Il commento del presidente regionale di Confcooperative Fedragripesca di fronte alle rivolte degli agricoltori in vari Paesi dell’Ue
«Il fatto che gli agricoltori manifestino un malcontento così forte e così esteso non può essere attribuito a soli fattori contingenti dei singoli Paesi. Più probabilmente è invece il frutto di una politica europea che, ormai da diversi anni, prende orientamenti sul settore agricolo senza confrontarsi con i produttori». È il commento di Raffaele Drei, presidente di Confcooperative Fedagripesca Emilia-Romagna, a poche ore dall’annuncio dell’Unione Europea del ritiro della proposta del Sur, il regolamento sull’uso dei fitofarmaci da tempo contrastato dal sistema agricolo di tanti paesi europei e in particolare da Confcooperative Fedagripesca.
Secondo Drei l’Ue segue spesso un’ideologia ambientalista, espressa in modo particolare dalla Commissione Ambiente, «che non tiene conto dei danni che la riduzione drastica delle superfici coltivate e dei mezzi tecnici necessari all’agricoltura avrebbe sugli approvvigionamenti alimentari e sulla tenuta ambientale del nostro continente. Occorre rivedere completamente la strategia dell’Europa in tema di politica agricola, una strategia che va avanti da alcuni anni e che esclude dal dibattito gli operatori del settore».
Il malessere degli agricoltori è esploso in tutta Europa e, come sottolinea il presidente di Confcooperative Fedagripesca regionale, «il fatto che ci sia un movimento così ampio non può essere attribuito esclusivamente ai problemi di oggi. Il costo del gasolio per i francesi, l’Irpef per il nostro Paese o i problemi di mercato di alcune filiere sono problemi reali che oggi emergono comprensibilmente nella protesta e che fanno parte della grave difficoltà delle aziende agricole a raggiungere una sostenibilità economica. Tuttavia siamo davanti ad un problema politico ben più grave. Da anni l’Europa legifera senza nemmeno interpellare le parti in causa».
Il dirigente definisce un errore credere all’equazione “terreno non coltivato uguale terreno migliore dal punto di vista ambientale”. «Ma l’errore ancora più grave sarebbe credere che un’Europa che abdica alla propria capacità di fornire cibo al proprio continente in favore di prodotti provenienti da altri continenti sia sostenibile».
Accordo raggiunto sulla base di alcuni temi considerati fondamentali: ambiente, sicurezza del territorio, sanità pubblica
Il candidato sindaco scelto dal Pd per Cervia, Mattia Missiroli, avrà il sostegno di Alleanza Verdi-Sinistra (Avs). «Si tratta di un accordo elettorale e non politico – afferma Avs – infatti non entremo in giunta e non accetteremo deleghe. L’accordo raggiunto si basa sulla condivisa iniziativa antifascista e sulla difesa dell’ordinamento costituzionale della nostra Repubblica parlamentare».
L’ accordo è frutto di un confronto su alcune questioni: il consumo di suolo, la tutela ambientale, la programmazione del territorio, la messa in sicurezza del territorio, la programmazione di casse di espansione in caso di nuove alluvioni, la contrarietà ad opere come il rigassificatore previsto a Ravenna, politiche che mirino alla prevenzione primaria e al rafforzamento della sanità pubblica, unitamente alle politiche per il diritto alla casa, quindi alla promozione dell’edilizia popolare.
«Abbiamo aperto da mesi un dialogo con la lista civica “Cervia ti amo” condividendo diversi punti che porteremo comunque avanti; e ci stupisce che di fronte a quelle convergenze si possano invece trovare adesso accordi nel campo avverso, dopo aver condiviso importanti valori nel campo del centrosinistra. Il nostro proposito è l’affermazione del campo progressista in contrapposizione a chi sta perseguendo una graduale e consapevole modifica del nostro assetto costituzionale, spingendoci verso un modello autoritario alla Orban. Il nostro intento è quello di mantenere un bilanciamento a sinistra, per questo alleanza Verdi-Sinistra darà il suo contributo».
