venerdì
12 Settembre 2025

Arrigo Sacchi presenta il suo nuovo libro a Lugo

Il “profeta di Fusignano” parla delle sue “regole per cambiare regole”

Arrigo Sacchi FGVenerdì 19 gennaio, alle 21 nella sala conferenze della Cna di Lugo, in via Acquacalda, 37/1, l’ex Commissario Tecnico della nazionale di calcio italiana e storico allenatore del Milan, Arrigo Sacchi, presenterà al pubblico del Caffè Letterario il suo ultimo libro Il realista visionario. Le mie regole per cambiare le regole, edito da Cairo Editore.

L’incontro ad ingresso libero sarà introdotto da Leonardo Patrignani.

Il “Profeta di Fusignano” in questo libro apre idealmente le porte del suo spogliatoio per rivelare i suoi segreti professionali e valoriali: come convincere un gruppo di lavoro che quello che ha fatto fino a quel momento va cambiato? Quali sono i primi passi da compiere in una nuova realtà profondamente conservatrice? Come si sceglie il leader di una squadra, come si gestiscono i fuoriclasse e i comprimari, le pressioni dei superiori, i successi e le sconfitte?

Nel 2017 Arrigo Sacchi è stato nominato dall’Uefa tra i 10 allenatori più influenti nell’evoluzione calcistica, e nel 2019 da France Football come il terzo migliore di tutti i tempi. Ha scritto con Luigi Garlando “La coppa degli immortali. Milan 1989: la leggenda della squadra più forte di tutti i tempi raccontata da chi la inventò” (Baldini + Castoldi, 2019).

Incidente sull’Adriatica, traffico in tilt. Coinvolta un’autocisterna di Gpl

La statale chiusa in direzione Rimini. Non ci sono feriti gravi

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Traffico in tilt questa mattina (16 gennaio) alle porte di Ravenna a causa di un incidente tra tre mezzi sull’Adriatica, all’altezza dello svincolo per il centro commerciale Esp. La statale risulta chiusa in direzione Rimini (tra viale Randi e rotatoria di via Ravegnana), con i conseguenti disagi.

Sul posto, oltre alla polizia stradale e locale per i rilievi, anche i vigili del fuoco per controllare in particolare le conseguenze a uno dei mezzi coinvolti, un’autocisterna contenente Gpl. Non risultano comunque fuoriuscite al momento.

Non ci sono feriti gravi. Le foto sono di Massimo Argnani.

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La ginecologa dei “bambini impossibili”, costretta ad “acquistare” ovociti in Spagna

La dottoressa Bartolotti, responsabile del centro di Procreazione Medicalmente Assistita Artebios di Lugo: «Le donne per fare figli hanno bisogno di sentire meno fatica addosso»

Bartolotti

Tra le sfide che l’Italia, assieme ad altri Paesi nel mondo, si trova ad affrontare negli ultimi anni vi è senza dubbio il calo delle nascite, da cui è derivato un inesorabile processo di invecchiamento della popolazione. Perché in Italia si fanno sempre meno figli? E come può la scienza venire incontro alle donne che desiderano diventare madri?

La dottoressa Tiziana Bartolotti, direttrice del centro Demetra di Lugo e responsabile del centro di Procreazione Medicalmente Assistita Artebios, ci ha aiutato a fare chiarezza su questi punti.

Da dove è nata la decisione di fondare il Centro Demetra?
«La materia della riproduzione mi ha sempre appassionato molto. Sono 40 anni che parlo con coppie che cercano bimbi, quelli che chiamo i “bambini impossibili” perché avrebbero potuto anche non arrivare mai, se non ci fossero state le tecniche di fecondazione assistita. Ho studiato medicina all’Università di Bologna e lì mi sono specializzata nel servizio di Fisiopatologia della riproduzione del Sant’Orsola, di cui allora era direttore Carlo Flamini, uno dei padri della fecondazione assistita in Italia. Ho lavorato per circa 30 anni nella ginecologia di Lugo. Nel 2011, per una scelta dettata da bisogni personali, mi sono licenziata dall’ospedale e ho aperto il poliambulatorio Demetra e Artebios, che si occupa di Medicina della riproduzione. Attualmente riceviamo circa 200 coppie all’anno che cercano bimbi».

Quella che lei affronta quotidianamente è una materia piuttosto complessa. Che cosa si intende per procreazione medicalmente assistita?
«Le coppie che non riescono ad avere figli naturalmente seguono percorsi di procreazione medicalmente assistita, cioè si affidano a professionisti competenti che dispongono di laboratori, farmaci e procedure. In realtà, si arriva alla Pma grazie a un’altra specializzazione, che è la Medicina della riproduzione umana. In una prima fase, senza dubbio la più delicata e complessa, ginecologi e andrologi cercano di scoprire perché non arriva la gravidanza. Alcune coppie, poi, riescono ad avere bambini naturalmente, altre devono entrare nei corridoi di Pma».

