venerdì
15 Agosto 2025

Approdata a Ravenna la nave ong Humanity1. Sbarcati 69 migranti

Al terminal di Porto Corsini. Ad accoglierli gli operatori sanitari e le forze dell’ordine per i controlli e l’ospitalità in regione

Migrandi Nave Ong Humanity1 Porto Corsini
Foto Massimo Argnani

Senza intoppi e puntuale come previsto, verso le 8 di stamattina 25 aprile, è arrivata a Ravenna, ormeggiata al terminal passeggeri di Porto Corsini la nave ong Humanity1 con 69 naufraghi soccorsi alcuni giorni fa al largo delle coste libiche.

Molti dei migranti a bordo provengono da nazioni africane, a partire dal Sudan, colpite da guerre e carestie. Ad accoglierli sulle banchine del porto, operatori sanitari e sociali, e forze dell’ordine della macchina organizzativa coordinata dalla Prefettura.
Dopo i controlli le 69 persone soccorse – che dopo lo screenig iniziale sono apparse un buone condizioni di salute –, fra cui 17 minori non accompagnati (e non 20 come segnalati in precedenza), saranno portati nelle strutture di accoglienza: i minorenni in fase provvisoria resteranno a Ravenna, gli adulti (51 uomini e 1 donna) sono destinati in varie provincie dell’Emilia-Romagna.

Secondo una nota della Prefettura a capo delle operazioni di accoglienza «la macchina organizzativa messa in campo ha risposto con efficienza e tempestività… e funzionato alla perfezione», contando su un personale  di oltre 200 addetti tra Forze dell’Ordine, Polizia Locale, Vigili del Fuoco, Capitaneria di Porto Guardia Costiera che Sanitario con Medici ed Infermieri e del Volontariato sociale (CRI, Caritas, Mediatori Culturali) oltre al personale del Comune di Ravenna- Servizi Sociali.

Alcuni momenti dello sbarco nelle foto di Massimo Argnani

 

 

 

Stella ucraina del pianoforte sul palcoscenico di “Ravenna Musica”

Reciltal di Anna Kravtchenko, il 26 aprile al teatro Alighieri, per la stagione dei concerti della Mariani

Anna Kravtchenko Pianista

Dopo il recital del giovane pianista Emanuil Ivanov, mercoledì 26 aprile al teatro Alighieri (ore 21), la stagione “Ravenna Musica” dell’associazione Mariani, ospita un’altra stella del pianismo internazionale, Anna Kravtchenko. In denominatore comune tra Anna Kravtchenvko e Emanuil Ivanov è la vittoria del Premio Busoni, uno dei più prestigiosi in ambito pianistico.

Nata in Ucraina nel 1976, Anna lo ha conseguito nel 1992 alla giovanissima età di sedici anni e anche per lei ha segnato l’inizio di una brillante carriera, con esibizioni nei più importanti teatri e sale da concerto europei.
Al pubblico ravennate proporrà il Preludio in si minore BWV 855a di Bach, composto per clavicembalo negli anni 1718-1722 e trascritto per pianoforte dal pianista russo Aleksandr Siloti, Carnaval op. 9 di Schumann, scritto dal 1834 al 1835, e Le Stagioni op. 37b di Cajkovskij, raccolta di 12 pezzi caratteristici che rappresentano i mesi dell’anno, scritti negli anni 1875 e 1876.

Lugo, la consigliera comunale Pd Alessandra Fiorini entra nella giunta Ranalli

Il sindaco Ranalli le ha assegnato le deleghe Associazionismo, Volontariato, Promozione territoriale e urbana

Alessandra FioriniAlessandra Fiorini è la nuova assessora della giunta del Comune di Lugo. Il sindaco Davide Ranalli le ha assegnato le deleghe ad associazionismo, volontariato, promozione territoriale e urbana dopo le dimissioni di Pasquale Montalti e la nomina a nuovo vicesindaco di Luigi Pezzi.

Il sindaco ha anche compiuto una redistribuzione delle deleghe attribuendosi quella allo sport, nella quale sarà coadiuvato dal consigliere comunale Ivan Rossi, persona che ha grande conoscenza dello sport lughese. Al vicesindaco Pezzi sono attribuiti gli affari generali, mentre non viene toccato il resto delle deleghe in capo agli assessori in carica.