Presentato il progetto per il primo piano della Casa della Salute, lavori già partiti: sarà una risposta intermedia tra degenza ospedaliera e domicilio
Con l’investimento di un milione di euro, finanziato dal Pnrr, verrà riqualificato il primo piano della Casa della Salute di piazza Farini a Russi, con la creazione di 20 posti letto e un accesso indipendente. Il progetto del nuovo Ospedale di comunità (Osco), in corso di realizzazione a Russi, è stato presentato ieri, 7 febbraio, durante l’incontro pubblico organizzato dal Coordinamento provinciale di Ravenna del Cupla (Comitato Unitario Pensionati Lavoro Autonomo), in collaborazione con le associazioni di categoria.
La struttura risponderà alla necessità di assicurare alla popolazione anziana o, più in generale non autosufficiente, l’ampliamento della cosiddetta rete delle “cure intermedie”: l’Ospedale di Comunità costituisce, infatti, l’anello di congiunzione tra la degenza ospedaliera e le strutture aventi caratteri di residenzialità permanente come ad esempio le case residenza anziani (Cra) e case-famiglia. L’Osco di Russi avrà una funzione interdistrettuale, al servizio dei cittadini di Russi, ma anche di Ravenna, Faenza e Lugo.
All’Osco accederanno anziani in dimissione dalla struttura ospedaliera, che richiedono assistenza infermieristica continuativa; pazienti non acuti che necessitano di riattivazione motoria o di supporto riabilitativo/educativo; pazienti in condizione di medio-alta complessità assistenziale, per i quali è necessario un periodo di autoaddestramento prima del ritorno a domicilio, pazienti fragili e/o cronici provenienti dal domicilio per prevenire la riacutizzazione della condizione clinica preesistente. Sono invece esclusi i pazienti che necessitano di assistenza medica continuativa o di una diagnosi, i pazienti neoplastici in trattamento radioterapico, i pazienti con gravi disturbi psichiatrici e/o con dipendenze patologiche.
«Per Russi – ha sottolineato la sindaca Valentina Palli – si tratta di un’opera ad alta valenza strategica, sotto molteplici punti di vista. I lavori sono iniziati a gennaio e, da cronoprogramma, si concluderanno alla fine del 2024. L’obiettivo è far sì che la struttura entri in funzione entro il primo semestre del 2025. Il progetto sarà integrato anche con tre uffici in comodato d’uso gratuito dedicati ai Servizi sociali comunali, per favorire la sinergia con l’assistenza sanitaria. A fronte di ciò, il Comune si impegna a ristrutturare la pavimentazione dell’area esterna alla Casa della Salute».
La riqualificazione di via Mingaiola verrà presentata pubblicamente al mercato coperto il 15 febbraio
Un nuovo borgo eco-sostenibile a pochi passi dal centro di Ravenna, costituito da ville esclusive e appartamenti di pregio per un’esperienza abitativa green.
Si tratta della riqualificazione urbanistica di via Mingaiola, traversa di via Fiume Abbandonato a ridosso di piazza Baracca e Porta Adriana, un progetto di Ala Immobiliare Srl in collaborazione con Gabetti Home Value, affidato allo studio di architettura ravennate Nuovostudio.
Un vero e proprio piccolo borgo che ospiterà 17 soluzioni abitative con spazi ampi e confortevoli, edifici al top della classe energetica, aree verdi pensate come una sorta di ampliamento degli stessi spazi abitativi, garage e parcheggi privati, con l’obiettivo di unire alla bellezza dell’abitare la comodità della città, «all’insegna della sostenibilità ambientale e cercando di massimizzare la qualità della vita», si legge in una nota inviata alla stampa.
