martedì
22 Luglio 2025

La prof che insegna sessualità a scuola: «Per combattere l’analfabetismo emotivo»

Tania Mariani è la tutor del progetto Teen Star, attivo all’Olivetti-Callegari: «La maggior parte dei ragazzi pensa di conoscere già tutto. Ma la pornografia fa leggere le “istruzioni” in modo confuso»

Teen Star
Tania Mariani, a destra, con Cinzia Bagnoli, referente regionale e formatrice di Teen Star

Oggi più che mai si avverte l’urgenza di intervenire sull’educazione sessuale ed emotiva dei giovani, con la speranza e la convinzione che un’azione alla radice possa contribuire a far germogliare in futuro una società in cui il rispetto e l’amore per se stessi e per l’altro possano essere alla base del vivere comune. Questo è quello che si propone di fare Teen Star – programma internazionale dedicato alla sessualità e all’affettività degli adolescenti (info su www.teenstar.it), attualmente attivo anche a Ravenna, all’istituto professionale Olivetti-Callegari (dallo scorso anno scolastico diretto da Antonia Sallustio), grazie alla proposta della docente di religione Francesca Bartoli.

Il corso, che ha preso il via il 30 ottobre, prevede 15 incontri di un’ora a settimana per ciascuna delle tre classi coinvolte, dalla terza alla quinta, su base volontaria, con la necessaria autorizzazione delle famiglie.

Con l’utilizzo del metodo induttivo, volto a stimolare domande più che risposte, gli adolescenti sono accompagnati in un percorso di conoscenza di sé e dell’altro che coinvolge i diversi aspetti della persona, non limitandosi quindi al dato fisico. «Oggi gli adolescenti si trovano in una situazione di analfabetismo emotivo che compromette la loro vita affettiva», spiega Tania Mariani, 52 anni, docente di scienze motorie e tutor del progetto. «Non si tratta semplicemente di illustrare quali sono i tipi di contraccettivi e le malattie sessualmente trasmissibili, ma di conoscere il dato biologico, emotivo e relazionale che costituisce la radice di ciascuno nel contesto socio-culturale in cui è immerso».

Il logo del Teen Star rappresenta una stella, cinque “punte” che sintetizzano le aeree della personalità. Nello svolgimento del programma, ogni aspetto viene affrontato in maniera graduale, secondo le esigenze della fase evolutiva in cui si trovano i ragazzi che partecipano. È un percorso che coinvolge sia gli studenti che le loro famiglie: «Sono previsti tre incontri con i genitori, all’inizio, a metà e alla fine del percorso. Sono loro i primi educatori ed è bene che siano al corrente dei percorsi in cui sono coinvolti i loro ragazzi al di là delle materie curricolari. Oggi il dialogo intergenerazionale è complesso e difficile, nel programma quando parliamo dei diversi tipi di relazione chiediamo ai ragazzi di intervistare i genitori o i nonni perché raccontino la loro “storia” e le motivazioni che hanno guidato le loro scelte. Questa attività riscuote sempre un notevole successo».

Nella fase iniziale del percorso si affronta l’aspetto biologico. Dopo il primo incontro, la classe viene divisa in due gruppi (femmine e maschi) e per i successivi tre appuntamenti si studiano gli apparati riproduttivi di entrambi i sessi e quali sono i fattori che possono influire sul benessere del corpo e sul suo corretto funzionamento. «Quando, al quinto incontro, ritornano insieme per parlare del cervello, dell’azione degli ormoni, dell’importanza dei neuroni – rileva Mariani – i ragazzi cominciano già a guardarsi in modo diverso, ognuno è più consapevole delle differenze e della complessità dell’altro. Cominciano a guardarsi e stimarsi perché si rendono conto che la diversità, innanzitutto biologica, determina comportamenti e scelte, altrimenti incomprensibili, e può essere un arricchimento reciproco».

E i ragazzi e le ragazze non-binary o transgender? «Sono ragazzi come gli altri, il dato biologico, il corpo in evoluzione, è parte del loro interesse come per i compagni, li accompagniamo nella scoperta del funzionamento degli apparati e del cervello. Il tema dell’identità di genere, infatti, viene presentato come il risultato dell’intersezione di tre fattori: il dato biologico, il vissuto personale e quello socio-ambientale. Tutti e tre questi aspetti sono da tenere in considerazione per la costruzione dell’identità, che comunque non è determinata solo dall’orientamento sessuale, ma anche da molto altro».