Può fornirci alcuni dati?
«Le coppie che si rivolgono alla fecondazione assistita in Italia sono all’incirca 60-70 mila. Secondo l’ultimo report del Registro Pma dell’Istituto Superiore di Sanità, nel 2023 sono nati 16.125 bambini contro gli 11.305 mila dell’anno precedente. I bambini della Pma rappresentano circa il 3% nei nati totali italiani, e non è poco».

In che cosa consistono le procedure di procreazione medicalmente assistita?
«Ci sono diversi livelli: un primo è l’inseminazione intrauterina, una procedura molto semplice, ambulatoriale e che non richiede ricoveri. Il secondo livello comprende le procedure extracorporee come Fivet (fecondazione in vitro dove gli spermatozoi fecondano da soli gli ovociti) e Icsi, dove invece l’inseminazione viene eseguita dal biologo. Quest’ultima tecnica è la più diffusa in Italia e nel mondo».

E per quanto riguarda il congelamento degli ovuli?
«Gli studi per il congelamento ovocitario sono iniziati negli anni Duemila. In questo ci ha, per così dire, “aiutato” la legge 40 del 2004, una legge tremenda che ha portato a un oscurantismo scientifico nel nostro Paese. Con quella legge si vietò di congelare gli embrioni, ma da lì noi italiani abbiamo iniziato a congelare le uova, riuscendo a farle sopravvivere. Il congelamento delle uova fu un passo importantissimo perché permise di non sottoporre più le donne a molteplici interventi chirurgici di asportazione degli ovociti. Se non si riusciva ad avere una gravidanza nell’immediato, venivano scongelate le uova della paziente senza doverla operare nuovamente. È stato un enorme passo avanti a difesa della salute delle donne».

La legge 40 del 2004 ha, tra le altre cose, vietato la fecondazione eterologa. Che cosa ha comportato tale divieto?
«La fecondazione eterologa è la fecondazione eseguita con gameti di donatori. Il divieto ha fatto sì che decine di migliaia di coppie fossero costrette ad andare all’estero per riuscire ad avere un figlio, spendendo quantità immense di denaro, fatica e stress. Nel 2014 la Cassazione ha poi deciso di sdoganare la fecondazione eterologa e da allora anche in Italia è possibile procedere con la donazione di gameti (ovociti e spermatozoi). Il problema è trovare i donatori».

Non ce ne sono abbastanza?
«In Italia no, e questo perché la legge prevede che la donazione di gameti sia assolutamente gratuita. Fintanto che si tratta di una donazione di seme è ragionevole, ma la donazione di ovociti da parte di una donna è cosa complessa: si tratta di mettersi a disposizione del centro per settimane, sottoporsi a terapie farmacologiche che possono avere effetti collaterali importanti, e quindi affrontare un intervento chirurgico. Tutto questo senza nemmeno un rimborso per la benzina»

Quindi quali sono le soluzioni?
«Siamo costretti ad “acquistare” gameti dall’estero. Uso il verbo “acquistare” a scopo polemico, perché, sempre per legge, il trattamento deve essere gratuito e quindi i gameti non devono essere commercializzati, ma si è aggirata questa problematica siglando contratti per l’acquisto del servizio di trasporto dei gameti in linea. Nella teoria, quindi, non acquistiamo i gameti, ma solo il loro trasporto. Questo però ci costringe a doverci fidare dell’operato di altri colleghi stranieri: gli ovociti che abbiamo provengono soprattutto dalla Spagna».

E i gameti maschili?
«La donazione di seme è meno diffusa in Italia perché con la Icsi gli uomini possono diventare papà anche se hanno pochissimi spermatozoi. Si sono affinate alcune tecniche di prelievo anche direttamente dai testicoli, quando i gameti non sono presenti nel liquido seminale».

Chi sono solitamente le persone che ricorrono alla Pma? Quali caratteristiche hanno?
«Dipende. In un centro pubblico accedono sia coppie giovani che coppie con donne adulte, ma a livello del Ssn sono stati posti dei limiti di età per l’accesso: l’Emilia-Romagna ha scelto i 46 anni della donna per poter eseguire i trattamenti, in altre regioni il limite è 43 anni. Il problema è che spesso le coppie si scontrano con le liste di attesa, che hanno tempi piuttosto lunghi; nella nostra regione difficilmente sono al di sotto dell’anno. Questo porta a una dilatazione delle tempistiche che spinge alcune coppie, soprattutto quelle più avanti con l’età, a rivolgersi ai centri privati».

Quanto conta il fattore tempo in questo caso?
«È fondamentale. Negli anni di attesa le probabilità della donna di avere un bambino si riducono. In Italia si fanno sempre più cicli con donazione di gameti proprio perché l’età media femminile per la ricerca di un bimbo è molto alta. Nel naturale la media è di 32 anni circa, mentre le coppie che entrano in trattamento hanno una media di età quasi 37 anni per le donne».