L’innovativo progetto – ribattezzato Mi.Ra. Exclusive Residence e commercializzato da Fabrizio Savorani di Gabetti Franchising Ravenna e Gruppo Savorani – verrà presentato alla città nel corso di un incontro pubblico in programma giovedì 15 febbraio (dalle 17) al mercato coperto di Ravenna, in piazza Andrea Costa.
A introdurre il tema, l’assessora all’Urbanistica ed Edilizia privata del Comune di Ravenna, Federica Del Conte, che lascerà poi la parola a Gianluca Bonini di Nuovostudio e ai protagonisti dell’investimento, Enrico Cestari, direttore di Gabetti Home Value, e Giacomo Sebastiani, amministratore unico di Ala Immobiliare.
Nel film “50 km all’ora” c’è una scena girata sotto la mitica cupola del Woodpecker di Milano Marittima. Uno dei figuranti ha dato “lezioni di recitazione” a Stefano Accorsi sugli effetti dell’assunzione di un acido
Quando ero bambina avevo pochi dubbi su cosa avrei fatto “da grande”: la giornalista, la scrittrice o l’attrice. Magari allo stesso tempo. Crescendo mi sono trovata ad abbandonare la terza ipotesi, cercando comunque di prendere parte al fascinoso mondo della “settima arte“ ogni volta che se ne è presentata l’occasione, tra video musicali, serie tv Netflix e Prime e film indipendenti girati nel territorio. Insomma, se c’è una chiamata per un casting nel Ravennate, io rispondo.
L’ultima volta è stato in occasione delle riprese del film “50 km all’ora” di Fabio De Luigi. Il giorno del casting a Cervia, lo scorso aprile, mi sono messa in fila con gli amici tra centinaia di persone. Avevamo deciso di presentarci come “giovani ravers”, secondo quanto richiesto dalla call. Nessuno di noi in realtà era mai stato a un rave party, ma il nostro abbigliamento rock-alternativo, in aggiunta a qualche piercing e tatuaggio deve aver comunque sortito il suo effetto, e un mese dopo ci trovavamo sul set allestito nella discoteca Woodpecker a Milano Marittima.
Credo che il mondo del cinema abbia un fascino magnetico per i profani: non ho idea delle difficoltà e delle contraddizioni che si incontrino vivendolo ogni giorno, ma trovarcisi in mezzo “per caso” fa sembrare ogni cosa un’avventura: dopo il tampone Covid di rito ci dirigiamo verso la zona costumi dove De Luigi, appena sceso dal suo camper ci accoglie con un saluto. Un «Ciao, ragazze!» che, detto con un gran sorriso dall’idolo della nostra infanzia, basta a ripagare le ore di attesa del casting e vincere qualsiasi timidezza iniziale.
Quando tutte le comparse sono pronte ci si mette “in linea”, per le foto di costumisti e truccatori e ci si sposta sul set. I più fortunati sono già in posizione dietro ai protagonisti, gli altri dovranno aspettare che attori e camere entrino all’interno della celebre cupola per ballare. Nei “5 minuti” di pausa si fuma una sigaretta e ci si scambia qualche indiscrezione: «De Luigi deve fingere di far su una canna» o «Credo abbiano con loro le ceneri del padre, chissà cosa c’entrano». Poi ognuno torna alla sua postazione, e al suono del ciak si balla con convinzione ma senza musica. Quando l’audio degli attori viene registrato con presa diretta, le figurazioni intorno camminano senza far rumore e muovono la bocca senza mai davvero parlare, come in un gioco di mimi.
Balliamo per ore tra il buio e gli effetti strobo delle luci e iniziamo a pensare che sullo schermo saremo irriconoscibili. Allo stesso tempo però mi ritengo fortunata, perché alle riprese del party partecipano giocolieri, mangiafuoco e performer: siamo tutti giovani, vestiti in modo eccentrico e, tra le torce a pelo d’acqua installate nelle pozze della discoteca, le luci, le gigantesche macchine da presa montate su rotaie e piattaforme sembra davvero di vivere la magia del cinema d’altri tempi, quella raccontata in capolavori come “Babylon”, dove persone comuni affascinate dal mondo del cinema si ritrovano all’improvviso a vivere lo sfarzo e la concitazione di un set.
