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16 Agosto 2025

Riecco le feste medioevali: per 2 giorni Brisighella torna a essere quella del 1413

L’appuntamento è per sabato 2 e domenica 3 giugno, tra rievocazioni, giochi, spettacoli e gastronomia a tema

BrisighellaTra i primi a lanciarle in Italia negli anni ottanta, Brisighella continua a puntare sulle feste medioevali, anche se concentrate in pochi giorni, rispetto al passato. L’appuntamento quest’anno è per sabato 2 (dalle 10 a mezzanotte) e domenica 3 giugno (dalle 10 alle 20), due giornate nelle quali il visitatore potrà fare un salto indietro nel tempo grazie a un ricco programma di rievocazioni, giochi per bambini, intrattenimenti e spettacoli oltre che assaggiare la gastronomia locale rivisitata a tema in stand, taverne, ristoranti ed osterie.

Un weekend nella vita di Brisighella del 1413, anno di costituzione della contea di Brisighella e di Val d’Amone.

La Regione vuole il ct dell’Italia del ciclismo, Davide Cassani, presidente di Apt

Si tratta dell’azienda di promozione del turismo dell’Emilia-Romagna. «Siamo convinti possa essere un ottimo ambasciatore»

Foto Bonaccini Cassani
Cassani, a destra, con Bonaccini

Davide Cassani nuovo presidente di Apt Servizi, l’Azienda di promozione turismo dell’Emilia-Romagna. Il nome dell’ex ciclista professionista faentino, vincitore di due tappe al Giro d’Italia, oggi dirigente sportivo e dal 2014 Commissario tecnico della nazionale italiana maschile di ciclismo su strada e coordinatore di tutte le squadre nazionali, verrà proposto dalla Regione all’Assemblea dei soci di Apt che si terrà il prossimo 8 maggio per il rinnovo degli organismi e delle cariche societarie.

Nato a Faenza nel 1961, Cassani ha svolto attività agonistica in club professionistici dal 1982 al 1996, dimostrandosi poi un apprezzato commentatore televisivo delle gare ciclistiche per Rai Sport, fino alla nomina a Ct della nazionale da parte della Federazione ciclistica italiana.

Da dirigente sportivo, si deve a Cassani l’impulso per il ritorno del Giro d’Italia Under 23 in Emilia-Romagna l’anno scorso, nel giugno 2017, quando qui si disputarono tre tappe, con la regione protagonista della 40esima edizione insieme a Marche e Abruzzo, per un tracciato che volle essere anche un segno di vicinanza e solidarietà ai territori colpiti negli ultimi anni da drammatici terremoti. Inoltre, sempre a lui si deve la nascita della Gran Fondo che porta il suo nome, considerata la classicissima d’apertura della stagione del ciclismo amatoriale, giunta quest’anno alla 24esima edizione e con una grande attenzione al ciclismo giovanile, con la categoria riservata ai giovanissimi. Una manifestazione che si svolge a Faenza e pensata anche nella logica dei grandi eventi sportivi come occasione di sviluppo e promozione turistica del territorio.

«Siamo convinti che Davide Cassani possa davvero essere un ottimo ambasciatore della nostra terra – affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore al Turismo, Andrea Corsini –. La tenacia, la correttezza e il talento che ha dimostrato in sedici anni di competizioni, nei grandi Giri e nelle classiche così come nei circuiti meno noti, la competenza e la disponibilità emerse nella carriera successiva, sono i valori e le caratteristiche dell’Emilia-Romagna e della sua gente, una regione sempre più attrattiva e che piace, visto il record di 57 milioni di presenze con cui si è chiuso il 2017. Una crescita straordinaria – sottolineano Bonaccini e Corsini – che si deve al gioco di squadra con i territori e gli operatori pubblici e privati, ma non intendiamo certo fermarci, sicuri che si possa crescere ancora. E un ringraziamento va all’attuale presidente di Apt, Liviana Zanetti, per il lavoro svolto in questi anni e l’altrettanta competenza che ha saputo mettere in campo».

Quando la bici può diventare pericolosa: ecco come rispettare il Codice della strada

Nel primo trimestre di quest’anno un incidente ogni due giorni ha coinvolto un velocipede. I comportamenti da non tenere

ZAN 7399Sono stati 182 gli incidenti rilevati dalla polizia municipale di Ravenna nel 2017 in cui sono rimasti coinvolti ciclisti. Nel primo trimestre di quest’anno il conto è 44. Si tratta di incidenti nelle strade del centro, quelle dove è più frequente il passaggo di bici. Quelli più gravi però avvengono di solito in strade perifiche dove in certi casi non sarebbe nemmeno consentito il transito delle bici.