L’attività di tutoraggio nel programma ha permesso a Tania Mariani di rilevare una discrepanza tra ciò che i giovani credono di sapere e ciò che invece ignorano: «La maggior parte dei ragazzi si sente molto libera a parlare di sesso perché pensa di sapere già tutto. Quando poi consegniamo loro la scheda dell’anatomia e della fisiologia, si rendono conto invece di quante cose ignorano, delle lacune che hanno, si stupiscono della bellezza e dell’armonia di un corpo perfettamente sincronizzato, nei minimi dettagli, iniziano a rendersi conto che, cercare di scoprire come “funzioniamo”, attraverso la pornografia è come leggere, solo in modo parziale e confuso, le istruzioni per l’uso di un corpo che è fatto per la relazione e desidera amare ed essere amato». D’altra parte, nota Mariani, «la disponibilità di informazioni e strumenti non implica necessariamente la loro conoscenza o il loro corretto utilizzo». Da qui, tante domande sulla contraccezione, tema molto sentito e dibattuto, soprattutto tra le ragazze. Per imparare a conoscersi, il programma prevede anche altro: «La fisicità è solo un aspetto della persona». Gli studenti sono invitati a compilare quotidianamente una tabella delle emozioni che consente di monitorare il loro mondo interiore e i condizionamenti, sia interni che esterni, a cui sono sottoposti.

«Con la velocità dei Tik Tok – osserva Mariani – il cervello dei ragazzi di oggi non è più in grado di fermarsi a riflettere. Farli ragionare sulle spinte che provengono dalla loro interiorità e, aiutarli a prendere consapevolezza di ciascuna di esse, li aiuta ad affrontare situazioni complesse e difficili, soprattutto li fa sentire compresi». Così può accadere che, durante un gioco di ruolo, un ragazzo si soffermi a guardare attentamente il volto di una compagna e scorga in lei qualcosa che non aveva mai notato prima: «Si guardano negli occhi e si rendono conto della bellezza, della complessità e della meraviglia che ciascuno di loro è».

“Storie di Ravenna” rende omaggio a Don Giovanni Minzoni

Al Rasi con letture di Dadina e racconti degli storici

Don MinzoniStorie di Ravenna rende omaggio alla figura di Don Giovanni Minzoni a cento anni dalla tragica morte per mano fascista, lunedì 18 dicembre, alle 18 al teatro Rasi.

Un racconto trasversale portato in scena da Paolo Cavassini, storico;
Giovanni Gardini, iconografo del Museo Diocesano di Faenza-Modigliana; Alessandro Luparini, storico, direttore della Fondazione Casa Oriani; Laura Orlandini, storica dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea in Ravenna e provincia.

Le letture saranno eseguite da Luigi Dadina, la regia sarà di Alessandro Renda, il canto di Celeste e Matilde Pirazzini.

La complessa figura del sacerdote ravennate verrà rievocata attraverso alcuni degli snodi principali del primo Novecento italiano.

Ingresso unico 5 euro, info 0544 36239 e 30227.

Arrestato un 44enne per lesioni e violenza sessuale ai danni della convivente

L’uomo trattava la donna «come una serva e una schiava sessuale»

Violenza Sessuale Aggravata
Foto di repertorio

Un 44enne di Ravenna è stato arrestato per maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale ai danni della convivente, di qualche anno più giovane. La donna aveva chiesto l’intervento dei carabinieri lo scorso 27 novembre, segnalando di essere stata ferita dal compagno (entrambi erano stati poi medicati al pronto soccorso).

La notizia è riportata con ulteriori dettagli sull’edizione di domenica 17 dicembre del Carlino Ravenna.

Secondo il Gip, l’uomo trattava la donna «come una serva e una schiava sessuale», esponendola «a quotidiane aggressioni verbali e fisiche».

I due si erano conosciuti più di tre anni fa in un centro di disintossicazione, dove entrambi erano seguiti. Ma già da ottobre 2020 le liti erano diventate sempre più frequenti e accese.

Dimmi come illumini e ti dirò chi sei

Una tassonomia degli addobbi cittadini, per contrastare la depressione natalizia

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Foto di Adriano Zanni

Sono figlio di commercianti, mio babbo aveva un negozio di piatti a Cesena, di fronte a quella che oggi si chiama Galleria Pescheria (allora si chiamava Pescheria). Ricordo anni in cui si facevano riunioni in Confcommercio e manifestazioni in giro per i palazzi comunali, in seguito alle saltuarie decisioni di risparmiare un pochino sul budget del Comune tagliando qualche euro di illuminazione natalizia. I commercianti del centro non se la potevano ciucciare: le strade meno addobbate erano le strade che fatturavano meno soldi.

Immagino di avere avuto, all’epoca, un atteggiamento molto più permissivo e forse perfino partecipe alle festività natalizie, che per tutta un serie di motivi (non ultimo il fatto che mio babbo ha chiuso il negozio e se n’è andato in pensione) negli anni dell’adolescenza si è completamente estinto. La recente decisione di mettere su famiglia ha parzialmente ingentilito il mio atteggiamento nei confronti degli addobbi natalizi: nello starter pack del genitore è compresa la capacità di essere felice per interposta persona e non si riesce a essere indifferenti all’estasi di un bambino che si trova per la prima volta un regalo di Babbo Natale in soggiorno.