A metà riprese, il responsabile delle comparse chiede se qualcuno ha mai provato un acido: «Stefano (Accorsi, ndr) ha bisogno di un consiglio per rendere più realistica la sua reazione». Un ragazzo accanto a me risponde di sì ridendo e passa qualche minuto parlottando con il protagonista. Nella vita anche lui vorrebbe fare l’attore, studia recitazione e ha partecipato a diverse produzioni, al suo ritorno è emozionatissimo: «Posso dire di aver dato una lezione di recitazione a Accorsi, è il giorno più bello della mia vita, ma come lo racconto a mia mamma?».
Si gira fino alle 3 del mattino, e così via per i due giorni seguenti a partire dal tramonto, tra panoramiche, riprese dall’alto e carrelli, con De Luigi che, protagonista e regista, al termine di ogni scena esce dal personaggio per controllare il girato. A fine serata è stanco, qualche volta un po’ arrabbiato, ma concede a tutti un minuto per scambiare due chiacchiere o fare una foto. Forse, il mio unico ripianto in questa esperienza, è non avergliene chiesta una.
La giunta comunale ha definito i dettagli per il rinnovo della concessione dello stadio comunale di calcio al Ravenna Fc: la durata sale a sei anni ma il contributo alla gestione è per tre anni con eventuale proroga
Lo stadio Benelli
La giunta comunale di Ravenna ha stabilito i dettagli per il rinnovo della concessione dello stadio Benelli in uso alla società di calcio Ravenna Fc. Il piano elaborato dall’assessorato allo Sport definisce durata e rapporti economici fra le parti: contratto di sei anni, da marzo 2024 a dicembre 2029, canone annuale di 11mila euro (Iva esclusa) a favore del Comune e contributo economico annuale a favore del club sportivo di 117mila euro (Iva esclusa) per la partecipazione alle spese di gestione per i primi tre anni. La proposta della giunta arriverà in consiglio comunale il 13 febbraio, ma prima il documento dovrà passare anche in commissione consiliare.
Tutti i tre parametri sono stati alzati rispetto al passato. La concessione arrivata a scadenza lo scorso 31 dicembre, e prorogata fino al prossimo 29 febbraio per elaborare la nuova versione, era di durata biennale e prevedeva un canone di 10.200 euro e un contributo di 106.500 euro.
Nella nuova ipotesi, però, il contributo erogato dal Comune, a differenza di quanto avveniva finora, è garantito solo per una parte della concessione: nel 2026 sarà la giunta a valutare l’eventuale prolungamento se non saranno emerse inadempienze da parte del concessionario.
Si tratta del terzo rinnovo dell’accordo tra giallorossi e pubblica amministrazione, proprietaria dell’impianto che occupa 32mila mq in via Punta Stilo. Il primo accordo risale al 2013, quando entrò in esercizio l’attuale compagine a seguito del fallimento della precedente società sportiva. A quel tempo il contributo del Comune come parziale rimborso delle spese di gestione era di 75mila euro. In totale dal 2013 il Ravenna Fc ha ricevuto circa 900mila euro dal Comune e ne ha pagati circa 100mila di canoni.
La concessione dello stadio Benelli di Ravenna
Il contratto di concessione andrà a definire anche i compiti assegnati al gestore (Ravenna Fc). I contratti precedenti indicavano un elenco dettagliato: tutta la manutenzione ordinaria (con cadenze stabilite per tutto, ad esempio per tinteggiature e stucchi), la pulizia (specificando la frequenza con cui vanno lavati i pavimenti e le finestre), il mantenimento del manto erboso da gioco, lo sfalcio delle aiuole, la gestione degli accessi, la guardiania e la vigilanza, la raccolta e smaltimento dei rifiuti e tanti altri interventi. Entro il 31 marzo di ogni anno, secondo i precedenti contratti, il Ravenna Fc deve inviare all’ufficio Sport del Comune un rendiconto delle mansioni svolte.