Mancata precedenza, andatura controsenso e attraversamento in perpendicolare senza portarsi al centro della carreggiata sono i comportamenti scorretti che più di frequente i ciclisti mettono in atto viaggiando in sella. Ma c’è anche chi pedala in strada incurante della presenza della pista ciclabile: in quel caso è prevista una sanzione di 25 euro. E in caso di incidente il mancato utilizzo della pista ciclabile potrebbe comportare conseguenze nelle attribuzioni delle responsabilità tra compagnie assicurative.

Per il codice della strada poi nelle Ztl le bici andrebbero condotte a mano.

Il passaggio sui marciapiedi è sempre vietato in bici (salvo casi in cui è segnalato diversamente).

L’utilizzo del telefonino è naturalmente vietato anche alla guida della bici. Così come la guida in stato di ebbrezza comporta una denuncia penale e una sanzione amministrativa anche per il ciclista.

Alcune settimane fa in via Basilica a Savarna un’auto è finita fuori strada proprio per evitare un ciclista ubriaco che procedeva a zig-zag: è stato raggiunto da un carabiniere fuori servizio che ha visto la scena ed è stato così denunciato (aveva un tasso alcolemico di 1,81 quando il limite è 0,5).

Non c’è ritiro della patente, come facilmente comprensibile non essendo richiesta per pedalare.

Ecco la stalla robot di Mandriole: Agrisfera ci ha investito 2 milioni di euro

Continua il processo di innovazione della cooperativa ravennate che fattura 11 milioni di euro all’anno

Agrisfera«Non c’è futuro per chi dice: abbiamo sempre fatto così». Giovanni Giambi, direttore di Agrisfera, sintetizza in una frase il percorso di innovazione che ha abbracciato la cooperazione di braccianti, affiancata da Legacoop Romagna e dalle sue strutture di servizio.

La nuova tappa è la stalla robot inaugurata il 13 aprile a Mandriole – un investimento da 2 milioni di euro – passo in avanti di una strategia aziendale in cui il biologico è diventato protagonista mentre i consumi di latte sono calati di più di un quarto in 20 anni. Lo dicono le analisi di mercato, le opportunità ci sono, però necessitano di un cambio di mentalità. La progressione in pochi anni di Agrisfera è rilevante: riconversione dalla carne al latte, software di gestione, rilevatori automatici, impianti fotovoltaici e quindi robot, automazione spinta.

A luglio 2016 il primo litro di latte biologico, quindi l’ampliamento grazie alla partnership con il gruppo Granarolo, uno dei primi a impostare questo cambio di paradigma, dice il vicepresidente Danio Federici. Risultato per la nuova stalla, produzione aumentata dell’85%, un nuovo step nell’agricoltura circolare («la facciamo da 10 anni, da quando partimmo col biogas»), quella in cui non si butta via niente e ci guadagnano azienda, ambiente e collettività. E il benessere animale? «Il miglioramento – assicurano da Agrisfera – è tangibile».

«Qui – ricorda il presidente di Federazione delle Cooperative di Ravenna Lorenzo Cottignoli in rappresentanza di tutto il movimento cooperativo – le date storiche si intrecciano in uno dei luoghi simbolo della cooperazione italiana. E non solo. Qui spirò Anita Garibaldi. Ma l’innovazione è una strada che la cooperazione bracciantile conosce da sempre, nonostante le umili origini». È un modello diverso che dobbiamo essere in grado di affermare in tutte le sedi, dice il Sindaco di Ravenna Michele De Pascale.

«Il primo obiettivo, ormai 111 anni fa – ricorda Legacoop in una nota inviata alla stampa –, era dare una risposta alla fame e alla mancanza di lavoro. Questa storia gloriosa, che passa dall’epopea della bonifica di Ostia, da tempo ha dovuto affrontare un cambio di mentalità». Agrisfera, una delle eredi di quella storia, oggi possiede 4mila ettari di terreno e fattura 11 milioni di euro. Tra le altre cose è pioniera dell’agricoltura di precisione guidata col gps, con cui si risparmiano acqua, energia e concimi.

È uno dei paradigmi dell’agricoltura “smart” come la definisce il professor Angelo Frascarelli, docente di Economia e Politica Agraria all’Università di Perugia. «“Sporchi e brutti” erano i braccianti, ma non cattivi, se mai lo sono stati, visto che sono i protagonisti di una rivoluzione verde che nel digitale trova il suo alleato. Domani i big data, dopodomani i robot che andranno direttamente in campo a mietere e arare. Cambieranno i lavori – spiega il docente – serviranno resilienza e capacità di formare le persone a nuovi mestieri: in questo modello le reti sono fondamentali, dalle organizzazioni cooperative ai fornitori e su questi temi serve una presenza forte in Europa».

