il fitness”.
All’inaugurazione di giovedì 7 giugno (che seguirà il sopralluogo della Commissione di verifica lavori del giorno precedente) alla quale è invitata la cittadinanza, sarà presente il sindaco di Russi, Sergio Retini, assieme alle altre autorità cittadine.
Per la festosa occasione il Centro Sub Nuoto Club 2000, la società sportiva faentina socia della Nuova Co.G.I.Sport., “metterà in mostra” i suoi giovani e bravi nuotatori che stanno portando importanti risultati e grandi soddisfazioni a Faenza.
La piscina estiva di Russi sarà aperta tutti i giorni da venerdì 8 giugno: fino a domenica 19 agosto dalle 9.30 alle 20; da lunedì 20 agosto a domenica 2 settembre nei giorni feriali rimarrà aperta dalle 11.30 alle 18.30 e la domenica dalle 10 alle 18.30. Sono in programma corsi di nuoto per bambini, di avviamento alla pallanuoto e di ginnastica in acqua media a corpo libero e con attrezzi. Per informazioni è possibile telefonare al 347-1425044.

«Stiamo rubando tutti i giorni con la gente in casa ma se la fortuna non gira…»

Le intercettazioni raccolte dalle cimici nascoste dai carabinieri di Faenza nell’auto raccontano la quotidianità e l’organizzazione della banda di quattro persone arrestate con l’accusa di 33 furti in abitazioni. Si vantano di quanto sono bravi, insultano la vittima di un furto che li ha scoperti e si lamentano quando il bottino è scarso

IMG 4676Nelle conversazioni spesso parlano di lavoro e di lavorare, con tutto quello che di solito va associato: la spartizione degli utili, gli sfoghi con la fidanzata per le giornate difficili, le imprecazioni contro la sorte quando non gira bene. Ma per quattro uomini albanesi tra 24 e 44 anni il lavoro consisteva nello svaligiare case e rivendere il bottino al ricettatore o usarlo per regali alle compagne. Le intercettazioni ambientali e telefoniche contenute nel provvedimento di fermo per indiziato di delitto, con cui sono stati arrestati dai carabinieri il 28 maggio a conclusione dell’operazione Skifterat, restituiscono uno spaccato sincero di come vivessero la loro quotidianità, tra spavalderia e senso del dovere.

I quattro sono Imer Dervishi (detto Marco, 29 anni), Edmond Alushi (detto Mondi, 30), Roland Ahmeti (detto Landi, 24) e Arjan Dani (detto Jani, 44). Il primo era il leader, l’ultimo faceva da autista con una Peugeout 308 per portarli sulle zone dei furti e tornare a riprenderli. Durante le razzie tenevano i contatti fra loro usando cellulari che cambiavano ogni 15-20 giorni. «Di chi è questo numero? – chiede uno dei quattro ricevendo una chiamata da un complice – Non mi stai chiamando da un numero di lavoro». E il ragazzo che il 29 dicembre scorso trovò un cellulare nel suo giardino di casa a Faenza mentre falciava l’erba non poteva immaginare che fosse proprio uno di quei telefonini, caduto dalla tasca di uno dei predoni mentre scavalcavano la recinzione per tentare un furto dal vicino. Una volta nelle mani del nucleo operativo radiomobile dell’Arma locale, che aveva ricevuto la denuncia della tentata effrazione, si è rivelato una miniera di informazioni. Poi sono seguiti mesi di appostamenti e pedinamenti.

Le cimici e i Gps installati nella Peugeot e in una Audi A5 usata per raggiungere il punto di ritrovo prima di andare al lavoro, hanno raccontato ai militari con chi avevano a che fare. «Abbiamo fatto un furto spettacolare», dice il capo la sera del 19 marzo scorso. Si vanta con gli amici: «L’ho aperto prestissimo, sono un figlio di puttana». E uno degli altri gli riconosce i meriti. Ma soprattutto il capo ci tiene a rimarcare il suo pelo sullo stomaco: dice che è molto coraggioso perché entra nelle case senza sapere se dentro c’è qualcuno, «in pochi entrano così». Ne conosce un altro: «Quel mio amico che adesso è dentro».