Ravenna&Dintorni ha potuto visionare il rendiconto relativo alla gestione 2021. Un foglio A4 su carta intestata del Ravenna Football Club firmato dal presidente Alessandro Brunelli e inviato al dirigente comunale Stefano Savini. Un elenco di voci di uscita senza riferimenti a ulteriore documentazione a supporto, ma non è escluso che questa possa effettivamente essere stata recapitata allegata a parte o con altre comunicazioni. Il totale delle uscite viene quantificato in 153mila euro. Le principali voci: 55mila euro per “Gestione emergenza Covid”, 44mila per “Manutenzioni”, 20mila per “sanificazione/pulizie”. Tra le spese figurano anche 1.513,54 euro indicati come “Utenze” senza maggiori dettagli. Una cifra piuttosto bassa se dovesse indicare le utenze di tutto lo stadio. Un numero che forse poteva far emergere l’anomalia delle bollette non pagate.
I debiti del Ravenna Fc con la pubblica amministrazione
Va ricordato che nei mesi scorsi è emerso che il Ravenna Fc per dieci anni non ha pagato le bollette di luce e acqua e la tassa rifiuti (Tari) per lo stadio che ha in concessione. Per luce e acqua fino a dicembre 2022 si tratta di 429mila euro. Per la Tari sono 32mila euro. Se si tiene conto che va aggiunto il conto del 2023 di luce e acqua, si può considerare un debito totale di circa mezzo milione di euro verso la pubblica amministrazione (da aggiungere alla perdita di 180mila euro accumulata negli ultimi quattro esercizi). Per luce e acqua il creditore dei giallorossi infatti è il Comune e non le aziende Hera e Edison che non hanno mai staccato le utenze proprio perché i pagamenti sono sempre stati saldati dall’amministrazione pubblica che era formalmente intestataria delle fatture. Ravenna Fc e Comune hanno sottoscritto da poco un piano di rientro del debito di luce e acqua spalmato su sei anni con 36 rate bimestrali. La prima da 13.259,81 euro era da versare entro l’1 gennaio scorso. La prossima per l’1 marzo sarà di 13.183,83 euro.
La storia dello stadio di calcio di Ravenna
Lo stadio di calcio della città di Ravenna è di proprietà del Comune, è stato inaugurato nel 1966 e dal 1970 è intitolato a Bruno Benelli, il sindaco dal 1963 al 1967 durante il cui mandato l’impianto fu costruito. Il complesso – che oggi comprende anche il piccolo campo sportivo per il riscaldamento pre-gara e una palazzina con spogliatoi, sala stampa, magazzini e uffici – occupa un’area di 32mila metri quadrati. La costruzione iniziò nell’agosto del 1958 con un importo di 133 milioni di lire erogato dall’Istituto per il Credito Sportivo per il primo stralcio a cui ne seguirono altri. Inizialmente poteva contenere cinquemila persone. L’ampliamento della capienza venne con la conquista della prima serie B (1993). L’impianto avrebbe oggi una potenzialità di 12mila posti ma da anni ormai è omologato solo per cinquemila.
L’intervento tra via Piano Caricatore, viale Masi e viale De Pinedo renderà permanente l’attraversamento ciclo-pedonale e garantirà una maggiore sicurezza stradale
Inizieranno nei primi giorni di marzo a Lugo i lavori per la rotatoria tra via Piano Caricatore, viale Masi e viale De Pinedo. Un intervento da 180 mila euro che porterà anche alla messa in sicurezza, sistemazione e riqualificazione del percorso ciclo-pedonale e dei parcheggi a pettine lungo viale De Pinedo.