L’apprezzamento della Regione Emilia-Romagna passa per le parole dell’assessore all’Agricoltura Simona Caselli. «Cerchiamo di fare il massimo per la nuova nuova politica agricola comunitaria – racconta – ma la mancanza di un governo in questi momenti chiave si sente. Lo scenario migliore, senza l’intervento degli Stati membri, prima di tutto l’Italia, è quello di un calo di risorse europee del 15% per l’agricoltura, il peggiore addirittura del 30%. Ci sentiamo soli».

La cooperazione è sempre stata innovazione e progresso, ricorda il presidente di Agrisfera Marino Tarozzi, è sempre arrivata un passo prima degli altri. «Non è facile, ma è una strada da cui non possiamo tirarci indietro. Sapendo che il primo valore è che non si lascia nessuno indietro».

Direttamente da “Ballando con le stelle” arriva all’Esp l’androide Robozao

Ballando Con Le Stelle Robozao Balla 640x360Domenica 15 aprile al centro commerciale Esp di Ravenna, direttamente dalla celebre trasmissione “Ballando con le stelle” arriva l’androide artificiale Robozao. Alto 3 metri, capace di cantare, ballare e presentare, Robozao è ormai il terzo conduttore, insieme a Milly Carlucci e Paolo Belli, della fortunata trasmissione di Rai 1. L’androide effettuerà all’Esp 5 uscite, a partire dalle ore 17.

Con lui sarà all’Esp anche Anastasia Kuzmina, ballerina di origine ucraina che partecipa all’edizione 2018 della trasmissione in coppia con il surfer Francisco Porcella. Nel 2012 ha partecipato (e vinto) all’edizione 2012 di “Ballando con le stelle” come insegnante di ballo dell’attore Andres Gil e l’anno successivo, sempre con Gil, è arrivata seconda nel reality “Pechino Express”.

Bagno di folla per la Bunge in piazza. Il sindaco: «E ora il nuovo palazzetto…»

Grande festa per la Porto Robur Costa reduce dalla vittoria europea ad Atene

C’era tanta gente in Piazza del Popolo ad applaudire giocatori, staff tecnico e dirigenti della Bunge, reduci dall’impresa di mercoledì ad Atene, dove la squadra ravennate di pallavolo ha conquistato la Challenge Cup vincendo di nuovo una coppa europea dopo 21 anni di attesa.

In occasione delle celebrazioni il presidente del Porto Robur Costa, un emozionatissimo e commosso Luca Casadio, ha tenuto a sottolineare il percorso svolto dalla società in questi anni, portandola a questa splendida vittoria. «Quando siamo nati, nel 2004, i nostri obiettivi erano tre: far rinascere il movimento giovanile in città, riportare Ravenna in Serie A e tornare a rivestire un ruolo importante in campo nazionale ed europeo. Siamo partiti con un gruppo di dieci giocatori, in modo da iscriverci a un campionato regionale, e da lì è cominciata la risalita. Fin dalla prima stagione, infatti, almeno una formazione del vivaio è riuscita ad arrivare alle finali nazionali, spesso salendo sul podio. Parallelamente la prima squadra ha effettuato la trafila nei vari campionati minori, fino a ritornare nel massimo campionato di pallavolo italiano in soli sette anni. Raggiunto questo traguardo, dopo altri sette anni siamo riusciti a rivivere un altro sogno insperato e inatteso, quello di vincere una competizione come la Challenge Cup. Questa è stata la scommessa vinta da un gruppo di amanti della pallavolo, un gruppo che con il passare del tempo è diventato sempre più grande, abbracciando altre persone nel corso del suo viaggio. La mia mente non può quindi che andare verso due persone che purtroppo non ci sono più, autentici protagonisti nel costruire una realtà che oggi è riuscita ad arrivare fino a questo punto. Mi riferisco a Paolo Fabbri, un grande uomo che alla società ha sempre dato un apporto importante e concreto, lavorando con passione per il suo bene. Inoltre ricordo Massimo Matteucci, che fin quando è stato ai vertici della Cmc ci è sempre stato vicino, condividendo i nostri valori e il nostro progetto. Voglio ringraziare tutti gli sponsor e le persone che ci sono state vicine, anche se adesso non collaborano più con noi, perché sono stati cardini importanti su cui puntare per raggiungere questi risultati. E sono contento per la città, che ha risposto alla grande in tutti questi mesi, dimostrando ancora un volta quanto la pallavolo faccia parte del suo Dna».