Detto questo, se fossi scapolo e libero di lasciare libero sfogo al mio inner scrooge, scambierei in tranquillità i giorni che vanno dal 15 dicembre al primo gennaio con qualunque periodo dell’anno, compresa la prima metà di settembre (se interessati allo scambio contattatemi in pvt, astenersi perditempo). Esiste un vero e proprio partito di hater del Natale e mi piace ancora oggi dichiarare il mio sostegno esterno. Conosco nell’intimo quel particolarissimo anticlimax per cui ti senti sfiorire sempre di più, e cadere inesorabilmente nello sconforto, man mano che fuori da casa tua si moltiplicano le luci e gli addobbi; la gente che ci vede così a disagio e presi male ci prende ancora per il culo: e fatti una risata, e fatti un brulé, e fatti una fetta di panforte. Non capiscono. Ci siamo abituati, e abbiamo sviluppato alcune abilità funzionali di base per sopravvivere alle effusioni di gioia natalizie. Tra le varie, una tassonomia rigorosa dell’estetica natalizia in Romagna, che conosciamo a menadito, anche solo per evitare i posti in cui si rischia la maggior crisi di rigetto.

Una premessa necessaria: in Romagna esiste un anno zero dell’addobbo natalizio moderno, ed è quello in cui – credo all’improvviso, ma non ho modo di verificare le fonti – Milano Marittima ha deciso di diventare Milano Marittima anche d’inverno. Il resto dei comuni romagnoli si è sempre arrabattato unendo generosi impegni di budget pubblico alla creatività delle persone deputate agli addobbi, chiunque essi siano. Ricordo con una certa meraviglia la comparsa di una palla gigante, in anni recenti, nella piazza di fianco a Palazzo del Capitano; i bambini che corrono a farsi una foto, con o senza Babbo Natale tra i piedi, e un clima di opulenza che s’impadroniva delle teste dei passanti, come se la città di Cesena fosse riuscita a impadronirsi di trecento metri quadri della New York di Serendipity (il terzo più bel film di Natale di sempre, ovviamente dopo Trappola di cristallo e Una poltrona per due). Qualche tempo dopo, la stessa palla, o una molto simile, è comparsa all’intersezione delle due ali dell’Esp di Ravenna. Milano Marittima, a quel punto, aveva già da tempo iniziato ad intonare un beffardo hold my beer. Passeggiando per i viali della località, a rimirare le vetrine delle boutique e dei negozi di streetwear d’alto bordo, si diventa comparse di una delle visioni natalizie più psichedeliche di cui io abbia mai avuto notizia. Ci sono i banchetti di castagne e vin brulé, e vabbè, quelli ce li hanno tutti. Ci sono palle di Natale che sembrano progettate da Buckminster Fuller, orsetti e babbi natali alti 30 metri, impalcature che ad abitarci dentro andrei in bancarotta solo a pagare l’Imu. Ci sono, o ci sono state, esperienze enhanced di microvillaggi natalizi a pagamento in cui i bambini possono esplorare i cieli d’Europa nella slitta delle renne in realtà virtuali, c’è la rotonda di ghiaccio più grande d’Europa, come strillato diverse volte dai comunicati stampa (e in effetti, a sapere che l’attrazione natalizia di punta di una città del ravennate è UNA ROTONDA, viene da piangere di gioia). Ogni anno è tutto più violento e aggressivo, ed è stata una folgorazione scoprire (avevo già chiuso il pezzo) che l’enhancement di quest’anno è una batteria di cannoni che spareranno neve artificiale su base oraria per darci l’illusione di stare guardando la vetrina di un negozio di costumi da bagno in Lapponia.

Tutto quello che succede nelle altre città, al confronto, sembra quasi un’esperienza intimista. A partire dal presepe sul porto canale di Cesenatico, che a mio parere continua ad essere l’unico vero must-see natalizio della regione ma che in qualche modo ha iniziato a perdere una parte della sua importanza strategica. Ma come detto, è solo una questione di arrabattarsi. Le luminarie dei centri cittadini sono in una fase di crisi, un po’ perché c’è da risparmiare soldi e un po’ per via (paradossalmente) del progresso tecnologico. Nel senso che la possibilità di reperire luminarie sempre più spettacolari a prezzi sempre più bassi rende qualunque abitante del centro un potenziale concorrente dell’amministrazione comunale, che ovviamente beneficia dall’impegno dei privati ma non riesce a metterli assieme in un progetto unico e organico. In questo campo, un centro cittadino vale l’altro.

Fa piacere registrare che anche nel campo dell’addobbo natalizio si è soggetti a mode e periodi, come nel passato recente, quando l’esempio di Bologna ha reso inevitabile l’apparizione, anche sulle strade del centro delle città della provincia, di frasi a tema (Ravenna ovviamente ci ha messo citazioni della Commedia, anche se io amo pensare che l’animo natalizio di Dante Alighieri rivaleggiasse col mio). Naturalmente non è il mio pane quotidiano. Preferisco di gran lunga la resilienza dei paesini, delle frazioni, dei posti in cui una pro loco improvvisata e senza quattrini si adopera per tenere in funzione gli stessi cinque fili di luci natalizie per 25 anni, arrampicandosi sul balcone di casa di Gino e della Ines per attaccarlo all’illuminazione pubblica mentre qualche scoppiato si mette il giubbino di emergenza e si occupa di fermare il traffico, magari con la gente che mugugna per strada che ogni anno le luci sono più tristi e vuote e fortuna che la Rita ha illuminato l’albero grande nel giardino sulla via principale. È un atteggiamento di resistenza attiva al cambiamento e alla normalizzazione della gioia natalizia, un moto di orgoglio dal passato che negli anni delle Milano marittimæ ha risvolti eroici, e sembra introdurre una nuova narrativa. Un mondo alternativo di piccoli e medi babbi natale con le pezze al culo che reclamano il loro diritto di esporre le insegne, cucinare il baccalà con le patate e giocarsi la tredicesima a Bestia la sera del 26.