Il progetto esecutivo è stato approvato dalla giunta lo scorso dicembre e renderà definitivo l’assetto del sistema di attraversamento che ha permesso, finora in modo provvisorio, percorsi più sicuri per pedoni e ciclisti, oltre che a garantire la riduzione della velocità dei veicoli in strada. Inoltre, la riqualificazione del parcheggio a pettine in viale de Pinedo nei pressi della stazione ferroviaria consente l’agevolazione del trasporto pubblico e una maggior sicurezza del percorso pedonale promiscuo, poiché le autovetture non avrebbero più la possibilità di invadere la corsia.
Il segretario Barattoni: «Le proteste vanno ascoltate»
In un contesto di crescenti proteste in Italia e in diversi paesi dell’Ue, il Partito Democratico di Ravenna ha organizzato due iniziative sul tema dell’agricoltura.
«Soprattutto in un momento come questo è importante mantenere un dialogo con gli agricoltori perché c’è grande preoccupazione per lo stato di salute del settore – ha detto il segretario provinciale Alessandro Barattoni -. Le decisioni della commissione europea e le mancate promesse del governo italiano rendono forte il rischio di non riuscire a garantire un equo compenso ai produttori e di non supportare sufficientemente la necessità di più investimenti per sostenere i cambiamenti che sono imprescindibili. Le proteste hanno motivazioni che vanno ascoltate e a cui va data risposta poiché l’agricoltura e l’agroalimentare sono settori strategici per il nostro territorio e per tutto il Paese.I cambiamenti climatici impongono di procedere nella transizione ecologica, ma è fondamentale l’intervento del governo e dell’Europa per garantire misure di sostegno gli agricoltori, colpiti dal calo della produzione per gli eventi climatici, dai costi spropositati delle materie prime e dell’energia, dall’aumento del costo del denaro per fare investimenti fondamentali».
Due saranno gli incontri pubblici organizzati in settimana, insieme all’europarlamentare Paolo De Castro, primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale e professore ordinario di economia e politica agraria all’Università degli Studi di Bologna.
Dopo la visita a diverse aziende della filiera agroindustriale, la prima riunione è prevista venerdì 9 febbraio alle ore 18.15 alla saletta della Cooperativa Agrisol in via Boncellino 42 a Bagnacavallo. Oltre a De Castro, saranno presenti: Simona Caselli, presidente della Coop Granlatte di Granarolo, già assessora regionale all’Agricoltura; Matteo Giacomoni, candidato sindaco del centrosinistra alle elezioni comunali.
Sempre venerdì 9 febbraio alle ore 20 Paolo de Castro sarà alla Casa del popolo di Giovecca (via Bastia 189 Lugo) per una cena con Elena Zannoni, candidata sindaca di Lugo, e Andrea Sangiorgi, candidato sindaco di Conselice (prenotazione obbligatoria 0545 77080 oppure 340 576 8959).
Dei 134 a bordo ne resteranno 6 in provincia di Ravenna
La nave Geo Barents, di Medici Senza Frontiere, è attesa al porto di Ravenna sabato 10 febbraio alle ore 7, con a bordo 134 persone salvate nel Mediterraneo (87 uomini e 13 donne adulti e 34 minorenni, di cui 15 non accompagnati).
Una volta arrivati in città, i migranti saranno trasferiti con mezzi della Croce Rossa Italiana non al Pala De André come nelle ultime occasioni (essendo già occupato per un evento), ma al Circolo Canottieri in località Standiana, dove verranno effettuati tutti gli adempimenti sanitari (da bordo nave viene segnalato che le condizioni dei naufraghi sono stabili e senza casi di emergenza al momento) e anagrafici, le interviste dei mediatori, e le procedure identificative e di polizia.