La stessa notte nell’abitacolo c’è anche tempo per fare i conti con le incombenze della vita quotidiana: «Domani è il 20, dobbiamo lavorare per pagare un po’ di debiti e dividersi i soldi dell’affitto». “Mondi” dice che sarebbe meglio pagare l’affitto anche qualche giorno prima del 30.

A chi lavora possono capitare pure gli infortuni. E così è per “Landi”. Durante un colpo si taglia a un piede e ai colleghi dice che per una settimana non andrà a lavorare. Dice proprio così. Ma il capo è inflessibile e insiste: «È più difficile in due». Anche perché il ferito è il più leggero tra loro e quindi più facile da alzare e far entrare. Ridono. E poi serve sempre manovalanza. Lo si capisce il 18 aprile quando parlano della fatica fatta con una cassaforte: tenerla 20 minuti sulle spalle non è cosa da tutti.

«Oggi uno schifo proprio, 60 euro abbiamo guadagnato, 20 euro a testa, non è niente», lamenta uno di loro incontrando la fidanzata alle 3 del mattino al rientro dalla notte di razzie. Dando elementi utili agli inquirenti per quanto riguarda le accuse. La donna lo consola – «Bravo, almeno hai fatto qualcosa» – ma l’altro è proprio seccato: «Ma che bravo il cazzo». Del resto quando non hai la fortuna dalla tua parte c’è poco da fare: «Stiamo rubando tutti i giorni ma se la fortuna non vuole. Non vuole andare questi giorni neanche a morire, divento matto».

È ancora in un altro dialogo con la fidanzata che emerge l’aggressività e la sfrontatezza di chi entra nelle case senza sapere chi c’è dentro: «Una vecchia di merda stare tra un po’ l’ammazzavo. Sono entrato dal balcone, abbiamo fatto piano, non so come cazzo ha sentito quella puttana. Mi ha visto nell’ombra e ha chiamato “Franco, Franco, prendi il fucile ci sono i ladri in casa”. Là mi veniva da ammazzarla, di dirgli puttana di merda. Ma ce ne siamo andati senza fare casino. Tanto erano dei barboni, forse gli prendevo i soldi della pensione, niente di più…». E pure quella casa sarà finita nella colonna di quelle fatte, come si capisce da un’intercettazione del 29 marzo. Uno dei componenti indica una casa in mezzo al bosco ma il capo lo rimette subito al suo posto: «Quella rossa l’abbiamo già fatta e abbiamo preso un Rolex là».

È comprensibile, avendo chiaro lo spessore criminale della banda, il loro stupore per essere stati scoperti. I trucchi li conoscono: «Nelle case vecchie bisogna stare attenti con le porte che scricchiolano». E prima di entrare in azione bisogna studiare: «Una casa la guardi di lato in lato, aspetti due minuti, guardi e ascolti». Non è un caso che il capitano Cristiano Marella, comandante della compagnia di Faenza, dica che il gruppo studiava gli obiettivi preventivamente «come dei soldati che devono assaltare un fortino».

Nel gergo della banda ci sono i blu e i neri, rispettivamente polizia e carabinieri. E così la sera del 29 marzo verso le 21 c’è grande euforia: «Ho rubato la pistola al nero», dice il capo ridendo. Per rubare il ferro a una guardia bisogna essere uno che ci sa fare: «Sono un skifter, fanculo, non sono una lepre». In albanese skifter è il falco, il predone. Così si consideravano. Sarà stato un brutto colpo per l’orgoglio poi accorgersi che la pistola del nero era invece una scacciacani, solo simile al modello in dotazione alle forze dell’ordine.