Cesenate trapiantato a Ravenna, Francesco Farabegoli scrive o ha scritto su riviste culturali come Vice, Rumore, Esquire, Prismo, Il tascabile, Not

Un 49enne arrestato per atti sessuali con una 13enne e sequestro di persona

I due si erano conosciuti su Instagram. Mercoledì l’incontro in auto, dove la ragazzina è riuscita a chiedere aiuto

1517513465643.jpg Marsala Palpeggia Ragazzina Condannato AvvocatoÈ stato convalidato l’arresto di un 49enne ravennate che deve rispondere di accuse gravissime: atti sessuali con minorenne e sequestro di persona.

I familiari della vittima, una ragazzina di 13 anni, hanno chiamato i carabinieri nella serata del 13 dicembre, allarmati per non riuscire più a rintracciarla, dopo una lite.

La 13enne, residente in provincia di Ferrara, aveva conosciuto il 49enne su Instagram. L’uomo è stato intercettato mercoledì in auto con a bordo la ragazzina.

Secondo le accuse, l’uomo si sarebbe lasciato andare in atti sessuali con la minorenne, come scrive il Corriere Romagna in edicola oggi, 17 dicembre. In un momento di disattenzione del 49enne, la ragazzina è riuscita a mandare un messaggio a madre e sorella, facendo partire le ricerche.

Nel corso dell’udienza di convalida, il 49enne ha sostenuto di non essersi reso conto della reale età della minore. Considerato che l’indagato è incensurato, il gip ne ha disposto la scarcerazione e gli arresti domiciliari.

A Faenza c’è l’Albero di Natale degli Alluvionati, addobbato con pensieri e poesie

Si tratta di un ulivo già presente in uno dei quartieri più colpiti

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L’albero a sinistra nei giorni dell’alluvione, a destra addobbato per Natale

A Faenza i residenti di Sant’Agostino – nella zona del Rione Giallo, uno dei quartieri del centro colpiti dall’alluvione del 16 maggio – hanno deciso di addobbare “l’Albero degli alluvionati” per le festività natalizie. Si tratta di un ulivo, già presente, al lato della chiesa, lungo via Sant’Agostino.

«La mattina successiva l’alluvione – ricordano i cittadini in una nota inviata alla stampa – tanti residenti della zona, pur non conoscendosi, si sono ritrovati in strada rimboccandosi le maniche per liberare da acqua e fango la loro zona, abitazioni, garage e cantine. Una solidarietà nata spontaneamente che ha portato ora i residenti della zona a realizzare l’Albero di Natale degli alluvionati, che in questo caso è un ulivo, simbolo di pace, un modo per non dimenticare quanto accaduto». L’arbusto è stato addobbato con piccoli pensieri e poesie.

«Non basta la scuola per educare alla affettività, servono altri spazi aggregativi»

La dirigente Stamboulis: «Il tema deve essere affrontato in aula con i ragazzi, ma non per farne una materia. Come posso dire a una persona che è insufficiente in emozioni?»

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Elettra Stamboulis, a sinistra, durante l’inaugurazione di nuovi spazi didattici al polo tecnico-professionale di Lugo

Da settimane l’opinione pubblica, dopo i recenti casi di femminicidio, si interroga sulla necessità di intervenire nell’educazione dei giovani apparentemente incapaci di prendere contatto con le proprie emozioni e di esprimerle in maniera assertiva e non violenta. Qual è il ruolo della scuola in tutto ciò? A chi va la responsabilità dell’educazione all’affettività? Di questo abbiamo discusso con Elettra Stamboulis, dirigente del Polo tecnico-professionale di Lugo.

Preside, cosa ne pensa dell’introduzione dell’educazione all’affettività nelle scuole superiori?
«Alcuni aspetti che toccano questo nucleo tematico esistono già all’interno dei documenti ministeriali e ciascun docente è libero di accoglierli: quando si parla di letteratura, ad esempio, si parla anche di sentimenti. Tuttavia, ci sono altri due lati della questione da considerare: il primo è che la scuola italiana si è sempre tenuta un po’ alla larga da questa area, pensando che l’educazione all’affettività e alle relazioni fosse un territorio di competenza della famiglia; il secondo è che declinare l’educazione alle emozioni in un curriculum non è facile. Con quali strumenti professionali gli insegnanti dovrebbero farlo? Una questione ulteriore è la necessità di stabilire più chiaramente all’interno dei curricula che questo tema non solo si può, ma si deve affrontare con i ragazzi. Tutto questo, però, non con la finalità di farne una materia a sé che possa essere oggetto di apprendimento e valutazione. Come posso dire a una persona che è insufficiente in emozioni?».

