Ho fatto la comparsa con Fabio De Luigi: tre notti a fingere un rave senza musica

Nel film “50 km all’ora” c’è una scena girata sotto la mitica cupola del Woodpecker di Milano Marittima. Uno dei figuranti ha dato “lezioni di recitazione” a Stefano Accorsi sugli effetti dell’assunzione di un acido

50 Km All'ora F. De Luigi, S.Accorsi DSC08164 Ph.Loris T. Zambelli

Quando ero bambina avevo pochi dubbi su cosa avrei fatto “da grande”: la giornalista, la scrittrice o l’attrice. Magari allo stesso tempo. Crescendo mi sono trovata ad abbandonare la terza ipotesi, cercando comunque di prendere parte al fascinoso mondo della “settima arte“ ogni volta che se ne è presentata l’occasione, tra video musicali, serie tv Netflix e Prime e film indipendenti girati nel territorio. Insomma, se c’è una chiamata per un casting nel Ravennate, io rispondo.

L’ultima volta è stato in occasione delle riprese del film “50 km all’ora” di Fabio De Luigi. Il giorno del casting a Cervia, lo scorso aprile, mi sono messa in fila con gli amici tra centinaia di persone. Avevamo deciso di presentarci come “giovani ravers”, secondo quanto richiesto dalla call. Nessuno di noi in realtà era mai stato a un rave party, ma il nostro abbigliamento rock-alternativo, in aggiunta a qualche piercing e tatuaggio deve aver comunque sortito il suo effetto, e un mese dopo ci trovavamo sul set allestito nella discoteca Woodpecker a Milano Marittima.

Credo che il mondo del cinema abbia un fascino magnetico per i profani: non ho idea delle difficoltà e delle contraddizioni che si incontrino vivendolo ogni giorno, ma trovarcisi in mezzo “per caso” fa sembrare ogni cosa un’avventura: dopo il tampone Covid di rito ci dirigiamo verso la zona costumi dove De Luigi, appena sceso dal suo camper ci accoglie con un saluto. Un «Ciao, ragazze!» che, detto con un gran sorriso dall’idolo della nostra infanzia, basta a ripagare le ore di attesa del casting e vincere qualsiasi timidezza iniziale.

Quando tutte le comparse sono pronte ci si mette “in linea”, per le foto di costumisti e truccatori e ci si sposta sul set. I più fortunati sono già in posizione dietro ai protagonisti, gli altri dovranno aspettare che attori e camere entrino all’interno della celebre cupola per ballare. Nei “5 minuti” di pausa si fuma una sigaretta e ci si scambia qualche indiscrezione: «De Luigi deve fingere di far su una canna» o «Credo abbiano con loro le ceneri del padre, chissà cosa c’entrano». Poi ognuno torna alla sua postazione, e al suono del ciak si balla con convinzione ma senza musica. Quando l’audio degli attori viene registrato con presa diretta, le figurazioni intorno camminano senza far rumore e muovono la bocca senza mai davvero parlare, come in un gioco di mimi.

Balliamo per ore tra il buio e gli effetti strobo delle luci e iniziamo a pensare che sullo schermo saremo irriconoscibili. Allo stesso tempo però mi ritengo fortunata, perché alle riprese del party partecipano giocolieri, mangiafuoco e performer: siamo tutti giovani, vestiti in modo eccentrico e, tra le torce a pelo d’acqua installate nelle pozze della discoteca, le luci, le gigantesche macchine da presa montate su rotaie e piattaforme sembra davvero di vivere la magia del cinema d’altri tempi, quella raccontata in capolavori come “Babylon”, dove persone comuni affascinate dal mondo del cinema si ritrovano all’improvviso a vivere lo sfarzo e la concitazione di un set.

A metà riprese, il responsabile delle comparse chiede se qualcuno ha mai provato un acido: «Stefano (Accorsi, ndr) ha bisogno di un consiglio per rendere più realistica la sua reazione». Un ragazzo accanto a me risponde di sì ridendo e passa qualche minuto parlottando con il protagonista. Nella vita anche lui vorrebbe fare l’attore, studia recitazione e ha partecipato a diverse produzioni, al suo ritorno è emozionatissimo: «Posso dire di aver dato una lezione di recitazione a Accorsi, è il giorno più bello della mia vita, ma come lo racconto a mia mamma?».

Si gira fino alle 3 del mattino, e così via per i due giorni seguenti a partire dal tramonto, tra panoramiche, riprese dall’alto e carrelli, con De Luigi che, protagonista e regista, al termine di ogni scena esce dal personaggio per controllare il girato. A fine serata è stanco, qualche volta un po’ arrabbiato, ma concede a tutti un minuto per scambiare due chiacchiere o fare una foto. Forse, il mio unico ripianto in questa esperienza, è non avergliene chiesta una.

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