Cisim, nell’ex scuola di mosaico un posto dove fare cultura a Lido Adriano

Un po’ club, un po’ sala concerti, un po’ centro giovanile, un po’ biblioteca. E il 2 giugno ospita la Festa della Repubblica

Se Lido Adriano è tornata ad essere frequentata dai giovani ravennati parte del merito va anche al Cisim che, dal 2010 ad oggi, è diventato un importante centro di cultura a tutto tondo. Era un’ex scuola estiva di mosaico che era stata chiusa dopo un passato in cui era stata molto apprezzata. Oggi mantiene lo stesso nome ma è molte altre cose: un po’ club, un po’ sala concerti, un po’ centro giovanile, un po’ biblioteca. «Un luogo dove fare cultura», riassume Lanfranco “Moder” Vicari che al Cisim è direttore artistico. Ai tempi Moder era uno dei leader del Lato Oscuro della Costa, gruppo rap ravennate. Oggi continua a salire sui palchi ma è anche presidente dell’omonima associazione che gestisce il Cisim. Insieme a lui c’è Laura Gambi, della cooperativa Libra. Inoltre una parte importante nella nascita del centro l’ha avuta il Teatro delle Albe. «La nostra idea era quella di creare un centro in cui fare incontrare i giovani a Lido Adriano e di portare ad una modifica dello sguardo esterno verso la località. Quando abbiamo saputo dell’opportunità che c’era con il Cisim non ce la siamo lasciata sfuggire. Abbiamo cominciato con i concerti rap, poi sono arrivate collaborazioni musicali importanti come quella di Ravenna Jazz che ha portato anche qui il suo festival». Un tessuto di relazioni diffuso che «ci ha portato a resistere anche in anni difficili». Nel frattempo è nata una biblioteca specializzata in fumetti e graphic novel che «è molto frequentata» ed è stato aperto proprio al Cisim l’Informagiovani in cui i ragazzi possono avere diverse informazioni sul mondo del lavoro e sulle opportunità del territorio. «Così si è creato un bel giro di persone e oggi possiamo dire che grazie alle tante opportunità culturali le persone che frequentano il Cisim vanno da zero a novant’anni». Qui si svolge ormai da tanti anni una Festa della Repubblica, decisamente sui generis e molto partecipata.

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Lanfranco “Moder” Vicari

Dalmonte di Confcooperative: «Siamo il modello più moderno che ci sia»

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Carlo Dalmonte

Il 2 giugno festa della Cooperazione in piazza a Faenza. L’associazione ormai prossima alla fusione Ravenna-Rimini

Carlo Dalmonte è presidente di Confcooperative Ravenna da due anni. Presidente, il 2 giugno Festa della Cooperazione a Faenza. Che significato ha questo momento annuale?
«Celebriamo quello che siamo e quello che sappiamo fare. È un punto di riferimento nello scorrere dei mesi come lo sono le feste parrocchiali. Quest’anno però è simbolicamente importante che si svolga nel cuore della città».
Arriva in un momento cruciale per la vostra associazione…
«Stiamo per concludere la prima tappa della riorganizzazione territoriale con l’unione tra Ravenna e Rimini: dovrebbe essere ufficiale prima dell’estate. In seguito ci sarà tempo per completare i lavori includendo Forlì».
Che bilancio fa del suo mandato finora?
«È complesso rappresentare 200 cooperative in tutti i settori. È un mestiere diverso rispetto alla guida di un’azienda dove si devono prendere decisioni più immediate. In un ruolo di rappresentanza sindacale invece ci sono più sfumature».
L’immagine del mondo cooperativo in generale come se la passa?
«Non abbiamo la rappresentazione adeguata per ciò che siamo e facciamo. Siamo molto meglio e più importanti di come veniamo rappresentati. Succede perché siamo impegnati a fare e non a raccontare. Abbiamo attraversato la crisi mantenendo l’occupazione e nonostante questo ci sono parti politiche che fanno dell’anticooperativismo una bandiera. Ma sbagliano perché è quanto di più moderno ci sia a livello sociale in un mondo in cui le disuguaglianze aumentano».
Ha fatto riferimento alla politica. Come vede il neonato Governo Lega-M5s?
«Aspetto e giudicherò. Personalmente non ho gradito una campagna urlata con promesse la cui realizzazione è un libro dei sogni».
Negli ultimi tre anni è rimasto stabile il numero di imprese aderenti a Ravenna. Come va letto?
«In alcuni settori il calo delle coop può essere letto anche come positivo perché è frutto di accorpamenti che rendono più organizzati i gruppi. E dove la dimensione economica conta molto il numero delle coop non può crescere».
È stato presidente di Gemos e tutt’ora è presidente di Caviro. Realtà così grandi hanno senso in forma cooperativa?
«Grandi o piccole deve esserci sempre il principio della mutualità. Le coop non devono inseguire altri modelli societari per scimmiottare le società di capitale: dobbiamo essere orgogliosi della nostra peculiarità, siamo diversi per nascita».
Tra le vostre associate una delle realtà più importanti è certamente il gruppo Ciclat che si prepara alla maxi gara da un miliardo per la gestione dei rifiuti. Come guardate alla partita?
«Faccio il tifo per il nostro gruppo che ha le carte in regola. In quell’ambito non ci si improvvisa quindi servono dimensione e capacità per stringere alleanze, in questo caso penso con Hera. Sarebbe importante che vincesse una realtà del territorio, non vorrei che vincesse una cordata inglese o spagnola».