Alessandra Fiorini è nata nel 1975 e vive a Lugo. Laureata in Giurisprudenza, lavora nella regione Emilia-Romagna. È stata consigliera comunale per il Partito Democratico nel Consiglio Comunale di Lugo dal 2004 al 2009 e assessora a Lugo nel mandato 2009-2014 con la delega al welfare e, nella seconda parte del mandato, ai lavori pubblici. In questa sindacatura Alessandra Fiorini è stata consigliera comunale Pd, carica da cui si è dimessa per accettare il suo ingresso in giunta.

«L’esperienza politica e amministrativa di Alessandra Fiorini è sotto gli occhi di tutti – ha spiegato il sindaco Ranalli – : segretaria di circolo, consigliera comunale e già assessora nella giunta Cortesi. Per me è sempre importante tenere insieme rappresentanza politica e esperienza e a queste valutazioni aggiungo il criterio della stima e della fiducia. Per me questo è l’assetto migliore per traguardare la legislatura e sono molto contento che Alessandra abbia accettato perché non era affatto scontato. Riguardo allo sport credo che essere coadiuvato da Ivan Rossi sia una grande opportunità per il nostro mondo sportivo e riunirò al più presto la Consulta dello sport».

Alessandra Fiorini Assessore Lugo«Non immaginavo questa richiesta e appena mi è stato chiesto ho esitato – ha detto la neo assessora Fiorini -. La politica ha però le sue regole, le sue logiche e le sue necessità e ho quindi accettato con autentico spirito di servizio, anche in virtù del fatto che manca un anno alla fine del mandato. Mi sento in continuità con chi mi ha preceduto perché c’è una condivisione di fondo delle ragioni che ci hanno portato, tutti assieme, a condividere la campagna elettorale nel 2019. Proseguiremo quindi sul percorso già tracciato».

La giunta del Comune di Lugo è così composta e le deleghe sono così attribuite:
sindaco Davide Ranalli: qualità urbana, progetti speciali, organizzazione e personale, bilancio, urbanistica, edilizia privata, sport;
vicesindaco Luigi Pezzi: scuola, famiglia e solidarietà sociale, infanzia, Urp e comunicazione, informatica, demografici, ufficio elettorale, affari generali;
assessora Veronica Valmori (“assessore anziano”): lavori pubblici, patrimonio, manutenzioni, decentramento, polizia municipale e controllo sociale del territorio, protezione civile;
assessora Alessandra Fiorini: associazionismo, volontariato, promozione territoriale e urbana;
assessora Maria Pia Galletti: verde, mobilità, ambiente, sviluppo green ed ecologia, politiche sanitarie;
assessora Anna Giulia Gallegati: cultura, politiche giovanili, biblioteche e musei, pari opportunità, legalità, gemellaggi;
assessore Luciano Tarozzi: attività produttive, sviluppo economico, società partecipate, tributi, controllo di gestione. All’assessore Luciano Tarozzi viene inoltre attribuita la delega a partecipare alle riunioni di giunta dell’unione in caso di assenza o impedimento del sindaco e del vicesindaco;
assessora Lucia Poletti: politiche di welfare, formazione e lavoro, diritti dei nuovi cittadini, immigrazione, integrazione socio/sanitaria, tutela dei diritti degli animali, politiche per il diritto alla casa.

L’ex assessore Cassani presenta il suo nuovo romanzo alla Feltrinelli di Ravenna

Appuntamento venerdì 5 maggio alle 18. Durante l’incontro il ravennate dialogherà con Matteo Cavezzali di Scrittura Festival.

Alberto CassaniIl ravennate Alberto Cassani presenta il suo terzo romanzo La bomba (Baldini e Castoldi) alla libreria Feltrinelli di Ravenna. Appuntamento venerdì 5 maggio alle 18. Cassani sarà introdotto dall’assessore alla cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia, e dialogherà con Matteo Cavezzali di Scrittura Festival.