Già decisa, d’intesa con il Viminale, anche la ripartizione dei migranti terminate le procedure di accoglienza: 70 resteranno in Emilia Romagna (61 adulti e 9 minori non accompagnati di cui 16 a Bologna, 5 a Ferrara, 7 a Forlì-Cesena, 11 a Modena, 6 a Parma, 5 a Piacenza, 8 a Reggio Emilia, 6 a Rimini e 6 a Ravenna); 64 saranno trasferiti con pullman in Lazio (58 adulti e 6 minori non accompagnati)
«Voglio ringraziare – ha affermato il prefetto Castrese De Rosa – il presidente e i soci del Circolo Canottieri di Ravenna per la disponibilità che hanno nuovamente fornito e tutta la macchina organizzativa che si è messa subito in moto per garantire un’accoglienza dignitosa ai migranti che giungeranno sabato prossimo. Una macchina ormai collaudata, dal momento che si tratta dell’ottavo sbarco con 868 migranti giunti complessivamente dalle navi Ong sbarcate al Porto di Ravenna».
Il conduttore al termine della festa per “Romagna Mia”: «Per ripartire hanno bisogno dei necessari aiuti»
«Non dimentichiamo il dramma dell’alluvione. I romagnoli sanno rimboccarsi le maniche ma per ripartire hanno bisogno dei necessari aiuti da parte di tutti. Mi raccomando, non abbandoniamo questa terra».
Al Festival di Sanremo arriva l’appello di Amadeus (che ha ricordato le sue origini ravennati) a non dimenticare la Romagna colpita dall’alluvione, al termine di alcuni minuti di festa in occasione della celebrazione dei 70 anni di “Romagna Mia”, cantata sul palco dell’Ariston dall’orchestra di Mirko Casadei e dai Santa Balera, gruppo che riunisce giovanissimi che portano avanti la tradizione del liscio romagnolo.
Tra i giovani artisti della Santa Balera anche alcuni “angeli del fango”
Bonaccini e Felicori: «Grazie ad Amadeus per tenere alta l’attenzione sui territori colpiti e sul nostro tesoro musicale»
Il palco dell’Ariston ospiterà questa sera (mercoledì 7 febbraio) Mirko Casadei e i ragazzi della giovane orchestra Santa Balera, (15 musicisti e 10 ballerini) per celebrare i 70′ anni di “Romagna Mia”, brano simbolo della regione, pubblicato nel 1954 da Secondo Casadei.
L’orchestra rappresenta una “Generazione Z del Liscio” : l’età media dei musicisti è di 20 anni e il più giovane ne ha appena 12, ed è nata grazie alla collaborazione tra la Regione Emilia Romagna e Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti). Tra i giovani artisti, tutti attivi anche in progetti musicali paralleli che spaziano dal rock al jazz, anche alcuni “angeli del fango” che, nei giorni dell’alluvione si sono prodigati per riparare i danni della castrofe. La presenza della delegazione romagnola sul palco sarà infatti l’occasione per ricordare i tragici avvenimenti dello scorso maggio tenendo alta l’attenzione del Paese sulla situazione attuale.
«Stasera sul palco dell’Ariston ci sarà l’Emilia-Romagna solidale e unita. Le note di “Romagnamia” nell’interpretazione della nuova orchestra Santa Balera fatta di giovanissimi musicisti e ballerini, che abbiamo sostenuto come Regione, porteranno nel teatro di Sanremo un inno di condivisione diventato popolare nel mondo. E sarà anche l’occasione per mantenere accesi i riflettori sulla Romagna, una terra colpita dalla drammatica alluvione del maggio scorso e i suoi cittadini che da subito si sono rimboccati le maniche e ancora stanno lavorando per superare tante difficoltà. Ringraziamo Amadeus e gli organizzatori del Festival per questa opportunità, ma anche per volere dare una vetrina nazionale e prestigiosa al Liscio, musica popolare che rappresenta un nostro tesoro culturale tradizionale».
