giovedì
07 Agosto 2025

Trovato con un etto e mezzo di erba, condannato al divieto di ritorno in provincia

Arrestato per detenzione ai fini di spaccio dai Carabinieri, il ventenne era già noto alle forze dell’ordine

I Carabinieri della Compagnia di Ravenna hanno arrestato un uomo, cittadino del Gambia, con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, nel tardo pomeriggio di venerdì 2 febbraio. Il 20enne, già noto ai Carabinieri della Stazione di Via Alberoni, dopo alcuni scambi sospetti monitorati dagli uomini dell’arma è stato fermato e trovato in possesso di diversi dosi di marijuana. In casa gli sono stati trovati sette involucri della stessa sostanza per un peso complessivo di oltre 150 gr.: oltre allo stupefacente sono stati ritrovati rotoloni di cellophane trasparente. Quest’ultimo rinvenimento ha dato la conferma sulla destinazione della droga: sarebbe stata suddivisa in piccole confezioni singole da cedere al dettaglio. Tutta la marijuana è stata sequestrata mentre l’uomo è stato arrestato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio. Stamani al termine del processo direttissimo, con la convalida, il Giudice gli ha imposto la misura cautelare del “divieto di ritorno” nella provincia di Ravenna.

Tre percorsi per la nuova rassegna de LaCorelli tra musica e “teatro portatile”

Il primo appuntamento a Cervia il 10 febbraio con Il Carnevale degli animali di C.S.Saens

Jacopo Rivani Orchestra Corelli ImagelargeCeci n’est pas LaCorelli è il titolo della nuova Stagione musicale 2018 de LaCorelli, presentata ufficialmente questa mattina al Salone Estense della Rocca di Lugo. “Ceci n’est pas LaCorelli omaggia nel titolo la celebre opera magrittiana proponendosi come Stagione rivelatrice”, ha spiegato Jacopo Rivani, direttore Artistico e bacchetta principale dell’Orchestra Corelli, “nella convinzione che l’essenza autentica della Musica vada colta tra le pieghe dell’apparenza”. La proposta si articola in tre percorsi concettuali: il primo, Ceci n’est pas Musique, è dedicato alla musica applicata, in un viaggio a ritroso, che va dalla musica da film (Star Wars, 23 aprile ore 20,30 – Teatro Alighieri di Ravenna e 4 maggio ore 20,30 – Teatro Masini di Faenza) all’Opera lirica (Pianse ed amò per tutti – Omaggio a Giuseppe Verdi, 24 marzo ore 18,00 – Teatro Dovizi di Bibbiena e 25 marzo ore 21,00 – Teatro Alessandro Bonci di Cesena), alla musica sinfonico-corale d’ambito sacro (Stabat Mater di G.B. Pergolesi, 30 marzo ore 20,30 – Pinacoteca Comunale di Faenza; Exultate Jubilate – Concerto di Pasqua, 1 aprile ore 17,00, Ravenna). Il secondo ambito concettuale della Stagione, Ceci n’est pas un Concert, sarà un gioco di accesi contrasti, in cui il classico e il moderno si confronteranno da vicino, per dare vita a curiose contaminazioni, come la rilettura in chiave moderna dei giganti della Storia della Musica (Trazom – Omaggio a Mozart, 17 febbraio ore 18,00 Teatro Comunale di Cervia e 9 Marzo ore 21 Sala Fellini, Faenza) o l’esecuzione con orchestra sinfonica dei grandi successi della canzone d’autore (Canzonissima, 15 aprile ore 18,00 – Teatro Comunale di Cervia). Si arriva così al cuore della Rassegna, con Ceci n’est pas Theatre, tentativo di un teatro prêt-à-porter, concepito in forma di spettacolo “portatile” e di pronto consumo, organizzato in forme e dimensioni ridotte e facilmente replicabile in ogni ambiente. Andranno in scena in questo formato tascabile lo scherzo musicale (Il carnevale degli animali, 10 febbraio ore 18,00 – Teatro Comunale di Cervia, 11 febbraio ore 10,30 Ospedale S. Maria delle Croci – Ravenna e 20 Marzo ore 9,30 / ore 11,15 Teatro Alighieri di Ravenna), il balletto (Lo Schiaccianoci, 24 febbraio ore 18,00 e ore 21,00 Teatro Comunale di Cervia), il melodramma (Cavalleria Rusticana, 4 marzo ore 18,00 Teatro Comunale di Cervia, 23 marzo ore 21,00 Teatro dei Fluttuanti di Argenta e 29 aprile ore 18 Abbazia di San Fedele a Poppi) e l’opera buffa (Il barbiere di Siviglia, 5 e 6 aprile ore 21,00 – Teatro Rossini di Lugo e 20 aprile ore 10,30 – Antichi Chiostri Francescani di Ravenna).
“Il nostro cartellone ha la straordinaria peculiarità di essere adattabile ad una varietà potenzialmente infinita di pubblici e contesti, per questo nutriamo ora più che mai aspettative molto alte di fidelizzazione di nuovi ascoltatori”, spiega Rivani, che insieme alla squadra organizzativa e artistica de LaCorelli ha studiato una campagna di lancio e promozione molto articolata, adatta a supportare la grande quantità e varietà dell’offerta proposta e a intercettare la fetta di pubblico più giovane, da sempre target d’elezione e destinatario principale delle iniziative del gruppo di artisti.
Il sipario si alza ufficialmente sabato 10 febbraio alle ore 18 al Teatro Comunale di Cervia con “Il Carnevale degli Animali” di C. S. Saens: uno spettacolo per tutta la famiglia, nell’allestimento originale firmato dal regista cervese Simone Marzocchi, che ne è anche attore protagonista accanto all’Ensemble Tempo Primo dell’Orchestra Corelli (primo violino concertatore: Nicolò Grassi). Lo spettacolo inaugura il ciclo “Moments Musicaux”, dedicato al Comunale di Cervia, con 5 spettacoli in programma fino al 15 aprile. Il botteghino della Stagione cervese è già operativo. Per informazioni e prenotazioni: info@lacorelli.it / Tel: 339 6249299.