Cosa può fare una giovane donna per salvaguardarsi da questo punto di vista?
«Fare prevenzione! Esistono esami molto semplici, come la valutazione della riserva ovarica, che consentono di stabilire qual è il grado di fertilità di una ragazza e per quanto tempo sarà fertile fino anche ad immaginare l’età della menopausa. Questi esami si possono fare già a partire dai 25 anni. Ovviamente a quel punto la ragazza non è obbligata a fare un figlio subito, ma in situazioni particolarmente importanti può decidere di congelare le sue uova. Significa mettere da parte un patrimonio genetico che si preserva negli anni a seguire e quindi avrà la possibilità di avere un figlio anche in caso di menopausa precoce (che colpisce circa il 10% delle donne), evitando di dover ricorrere agli ovociti di una donatrice, una scelta che spesso comporta shock morale, etico e psicologico. È importante garantirsi la possibilità di scegliere, ma di queste cose, purtroppo, si viene a conoscenza solo in un Centro di Medicina della Riproduzione. C’è poca informazione».

E per le coppie?
«Vale lo stesso. Coppie anche giovani, attorno ai 27-30 anni, che hanno idea di cercare un figlio possono richiedere esami specifici come spermiogramma, esami ormonali e lo studio della riserva ovarica per sapere se è tutto a posto. Quello che succede di solito, ahimè, ancora, è che la coppia che fatica a concepire ne parla con un medico di base che li incoraggia ad aspettare. Queste sono condizioni che creano un danno pazzesco, perché sono anni persi. Quando riceviamo infine le coppie, queste sono già stanche di aspettare e possono avere delle aspettative irrealistiche».

L’Italia, assieme a tanti altri paesi nel mondo, è colpita dalla denatalità. A che cosa è dovuta secondo lei?
«La denatalità ha che fare con un modello di vita diverso rispetto a quello degli anni Sessanta, e il ruolo stesso della donna è cambiato. Il problema è della denatalità è un problema mondiale; l’aumento dell’aspettativa di vita un po’ ovunque, tranne i paesi come l’Africa, ha fatto sì che slittasse in avanti anche la ricerca di un figlio. È anche vero che alle donne italiane, in particolare, vengono fatti molti sgambetti da sempre. Il primo è nella vita famigliare: con l‘emancipazione femminile non è stata raggiunta un’eguale divisone dei compiti tra uomo e donna. Quest’ultima si è trovata ad assumere su di sé, oltre al lavoro, anche la gestione della casa e dei figli, ma le donne per far figli hanno bisogno di sentirsi meno fatica addosso. Molte mie pazienti mi parlano di mobbing al rientro dal lavoro dopo aver partorito. Sono racconti che fanno male. Deve essere riconosciuto maggior rispetto alle donne che lavorano e desiderano fare figli, come avviene già in Nord Europa. Bastano accorgimenti minimi, come la presenza di fasciatoi nei locali pubblici o le carrozzine nei supermercati. L’Oms ci ha già disegnato il nostro futuro: nei prossimi quattro decenni avremo un calo di 12 milioni di persone. Questo porterà a una minore sostenibilità fiscale, a una minore assistenza sanitaria, a una crescita economica ridotta e a un minor benessere. Se non capiamo cha fare figli è qualcosa di essenziale per non morire, il nostro Paese è destinato a essere assolutamente irrilevante da qui a 40 anni».

Lugo attende 500 atleti nel weekend per una prova agonistica regionale di scherma

Per il secondo anno consecutivo appuntamento al palazzetto dello sport di Lugo con la manifestazione (categorie under 20, under 17 e under 14) organizzata dalla Società schermistica lughese che manda in pedana 38 tesserati

Scherma 2Una prova ufficiale della stagione agonistica regionale di scherma in Emilia-Romagna si terrà a Lugo per il secondo anno consecutivo. Il 20 e 21 gennaio al palazzetto dello sport di via Sabin (accesso libero per il pubblico fino alla capienza massima) sono attesi circa 500 atleti da varie parti della regione (oltre a tecnici, accompagnatori e familiari), di cui 38 della locale Società Schermistica Lughese che organizza la manifestazione.

Saranno tre le gare che si svolgeranno nel weekend: individuale under 20 di spada, maschile e femminile; individuale under 17 di spada, maschile e femminile; squadre under 14 di spada, maschile e femminile. Per la gara giovani e cadetti è il passaggio per potersi qualificare alla gara nazionale. Il sabato per la categoria cadetti si qualifica il 40%, la domenica il 30% dei giovani per un totale di 240 atleti circa. Per la gara a squadre under 14 è il primo trofeo regionale in quanto la gara stessa esisteva solo a livello nazionale.