A fare gli onori di casa ci ha pensato il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale: «Grazie di cuore, ci avete dato una gioia incredibile, avete riportato il volley ravennate dove merita di essere, dove merita l’amore della nostra città per lo sport e la pallavolo. Voi rappresentate un modello positivo per i nostri ragazzi e bambini, un modello di come si può fare sport in maniera etica e responsabile, con tanti volontari che rappresentano le nostre società che ci mettono impegno, passione e cuore. Oggi festeggiamo, ma da domani siamo tutti impegnati nel sostenervi, perché dobbiamo ottenere tanti altri risultati, in quanto dobbiamo continuare a rappresentare lo sport italiano. Anche perché in futuro dovremo riempire un palazzetto da 6mila posti…».

La serata è poi proseguita con un altro appuntamento, la cena al ristorante “Molinetto”, dove i giocatori della Bunge hanno festeggiato con gli Rvs, i sostenitori che per tutto il corso della stagione hanno seguito in casa e in trasferta le partite di Orduna e compagni, presenti in gran numero anche nella storica vittoria di Atene.

Cagnoni: «Non sopportavo don Desio, mi serviva solo per il tesserino da giornalista»

Ventiduesima udienza / Dichiarazioni spontanee del dermatologo per «togliere la cappa di morbosità» sui legami con l’ex prete condannato per atti sessuali con minori: l’ex parroco di Casalborsetti gli avrebbe imposto di essere lui a battezzare il terzo genito. Ma l’imputato non spiega come mai usasse un telefono intestato a Desio

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Una foto di gruppo scattata nel 2011: si vedono Matteo Cagnoni, don Giovanni Desio, Giulia Ballestri

«Un personaggio un pochino bizzarro e capriccioso, ne ebbi subito una pessima impressione, non fosse altro perché vestiva con jeans e Nike». Matteo Cagnoni sceglie di fare dichiarazioni spontanee in corte d’assise, dove è a processo per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri, per prendere le distanze da Giovanni Desio, l’ex parroco di Casalborsetti condannato in via definitiva nel 2016 a otto anni e otto mesi per atti sessuali con minori: «Il Desio era il direttore del settimanale della curia Risveglio 2000 e a me serviva la collaborazione perché volevo ottenere il benedetto tesserino da giornalista». Il nome del parroco è comparso nel procedimento in una delle prime udienze quando è emerso che uno dei telefoni cellulari in uso all’imputato – per la precisione quello che la vigilianza aveva in elenco da chiamare per primo quando suonava l’allarme della villa in cui è stata trovata morta la donna – era intestato proprio a Desio. Su questo specifica circostanza Cagnoni non ha offerto dettagli e, come prevede la formula delle dichiarazioni spontanee, non sono ammesse domande dalle parti.

«L’ho avuto anche come paziente – ricorda ancora Cagnoni – e capii subito che aveva un disturbo della personalità. A Giulia non piaceva ma nemmeno io lo sopportavo». Una circostanza che appare stridere con la foto ricordo in gruppo scattata con la famiglia in occasione del battesimo del figlio più piccolo dei coniugi. Su questa circostanza Cagnoni fornisce una ricostruzione alquanto particolare: «Vivo tuttora con orrore il ricordo del battesimo di mio figlio. È stato un ricatto: mi disse che se non gli avessi fatto battezzare mio figlio non mi avrebbe dato il tesserino da giornalista».

A metà dicembre in aula è stata ascoltata Emilia Valmaggi, l’anziana governante che saltuariamente accudiva i tre figli della coppia. La donna ha parlato di amicizia con un prete ricordando che un pomeriggio mentre lei era nella casa a seguire i bambini, Cagnoni arrivò insieme a un uomo vestito in borghese e non in abito talare e con lui andò in mansarda. Da Giulia poi apprese che si trattava di un prete.

Hai un figlio che ha meno di un anno di età? A Lugo e Bagnacavallo parcheggi gratis

Abbonamento family riservato ai genitori residenti nei due comuni della Bassa: un pass di colore lilla su cui possono essere registrate fino a due targhe

I residenti a Lugo e Bagnacavallo con un figlio di età inferiore a un anno potranno parcheggiare gratis senza limiti di tempo nelle strisce blu del centro storico e nei parcheggi limitrofi all’ospedale a partire dal 23 aprile. «Scopo di questa novità – fa sapere l’amministrazione comunale – è agevolare le famiglie con figli molto piccoli nella ricerca di un parcheggio e in questo modo sostenere le neo mamme e i neo papà, rendendo più semplice e immediato il posteggio dell’auto senza bisogno di abbandonare i bambini all’interno del veicolo per effettuare il pagamento al parcometro più vicino e incoraggiando la fruizione delle attività commerciali del centro storico».