Cassani è stato a sua volta assessore alla Cultura del Comune di Ravenna e ora è a capo della segreteria dell’assessorato regionale Turismo e Mobilità (anche col ruolo di coordinamento con l’assessorato regionale alla cultura). Nel 2022 è stato nominato fra i nuovi membri della Commissione per il teatro del Ministero della Cultura.

La storia del romanzo è ambientata in una città di provincia governata da una sindaca, una donna giovane, single e di origini straniere, che riceve alcuni messaggi anonimi con cui un aspirante bombarolo lancia un ultimatum: la sindaca ha trenta giorni per decidere, o si ritira dalla politica o la bomba scoppia. Il libro segue questi trenta giorni che scadono proprio il 25 aprile.

Tribunale sul caso Ettore Muti: commemorare gerarca fascista non è reato

Accolta la richiesta della procura e archiviato l’esposto della Consulta antifascista contro una trentina di nostalgici che ricordarono il ravennate ex segretario del Pnf. Ma un’altra denuncia potrebbe presto arrivare in aula

Cerimonia Ettore Muti cimitero di Ravenna
La cerimonia per Ettore Muti degli “arditi d’Italia” al cimitero di Ravenna (foto Massimo Argnani)

La commemorazione di un gerarca fascista, con un raduno in una cerimonia pubblica che unisce celebrazione e preghiera, non è reato. Così è stato stabilito in tribunale a Ravenna il 20 marzo scorso davanti al giudice per le indagini preliminari Andrea Galanti che ha accolto la richiesta della procura e archiviato la denuncia della Consulta provinciale antifascista per i fatti avvenuti al cimitero di Ravenna nell’agosto del 2020 e del 2021.

Come si ripeteva e continua a ripetersi annualmente da oltre quindici anni, una trentina di simpatizzanti di realtà dell’estrema destra parteciparono all’appuntamento organizzato dall’Anai (associazione nazionale arditi d’Italia) per ricordare il ravennate Ettore Muti, esponente del partito fascista di cui fu anche segretario per una breve parentesi, ucciso a 41 anni a Fregene nel 1943 in circostanze mai del tutto chiarite. Dopo un breve corteo e la recita del “Padre nostro”, il momento centrale della cerimonia è quello che viene indicato come la cosiddetta “chiamata al presente”: una voce singola grida “Camera Ettore Muti” per tre volte e altrettante volte il gruppo in coro risponde “Presente”.

Antifascisti Protesta Cerimonia Muti
Protesta di un drappello di antifascisti contro la rievocazione del gerarca ravennate Ettore Muti (foto Massimo Argnani)

L’esposto presentato dalla Consulta, così come fatto anche negli anni precedenti, contesta la violazione della legge Scelba che nel 1952 introdusse il reato di apologia del fascismo. Lo spiega meglio Andrea Maestri, l’avvocato che rappresenta la Consulta di cui è anche vicepresidente: «Non ci pare ci siano dubbi se si legge l’articolo 4 dove si vieta la pubblica esaltazione di esponenti del disciolto partito fascista». L’interpretazione della procura, accolta dal gip, invece è di non ritenere applicabile la legge 645/1952 se non vi è pericolo concreto di ricostituzione del partito fascista. «A nostro avviso – replica Maestri – il coagulo di quelle persone da varie parti d’Italia è una manifestazione pericolosa che si richiama a un’ideologia totalitaria e ha una finalità intrinseca di proselitismo».
Pur non condividendo la decisione del tribunale, l’avvocato sottolinea la soddisfazione per aver portato i fatti davanti a un giudice per la prima volta: «In passato i nostri esposti hanno imboccato binari morti fin dal primo momento in cui venivano consegnati alla procura. Ora qualcosa è diverso e si comincia a voler approfondire certi episodi».

La battaglia della Consulta contro l’adunata di nostalgici avrà quasi certamente una nuova puntata dopo l’estate. È infatti ipotizzabile una nuova udienza in cui si discuterà l’archiviazione decisa lo scorso dicembre da un altro gip (Sabrina Bosi) per la cerimonia di agosto 2022. Per un errore in cancelleria, l’opposizione della Consulta non è stata notificata al giudice competente e non è stata quindi fissata l’udienza. «Abbiamo fatto ricorso per un vizio di legittimità – dice Maestri –. Mi aspetto che tutto torni davanti un altro giudice per discutere nel merito la decisione di opposizione. Chiediamo che si celebri un processo per arrivare a un giudizio, come successo in altri tribunali italiani che hanno pronunciato sentenze di condanna».