Non basterebbe un corso di psicologia?
«In generale, credo che le materie scolastiche non possano essere una risposta. Pensare che la scuola possa esaurire qualsiasi tema che concorre a tracciare la crescita di un umano è chiedere troppo, secondo me. Qualche anno fa, quando insegnavo letteratura, durante la lezione un ragazzo mi interruppe dicendo: «Basta! Io voglio sapere che cos’è l’amore». A quel punto decisi di fermarmi, gli chiesi di spiegarmi meglio e poi modificai il programma per venire incontro a questa richiesta, proponendo letture e pellicole a riguardo. La generazione precedente a quella odierna, d’altra parte, ha avuto un’educazione all’affettività e ai sentimenti anche attraverso i film e i libri, ma se un ragazzo di oggi ha visto solo action movies è difficile fare educazione all’affettività».

E in più gli adolescenti non leggono, secondo i dati riguardanti la diffusione della lettura…
«Sì, o comunque per loro la lettura dei sentimenti deve passare per forza attraverso Renzo e Lucia dei Promessi Sposi, che avevano un codice sociale, antropologico e storico molto diverso da quello che i ragazzi si trovano ad affrontare oggi».

Quale potrebbe essere la soluzione?
«La scuola da sola non basta. I giovani hanno bisogno di spazi di aggregazione che siano i loro e che siano liberi, meno eterodiretti dagli adulti, in cui poter crescere con più responsabilità. Ho visto con i miei occhi quanto sia stato importante per i miei alunni partecipare ai lavori post alluvione. Quando i giovani trovano uno spazio in cui dare senso al loro essere qui, allora avvertono un senso di pienezza. I ragazzi che fanno volontariato, che riescono a trovare spazi di aggregazione diversi oltre alla scuola, affrontano lì gli aspetti legati alla sfera dell’affettività. Il problema è che sono in pochi, anche perché gli spazi aggregativi oggi sono molto limitati. C’è molta solitudine, e da soli non si cresce».

La solitudine è dovuta anche all’uso incontrollato dei cellulari e dei social media?
«No, il motivo è un altro ed è specificamente italiano. Il motivo per cui abbiamo iniziato a discutere nuovamente del tema dell’educazione alle emozioni è stato un femminicidio. Il fatto che vi siano stati coinvolti ragazzi molto giovani ha colpito molto l’immaginario collettivo, ma non dobbiamo pensare che sia colpa della tecnologia, perché allora la situazione sarebbe la stessa anche negli altri Paesi. Qui invece i femminicidi aumentano, il Gender Gap Index è tra i più bassi in Europa, e anche il fatto che la prima donna presidente del Consiglio consideri svalutante il fatto di farsi appellare al femminile, dal punto di vista simbolico impatta moltissimo sull’autosvalutazione femminile italiana. Anche gli studi sociologici ci parlano di una “epoca delle passioni tristi”, che la narrazione di una generazione senza futuro contribuisce ad alimentare. In tutto ciò, l’educazione civica che si fa a scuola non è male, ma c’è ancora tanta strada da fare».

Qual è il problema di fondo?
«La scuola italiana è impostata in modo non montessoriano. Considerando che Montessori ha aperto le prime scuole all’inizio del Novecento, dobbiamo considerare la situazione odierna un dato di arretratezza culturale. Anche le neuroscienze ci hanno confermato che la logica trasmissiva interdisciplinare e basata sull’esperienza e sui laboratori funziona, ma ad oggi non viene messa in pratica. Per certi aspetti, siamo tornati indietro anziché migliorare. Il nostro problema non è fare nuovi documenti ministeriali, basterebbe leggere correttamente quelli che ci sono e capire che lì ci sono già tutti gli strumenti per agire, se si vuole. Però bisogna sentirne la necessità, e a volte ho l’impressione che non si percepisca questa urgenza da parte dei professori».

Un paio di settimane fa, durante un’assemblea degli studenti del suo istituto, è stata pronunciata una frase che ha suscitato delle polemiche per il suo contenuto. Ci spiega cosa è successo?
«I rappresentanti di istituto degli studenti hanno deciso di invitare degli ospiti per discutere della cultura hip hop. Alla fine di 4 ore di incontri e confronti c’è stato un contest di freestyle, nel corso del quale è stata pronunciata la frase incriminata “Tua madre è come una cozza perché si apre”».