Rapinatori di banche seriali, altro arresto: avevano perso i soldi durante la fuga

Un 50enne lughese dovrà rispondere di un nuovo colpo dopo i quattro che già l’hanno portato ai domiciliari

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Gianpietro Ghirardello, a sinistra con uno dei suoi camuffamenti durante una rapina in banca

Dovrà rispondere anche della rapina a mano armata alla Carife di Argenta di ormai due anni fa il 50enne di Lugo già agli arresti domiciliari dopo essere stato arrestato lo scorso 8 maggio per altre quattro rapine commesse tra il 2016 e il 2017 nelle filiali di istituti di credito di Ravenna, Santo Stefano, Santerno e San Pietro in Vincoli. Si tratta di Marco Gianstefani, complice di Gianpietro Ghirardello, ormai noto e soprannominato “Il rapinatore con il parrucchino” per il suo modo di travisarsi, rapinatore seriale con più di 60 colpi al proprio attivo.

L’ultima rapina contestatagli (che ha portato il gip ha firmare la nuova ordinanza di custodia cautelare, sempre agli arresti domiciliari, notificatagli il 31 maggio dai carabinieri del Nucleo Investigativo), quella di Argenta, aveva visto i due complici perdere gran parte del denaro rubato durante la fuga, per un colpo che fruttò ai malviventi solo 500 euro.

Pier Luigi Bersani torna a Ravenna per la festa di Mdp-Articolo 1

BersaniMdp – Articolo 1, la formazione nata dagli ex Pd in rotta di collisione con la gestione renziana del partito e che alle ultime elezioni si è presentata sotto il simbolo di Leu eleggendo in Parlamento anche il ravennate Vasco Errani, organizza una festa che si svolgerà su due fine settimana (dal 7 al 10 giugno e dal 15 al 18 giugno). L’appuntamento è a Marina di Ravenna nel giardino di Viale dei Mille con gli stand gastronomici e una serie di dibattiti con le personalità più di spicco del partito. Il primo evento è appunto programmato per la serata di apertura con Pier Luigi Bersani, ex segretario Pd, ora deputato di Leu, alle 21.

Revisione scaduta: i vigili col “targa system” multano un’auto irregolare al giorno

A Massa Lombarda 29 sanzioni nel solo mese di maggio

Targa System 680x365 CNell’ambito del bilancio delle operazioni della polizia locale dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, spicca il dato registrato a Massa Lombarda, dove in un mese, praticamente un’auto al giorno è stata multata per avere la revisione scaduta. Un risultato ottenuto dai vigili grazie al sistema elettronico del “Targa System”, grazie al quale è possibile “leggere” le auto in entrata o in uscita dal paese grazie a una telecamera.