La società lughese, in questa stagione, sta portando avanti anche un progetto di inclusione sociale attraverso la didattica sportiva con l’associazione Anffas (Associazione famiglie di persone con disabilità intellettive), durante la gara sarà presente un gruppo seguito dall’istruttrice Isabella Signani che si occupa del progetto.

La manifestazione è denominata “Trofeo BCC”: la Banca di credito cooperativo ravennate, forlivese e imolese è infatti, anche quest’anno, lo sponsor principale dell’evento. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Lugo che partecipa all’evento dando la possibilità di entrare gratuitamente al Museo Baracca e a Casa Rossini presentando un coupon che verrà consegnato dagli organizzatori.

Conferenza Stampa Scherma

Manifestazione contro il prefetto, Potere al Popolo si oppone ai decreti di condanna

I portavoce nazionale e provinciale di Potere al Popolo, Marta Collot e Gianfranco Santini, condannati a una pena pecuniaria per una manifestazione non autorizzata a maggio 2023: «È un atto di repressione del dissenso»

Marta CollotPotere al Popolo (Pap) ha deciso di fare opposizione ai decreti di condanna emessi dal tribunale di Ravenna per la portavoce nazionale Marta Collot e il portavoce dell’assemblea di Ravenna Gianfranco Santini per la manifestazione in piazza del Popolo a Ravenna il 28 maggio 2023 in cui venne contestata la posizione del prefetto Castrese De Rosa che invitava i cosiddetti “angeli del fango” a stare a casa per non intralciare la macchina dei soccorsi dopo l’alluvione. Secondo i manifestanti in quel momento i soccorsi erano tutt’altro che efficienti e l’aiuto dei volontari non si poteva respingere. «La Romagna era ancora sommersa e non si vedeva nemmeno l’ombra di un mezzo dell’esercito per rimuovere i detriti e pulire i paesi», affermano gli esponenti di Pap.

Presidio Prefettura 28 Maggio«Ci vogliono condannare per una manifestazione di pubblico dissenso contro prefetto e sindaco, in assenza di un processo: ci opponiamo a questo atto di repressione, anche se la pena è una sanzione pecuniaria da centinaia di euro». Il decreto penale di condanna, infatti, è un provvedimento che viene emanato al termine di un procedimento penale di tipo speciale, alternativo a quello ordinario: si concretizza in una pena pecuniaria inflitta dal giudice per le indagini preliminari all’indagato ritenuto responsabile dall’accusa omettendo il passaggio da un vero e proprio processo quindi in assenza di contraddittorio tra le parti. Il destinatario può ovviamente opporsi e il procedimento può quindi imboccare una delle strade dei riti ordinari.

«Da una parte ci stiamo opponendo tramite gli avvocati – dicono Collot e Santini –, dall’altra denunciamo politicamente questo ulteriore attacco a ogni forma di critica, come stiamo vedendo in tanti altri ambiti in questo periodo. Questi decreti si sommano infatti al clima di censura di queste settimane in tutta la regione, un territorio in cui chi porta avanti le lotte a difesa dell’ ambiente e per la pace viene individuato come un nemico da un sistema di potere che vacilla sempre più sotto il peso delle proprie contraddizioni».

Secondo Pap la gestione del post alluvione continua a essere drammatica: «Il governo (di cui il prefetto è il rappresentante istituzionale sul territorio, ndr) continua a tergiversare sul finanziamento dei fondi per i rimborsi alle famiglie e per la messa in sicurezza del territorio. La Regione e i Comuni intanto fanno di tutto per non assumersi la responsabilità di una gestione disastrosa del nostro fragile territorio, che da decenni viene cementificato anche grazie alla pessima legge regionale sull’urbanistica. Questo processo continua con altre grandi opere inutili, a partire dal rigassificatore di Ravenna e dagli allargamenti dell’autostrada del passante di mezzo a Bologna che serve anche come collegamento all’allargamento della A14 per Ravenna, così come non si fermano le lottizzazioni del nostro territorio per la continua espansione delle zone urbanizzate così come dei centri commerciali».

A Bagnacavallo una “piazza universale” per riflettere su Manzoni

Il ciclo di incontri dal 17 al 20 gennaio culminerà con il conferimento della cittadinanza onoraria a Carlo Ossola

Da Sx Alfieri Proni De Martino 1

“La Piazza universale”, esperienza di alta formazione in ambito letterario giunta alla sua terza edizione e promossa dal Comune di Bagnacavallo con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, torna dal 17 al 20 gennaio con un ciclo di incontri dedicati ad Alessandro Manzoni.

Diretta da un comitato scientifico composto da Carlo Ossola (Collège de France e Accademia dei Lincei), Domenico De Martino (Università di Pavia), Valerio Gigliotti (Università di Torino) e Giacomo Jori (Università della Svizzera Italiana), “La Piazza universale” prevede diversi momenti di studio e confronto fra docenti affermati e giovani studiosi e due eventi pubblici, tutti incentrati sul lascito del celebre autore de “I promessi sposi”.