Come ha reagito a quanto accaduto?
«Non ritengo di dover fare niente nei confronti dei rappresentanti di istituto. Quello era il loro spazio, la loro assemblea. In più, sono stati eletti dai loro compagni, che non sono stupidi e saranno capaci di giudicare con la loro testa. L’Assemblea di istituto è uno spazio di libertà democratico che esiste dal 1974 ed è normato. Io sono più turbata dal fatto che ci siano persone che si sono preoccupate di questo, perché significa che non riconoscono in questi ragazzi la possibilità di essere soggetti, anziché oggetti. Sono adolescenti, faranno certamente i loro errori… e comunque non sono stati loro a esprimere queste parole».

In ogni caso, l’educazione alla sessualità e alle relazioni non parte da qui…
«Certo che no. Piuttosto, quello che si stava facendo lì era educazione alla cittadinanza vera. Loro stavano agendo i loro diritti di cittadini e di rappresentanti democratici. Inoltre, hanno anche capito quali sono i rischi che questo comporta. Hanno capito cosa significa essere intervistati da un giornalista, essere accusati di qualcosa nel dibattito pubblico, essere giudicati… Hanno fatto un’esperienza completa ed educativa. Anche se i genitori venissero da me, ripeterei loro quanto detto, cioè che i ragazzi, nel loro spazio di democrazia, sono liberi di esprimersi e io non sono tenuta a censurare quello che dicono».

Rallenta la crescita, Confindustria rilancia il progetto “Città Romagna”

I dati del Centro Studi e il bilancio di fine anno del presidente Bozzi

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«In un periodo storico così difficile è ancora più alta la convinzione che sarà l’unione a fare la differenza. Nel 2024 sarà rilanciato con forza il progetto Città Romagna».

È il messaggio lanciato dal presidente di Confindustria Romagna, il ravennate Roberto Bozzi, nei giorni scorsi dalla sede di Technogym a Cesena nel tradizionale incontro con la stampa per il bilancio dell’anno. «Diventa sempre più necessario rafforzare il territorio sotto ogni punto di vista: infrastrutturale, idrogeologico, culturale e identitario, partendo da caposaldi prioritari come energia e ambiente, connessioni e infrastrutture, stile di vita, welfare, conoscenze e formazione».

Leggendo i dati, al di là dell’emergenza climatica vissuta dalla Romagna, il centro studi di Confindustria evidenzia un rallentamento a livello generale rispetto al 2022, quando il Pil era cresciuto del +3,7%: per il 2023 il Centro Studi nazionale prevede un incremento annuo del +0,7%. La crescita nel 2024 è stimata al +0,5%, mentre a marzo scorso era oltre il doppio, +1,2%. Il rallentamento, che riguarda il secondo semestre 2023, è dovuto all’effetto negativo dei tassi di interesse elevati sulle imprese e sulle famiglie, e a una dinamica negativa del commercio internazionale.

«La Romagna non è immune da questo scenario, su cui gravano gli effetti dell’alluvione. La tenuta è stata ottima, ma i danni non sono scomparsi: le imprese colpite hanno ripristinato in tempo record, ma questo non significa che le difficoltà siano state risolte o i problemi cancellati».

Il Ravenna fa festa al Benelli e allunga in testa alla classifica

Serie D. Battuto il fanalino di coda con gol anche del neo arrivato Diallo

Foto Di Filippo Venturi
Foto di Filippo Venturi

Dopo tre 0-0 consecutivi, il Ravenna Fc batte 4-0 il fanalino di coda Borgo San Donnino e allunga in testa alla classifica del girone D del campionato di calcio di serie D, in attesa della partite di San Marino e Lentigione, sue più dirette inseguitrici.

Festa totale al Benelli per l’ultima partita casalinga del 2023 dei giallorossi, con il gol anche del neoacquisto Diallo (le altre marcature portano la firma di Tirelli, doppietta, e Sabbatani), in attesa del derby di alta classifica di Imola, in programma nel pomeriggio di mercoledì 20 dicembre, prima della pausa natalizia, e che potrebbe incoronare il Ravenna “campione d’inverno” al termine del girone d’andata.

Due nuove assessore e rimpasto in giunta a Faenza. A Italia Viva il Bilancio

Dopo Barzaglia, si è dimessa anche Rosetti, che lascia spazio alla “collega” di partito Camorani. Ritorna Sangiorgi

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Il sindaco con le due nuove assessore, Camorani (a sinistra) e Sangiorgi

Il sindaco Massimo Isola ha presentato le nuove designazioni che riguardano la giunta comunale di Faenza.

Il riassetto prevede la nomina di due assessore in sostituzione delle dimissionarie Milena Barzaglia (Pd) e – novità – la renziana Federica Rosetti e la riassegnazione di alcune deleghe agli attuali amministratori.