Attenzione ai corsi d’acqua e alle strade allagate: allerta meteo gialla

In vigore dalla mezzanotte di sabato 3 febbraio a domenica 4 febbraio per criticità idrogeologica

Dalla mezzanotte di oggi, sabato 3 febbraio, alla mezzanotte di domani, domenica 4, sarà attiva nel territorio del comune di Ravenna l’allerta meteo numero 11, per criticità idrogeologica, emessa dall’Agenzia regionale di protezione civile e da Arpae Emilia Romagna. L’allerta è gialla.
L’allerta completa si può consultare sul portale Allerta meteo Emilia Romagna (https://allertameteo.regione.emilia-romagna.it/) e anche attraverso twitter (@AllertaMeteoRER); sul portale sono presenti anche molti altri materiali di approfondimento, tra i quali le indicazioni su cosa fare prima, durante e dopo le allerte meteo, nella sezione “Informati e preparati”. Si raccomanda di mettere in atto le opportune misure di autoprotezione, fra le quali, in questo caso, prestare particolare attenzione allo stato dei corsi d’acqua, alle strade allagate e ai sottopassi e non accedere a questi ultimi nel caso li si trovi allagati.

Disagio mentale: sempre più difficile reperire psichiatri per il servizio pubblico

Roberto Zanfini parla del ruolo, delle attività e dei numeri del Dipartimento di salute mentale nel ravennate, replicando anche alle lamentela sulla carenza di personale

 

Zanfini
Roberto Zanfini

Questione cruciale che riguarda sempre più persone, la salute mentale è stata identificata anche dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità come una delle sfide cruciali del nostro tempo, con il numero di persone affette da depressione in costante crescita. Da tempo, tuttavia, i famigliari delle persone che soffrono di patologie mentali lamentano una carenza da parte dell’Ausl che deve far fronte a una richiesta sempre maggiore di prestazioni, l’argomento è stato anche recentemente trattato in consiglio comunale grazie a un’interpellanza di Alvaro Ancisi e sarà affrontato in una commissione ad hoc. Noi intanto abbiamo rivolto alcune domande a Roberto Zanfini, direttore emergenza urgenza psichiatrica ambito territoriale di Ravenna.

Quante persone sono seguite dal Dipartimento di salute mentale?

«Il numero delle persone che si rivolgono ai Centri di salute mentali che afferiscono al Dipartimento varia di anno in anno attestandosi tra le 5.500 e le 6.500. Una parte di queste prosegue i trattamenti per diverso tempo e ha interventi complessi e integrati non solo multiprofessionali (trattamenti che prevedono l’intervento di più figure professionali) ma anche di più servizi. I trattamenti non sono solo quelli farmacologici, ma anche quelli psicologici e psicosociali. L’obiettivo del trattamento è quello della guarigione della persona, dove per guarigione si intende non solo quella sintomatologica ma anche quella funzionale, ossia il recupero delle abilità ottenuta attraverso interventi riabilitativi e personali, cioé il raggiungimento di un grado di soddisfazione rispetto alla propria esistenza. Per il raggiungimento di tali obiettivi è necessaria la motivazione della persona e il coinvolgimento dei familiari, di altri servizi, dell’associazionismo e di settori economici per il lavoro. In altre parole ogni persona ha un piano di trattamento individuale che prevede il coinvolgimento oltre che di altre persone anche di altri servizi e istituzioni che non sono solo sanitari. Per questo il Dipartimento, a partire dal 2017 ha puntato molto su un metodo di lavoro che mette in pratica i principi sovraesposti, denominato Budget di Salute. E l’ambito territoriale di Ravenna è stato scelto come territorio di sperimentazione. I trattamenti in base alla loro intensità possono essere anche territoriali e riguardare gli ambienti di vita della persona, eseguiti in appartamenti supportati, in semiresidenze e in residenze. Talvolta avvengono in regime di ricovero. Il Spdc di Ravenna esegue oltre 700 ricoveri all’anno e per quasi il 90% si tratta di ricoveri volontari. Un risultato degno di nota è stato quello di aver raggiunto la capacità di gestire le situazioni di crisi senza ricorrere alla contenzione meccanica di cui l’ultima risale all’agosto del 2016».

Quali le patologie più frequenti e quali quelle in maggiore aumento?

«Rispetto ai disturbi trattati quelli prevalenti sono i disturbi dello spettro schizofrenico, quelli dell’umore e i disturbi di personalità. I trattamenti non vengono però forniti solo in base alla diagnosi ma principalmente in base ai bisogni della persona al fine del raggiungimento degli obiettivi di guarigione. Negli ultimi anni si è osservato un incremento dei disturbi di personalità e dell’associazione tra abuso di sostanze e disturbo mentale».