«L’obiettivo di questa edizione, che ha per tema “Manzoni dopo Manzoni” – spiegano i docenti del comitato scientifico – è proporre ricerche e nuovi elementi di riflessione sull’autore lombardo, sulla vitalità della sua opera, non solo del suo capolavoro, in particolare anche attraverso quanto ha continuato ad agire significativamente, e talvolta nascostamente, nella letteratura novecentesca e contemporanea: da Gadda a Sciascia, da Natalia Ginzburg a Moravia, da Calvino a Primo Levi, da Saba a Zanzotto.»

Il ciclo di seminari, in programma a partire dal pomeriggio di mercoledì 17 gennaio con l’apertura dei lavori nella sala didattica delle Cappuccine di Bagnacavallo, proseguirà nella giornata di giovedì 18 e si concluderà poi venerdì 19 gennaio con due appuntamenti, aperti anche al pubblico, al Teatro Goldoni. Alle 15.30 i docenti incontreranno le studentesse e gli studenti dei licei del territorio provinciale per dialogare assieme a loro su “Ancora I promessi sposi?”. Sarà questa un’occasione per riflettere, insieme agli studenti, sul alcuni temi “manzoniani”, al di là della tradizionale lettura scolastica, per ritrovare spunti capaci di aiutarci a rispondere alla diffusa domanda: “perché e come leggere I Promessi Sposi oggi?”. In serata, alle 21, si terrà una lezione concerto del celebrato pianista napoletano Michele Campanella, presentata da Carlo Ossola e Domenico De Martino. Sotto il titolo I due romanticismi, Campanella, uno dei massimi interpreti europei di questo repertorio, metterà a confronto Robert Schumann e Franz Liszt. L’ingresso è gratuito, prenotazioni al link https://forms.gle/LZzBm9V9gPFap6iRA

Il percorso si coronerà sabato 20 gennaio alle 10 nella Sala del Consiglio di Bagnacavallo, quando i partecipanti trarranno le conclusioni dei lavori e presenteranno nuove prospettive e progetti. Alle 11.30 si terrà infine, sempre nella Sala del Consiglio, la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria di Bagnacavallo al professor Carlo Ossola, autorevole filologo e critico letterario italiano.

Tozzi Green accende un parco eolico a Mazzarino: energia per seimila famiglie

In provincia di Caltanissetta entra in funzione il parco della società di Mezzano, è il terzo in Sicilia: in totale 186 MW di potenza installata tra Italia e estero

Pexels Tom Fisk 1605270La società Tozzi Green di Ravenna, tra i principali gruppi italiani nelle energie rinnovabili, ha completato la costruzione e la messa in funzione di un parco eolico a terra a Mazzarino (Caltanissetta) che si compone di 5 aerogeneratori e avrà una produzione annua stimata di circa 24 GWh. Il parco fornirà energia elettrica rinnovabile a oltre seimila famiglie, permetterà un risparmio complessivo di CO2 di oltre 300mila tonnellate nei 20 anni di esercizio previsti e, secondo i costruttori, ha dato un contributo positivo di indotto lavorativo nelle aree di interesse. Tozzi Green gestirà direttamente il parco.

L’avvio del parco di Mazzarino arriva a pochi mesi da quelli di Murfi (Trapani) e Vicaretto (Palermo) e ora il gruppo di Mezzano incrementa la sua potenza installata a 186,2 MW, di cui circa il 50 percento in Italia, cui si aggiungono gli oltre 222mila kit fotovoltaici in Perù.

«Sono sempre più fiducioso sugli sviluppi degli impianti di energia rinnovabile in Italia – ha dichiarato Andrea Tozzi, amministratore Delegato di Tozzi Green –, confortato dalla forte crescita della potenza installata registrata nel 2023 e dalla sempre più diffusa comprensione di quanto sia decisiva per rendere un grande Paese industriale come il nostro sempre più indipendente e competitivo dal punto di vista energetico».

Il gruppo Tozzi opera da oltre 30 anni in tutto il mondo nello sviluppo di impianti per la generazione di energia da fonti rinnovabili. I ricavi consolidati nel 2022 sono stati pari a 109,3 milioni di euro, l’Ebitda pari a euro 60,2 milioni di euro e l’utile netto pari a 10,3 milioni di euro.

Nuoto, lezioni di apnea a Faenza con il campione Pelizzari che scese a 150 metri

Due giornate di teoria e pratica in piscina a Faenza organizzate dalla società Nuoto Sub con Umberto Pelizzari, pluriprimatista di apnea

1 Pelizzari Show Dei Record 2022Il nuotatore pluriprimatista di apnea Umberto Pelizzari sarà ospite del Nuoto Sub Faenza in piscina il 18 e il 23 gennaio per tenere lezioni teoriche e pratiche a chi si cimenta in questa disciplina.