L’idea nasce da un suggerimento inviato tramite Facebook da una madre durante la recente presentazione del piano traffico. Si tratta di un abbonamento family, un pass di colore lilla su cui possono essere registrate fino a due targhe. Per usufruire del parcheggio gratuito bisognerà esporre un apposito contrassegno in modo visibile sul parabrezza del veicolo. Il contrassegno viene rilasciato dalla polizia municipale della Bassa Romagna su richiesta da parte dei genitori. Per richiederlo è necessario presentare un apposito modulo in cui inserire la targa di al massimo due auto intestate ai genitori, allegando il certificato di nascita del figlio. Il modulo è disponibile sul sito dell’Unione (www.labassaromagna.it).

Caos a Ravenna tra 5 Stelle e Cambierà, parla l’ex candidato sindaco Vandini

«Mi assumo anch’io le responsabilità per le divisioni con Francesca Santarella, ma sono comunque rimasto in consiglio cinque anni. Ora nella lista civica credo che siano di chi avrebbe dovuto guidarla…»

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Pietro Vandini con Beppe Grillo in piazza del Popolo a Ravenna durante la campagna elettorale del 2011 per le elezioni comunali

Pietro Vandini è stato indiscutibilmente un protagonista della vita politica cittadina, essendo stato candidato sindaco e poi eletto in consiglio comunale per il Movimento 5 Stelle nell’ormai lontano 2011 e sostenitore del progetto civico CambieRà nel 2016. Un progetto come noto nato dopo che la lista del Movimento 5 Stelle presentata da gran parte delle persone che poi sono confluite in CambieRà non aveva ottenuto la certificazione. Infine, pochi mesi fa si è visto negare senza spiegazioni ufficiali la possibilità di partecipare alle Parlamentarie dei 5 Stelle. Da allora, e forse proprio per questo, le tensioni dentro Cambierà sono divenute tali da portare all’addio al gruppo da parte di due consiglieri comunali, mentre non si placano i “fraintendimenti” tra i militanti grillini. Un caos che abbiamo cercato di raccontare a questo link.

Vandini, un disastro su tutti i fronti. Qual è la sua lettura?
«
Credo che quello che è successo nelle ultime settimane sia da addebitare dalla necessità di qualcuno di addossare ad altri responsabilità proprie e di altri di rifarsi una verginità. È in atto inoltre una sorta di “guerra per il potere” che fino a quando ero presente rimaneva sopita. Ora tutti ritengono di poter essere i leader perfetti e sgomitano per guadagnare spazio. Chi ha le caratteristiche per essere leader non ha bisogno di sgomitare».
Ma secondo lei chi ha sbagliato in Cambierà?
«Credo che l’errore sia stato a monte, nel non chiarirsi internamente sulla posizione da prendere rispetto al voto del 4 marzo. Dopodiché nella lista credo potessero convivere due anime anche diverse almeno fino alle prossime amministrative, perché la responsabilità che si erano presi i consiglieri era quella sul programma elettorale, che era e resta ispirato ai contenuti 5 Stelle. Altrimenti, più coerente sarebbe stato dimettersi dal consiglio comunale. In generale ho trovato sui giornali molte dichiarazioni irrispettose in questi giorni».
Alla luce di quello che è successo ora, Cambierà è stato un errore?
«Col senno di poi è facile rispondere sì, visto come è naufragata, ma non sarebbe coretto. Continuo a credere che ci fosse del buono in quel progetto che era pensato per una squadra in cui eventuali lacune e debolezze di qualcuno dovessero essere compensate dalle qualità di altri e continuo a pensare che se avesse vinto, avrebbe potuto fare un buon lavoro. Ma una volta che si è eletti all’opposizione, inevitabilmente emergono molto le qualità del singolo, la capacità di fare squadra, di guidare un gruppo. A questo punto credo che Samantha (Tardi, unica dei tre consiglieri eletti, rimasta in Cambierà, ndr) possa continuare l’esperienza civica degnamente, e perché no, gettare le basi per qualcosa di più ampio respiro».
E però anche quando lei era capogruppo del Movimento 5 Stelle non sono mancati dissapori, anzi proprio da quelle divisioni interne alla fine è arrivato il verdetto dello staff centrale che decise di non concedere il simbolo a nessuno. Qualche responsabilità in questo disastro ce l’avrà anche lei, no?
«Sì, io mi assumo la responsabilità delle divisioni che ci sono state con Francesca Santarella (l’altra consigliera comunale dal 2011 al 2016, ora del meetup “A riveder le stelle”, di fatto benedetto dai responsabili regionali 5 Stelle recentemente, ndr), eravamo in due e non si possono attribuire tutte le colpe a uno solo dei due. Però per cinque anni sono rimasto a lavorare in consiglio, cercando comunque di tenere insieme il gruppo fino a quando ho potuto. Per quanto riguarda Cambierà invece credo che le responsabilità dovrebbe assumersele chi aveva il compito di guidare il gruppo».
Che cosa ha imparato da queste esperienze?
«
Che una forza politica deve avere una struttura, in tutto e per tutto simile a quella di un partito, idee chiare per il programma e l’apertura a chi ci vuole stare. Ma riconosco di essere molto deluso, perché quando si formano dei gruppi, troppi comportamenti umani sono dettati da invidia e sete di potere, purtroppo.
Ha abbandonato il Movimento nel momento in cui questo è diventato primo partito in città…
«Credo che gran parte di quei voti siano di opinione e che possano sparire in fretta. Soprattutto se alleandosi con qualcuno al governo centrale finiranno per rinnegare ciò che hanno detto e ripetuto per anni».
Ma adesso che è fuori dal Movimento 5 Stelle e abbiamo visto naufragare l’esperimento di lista civica “ibrida”, quale futuro immagina per la sua vita politica?
«Sinceramente non lo so, vedo macerie dappertutto. Fare politica però non è obbligatorio».
Si parla di un nuovo possibile movimento dei sindaci, con Pizzarotti in testa, non le interessa?
«Sicuramente continuo a stimare molte persone per cui in passato ho espresso ammirazione, come Federico. So che ci sarà un incontro pubblico a breve, vedremo. Sono convinto che un sindaco debba essere caratterizzato da pragmatismo più che da ideologia perché la gran parte delle decisioni che deve prendere hanno bisogno di scelte concrete, che tengano conto delle necessità che effettivamente riguardano i cittadini».