L’Oms nel 2017 ha diramato cifre impressionanti sulla depressione che sembra essere in rapido aumento e provocare problemi su più fronti. Quali sono i numeri in provincia di Ravenna?

«I disturbi dell’umore, in generale, risultano in incremento. Ma non tutti gli studiosi sono concordi sul ritenere questo fenomeno come reale. Molti pensano che tale situazione non sia reale ma che rappresenti l’espressione del fatto che i criteri per eseguire la diagnosi di un disturbo dell’umore siano stati ampliati. E che quindi siano attualmente diagnosticate come malattia situazioni che prima non erano considerate tali, bensì esperienze sì dolorose, ma fisiologiche. È comunque vero che in questi ultimi anni i disturbi psichici che giungono all’osservazione sono diversi e talvolta completamente nuovi. Sono ormai rarissime le condizioni di tipo catatonico come pure quelle di tipo isterico e vi è anche una netta riduzione dei disturbi di tipo schizofrenico che oltretutto non si manifestano più con gravi destrutturazioni psichiche come lo stereotipo culturale descrive. La modificazione della manifestazione dei disturbi psichici nel corso del tempo è un fenomeno che è stato sempre conosciuto e denominato “effetto patoplastico”».

Nel luglio scorso l’associazione di famigliari di malati psichici adulti denunciavano forti carenze mediche: 25 medici sui 34 del passato per mancate sostituzioni. Qual è la situazione a oggi?

«Premessa fondamentale: il numero dei medici per 100 mila abitanti presenti a Ravenna non è diverso da quello di altri ambiti territoriali. Dopodiché il problema del reperimento degli psichiatri è un problema con il quale ci si dovrà confrontare sempre di più come già avviene da diversi anni in altri paesi. Un dato: quando io mi sono specializzato a Bologna si diplomavano 20 psichiatri all’anno e adesso 6. E comunque l’Ausl Romagna ha messo in campo tutto quello che era in suo potere per poter sanare la situazione, ma diverse persone hanno rifiutato l’offerta di lavoro tra cui anche dei tempi indeterminati. A breve vi sarà un altro concorso e si spera che con questo si possa sanare le criticità».

Esiste un rischio burn out, di stress professionale, per gli operatori del settore?

«In qualsiasi attività lavorativa è presente il rischio di burn out. Questo però è particolarmente vero in alcune professioni e in alcuni contesti lavora tivi. Il burn out è comunque un fenomeno complesso e sono previsti dei percorsi aziendali di supporto agli operatori».

Per quello che invece è il disagio psichico più diffuso e meno invalidante, se c’è un settore in cui il privato sopperisce alle esigenze è proprio quello del disagio psicologico. Perché? Se una persona pensa di essere per esempio depressa o soffre di ansia o attacchi di panico a chi deve rivolgersi? Come viene accolta e trattata dal servizio pubblico?

«Il servizio pubblico è tenuto a erogare le prestazioni previste dai Lea, i livelli essenziali di assistenza definiti dal Ministero per la Salute. La disabilità che il disturbo provoca non è tanto dovuta alla diagnosi ma alla disfunzioni e alle menomazioni che questo provoca. Per cui vi possono essere diagnosi “minori” con alta compromissione del funzionamento e diagnosi “minori” con bassa compromissione del funzionamento. In altre parole non “una diagnosi un tipo di problema” ma “una persona un tipo di problema”. Oltre a un accesso ai servizi attraverso le vie ordinarie come il Cup e il Pronto Soccorso sono previsti accessi facilitati ed è per questo che vi è una forte integrazione con le case della salute».

Sappiamo quante persone fanno uso di psicofarmaci in provincia?

«A livello nazionale gli psicofarmaci sono tra le classi di farmaci tra le più prescritte, in particolare gli antidepressivi e le benzodiazepine. Gli psichiatri non sono però gli unici prescrittori essendo gli psicofarmaci prescritti anche da altri medici».

Il pubblico collabora a progetti specifici di prevenzione nelle scuole, nei luoghi di lavoro?

«La prevenzione primaria in psichiatria è difficile perché non si conoscono le cause dei disturbi psichici che sono comunque, come per tutte le malattie, multifattoriali e non solo biologiche. Ci sono progetti di collabora zione con le scuole e con i Consultori volta a individuare quelle forme di disagio definite come stati mentali a rischio che rapppresentano quelle condizioni di maggior probabilità di manifestare nel corso del tempo un disturbo psichico. La fascia di età interessata è quella adolescenziale».

Esistono dati precisi sui suicidi negli ultimi anni? È una tendenza in crescita?

«L’Istat pubblica annualmente i dati nazionali sui suicidi. Il numero delle persone in trattamento al Csm che si suicida è tendenzialmente costante nel corso del tempo e si tratta, fortunatamente, di poche unità all’anno».