Il primo appuntamento sarà preceduto da un incontro pomeridiano dell’ex campione, oggi divulgatore conduttore televisivo, coi nuotatori agonisti tesserati dalla società di Faenza allo scopo di fornire loro utili indicazioni su come gestire al meglio le fasi subacquee di gara. Dalle 18 alle 20 del 18 gennaio Pelizzari sarà nell’aula dei corsi nella piscina di via Marozza a tenere una lezione teorica sull’apnea dinamica; al termine si trasferirà assieme ai presenti in vasca per la lezione pratica in acqua.

Pelizzari tornerà a Faenza il 23 gennaio per una lezione teorica stavolta sull’apnea statica, che sarà seguita dalla lezione pratica in acqua.

Umberto Pelizzari è nato a Busto Arsizio (Varese), ha 58 anni e con un 189 centimetri di altezza e 84 chili di peso vanta una capacità polmonare di 7,9 litri. Numerosi sono i suoi record: l’ultimo è datato 3 novembre 2001, quando nelle acque di Capri ha conquistato il nuovo primato mondiale di apnea in assetto variabile regolamentato con meno 131 metri. Nel 1997 scese a 150 metri in assetto variabile no limits in un tempo di 2’57”.  Nel 1995, assieme al campione di pesca subacquea Renzo Mazzarri, ha fondato Apnea Academy, un’associazione ideata per la diffusione e l’insegnamento dell’apnea, che è diventata poi Scuola di formazione e di ricerca per l’apnea subacquea. Dal 2000 Pelizzari è un volto conosciuto delle grandi televisioni nazionali: “Lineablu”, “Sai xChé?”, “Ritorno alla natura”, “Vite in apnea”, “il Musichione” e “Lo show dei record”. Dal 2006 è docente presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa al master di secondo livello di Medicina subacquea ed iperbarica.

L’attività formativa del Nuoto Sub Faenza ha intanto qualificato 21 nuovi istruttori di nuoto che hanno sostenuto l’esame finale e conseguito il brevetto lo scorso 11 gennaio.

Con il 2024 la società sportiva che riunisce atleti e appassionati delle attività acquatiche di Faenza e dintorni ha cambiato ufficialmente nome: Centro Sub Nuoto Club 2000 ha lascia il posto a Nuoto Sub Faenza. «Lo spirito è ancora quello del 2012 quando nacque il centro – spiega il presidente Antonio Marcelli -. Per adeguare il nostro statuto alla nuova legislazione abbiamo dovuto apportare delle variazioni da registrare con atto notarile, così ne abbiamo approfittato per semplificare la nostra denominazione, che dallo scorso 19 dicembre è Associazione Sportiva Dilettantistica Nuoto Sub Faenza».

Concessioni balneari, il Governo non decide e i Comuni fanno da sé

Verso la sanzione europea. Il rischio è un’anarchia che potrebbe anche portare al blocco del settore

Spiaggia Zanni
Foto di Adriano Zanni

Gli ultimi mesi sono stati un periodo piuttosto burrascoso per il tema delle concessioni balneari. Il governo Meloni non ha ancora stabilito le regole per rinnovare i titoli scaduti il 31 dicembre 2023, ma quel che è certo è che la prossima estate – almeno per quanto riguarda Ravenna e Cervia – rivedremo ancora gli storici gestori a condurre i loro stabilimenti. Entrambi i Comuni hanno infatti deciso di avvalersi della proroga al 31 dicembre 2024 prevista dalla legge 118/2022 del governo Draghi, nel caso in cui un’amministrazione fosse impossibilitata a effettuare le gare entro lo scorso anno. Una scelta fatta da tutti i sindaci romagnoli e dalla stragrande maggioranza dei loro colleghi nel resto d’Italia, proprio perché mancano le regole nazionali con cui scrivere i bandi, che avrebbero dovuto essere contenute in un decreto attuativo da approvare entro febbraio 2023, ma che non è mai stato varato dal governo Meloni.