Altre 4 auto come quella di Cagnoni, per l’accusa solo la sua davanti alla villa

Ventiduesima udienza / Accertamenti della procura al Pra. In provincia i Chrysler Voyager dello stesso colore sono 5: una si vede in via Padre Genocchi il giorno dopo l’omicidio (17 settembre 2016) e gli altri quattro proprietari hanno escluso di trovarsi in quella zona in quel momento. Alla vigilia del 53esimo compleanno dell’imputato per l’omicidio della moglie Giulia Ballestri, la difesa porta davanti alla corte d’assise i conoscenti storici e tutti li ricordano affiatati e in sintonia nelle uscite

Le verifiche degli inquirenti al pubblico registro automobilistico (Pra) aggiungono un tassello all’ipotesi della procura secondo cui Matteo Cagnoni sarebbe tornato sulla scena del delitto il giorno dopo aver ucciso la moglie Giulia Ballestri, forse per completare il tentativo di ripulire la casa di via Padre Genocchi a Ravenna dove la donna è stata uccisa. L’imputato nella sua deposizione aveva respinto questa accusa: il pomeriggio del 17 settembre 2016 lui era a dormire sul divano a casa di una zia a Firenze. Il nuovo elemento a favore dell’accusa è emerso in coda alla ventiduesima udienza del processo celebrata oggi, 13 aprile, davanti alla corte d’assise.

In provincia di Ravenna risultano immatricolati in tutto cinque Chrysler Voyager di una particolare tonalità di nero: le telecamere della guardia di finanza nella via dell’abitazione disabitata in cui è stata uccisa e trovata la 39enne mostrano il transito di uno di quelli nel pomeriggio del giorno seguente all’omicidio e precedente al ritrovamento del cadavere ma gli altri quattro proprietari hanno smentito di trovarsi in quella zona in quel momento. Gli accertamenti della polizia giudiziaria hanno preso spunto dalle domande rivolte dal presidente della corte Corrado Schiaretti alla fine della deposizione di Cagnoni il 26 marzo. Interrogato proprio questo punto, l’imputato aveva risposto che non è l’unico ad essere proprietario di quel veicolo. Per dire che quello in transito è davvero il Voyager di Cagnoni, la procura fa riferimento anche a un dettaglio cromatico: sul parabrezza si nota un riquadro bianco che sarebbe un foglio presente sul cruscotto quando la polizia sequestrò l’auto.

Nell’udienza odierna il pubblico ministero Cristina D’Aniello ha depositato anche elementi raccolti dopo la deposizione della settimana scorsa di un amico di Cagnoni. In buona sostanza merge che tra le 13.58 e le 16.17 del 16 settembre 2016 (il giorno dell’omicidio) Cagnoni mandò un messaggio a un amico per rinviare una cena da fare il giorno seguente dicendo che stavano venendo i suoi genitori a Ravenna. Però il telepass della sua vettura dice che alle 14.01 è entrato in autostrada al casello di Lugo e alle 15.11 è uscito a Barberino del Mugello per arrivare a casa dei genitori alle 16.06 (come mostrato dalle telecamere). Perché il dermatologo racconta all’amico che i genitori stanno andando a Ravenna e invece è lui che sta andando a Firenze? Viaggio che lo stesso Cagnoni in aula ha detto di aver deciso di fare già il mercoledì.