I cuscini, i vestiti, le telefonate: tutte le verità del padre di Matteo Cagnoni

Dodicesima udienza / In aula l’87enne ex docente universitario: per quattro ore e mezza ha fornito la sua versione su tutte le presunte incongruenze sollevate dall’accusa (pm D’Aniello). Respinta la richiesta della difesa per poter scegliere di rinunciare alla deposizione in quanto stretto congiunto dell’imputato. Lo zio Giorgio invece ha potuto avvalersi. La madre non si è presentata: impossibilitata per un decadimento cognitivo

Leggi la cronaca delle udienze precedenti

Il professor Mario Cagnoni al banco dei testimoni. Sullo sfondo nella gabbia degli imputati il figlio Matteo

La pressante insistenza della polizia nel cercarlo la notte in cui fu trovato il cadavere della nuora e poi i giornali che cominciarono a processarlo in pagina già dai primi giorni: per questi motivi l’87enne Mario Cagnoni, ex docente universitario di medicina interna, dice che al principio dei fatti aveva pure preso in considerazione la possibilità che il 52enne figlio Matteo avesse ucciso la moglie Giulia Ballestri. «Poi gli feci visita per la prima volta in carcere, pensavo di trovarlo distrutto e invece era di una tranquillità che non mi aspettavo e mi fece capire che non poteva essere stato lui». La deposizione dell’anziano professore – già più di quaranta i testi già ascoltati dal 10 ottobre – ha riempito la dodicesima udienza del processo in corte d’assise per l’omicidio Ballestri andata in scena oggi, 2 febbraio. Era prevista anche la testimonianza della madre Vanna Costa: non si è presentata inviando una consistente documentazione medica che ne attesta uno stato di salute segnato da un decadimento cognitivo da circa un anno e mezzo: il pubblico ministero ha nuovamente chiesto che venga ascoltata alla prossima udienza del 9 febbraio.

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Aula gremita per l’attesa deposizione del padre dell’imputato: circa trecento persone davanti alla corte d’assise per la dodicesima udienza del processo Cagnoni

La richiesta della difesa era che il padre dell’imputato potesse avere facoltà di rinunciare a deporre per lo stretto legame di parentela con l’imputato, come previsto dai codici. Che al tempo stesso – e questa è la posizione abbracciata dalla corte – non concede la stessa facoltà qualora il teste sia anche affine alla parte lesa. Suocero-nuora significa affini, perciò richiesta respinta. Una volta appreso il verdetto della giuria l’uomo ha provato a spiazzare tutti dicendo che in ogni caso, anche avendo avuto la facoltà di rinunciare, si sarebbe sottoposto all’interrogatorio. Scelta opposta invece l’ha fatta il fratello Giorgio, zio dell’imputato.

Per tutto il tempo pochissimi sono stati i contatti visivi tra i due. Un distacco non interrotto nemmeno nei momenti di pausa in cui quasi si voltavano le spalle. Elegante nell’abito con cravatta e gilet, voce bassa, pochi sorrisi: il padre dell’imputato ha parlato per quattro ore e mezza. Riconosciuto come professore di grande caratura, mai una volta gli è mancata la parola per replicare ma il profilo di uomo carismatico che vanta è parso in contrasto con una tendenza quasi sistematica a scostarsi dal microfono: il presidente della corte Corrado Schiaretti è stato costretto a richiamarlo spesso perché si accostasse per rendere comprensibili le sue dichiarazioni. Per ogni domanda ha fornito una risposta tratteggiando la sua spiegazione per ogni apparente incongruenza. In alcuni momenti il racconto fornito dall’87enne è stato meticoloso fino al più minimo dettaglio al punto. Il padre di Matteo Cagnoni è da considerare a tutti gli effetti un teste chiave in questa vicenda: inizialmente indagato per favoreggiamento, accusa poi caduta, sono comunque molti i momenti in cui la sua presenza non è secondaria per capire i fatti.

Le domande del pubblico ministero Cristina D’Aniello (al banco dell’accusa oggi per tutta l’udienza anche il procuratore capo Alessandro Mancini, a sottolineare la delicatezza della testimonianza) si sono concentrate su alcune questioni principali: i cuscini delle poltrone trovati nella villa dei genitori a Firenze e secondo l’accusa rimossi dalla villa dei giardini a Ravenna perché sporchi del sangue della vittima; la visita a un avvocato penalista nella tarda serata di domenica prima del ritrovamento del cadavere; certe frasi pronunciate al telefono con amici e parenti; una ammissione fatta alla nipotina undicenne.

IMG 3735I cuscini. Tra attrezzi e disordine nella cantina della villa nel capoluogo toscano, dove all’alba del 19 settembre 2016 viene arrestato l’odierno imputato, la polizia trova due cuscini verdi macchiati: per gli inquirenti quello è sangue di Giulia lasciato dai capelli appoggiando la testa sulle poltroncine nel salotto della villa di via Genocchi. I filmati di videosorveglianza dicono che li ha portati Matteo in auto quando il 16 settembre è andato dai genitori con i tre figli. «Risalgono agli anni Trenta – ha spiegato Mario in aula –, sono ancora del materiale originale scelto dall’architetto Arata che ha progettato tutta la villa. Mio figlio mi disse che erano sporchi e andavano affidati a qualcuno competente per un lavaggio che non rovinasse il materiale». L’uomo non è in grado di spiegare come mai il figlio non si sia rivolto a una lavanderia a Ravenna ma la sua versione appare stridere quando il pm fa notare che erano così prezioso eppure abbandonati in una cantinetta. Così come appare singolare che alle 3 della notte tra domenica e lunedì, mentre la polizia è ancora in villa, il professore vada nella cantinetta proprio a controllarli: «Sì, mi sembrava il momento opportuno per sincerarmi se mio figlio li avesse sistemati bene in una posizione in cui non si rovinassero». Come non si può fare a meno di sottolineare che in precedenza erano stati addirittura abbandonati all’aperto dietro una siepe.