«In accordo con il sindaco e con Italia Viva ho deciso di fare un passo indietro rispetto al mio incarico di assessore al turismo nella Giunta comunale di Faenza – sono le parole di Rosetti, ormai ex assessora al Turismo -. Sono consapevole di come l’alluvione, insieme alle dimissioni dell’assessora Barzaglia per motivi personali, abbiano determinato la necessità di una modifica degli assetti all’interno della giunta comunale che prevede sia l’introduzione di nuove competenze relative alle deleghe del Bilancio concesse a Italia Viva, sia una ripartizione diversa delle responsabilità dei singoli assessori e dei partiti che compongono l’attuale maggioranza. Per questo motivo lascio la giunta con serenità, perché Italia Viva ottiene una delega più importante e di prestigio e sapendo che le scelte sono state concordate nel solo interesse di consolidare la capacità dell’azione amministrativa dei prossimi anni per affrontare le sfide che Faenza avrà davanti. Ringrazio in ogni caso il sindaco Massimo Isola, il capogruppo Alessio Grillini e Italia Viva per l’opportunità che mi è stata data, un’esperienza per me totalmente nuova a cui ho dedicata tutta me stessa. Nel panorama turistico romagnolo Faenza deve continuare ad essere ambiziosa giocando al meglio le proprie peculiarità territoriali e culturali uniche. Lascio una serie di progetti a cui stavo lavorando da tempo che spero potranno essere portati a termine. Il mio impegno attivo a favore della comunità proseguirà all’interno di Italia Viva in qualità di dirigente a livello provinciale».

Nuova assessora al Bilancio e al Patrimonio sarà quindi Denise Camorani di Italia Viva, con esperienza in consulenza, contabilità, formazione e progettazione del terzo settore mentre le deleghe al Turismo e alle Parità di genere andranno a Simona Sangiorgi (Pd), docente e ricercatrice universitaria, già facente parte della precedente giunta guidata dal Sindaco Malpezzi.

«Con questi due innesti – dichiara il sindaco Massimo Isola – rafforziamo la compagine amministrativa di giunta. Denise e Simona sono persone di esperienza, conosciute e molto stimate. Le ringrazio di cuore per avere accettato questa sfida in un momento delicato per Faenza. Le alluvioni di maggio con la prima fase di emergenza e ora di ricostruzione rappresentano uno spartiacque, con un prima e un dopo. L’amministrazione comunale ha fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per affrontare la prima fase ma ora si apre uno scenario nuovo nel quale, oltre a continuare ad essere vicini ai cittadini alluvionati, alle imprese e ricostruire quanto acqua e fango hanno distrutto, occorre ripartire a progettare il futuro della città ad iniziare dai numerosi interventi del Pnrr già previsti. Per farlo avevamo bisogno di consolidare la macchina amministrativa sia in termini di competenze che di nuove energie. I criteri che hanno guidato le scelte di riassetto della Giunta sono orientati in questa direzione. Infine – conclude il sindaco – dopo aver già ringraziato Milena Barzaglia al momento delle sue dimissioni, mi preme farlo anche nei confronti di Federica Rosetti per i suoi quasi due anni a servizio della città. È entrata a far parte della squadra in punta di piedi con molta umiltà e ha impostato diverse progettualità in ambito turistico molto utili per il futuro».

La nuova riorganizzazione della Giunta prevede inoltre l’assegnazione al vicesindaco Andrea Fabbri della delega ai Lavori pubblici, all’assessore Luca Ortolani quella a Viabilità, trasporti e mobilità sostenibile, all’assessore Massimo Bosi la delega al Personale, mentre l’assessore Davide Agresti si occuperà anche di E-government e servizi informativi.

Questo il nuovo prospetto delle materie assegnate a ciascun assessorato.

Sindaco Massimo Isola: sanità, cultura, ceramica, Palio, partecipazione, affari istituzionali e legali, demografia, elettorale e stato civile.

Vicesindaco Andrea Fabbri: centro storico, sviluppo economico e attività produttive, lavori pubblici, progetti strategici, green economy, società partecipate

Assessore Davide Agresti: politiche sociali e contrasto alle disuguaglianze, politiche abitative, famiglia, Europa, gemellaggi, giovani, e-government e servizi informativi

Assessore Luca Ortolani: urbanistica, edilizia pubblica-privata ambiente, rigenerazione urbana, politiche energetiche, viabilità, trasporti e mobilità sostenibile

Assessora Martina Laghi: servizi educativi, istruzione-formazione-università, sport e impiantistica sportiva

Assessora Denise Camorani: bilancio, tributi, patrimonio e demanio

Assessora Simona Sangiorgi: turismo, marketing territoriale, politiche di genere

Assessore Massimo Bosi: legalità e sicurezza, polizia municipale, protezione civile, trasparenza, parchi e spazi verdi, diritti degli animali, personale

Medico di 56 anni agli arresti domiciliari dopo aver rotto il naso all’ex compagna

Accusato di stalking e lesioni aggravate. In passato la donna lo aveva già querelato per maltrattamenti

StalkingUn 56enne medico di Faenza è finito agli arresti domiciliari per stalking e lesioni aggravate nei confronti della ex compagna a cui il 20 novembre scorso, con un colpo sferrato con una borsa piena di libri, era giunto a fratturare il naso.

Il provvedimento, come riportato dai due quotidiani locali, è scattato in esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Ravenna sulla base delle indagini della polizia coordinate dal Pm Marilù Gattelli.