L’udienza odierna, nella vigilia del 53esimo compleanno di Cagnoni, è stata soprattutto una sfilata di testi chiamati dalla difesa a fornire un profilo del dermatologo al limite dell’agiografico. Generoso, affettuoso, gentile, disponibile: sono questi gli aggettivi che ricorrono più spesso nelle deposizioni dei dodici amici. Davanti ai giudici una sfilata di esponenti dei salotti ravennati e non solo: medici e professionisti che conoscono l’imputato dai tempi dell’università, che erano tra gli invitati del matrimonio di Giulia e Matteo, che hanno frequentato la coppia in vacanza al mare a Marina Romea, al pranzo nella villa in Toscana, sulle piste da sci. Incontri con frequenze saltuarie, in alcuni casi con intervalli anche di settimane o mesi. E da tutti è uscito lo stesso dipinto, opposto a quello invece emerso da alcune delle testimonianze di chi è stato finora chiamato dall’accusa (pm Cristina D’Aniello): non oppressivo, non ossessivo, non manipolatore. Insomma la difesa (avvocati Giovanni Trombini e Francesco D’Alaiti) prova a ricostruire l’immagine dell’uomo che voleva a tutti i costi mantenere il totale controllo sulla coniuge.

L’accusa prova però a mettere in mostra la possibilità che l’immagine data all’esterno dalla coppia non corrispondesse alla realtà vissuta tra le mura domestiche. Ad esempio tra Ferragosto e il 20 agosto del 2016 si svolse un pranzo a casa di amici a San Sepolcro. La coppia di padroni di casa in aula, uno dopo l’altro, ha raccontato che Giulia era sembrata serena e come sempre legata a Matteo. Eppure in quei giorni lei scriveva in chat all’amante tutto il suo fastidio nei confronti del marito con parole dure e crude.

«Fotografo per non parlare». Alex Majoli presenta la sua mostra, tra amore e guerra

Vernice per la stampa al Mar di Ravenna: un’esposizione da non perdere. Ecco un’anticipazione

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Alex Majoli durante la presentazione alla stampa

«Faccio foto per non parlare», ironizza Alex Majoli che il 14 aprile alle 18 inaugurerà la sua personale al Mar di Ravenna intitolata Andante. Il reporter pluri premiato, per anni ai vertici della Magnum, la più prestigiosa delle agenzie fotografiche del mondo, ha ragione: non si può descrivere una foto a parole. Qui potrebbe concludersi il mio articolo, perché l’unica cosa che avete da fare è andare a vederla: «La fotografia non va compresa o analizzata, va semplicemente osservata», ribadisce. Cercherò però di darvi alcuni spunti per farvi capire che questa mostra è assolutamente da non perdere.

Gli scatti esposti non sono una retrospettiva dei molti anni di attività di Majoli, ma piuttosto un viaggio. Un viaggio che inizia come quello dantesco con una imbarcazione, quella di Caronte che guida i dannati all’Inferno. In questo caso è una nave in partenza dalla Libia verso l’Europa, o verso la morte. Attraverso un rito vudù ripreso in Sudafrica si giunge tra i dannati.

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Alex Majoli durante la presentazione alla stampa

Majoli mescola immagini scattate in giro per il mondo, tra guerre e ribellioni, con quelle della sua vita e della adolescenza nella Ravenna che lasciò molti anni addietro per trasferirsi a New York. Vediamo sua figlia che fa colazione, in mezzo a volti di persone in fuga dalla guerra, vediamo la sua compagna e una sua ex tra i ritratti di chi resiste grazie all’amore.

Alex è un uomo giovanile, altissimo, che stringe la macchina fotografica in enormi mani, e sembra sussurrare all’orecchio del visitatore che in mezzo a quei volti potrebbe trovarsi il suo o quello di chiunque di noi. Che non importa se quelle persone siano nella striscia di Gaza sotto le bombe, o nella propria casa a New York: siamo sempre e comunque “noi”.

Ci sono anche diversi video. «È una foto lunga», si limita a dire, ma è chiaro. Si tratta di inquadrature semplici, efficaci, senza montaggio. Foto che si dilatano nel tempo seguendo un ragazzo che torna a casa, o mostrandoci una bufera in arrivo.