Di domenica dall’avvocato. La domenica pomeriggio padre e figlio salgono sulla Mercedes Classe A del primo – «Volevo guidare io perché quando guida Matteo mi viene da vomitare» – e raggiungono lo studio dell’avvocato Giovanni Trombini – attuale difensore di fiducia con il collega Francesco D’Alaiti – a Bologna. Un appuntamento per le 18 che inizia alle 19 e si protrare per lungo tempo tant’è che il rientro a Firenze avverrà solo poco dopo mezzanotte. A fare cosa da un penalista? «Avevamo saputo da Ravenna che Giulia non si trovava. Mio figlio era convinto che si trattasse di un allontanamento volontario e mentre i bambini non la trovavano al telefono, lui voleva capire se questo poteva essere penalmente rilevante a carico della donna per trarne un vantaggio nell’ambito dell’accordo di separazione che mi risulta avessero già raggiunto. Parlava di abbandono del tetto coniugale. A me sembrò strano ma quando mio figlio si mette in testa qualcosa è difficile fargli cambiare idea e così siamo andati dall’avvocato che prima di tutto è un amico di infanzia di Matteo». A Bologna però non vanno dritti in via Barberia. La ricevuta del parcheggio dell’aeroporto dice che sono prima passati là: «Colpa mia. Mio figlio dormiva accanto a me e io ho sbagliato uscita. Ci siamo ritrovati nella zona aeroporto e ormai che eravamo là Matteo mi disse che voleva andare a vedere degli orologi per un regalo da fare ai bambini. Io mi presi un caffè perché avevo sonno e poi lo ritrovai in auto che non aveva comprato nulla». Per l’accusa in quel momento l’imputato avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di una fuga all’estero.

IMG 3730Fretta ma non troppo. Certo che – fa notare il sostituto procuratore D’Aniello – è difficile mettere d’accordo la gita al Marconi e il passaggio in precedenza all’ospedale di Prato (mostrato dalle celle telefoniche agganciate dal telefono del padre) per il solo scopo si sapere se era ricoverato un amico con la fretta che lo stesso professore dichiara che lo animava al punto tale da spingere il figlio a mettere in auto i cuscini preziosi pur di partire prima possibile da Firenze senza perdere nemmeno i pochi minuti che sarebbero serviti a portarli nella cantinetta in modo da non lasciarli più all’addiaccio.

La spiegazione alla nipotina. La madre di Giulia Ballestri nella sua deposizione a dicembre ha raccontato che la nipotina di undici anni, figlia maggiore dei coniugi Cagnoni-Ballestri, avrebbe saputo dal nonno paterno che i vestiti indossati dalla mamma il giorno in cui è morta erano stati gettati via proprio da padre e nonno: «Ai bambini non si dicono bugie – ha messo in chiaro in aula Mario Cagnoni –. Alla domanda di mia nipote ho risposto che non potevo escludere che fossero nei sacchetti che mio figlio aveva nel baule della macchina perché non li ho aperti».

IMG 3715La deduzione sulla morte di Giulia. Da chi e quando ha avuto la notizia della morte di Giulia Ballestri? La domanda del pm è esplicita e il presidente della corte si stupisce quando vede il teste che esita e fatica a ricordare. Poi dirà di averlo capito quando il servizio di vigilanza verso l’1 di notte lo avvisa del ritrovamento di un cadavere nella villa di via Genocchi: «Non mi dissero di chi era il corpo ma sapendo che Giulia mancava da due giorni e tutti erano preoccupati mi convinsi che fosse lei». E Mario fornisce anche una spiegazione alla frase pronunciata dalla moglie agli agenti di polizia che stavano perquisendo la casa ma ancora non sapevano dell’omicidio: «Parlò di un omicidio dopo una rapina di un albanese perché era quella la paura che avevano da tempo per Giulia che continuava ad andare da sola in quella villa dove erano entrati albanesi o aveva passato giorni a dormire persone di colore».

La telefonata con il figlio. Il mattino dopo il ritrovamento del cadavere Mario parla con l’altro figlio Stefano al telefono: «Brutte notizie», lo informa. A un certo punto Stefano chiede: «Cos’è stato un eccesso di rabbia?». Mario pare annuire e poi dice: «Ora vediamo quello che si può fare, parliamo con l’avvocato che verrà questa mattina stessa. Naturalmente si dice che non è vero, che è stato qualcun altro da fuori». In aula spiega che quella era solo la convinzione che avevano e che ipotizzavano come spiegazione e non una versione che si stava costruendo ad hoc.