Così il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e l’assessore alla Cultura, Mauro Felicori, esprimono soddisfazione e gratitudine per la presenza dei giovani dell’orchestra Santa Balera al Festival di Sanremo. Nei mesi scorsi, inoltre, la Regione ha promosso “Vai liscio”, un programma a di concerti per valorizzare e la musica da ballo, tipica dell’Emilia-Romagna, con iniziative su tutto il territorio regionale che stanno coinvolgendo teatri, musei, cinema, circoli, spazi polifunzionali e balere. Dopo l’esordio al Festival, i Santa Balera cominceranno il “Romagna mia tour” dedicato al Maestro Secondo Casadei.
Già percorribili anche le due nuove strade di innesto. L’opera migliorerà la viabilità della frazione
Nella mattinata di oggi (7 febbraio) a Godo sono state ufficialmente aperte al traffico la nuova rotatoria del comparto Monaldina, lungo la Strada Provinciale n.253 San Vitale, e le due strade di innesto (prolungamento di via dei Mestieri e collegamento con via Faentina di Godo).
I nuovi tratti stradali, rispettivamente a Nord e Sud della SP 253, consentiranno di far fluire in sicurezza il traffico dei mezzi che interessa a nord l’area denominata «Monaldina Artigianale» e a sud l’area di Godo, dove è situato anche lo stabilimento Eurocompany.
«Quello odierno – sottolinea la sindaca Valentina Palli – è il punto di arrivo di un percorso iniziato molti anni fa. È motivo di orgoglio poter dire di aver portato a termine un progetto atteso da anni e chiesto con forza dalle imprese della zona, un’opera che punta a migliorare la viabilità non solo di un’area produttiva, ma dell’intera frazione».
Beneficeranno della nuova viabilità in primis le imprese arrivate a Godo attorno al 2007-2008, quando erano in progetto la realizzazione di una nuova area commerciale-artigianale e le relative opere di urbanizzazione. Progetto che però è rimasto nel cassetto assieme ai lavori che avrebbero dovuto adeguare la viabilità ai nuovi insediamenti produttivi.
«Per noi questa rotonda è molto importante – spiegano gli imprenditori Otello Tasselli, Carlo Rinaldini e Andrea Valmori -. Negli anni abbiamo avuto molti problemi logistici, perché per i nostri camion la strada esistente era troppo stretta e pericolosa. Questo ha in parte penalizzato le nostre attività. Va dato merito alla sindaca se il progetto è ripartito e si è concretizzato».
Nel 2021 il Comune ha stipulato un accordo con la società proprietaria dell’area, la Epi del consorzio ravennate Arco Lavori, di cui fa parte anche la società Mmt che ha realizzato rotonda e strade.
«La prima convenzione con il Comune di Russi – dettaglia Giancarlo Trifirò di Arco Lavori insieme al progettista e direttore dei lavori Enrico Conti – risale al 2003, convenzione poi decaduta perché nel frattempo l’allora proprietà ha fatto altre valutazioni. Nel 2020 l’area è stata acquisita da Arco Lavori. Nel 2021 abbiamo stipulato un nuovo accordo con il Comune. Ci siamo impegnati a eseguire le opere di pubblico interesse nell’ambito di un accordo più ampio, che prevede un diverso utilizzo della superficie del comparto, di 18.500 metri quadri, che vedrà la realizzazione di alloggi socio-residenziali di comunità, un’area commerciale di 1.000 metri quadri (a fronte dei 22 mila metri quadri previsti nel progetto originario), un parcheggio da circa 120 posti auto al servizio delle strutture della frazione, che consentirà anche di decongestionare la via Faentina. Infine, è previsto uno spazio di 1.500 metri quadri per un eventuale nuovo centro civico, dotato di sale per le esigenze della frazione».
Il progetto è ora al vaglio della Conferenza dei servizi. «In teoria – concludono – i lavori potrebbero partire anche a inizio 2025».