Da tredici anni, le concessioni balneari sono prive di una legge che definisca le modalità per rinnovarle nel rispetto della direttiva europea Bolkestein, ovvero senza alcuna forma di automatismo agli stessi titolari, come invece ha sempre fatto l’Italia. L’esecutivo a guida centrodestra ha sempre dichiarato di non essere d’accordo con le gare previste dalla Bolkestein e di voler tutelare la continuità dei concessionari storici. Per questo, la scorsa estate ha istituito un tavolo interministeriale per lavorare a una mappatura delle coste italiane che ha dichiarato come solo il 33% dei litorali sia occupato da concessioni e il 67% sia libero, al netto delle aree protette e del demanio portuale e militare. La tesi del governo è che sia possibile garantire la concorrenza richiesta dalla Bolkestein dando nuove concessioni sul demanio libero, per poter avviare nuove imprese senza toccare quelle esistenti: questo anche perché gli articoli 11 e 12 della direttiva prevedono le gare solo in caso di “scarsità della risorsa naturale”, che secondo i dati della mappatura non sussisterebbe. Tuttavia, il lavoro effettuato dal governo è ad oggi incompleto: sia perché non è stato calcolato il demanio lacuale e fluviale, dove in alcune regioni è possibile avviare imprese balneari (pensiamo per esempio agli stabilimenti sul lago di Garda o lungo il fiume Po), sia perché la percentuale di coste libere non distingue quelle effettivamente concedibili e quelle, invece, dove costruire uno stabilimento balneare sarebbe impossibile (come le scogliere a strapiombo sul mare, nemmeno raggiunte da una strada). Ma soprattutto, il principio di evitare le gare grazie all’abbondanza di risorsa andrebbe declinato in una legge, ed è proprio questo il punto su cui il governo pare in difficoltà, avendo fatto promesse che forse non sa come mantenere.

Lo scenario è stato ulteriormente complicato dall’invio del parere motivato da parte della Commissione europea, giunto lo scorso novembre: si tratta del secondo step per l’avvio di una procedura di infrazione, dopo la lettera di messa in mora recapitata a dicembre 2020. Al governo Meloni sono stati dati due mesi di tempo per rispondere, ovvero fino al 16 gennaio, e se le sue richieste non saranno esaudite, Bruxelles potrà valutare la sanzione da comminare all’Italia.

Inoltre, il 2 gennaio sulla questione è intervenuto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nell’esprimere perplessità sulla proroga decisa dal governo Meloni alle concessioni per il commercio ambulante (anch’esse colpite dalla Bolkestein), ha sottolineato l’urgenza di completare il quadro regolatorio per il rinnovo delle concessioni balneari. Difatti, dopo più di un anno dal suo insediamento, il governo non ha fatto nulla di concreto per intervenire sulla materia in modo definitivo.

Ad oggi l’unica certezza è la legge 118/2022 approvata da Draghi, che per la prima volta si è adeguato al diritto europeo sulle concessioni balneari, imponendo la scadenza dei titoli il 31 dicembre 2023 e le gare entro il 31 dicembre 2024. Dai banchi dell’opposizione e durante la campagna elettorale, il partito di Giorgia Meloni si era dichiarato contrario a questa norma, mentre una volta al governo non ha né mantenuto la sua contrarietà (dal momento che non ha abrogato la legge), né ha accettato di completarne il disegno (poiché non ha emanato i decreti attuativi). La conseguenza di questa inerzia è una situazione di impasse che vede in difficoltà sia gli attuali concessionari, privi di certezze sul futuro delle loro imprese, sia gli imprenditori interessati a entrare nel mercato, sia soprattutto le amministrazioni locali, che si sono trovate a dover decidere in autonomia il da farsi sui titoli in scadenza. La maggior parte di queste, come detto, si è avvalsa dell’anno di proroga finalizzato a espletare le procedure selettive per riassegnare i titoli, ma in assenza di direttive nazionali, ogni Comune sta scrivendo le regole per conto proprio. In Romagna, molte amministrazioni hanno già dato mandato ai funzionari di iniziare a scrivere i bandi, che sono procedure lunghe e complesse. Ma senza una legge-quadro statale, il rischio è quello di un’anarchia e disparità di regole tra diverse località, che potrebbero determinare molti contenziosi e il blocco del settore. D’altronde, però, le concessioni sono ormai scadute e non si può fare altro che decidere come rinnovarle: ciò significa stabilire quanto dureranno i nuovi titoli, come determinare la professionalità e l’esperienza richiesta ai partecipanti, quali saranno i criteri per calcolare il valore delle aziende e gli indennizzi in caso di passaggio della concessione. Poiché il problema non è più se fare o non fare le gare, bensì come farle. E su questo, nessun politico ha mai avuto il coraggio di decidere.

Tasso di fecondità in picchiata: «Con questi stipendi, la gente non fa più figli…»

L’analisi dell’economista D’Angelillo: «Natalità in calo dal 2008, anno della crisi. E ora anche gli stranieri non crescono più»

Foto Dangelillo Ott 2011
Massimo D’Angelillo

«Il peggioramento della situazione economica ha influito anche sui processi di natalità». Dati alla mano, è facile sottolineare la correlazione per Massimo D’Angelillo, storico economista ravennate, fondatore di Genesis Srl.