Mamma di due gemelline scomparsa dal 23 gennaio. Lavorava in un agriturismo

Si tratta di una 29enne rumena da anni a Ravenna. Indagini dei carabinieri. In tv l’appello della madre

CrinaCrina Vasilovici, 29enne rumena in Italia da tanti anni, è scomparsa da Ravenna il 23 gennaio senza lasciare tracce. Madre di due gemelline di 2 anni, lavorava a Palazzo Manzoni, noto agriturismo-ristorante di San Zaccaria, dove non ha fatto ritorno (aveva una camera in cui si fermava di tanto in tanto) la sera del 23 gennaio, nonostante avesse annunciato il suo arrivo via sms al titolare. Sono stati proprio i titolari dell’agriturismo a dare l’allarme il giorno dopo, non essendo stati in grado di contattare né di ottenere alcuna informazione sulla 29enne.

A sporgere denuncia ai carabinieri è stata anche la madre che lavora come badante in Lombardia e che, in tv (dove si sono occupati del caso trasmissioni molto popolari anche delle principali reti Rai e Mediaset) ha lanciato un appello in lacrime.

Il compagno, al momento della scomparsa, si trovava invece insieme alle due bambine in Romania, dove vivono da qualche mese insieme ai nonni. Qui, probabilmente, era diventato insostenibile per i genitori mantenerle, a causa anche dei turni lavorativi.

Tanti gli amici che sui social network non si danno pace: Crina era infatti molto nota in città e nei dintorni anche per aver lavorato in altri bar e ristoranti della zona.

L’indagine dei carabinieri al momento non esclude alcuna ipotesi, anche se l’allontanamento volontario è sempre più probabile. Tra i dettagli emersi in questi giorni sui suoi movimenti, una vittoria di circa 5mila euro allo slot machines in un bar vicino alla stazione di Ravenna e la richiesta di una nuova sim per il cellulare in un Tabacchi di Punta Marina, pochi giorni prima di scomparire.

Il saldo delle imprese è ancora negativo: mai così poche aperture (e chiusure)

I dati al 31 dicembre 2017 in provincia di Ravenna: le aziende aumentano solo a Cervia, in alcuni settori. E quelle con i titolari stranieri

Parrilla Tour 64
Aumentano le imprese nel settore della ristorazione

Al 31 dicembre 2017 le imprese iscritte nel Registro delle Imprese della Camera di Commercio della provincia di Ravenna erano 39.376, ossia 328 in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente. Negli ultimi 12 mesi sono state registrate 2.015 nuove iscrizioni a fronte di 2.131 cancellazioni volontarie, il che ha determinato un saldo negativo di 116 unità (la parte rimanente è riconducibile a cessazioni d’ufficio). Nel 2017 le cessazioni diminuiscono e raggiungono il livello più basso mai registrato. Lo stesso dicasi per le iscrizioni che pure mostrano una flessione raggiungendo il livello minimo.

Anche il tasso di crescita regionale rimane negativo seppur più contenuto, attestandosi nel 2017 al -0,14%. All’opposto, a livello nazionale ha trovato conferma la crescita del numero delle imprese in atto dal 2013, con un tasso di variazione nell’anno pari al +0,75%.

Negli ultimi dodici mesi, tutti i territori della provincia registrano una flessione tranne il comune di Cervia che vede un incremento di 6 unità (+0,1%). In particolare nell’area di Ravenna si registrano -118 imprese, pari al -0,6%; nell’area della Bassa Romagna -106 unità (-1,1%) e nell’area della Romagna faentina -104 unità, pari al -1,2%).

Per quanto riguarda la forma giuridica al 31 dicembre 2017 rispetto alla stessa data del 2016, risultano in crescita solo le società di capitale (+67 unità, pari al +0,9%). All’opposto risultano in flessione le ditte individuali (-254 unità, -1,2%), le società di persone (-127, -1,4%), le cooperative (-6, -1%), i consorzi (-7, -6,4%) e le altre forme.

Rispetto al 31 dicembre 2016 gli unici settori che vedono un incremento delle imprese registrate sono quelli dei servizi turistici (+39 unità, pari al +1,1%), creditizi e assicurativi (+7, +1%), dei servizi all’impresa e professionali (+11, +0,2%) e alla persona (+70, +2,4%). In flessione tutti gli altri settori.
In flessione tutti gli altri settori. In termini assoluti il più sofferente è quello dell’agricoltura che perde 126 imprese (pari al -1,7%), seguito dal settore del commercio (-112 esercizi, -1,3%), delle costruzioni (-111 unità, -1,9%), dell’industria (-45 industrie, -1,3%) e del trasporto e magazzinaggio (-35, -2,6%).
Le attività commerciali che hanno subito le maggiori perdite sono quelle della vendita al dettaglio di articoli di abbigliamento (-13 esercizi specializzati) e dei piccoli negozi di alimentari (-12 attività). All’opposto crescono le attività legate al commercio all’ingrosso e al commercio al dettaglio di autovetture (+27 unità). I settori manifatturieri più colpiti sono quelli della fabbricazione di prodotti in metallo (-20 unità) e quello della lavorazione dei minerali non metalliferi (-8). L’unico settore che registra una crescita significativa è quello della riparazione, manutenzione e installazione di macchine (+15).

Le imprese femminili della nostra provincia sono risultate 8.162 in leggera diminuzione rispetto alla stessa data dello scorso anno, (- 8 unità, pari al -0,1%). Le imprese femminili rappresentano il 20,7% del totale delle imprese provinciali. Il loro peso è leggermente cresciuto negli ultimi due anni mantenendosi di poco superiore alla media regionale (20,6%) e inferiore a quella nazionale (21,9%).