A Massa Lombarda nel mese di maggio sono state 29 le auto soprese in questo modo senza revisione.

 

Bambino investito da un’auto, è grave al Bufalini di Cesena

L’incidente a Faenza. Ad avere la peggio un undicenne

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Un bambino di 11 anni è stato investito da un’auto a Faenza, in via Testi, all’altezza del civico 34. L’incidente è avvenuto poco prima le 14 di oggi, venerdì 1 giugno. L’undicenne ha riportato ferite gravi ed è stato trasportato d’urgenza al Bufalini di Cesena con il codice di massima gravità.

Sul posto le forze dell’ordine stanno cercando di ricostruire la dinamica dello scontro.

Olimpia Teodora, presentato il coach Caliendo. «Torno per fare il meglio possibile»

Volley A2 femminile / Il tecnico della promozione della Conad Teodora ritorna a Ravenna con il suo carico di calore e passione. Il presidente Delorenzi: «Penso che quest’anno potremo toglierci qualche soddisfazione in più»

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Al centro il nuovo tecnico Nello Caliendo, tra il presidente Delorenzi e il dg Bonitta

A pochi giorni dall’annuncio del ritorno a Ravenna, il nuovo tecnico Nello Caliendo è stato ufficialmente presentato in una partecipatissima conferenza stampa che si è tenuta nella sede dell’Olimpia Teodora. Ha aperto gli interventi Paolo Delorenzi, presidente dell’Olimpia Teodora: «Siamo abbastanza soddisfatti della buona stagione dello scorso anno, tuttavia quest’anno con l’incarico di direttore generale affidato a Marco Bonitta vogliamo crescere e fare un salto di qualità. Due anni fa ho vissuto al fianco di Nello Caliendo la gioia della promozione. Contiamo molto su di lui perché ha dimostrato di saper vincere, meritandosi in qualche modo anche questa opportunità. Penso che quest’anno potremo toglierci qualche soddisfazione in più e mi auguro che la passione partenopea di Nello possa trascinare anche il grande tifo ravennate per questo sport».

Roberto Fagnani, assessore allo Sport del Comune di Ravenna, ha portato il proprio sostegno e quello dell’amministrazione comunale: «Ci tengo a fare un in bocca al lupo al coach. La cosa più importante è consolidarsi e continuare a dimostrare che la pallavolo è nel Dna della città. L’amministrazione è sempre stata presente e lo sarà soprattutto per la creazione di un unico settore giovanile perché, come sostengo spesso, lo sport per i ragazzi è fondamentale per tutta la società».

E’ poi intervenuto Raimondo Carnevali, vice presidente dell’Olimpia Teodora: «Ho conosciuto Nello da avversario nel derby e ricordo che, pur partendo sotto, in qualche modo vinse lui entrambe le partite. La fusione era un passo necessario per il movimento ravennate e mi auguro che con questo nuovo corso il salto possa avvenire anche nel settore giovanile».

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Da sinistra il presidente Delorenzi, il coach Caliendo, il vice presidente Carnevali, il direttore generale Bonitta e l’assessore Fagnani

La parola è poi passata al protagonista della conferenza stampa, Nello Caliendo, di ritorno dopo un anno sulla panchina ravennate: «Ritornare a Ravenna per me è motivo di grande orgoglio ed emozione, per questo ringrazio la società, soprattutto nelle persone di Bonitta e Delorenzi. È bello ricordare il passato e ci tengo a sottolineare che anche due stagioni fa non c’è mai stata una vera rivalità, quindi la fusione è stata una naturale conclusione. Ora guardiamo avanti e cerchiamo di fare il meglio possibile per Ravenna».