Braccio teso e maglietta del Duce: due indagati per la legge Mancino

La procura è invece intenzionata a processare due dei partecipanti a quelle adunate per violazione della legge Mancino del 1993: uno alzò il braccio destro e l’altro indossava una maglietta con la scritta “Onore e fedeltà al Duce”. La legge Mancino sanziona e condanna frasi, gesti, azioni e slogan aventi per scopo l’incitamento all’odio, l’incitamento alla violenza, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.

Nuovo sbarco di migranti: la metà dei 69 viene dal Sudan dove è esplosa la guerra

Una nave della ong Sos Humanity è attesa al porto di Ravenna per le 8.30 del 25 aprile 2023 con le persone soccorse 5 giorni prima nel Mediterraneo. A bordo 20 minorenni non accompagnati e una sola donna. La Regione ribadisce il proprio impegno per l’assistenza ma chiede al Governo Meloni un piano che non mandi navi così distanti dai luoghi di emergenza

FnaSBSLXEAEYVqRQuasi la metà dei 69 migranti a bordo della nave Humanity 1 della ong Sos Humanity attesa a Ravenna per domani, 25 aprile, proviene dal Sudan, probabilmente in fuga dal conflitto esploso il 15 aprile nella capitale Khartoum fra l’esercito regolare e il gruppo paramilitare delle Rapid support forces (Rsa). Gli altri migranti provengono da Nigeria, Eritrea, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal, Sud Sudan e Togo. Lo rende noto la Regione Emilia-Romagna.

L’attracco alla banchina del terminal crociere a Porto Corsini è confermato per le 8.30 del 25 aprile, quindi dopo cinque giorni di navigazione dal salvataggio in mare avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 aprile al largo delle coste libiche. Si tratta del terzo arrivo di una nave ong a Ravenna dopo i due precedenti, in entrambi i casi della Ocean Viking: il 31 dicembre scorso, con 113 migranti di cui 34 minori, e il successivo 18 febbraio, in cui arrivarono 84 persone (58 minori).

La distribuzione dei migranti sbarcati a Ravenna dalla nave Humanity 1

Fkb3VaJWAAI3jn8Come comunicato dalla prefettura di Ravenna, che riporta le notizie ricevute dall’equipaggio a bordo (in fondo alla pagina un breve video che spiega la situazione sulla nave), il gruppo soccorso dalla Humanity 1 è composto da venti minori non accompagnati, che resteranno temporaneamente nelle strutture in provincia, e 49 adulti (sotto i 40 anni) tra cui una sola donna che verranno così distribuiti in regione: 12 accolti a Bologna, 10 a Modena, 6 a Reggio Emilia, 5 a Forlì-Cesena e altrettanti a Parma, 4 a Ferrara, 4 a Rimini e 3 a Piacenza. A Ravenna resteranno anche quelli che dovessero aver bisogno di ricovero ospedaliero. Le condizioni di salute verranno attentamente valutate al momento dello sbarco, anche se a bordo viene effettuata una prima visita e si verificherà se ci sono casi di infezione da Covid-19 o persone affette da altre patologie.

Sbarchi migranti, la Regione critica il governo Meloni: «Serve un piano di programmazione»

L’assessore regionale al Welfare, Igor Taruffi, in costante contatto col presidente Stefano Bonaccini, nel tardo pomeriggio di oggi, 24 aprile, sarà a Ravenna per una verifica della macchina organizzativa: «L’Emilia-Romagna fa la sua parte per persone che fuggono dalla povertà e da situazioni drammatiche, spesso di guerra, confermando la sua vocazione di solidarietà e accoglienza. Di nuovo, però, registriamo l’assegnazione di un porto di sbarco lontano giorni e giorni di navigazione dal punto di salvataggio, e l’assenza di un piano di gestione sia degli sbarchi sia dell’accoglienza da parte del Governo. Ribadiamo di essere pronti a fare la nostra parte e a confrontarci con l’Esecutivo, che deve però uscire da una logica solo emergenziale, senza alcuna programmazione, con i Comuni e i territori spesso lasciati soli».