Sono 2.766 le imprese giovanili registrate a Ravenna. Negli ultimi 12 mesi il loro numero ha subìto una pesante flessione di 153 unità pari al -5,2%. Ciò si giustifica principalmente con la perdita dei requisiti per la definizione di “giovanile” ovvero il superamento della soglia dei 35 anni da parte di soci e titolari. Infatti il saldo tra iscrizioni e cessazioni negli ultimi dodici mesi è positivo pari a +265 unità. A Ravenna le imprese giovanili rappresentano il 7,0% del totale delle imprese, in Emilia Romagna il 7,5% e in Italia il 9,7%.

Si conferma positivo il saldo delle imprese con titolare straniero o a maggioranza dei soci straniera. Al 31 dicembre 2017 sono iscritte 4.426 imprese straniere nel Registro imprese di Ravenna: 107 in più rispetto alla stessa data dello scorso anno (+2,5%). La percentuale di imprese straniere sul totale è in crescita continua e ha raggiunto l’11,2%, allineandosi alla media regionale e mantenendosi più elevata di quella nazionale (9,6%). I settori di attività nei quali la quota di imprenditoria straniera è più rilevante sono quelli delle costruzioni (29,0%), del commercio (17,6%) e del turismo (10,5%).

«I dati sull’andamento delle imprese a Ravenna nel corso del 2017 dimostrano che, nonostante i segnali di ripresa, la crisi non è ancora alle spalle», evidenzia il Segretario generale dell’ente camerale ravennate Maria Cristina Venturelli, che aggiunge: «Sono meno le imprese che chiudono, ma sono anche meno i ravennati che decidono di avviare un nuova attività. Favorire la creazione, l’avvio e lo sviluppo di nuove imprese è una delle priorità della Camera di commercio, per questo occorre creare le condizioni per rendere il nostro territorio più ospitale per le nuove imprese innovative, le start up, siano esse digitali, industriali, artigianali, sociali, legate al commercio o all’agricoltura, o ad altri settori dell’economia».

Rinviato a giudizio ex direttore di Hera: «Pressioni e minacce» per il bando rifiuti

Si tratta del ravennate Tiziano Mazzoni, ora in pensione. È imputato per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente

Hera Camion 2Il Gip del tribunale di Bologna Domenico Panza ha rinviato a giudizio l’ex direttore servizi ambientali di Hera, il ravennate Tiziano Mazzoni (ora in pensione), imputato per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Lo riporta un’agenzia dell’Ansa, che qui citiamo. Si tratta della vicenda nata dalla denuncia dell’azienda Borelli Orlando Sas, su un bando da 89 milioni di euro emesso nel 2015 da Hera spa per i servizi ambientali nelle province di Bologna e parte della Toscana. Il titolare, difeso dall’avvocato Francesco Cardile, si è costituito parte civile.

A Mazzoni, difeso dall’avvocato Filippo Sgubbi, vengono contestate dal Pm Morena Plazzi «condotte atte a interferire, con pressioni e minacce indebite, sulla ritualità» del procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando.

In pratica – citiamo ancora l’Ansa – Borelli accusò Hera di averla estromessa dalla cordata di imprese in gara. Il giudice ha rigettato l’eccezione di competenza territoriale presentata dalla difesa dell’imputato e ha ammesso la costituzione di parte civile. La Borelli peraltro impugnò al Tar, ma il tribunale rigettò il ricorso, ritenendo legittimo il bando. Pende l’appello al Consiglio di Stato.

 

Il sindaco chiede di ripristinare l’orario della biglietteria della stazione

Un guasto ad uno dei distributori automatici sostitutivi questa mattina ha causato lunghe code e disagi ai pendolari. Ranalli chiede alle Ferrovie di tornare sui propri passi

TrenoIl sindaco di Lugo  Davide Ranalli ha inoltrato una lettera a Trenitalia per chiedere il ripristino del servizio di biglietteria tradizionale a Lugo. La lettera è stata redatta alla luce di un guasto a uno dei due distributori automatici sostitutivi, accaduto nella mattina di oggi, 2 febbraioche ha determinato lunghe file di pendolari in attesa, con il rischio di perdere il treno in partenza.

Dal 6 novembre scorso la biglietteria della stazione ferroviaria di Lugo è aperta solo il lunedì mattina dalle 6.30 alle 13.30, sostituita appunto da due distributori automatici. La decisione di chiudere la biglietteria, presa autonomamente da Trenitalia, come si legge nella lettera “è un atteggiamento intollerabile che penalizza fortemente anzitutto le fasce più deboli, ma anche tutti gli utenti in generale quando si verificano gli inconvenienti rappresentati, che sono pure nell’ordine delle cose”.

La chiusura della biglietteria inoltre, secondo l’Amministrazione comunale, “danneggia cittadini, utenti, pendolari di un notevole bacino, soprattutto se non particolarmente avvezzi ad armeggiare con i due distributori automatici sostitutivi. Senza contare il fatto che la biglietteria “umana” rappresenta anche un valido punto di informazioni per gli utenti”. Pertanto, l’Amministrazione comunale di Lugo ha richiesto espressamente a Trenitalia di ripristinare l’orario di apertura della biglietteria, magari aumentando la giornata di apertura attualmente prevista.