Ha chiuso gli interventi Marco Bonitta, direttore generale dell’Olimpia Teodora: «Ringrazio tutti perché questa che è appena iniziata è un’avventura straordinaria. Mi auguro che l’Olimpia Teodora possa essere il punto di riferimento della città, sia per i tifosi della squadra di A2, sia per tutto il movimento giovanile che è florido e ci auguriamo possa riunirsi sotto un’unica bandiera».

Trent’anni dopo, un Governo senza emiliano-romagnoli. Bonaccini polemico su Twitter

Il Presidente della Regione: «Siamo primi per crescita ed export, disoccupazione tra le più basse e tra i territori più attrattivi… Buongiorno»

Foto Farricella Per Festa Dell'Unità Modena 2016
Stefano Bonaccini

«Siamo prima Regione per crescita, per export, con disoccupazione tra le più basse nel Paese e tra le prime per attrattività a livello europeo. Nessun ministro emiliano-romagnolo. Buongiorno». Così sul proprio profilo twitter, il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, nel giorno del giuramento del Governo Conte.

Negli ultimi esecutivi (Gentiloni e Renzi) – fa notare in un’agenzia l’Ansa – la pattuglia emiliano-romagnola era di quattro ministri (Franceschini, Poletti, Delrio e Galletti). L’ultimo governo Berlusconi non aveva ministri della regione al momento del giuramento, anche se, in corso di mandato, venne nominata la bolognese Annamaria Bernini alle Politiche europee.

Per trovare un governo senza ministri dell’Emilia-Romagna bisogna risalire al governo De Mita del 1988. I successivi due governi Andreotti non avevano ministri emiliano-romagnoli, ma il sottosegretario alla presidenza del consiglio, il ferrarese Nino Cristofori, sedeva in consiglio dei ministri come segretario.

Preoccupazione in Consiglio per la variante urbanistica del circolo tennis di Marina

Secondo Maiolini (Gruppo Misto) questa scelta rischia di pregiudicare gli investimenti sportivi. Si parla di 800 metri quadri che potrebbero essere destinati al ricettivo

circolo tennis marina
Il circolo tennis Marina dall’alto (foto da Google Maps)

Variante urbanistica in vista per i campi da tennis di Marina di Ravenna. Secondo quanto scrive in una nota Marco Maiolini (gruppo misto) «se l’attuale indicazione degli uffici urbanistici del Comune  dovesse venire confermata in consiglio, si metterà a forte rischio la sopravvivenza del circolo tennis presente nella località balneare di Marina di Ravenna in viale delle Nazioni». Il cambio di destinazione dovrebbe passare da verde pubblico a privato. Ciò – scrive Maiolini – permetterebbe «di usufruire della potenzialità edificatoria dell’area (calcolata in circa 800 mq) al fine di un uso “Ricettivo”». Sono due le osservazioni presentate per ripristinare l’edificabilità extra-sportiva. Una è di una società, l’altra è dell’Autorità portuale. Al momento gli uffici hanno parzialmente accolto la richiesta.

Per Maiolini, la decisione  di mantenere la destinazione urbanistica a verde pubblico, «sarebbe la soluzione migliore che permetterebbe all’attuale impianto gestito con fatica ma molto bene da una Asd di continuare a sopravvivere facendo anche investimenti che farebbero crescere il centro. Con il cambio di destinazione chi investirebbe più nell’ impianto sportivo sapendo che potrebbe, da un momento all’altro, perdere uno o due campi da gioco per far posto ai 800 metri quadro  di ricettivo ?».

Per Maiolini «l’area non è di grandi dimensioni e non ha la possibilità di far convivere ricettivo e sportivo pubblico insieme. Attualmente il circolo tennis con i suoi campi anche da calcetto rappresentano un punto di riferimento sportivo per tutto l’abitato di cui non ci si può privare. Il turismo tanto decantato si sorregge anche grazie ad un offerta variegata in cui le attrezzature sportive presenti fanno la loro parte nell’incentivare il turista a scegliere una località invece che un’altra»

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