Consegnati i premi del festival Corti da Sogni. In 5 giorni 1.200 spettatori

Gli organizzatori: «A maggio a Ravenna un incontro con Giuseppe Tagliavini, vincitore dell’Oscar 2023 per gli effetti speciali»

Festival Corti Da Sogni Vincitori 2Si è chiusa la 24esima edizione del festival internazionale di cinema Corti da Sogni dedicato ai cortometraggi con la premiazione dei vincitori delle categorie in concorso. La giornata finale si è svolta sabato 22 aprile al teatro Rasi di Ravenna.

Durante le cinque giornate di festival sono state proiettate opere in anteprima e cortometraggi che hanno già ottenuto prestigiosi riconoscimenti nei principali festival internazionali.

I corti vincitori
Il corto inglese The Stupid Boy di Phil Dunn si è aggiudicato l’European Sogni Award. La storia di un giovane neurodiverso che, attraverso la sua spontanea gentilezza verso gli altri, riesce a rompere gli schemi e la violenza della società ha conquistato la giuria composta da Tiziano Gamberini, Teresa Mecklin e Paolo Galassi. Il premio è stato consegnato da Walter e Rosanna Ricci (genitori di Antonio Ricci, alla cui memoria è dedicato il festival) al rappresentante della casa di distribuzione Associak, Cristiano Anania.

Nella sezione Made in Italy ha trionfato Hub di Francesco Barozzi che, insieme alla produttrice Cristina Bernardi e allo scenografo Emanuele D’Antonio, ha ritirato il premio che gli è stato consegnato da Matteo Cavezzali, in giuria assieme a Corrado Ravaioli e Franco Calandrini. Il corto vede protagonista una coppia precaria che vive in una roulotte ai margini della società.

La categoria Sogni d’Oro (riservata ai corti provenienti al di fuori dell’Europa) è andata all’opera cinese Lili Alone di Zou Jing. La giuria era composta da Kimi Kanervo, Federica Ferruzzi e Virginia Gambatesa.

Per il cinema d’animazione, il premio Giuseppe Maestri (dedicato al grande incisore ravennate) è andato alla magnifica e toccante opera, proveniente dalla Giordania, Zoo di Tariq Rimawi. Sul palco, l’assessore alla cultura del Comune di Ravenna, Fabio Sbaraglia, e i giurati Flavio Fabbri e Camilla Panebarco, che insieme a Angelina Maestri e Silverio Piolanti hanno formato la giuria.

Il voto del pubblico in sala, per la categoria Creatività in corto, ha premiato la divertente commedia Disappeared Internet di Matteo Cirillo e Bonolis Bros che racconta gli effetti dei social network non solo sulla socialità dei giovani ma anche sulle generazioni più avanti con l’età. Il corto vincitore ha avuto la meglio sulla commedia italiana Tre volte alla settimana di Emanuele Vicorito.

Gli studenti della classe seconda C del liceo scientifico Oriani di Ravenna hanno premiato, nella categoria Film School, l’opera tedesca Get home safe di Tamara Denic, che racconta la fuga di una ragazza da un tentativo di aggressione da parte di un uomo.

Per le scuole medie, per la categoria Mitici Critici, la classe seconda D della Guido Novello ha premiato l’opera neozelandese Fetch di Sam Gill.

Sempre per le scuole, nella categoria Green Planet, la giuria composta dalla classe seconda E dell’istituto Montanari ha premiato il britannico Footsteps on the wind di Maya Sanbar, Faga Melo e Gustavo Leal.

«Le cinque giornate di proiezione, nel corso delle quali si sono registrati oltre 1.200 spettatori, sono state scandite da un crescente successo di pubblico – commentano gli organizzatori del festival – fino ad arrivare al tutto esaurito di sabato sera in occasione della proiezione dei corti vincitori e del corto An Irish Goodbye, che ha trionfato agli Oscar 2023».