La lettera è stata inviata alla divisione passeggeri della direzione Trenitalia Emilia-Romagna e per conoscenza all’assessore regionale ai Trasporti Raffaele Donini e al consigliere regionale Mirco Bagnari.

Incidente sulla Romea, grossi rallentamenti alla viabilità sul Quadrifoglio

Incidente tra camion sulla Statale: deviazioni e traffico bloccato. Uno dei due mezzi era un autobotte contenente combustibile

A causa di un incidente tra mezzi pesanti, di cui uno intraversato lungo la carreggiata, ci sono rallentamenti al traffico sul raccordo autostradale. L’incidente, avvenuto poco prima di mezzogiorno, ha coinvolto anche una botte contenente combustibile. Sul posto per il recupero del prodotto i vigili del fuoco che operano con quattro mezzi.  Il traffico è temporaneamente bloccato al Km 4,700 (altezza della Ca’ Bruna). Ferito ma non in gravi condizioni uno dei conducenti,

Nuovi interventi contro la siccità: previsto un progetto da 18 milioni sul Lamone

Chiesto un finanziamento per distribuire l’acqua nelle campagne del Faentino tra Reda, Albereto, Basiago, Pieve Corleto e San Biagio

2017 06 23 Ordinanza SiccitàIl Consorzio di Bonifica della Romagna ha presentato la richiesta di finanziamento per un progetto di 18 milioni per la distribuzione  irrigua nell’areale Lamone via Cupa nel comune di Faenza, finanziabile con i fondi del Programma di Sviluppo Rurale Nazionale 2014-2020. Il progetto, ottenuto il parere favorevole del Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche, è ora all’esame della Commissione del Mipaaf

“Il progetto – dice il Consorzio –  ha una scala ambiziosa: quella di realizzare una nuova stazione di pompaggio prelevando acqua dal Canale Emiliano Romagnolo e realizzare una nuova rete di distribuzione irrigua nei territori faentini di Reda, Albereto, Basiago, Pieve Corleto, San Biagio, per poi risalire fino all’areale di S. Mamante, che andrà ad intercettare e a collegarsi con reti irrigue già esistenti. Un’opera quindi di completamento ed estensione degli areali irrigui già esistenti lungo la dorsale del Canale Emiliano Romagnolo, che garantirà una efficace ed efficiente disponibilità di acqua in quei pregiati territori vocati alla frutticoltura”.

Il finanziamento richiesto è ingente, 18 milioni di euro. “Tuttavia, qualora il progetto fosse finanziato solo in parte, si potrà comunque realizzare l’opera per stralci funzionali in attesa di ulteriori finanziamenti per il completamento. Per il bene dell’agricoltura e dell’economia dei nostri territori speriamo che questo non accada e che il progetto venga finanziato integralmente”.

Serie tv: un lughese in lizza per realizzare il proprio episodio pilota con la Rai

Il 28enne Alessandro Bosi è tra gli otto finalisti del premio Solinas Experimanta Serie. In ballo un concorso e un budget da 120mila euro per sviluppare la propria sceneggiatura

Bosi
Alessandro Bosi

Alessandro Bosi, 28enne, è fra gli otto finalisti del premio Solinas Experimenta Serie, in collaborazione con Rai Fiction. Si tratta di un concorso con percorso di alta formazione che intende selezionare e sviluppare progetti innovativi di racconto seriale della durata di 25’ e realizzare il pilota di serie con un budget massimo di euro 120.000.

Bosi, dopo la laurea in lettere moderne all’Università di Bologna, ha frequentato il biennio di “Storytelling & Performing Arts” alla Scuola Holden di Torino, nel corso Serialità. Successivamente vince una borsa di studio per il Master Rai di scrittura seriale di fiction.

Il suo progetto per il Premio Solinas Experimenta Serie, scritto con Maddalena Colombini e Stefania Scartezzini, si intitola Le Altre. Il plot: Valentina è scomparsa da due settimane senza lasciare traccia. L’unica cosa che rimane a Matteo per conoscerla meglio sono i ricordi che hanno di lei le sue quattro amiche del cuore: le Altre. Ma dai loro racconti emerge una ragazza ogni volta diversa, troppo diversa, e Matteo capisce presto che le Altre non sono solo le amiche di Valentina, ma anche le tante identità che lei si è cucita addosso per sopravvivere all’adolescenza. Il progetto ha superato il vaglio di una giuria che ha esaminato 76 progetti.

La rosa di 8 progetti finalisti accedono all’ultima fase del concorso concorrono all’assegnazione dei seguenti Premi: 3 borse di sviluppo di 2.000 euro ciascuna finanziate da Rai Fiction e un percorso di alta formazione e sviluppo a cura del Premio Solinas. Durante la Seconda Fase del concorso a Febbraio gli Autori finalisti presenteranno alla Giuria il progetto tramite Pitching.

A conclusione di questa Fase la Giuria selezionerà i tre vincitori delle borse di sviluppo . Al termine del Percorso di Sviluppo (obbligatorio), uno dei tre progetti vincitori delle Borse di Sviluppo sarà dichiarato vincitore del Premio Solinas Experimenta Serie. A Rai Fiction, sponsor del Premio, sarà riservato un diritto di prima negoziazione e ultimo rifiuto sul progetto vincitore per l’acquisizione dei diritti del pilota e/o della serie, ai fini dell’eventuale realizzazione degli stessi.

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