Secondo quanto riferito dalla donna davanti alla squadra Mobile ravennate, la relazione era andata avanti per circa cinque anni. Al termine, lui era sempre ossessionato dal pensiero di sapere cosa facesse e chi frequentasse lei tanto da arrivare a chiedere informazioni anche ai figli. In passato la donna lo aveva già querelato per maltrattamenti, accettando a suo dire la richiesta dell’uomo di non costituirsi parte civile. Sul punto, la difesa al termine dell’interrogatorio di garanzia di ieri mattina davanti al Gip, ha depositato la sentenza di assoluzione definitiva.

In quanto al 56enne, ha negato ogni forma di stalking precisando di non avere più alcun contatto con la ex se non per la consegna dei figli. E ha ridimensionato l’episodio del colpo con la borsa piena sostenendo di averla lanciata sulle ginocchia della ex, la quale si trovava in auto. Alla luce di ciò, la difesa ha chiesto la revoca della misura o una sua attenuazione. Il giudice si è riservato. (Ansa.it)

La “pericolosa” moda di regalare cuccioli per Natale: «Bisogna essere consapevoli»

I consigli utili del veterinario della clinica di Russi, Matteo Galliani

Dog Christmas Xmas BulldogMancano ormai pochi giorni al Natale e tutti si aspettano un bel regalo. Molto spesso, soprattutto i più piccoli – dotati di una fantasia inesauribile – vorrebbero un bel cucciolo. E così sono tanti i genitori o i nonni che assecondano questo sogno, pensando di fare il regalo più bello del mondo. Rischiando invece di fare un danno perché quella che si vede come una bellissima sorpresa di Natale – sia esso un gattino, un cagnolino o anche un animaletto apparentemente meno impegnativo – è in realtà un obbligo di aderire a un impegno che durerà anni e anni. E non si può poi fare come accade a volte coi giocattoli che vengono messi in un angolo o persino buttati via. Fa pensare il fatto che, secondo alcune statistiche, circa il 40 per cento di cani e gatti regalati a Natale sia destinato a diventare un randagio entro l’estate successiva.

Questo ovviamente non vuol dire che sia sbagliato regalare un cucciolo, ma lo è senza le dovute precauzioni, e quindi se fatto come un gesto superficiale, frutto di un capriccio o spinti dall’impulso di fare un regalo originale senza aver prima valutato tutte le possibili conseguenze. «L’esperienza di vita con un animale – afferma il medico veterinario Matteo Galliani della Clinica Veterinaria di Russi – deve essere consapevole, per le responsabilità che comporta. Molto spesso è difficile resistere ai desideri dei bambini. Io stesso che sono un papà di due bambini, mi rendo conto che se fosse per i miei figli ci sono giornate in cui dovrei tornare a casa con venti animali. Ma questo non può accadere, perché poi non sarebbe possibile inserirli bene nell’ambiente domestico e nella vita frenetica di tutti i giorni».

Regalare un animale a una persona che non si sa quanto possa essere pronta ad accoglierlo, alla fine è dunque una cosa che si ritorce contro tutti: contro l’animale che non verrebbe trattato nel migliore dei modi, contro la persona che vivrebbe il tutto come un peso. Ma, alla fine, con le rinunce di proprietà a rimetterci sarà soprattutto l’animale che finirà al canile. «Se proprio volete regalare un animale – spiega Galliani -, accompagnate la persona stessa a sceglierselo. Secondo le statistiche infatti il 100 per cento di chi vuole davvero un animale, lo va a prendere, lo porta a casa e poi lo tratta bene. Il primo requisito dunque è la consapevolezza di diventare proprietari. In secondo luogo, è necessario conoscere bene l’animale con cui si desidera convivere per non avere brutte sorprese. Ci sono infatti precise esigenze di spazio, di abitudini e anche di trattamenti sanitari di cui tener conto. Per avere tutte le informazioni del caso, è bene chiedere ai medici veterinari o a tutti i vari tecnici ed educatori competenti che potranno anche consigliare il tipo di razza o se preferire un maschio o una femmina».

Un’altra questione per Galliani riguarda poi la scelta fra un animale di razza o meno. Così come è comprensibile il desiderio di un cucciolo di razza, lo è altrettanto il pensiero di rivolgersi a un cane curato e custodito in un canile – che non è per forza di serie B – a cui dare una seconda chance. In denitiva, l’etica allevatoriale da una parte, un modo di lottare contro il randagismo dall’altra.

Può essere meno impegnativo prendere altri animaletti domestici che non siano cani e gatti? «Non proprio, anzi – precisa il medico veterinario -. Conigli, furetti, tartarughe, criceti, pesci, hanno spesso esigenze alimentari o abitudini di vita così particolari da non essere così facilmente rispettate e le cui conseguenze possono essere pericolose per gli animali e gli esseri umani stessi». Una valida alternativa, per testare la propensione a diventare proprietario di un animale? «L’adozione a distanza che favorisce un percorso di avvicinamento all’animale, con visite periodiche e regolari. Ci sono tante associazioni che si occupano di questo tipo di servizio».

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