A partire dal tasso di fecondità, indicatore che esprime il numero medio di figli per donna in età feconda (15-49 anni) e che dovrebbe essere pari a 2,1 per assicurare a una determinata popolazione di riprodursi mantenendo costante la propria struttura. In provincia di Ravenna – secondo i dati Istat analizzati da D’Angellillo – il tasso di fecondità delle donne è cresciuto da inizio secolo fino a toccare l’apice nel 2008, anno della grande crisi, per poi passare dall’1,54 complessivo (grazie al 2,71 delle donne straniere) no all’1,23 del 2022, di poco inferiore alla media nazionale (con le donne straniere che per la prima volta scendono anche loro sotto il 2). «Il dato è generalizzato, ma anche in provincia la pandemia ha fatto andar via molti stranieri, che ora evidentemente non vedono più Ravenna come un luogo dove poter mettere su famiglia». I residenti stranieri negli ultimi tre anni nel comune capoluogo sono calati di un migliaio di unità, scendendo a fine 2022 a quota 17.664, con un calo più accentuato appunto tra i bambini. «Per un certo periodo, erano stati gli stranieri a risollevare la natalità media, ma ora si stanno adattando al comportamento degli italiani, forse come conseguenza anche di un processo di integrazione – continua D’Angelillo -. Ovviamente, una minor natalità porta a una serie di conseguenze note: minor disponibilità di forze lavoro e quindi minori contributi a fronte di un aumento del carico sul sistema del welfare da parte della popolazione anziana».

La ricetta per risollevarci? «Semplicemente, investire sul welfare. Ma non basta, se è vero che anche in territori da questo punto di vista virtuosi, come potrebbe essere il Ravennate, il fenomeno della denatalità è sempre più accentuato. Questo ci conferma che il problema è più generale, italiano ma che coinvolge anche la nostra provincia: è una questione di insicurezza economica, di stipendi bassi a fronte di prezzi in aumento, che porta a rimandare o addirittura rinunciare a fare figli. Le difficoltà nel trovare il lavoro, la casa, nel garantire alla propria famiglia un benessere adeguato. In questi mesi si è parlato tanto di salario minimo, sicuramente aiuterebbe, ma non credo basterebbe. La situazione economica più complessiva è pesante e prevedo che non cambierà in tempi brevi, almeno in Italia»

Il Ravenna batte 4-0 il Prato nella prima partita in casa del 2024

Vittoria netta sui toscani che in estate erano considerati tra i favoriti del campionato e ora sono al tredicesimo posto

Il Ravenna Fc batte 4-0 il Prato nella prima partita in casa del 2024, la 19esima giornata del campionato di calcio di serie D. I giallorossi vanno a rete con Diallo, Sabbatani, Marino e Pavesi e si mantengono al primo posto in classifica con tre punti di vantaggio sul San Marino che ha vinto in casa con la Pistoiese.

Quello contro il Prato è un risultato molto importante per i giallorossi. I toscani in estate, con un mercato importante, erano stati indicati tra le grandi favorite per la vittoria finale ma un avvio balbettante ha frenato le loro ambizioni ed ha portato ad una mancanza di continuità che si è concretizzata nell’attuale tredicesimo posto in classifica.

Secondo 4-0 consecutivo in casa, quarta vittoria di fila. Per il Ravenna è arrivata un’altra partita senza subire gol, la settima consecutiva (ultimo gol incassato il 19 novembre nel 4-1 casalingo contro Mezzolara): in totale in 19 giornate sono solo 6 le rete incassate dai giallorossi.

La prossima gara dei giallorossi in trasferta sul campo di un Sant’Angelo alla ricerca di punti salvezza.

La Regione aumenta le rette dei centri residenziali per anziani di 123 euro al mese

Provvedimento dell’Emilia-Romagna a partire dall’inizio del 2024, in provincia riguarda 1.600 famiglie. I sindacati si oppongono e chiedono ai Comuni di prendere posizione per ritirare il provvedimento

Anziana DeambulatoreLa Regione Emilia-Romagna ha deciso in modo unilaterale di aumentare le rette delle case residenza anziani (Cra) e dei centri socio-riabilitativi residenziali (Csrr) di 4,10 euro al giorno dall’1 gennaio 2024. Si tratta di circa 123 euro al mese a carico degli utenti e delle loro famiglie. Per la provincia di Ravenna il provvedimento riguarda oltre 1.500 anziani e quasi un centinaio di disabili.

I sindacati Cgil, Cisl e Uil della provincia di Ravenna, insieme alla categorie dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, chiedono alla Regione di modificare la decisione e chiedono di aprire immediatamente il confronto con i Comuni e i comitati di distretto. I sindacati ritengono indispensabile una presa di posizione delle amministrazioni locali per riposizionare l’intervento della Regione e per allargare la platea di chi, a fronte di una situazione economica più disagiata, non è in grado di far fronte agli aumenti.

La richiesta dei sindacati è di rivedere i valori Isee di riferimento per ampliare la platea degli utenti che necessitano dell’aiuto dei Comuni; collegare il sistema tariffario alle nuove regole per l’accreditamento, sul quale è in corso il confronto con le organizzazioni sindacali regionali.

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