Vediamo gli scatti che fece da adolescente. Sono i corpi in movimento di ragazzini in skateboard a Ravenna, esposti accanto ai giovani ribelli che lanciano pietre contro i soldati in Palestina o che protestano per ottenere la libertà in Egitto. «Quello era il nostro modo di protestare contro la Ravenna borghese di quegli anni. Anche i ragazzi che manifestano nelle foto accanto hanno quindici anni. Non c’è differenza tra quel che eravamo noi e loro».

Su una enorme parete del secondo piano osserviamo le immagini realizzate per la fondazione Guggenheim, raccontano la fine dell’Europa. «C’è la crisi economica in Grecia, la Brexit in Inghilterra, i muri dell’Est, i giovani ungheresi che si sottopongono a un esame per entrare a far parte delle squadre neonaziste. Nel test gli si chiede se sanno come pestare gli zingari senza farsi fermare dalla polizia».

A chi gli domanda se sia andato in America perché l’Italia “gli stava stretta” risponde di no. «Passo molto tempo in Sicilia ultimamente. Mi piace l’Italia. Però il mondo è grande, se devi fotografare qualcosa non puoi stare fermo in un solo posto». Così ha vissuto molto in Brasile, in Europa dell’Est, e ha attraversato luoghi, osservato persone.

«Questa è una meraviglia» dice indicando una foto con un ragazzino nero seduto sul sedile posteriore di un’auto. «Meravigliosa non la foto, ma lui. Il suo sguardo, la sua espressione. In questa foto è veramente “lui”. Si chiamava Paulo, mi seguiva ovunque. Veniva con me quando facevo la spesa, si fermava a casa nostra per cena. Lo avevo dimenticato, ma questa foto lo ha fatto subito rivivere nella mia mente».

Le sue immagini hanno contrasti forti. Molte sono scure come l’inchiostro, ma mai tetre. «Ho voluto rappresentare il mondo come se fosse in un teatro» dice per spiegare l’utilizzo di luci forti e innaturali, come quelle di un palcoscenico. Ricordano la pittura di Caravaggio. Tra le ispirazioni cita grandi fotografi come Paul Graham, Mimmo Jodice, Luigi Ghirri, ma anche il suo primo maestro Daniele Casadio. «A Ravenna avete dell’argenteria, ma la tenete nell’armadio. È ora di spolverarla e tirarla fuori. Ci sono ottimi fotografi qui, non c’è bisogno di guardare oltreoceano per trovarne», ricorda Majoli che proprio nella sua Ravenna fece la sua prima mostra trent’anni fa esatti, nel 1988. Era intitolata Pensiamoci stanotte. Nessuno all’epoca immaginava che quel diciassettenne perennemente con la macchina fotografia in mano sarebbe diventato quello che è oggi.

Discesa dei Fiumi Uniti: in tre giorni esaurite tutte le canoe a disposizione

La quarta edizione è in programma il venti maggio. Già aperta una lista d’attesa per percorrere il corso d’acqua fin alla foce

Discesa Fiumi UnitiC’è una trepidante attesa per la quarta edizione della Discesa dei Fiumi Uniti in programma il 20 maggio.  Lo testimonia il fatto che in soli tre giorni di iscrizioni – aperte il 9 aprile – siano state esaurite tutte le canoe a disposizione per il noleggio. I numeri: 70 posti barca ‘bruciati’ e già aperta una lista d’attesa per assicurarsi un posto in acqua nella sfida con sé stessi: percorrere il fiume di Ravenna fino alla foce, scegliendo tra il percorso di 13 chilometri dalla Chiusa di San Marco, quello di nove da Ponte Nuovo e la canoa Family con i tre chilometri finali tra le reti dei tipici capanni da pesca issate per l’occasione.

Nessun problema per i possessori di canoe, kayak e sup che possono rivolgersi alla Uisp di Ravenna (0544-219724) per effettuare le iscrizioni il cui contributo organizzativo varia da 5 a 15 euro a seconda dell’età e delle distanze. Per tutti i partecipanti maglie personalizzate, ristori, ricco pasta party e festa finale con la musica di Radio Bruno e lo spettacolo “Fiumana” con Rudy Gatta, Eliseo Dalla Vecchia e Vittorio Bonetti.

Per i ‘non’ canoisti si sta predisponendo un programma di attività che consentirà si seguire l’iniziativa divertendosi. Confermata l’iniziativa Capanni aperti che sabato 19 maggio aprirà l’evento. Sarà possibile assaporare la gastronomia casalinga tradizionale con sorprese ‘romagnole’ sia a pranzo che a cena prenotando il ristoro a base di carne o pesce sul sito www.trailromagna.eu

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