«A maggio – continuano gli organizzatori – si terrà un incontro con uno dei massimi esperti di effetti speciali a livello mondiale. Sarà infatti a Ravenna Giuseppe Tagliavini, fresco vincitore dell’Oscar per gli effetti speciali con Avatar 2. Infine, il 21 luglio il festival Corti da Sogni si trasferisce all’arena del Sole di Lido di Classe per una serata speciale dedicata alla sezione Green Planet riservata ai corti a tema ambientale».

Il festival è organizzato col patrocinio del Comune di Ravenna – assessorato alla Cultura e in collaborazione con la Uicc, Cinemaincentro e l’associazione Solaris.

Due visite guidate per scoprire la storia del teatro Goldoni: aperte le prenotazioni

Per due domeniche (30 aprile e 28 maggio) si potranno ammirare gli affreschi, il sipario e il dietro le quinte

Teatro Goldoni BagnacavalloAperte le prenotazioni per le visite guidate al teatro Goldoni di Bagnacavallo, che si terranno domenica 30 aprile e domenica 28 maggio alle 10.30.

Durante la visita, rivolta ad un massimo di quindici persone, una guida porterà i partecipanti alla scoperta della storia e dei segreti dell’ottocentesco teatro.

Si potranno ammirare gli affreschi, il sipario restaurato di recente, la platea, i palchi e il loggione. Si avrà poi la possibilità di andare dietro le quinte per vedere le macchine e le antiche tecniche di scena che animavano gli spettacoli.

Per la prima visita guidata è necessario prenotarsi entro il 28 aprile, mentre per la seconda entro il 26 maggio.

Per informazioni contattare il numero 339 5472038.

Il Teatro Goldoni: un po’ di storia

Il Teatro Goldoni di Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, è situato vicino al Palazzo Comunale e fu originariamente costruito nel 1648 come un teatrino in legno all’interno della Fabbrica dell’Abbondanza. Nel 1796, il Consiglio decise di acquistare il Palazzo Brandolini per costruire un nuovo teatro a causa della pericolosità dell’edificio in legno e del rischio di incendi. Il progetto fu approvato nel 1796 dall’architetto Cosimo Morelli, ma fu solo nel 1839 che il progetto fu affidato a Filippo Antolini. Il nuovo teatro a pianta rettangolare fu inaugurato il 27 settembre 1845 con le opere Ernani di Giuseppe Verdi e Parisina di Gaetano Donizetti. Nel 1907, il teatro fu intitolato a Carlo Goldoni, poiché il padre del famoso commediografo aveva esercitato la professione in paese.

L’architettura del teatro si caratterizza per una facciata in mattoni a vista con un portico di cinque archi a tutto sesto, retti da pilastri e colonne con capitelli ionici. L’interno presenta una sala a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e un loggione delimitato da archi. Il soffitto a volta ad ombrello è affrescato, così come i parapetti dei palchi. Sei medaglioni di legno dorato con l’effigie di personaggi legati alla storia locale sono collocati ai lati del proscenio.

Nel corso degli anni, il teatro ha subito vari interventi di restauro e adeguamento alle norme di sicurezza. Nel 2020, il sipario è stato restaurato, riportando la tela all’originario splendore.

Grandine sui colli faentini. Coldiretti: «Altri danni ai frutteti dopo la siccità»

Le aree maggiormente interessate sono state Brisighella, Marzeno e Casola Valsenio

GrandineQuesta mattina, lunedì 24 aprile, un’intensa grandinata sull’alto Faentino ha causato danni a frutteti, vigneti e uliveti. Le aree maggiormente interessate sono state Brisighella, Marzeno e Casola Valsenio. Tanta era l’attesa della pioggia, utile a ripristinare le scorte idriche nei terreni, ma la perturbazione ha invece scaricato più ghiaccio che acqua.

Coldiretti invita gli agricoltori a segnalare al più presto i danni subiti, in modo tale da poter mettere in moto tutte le procedure di sostegno per compensare le eventuali perdite economiche subite. «Si tratta – commenta Coldiretti Ravenna – di un evento la cui portata sarà valutabile solo nei prossimi giorni, ma alcuni danni sono già ravvisabili ad occhio nudo, peraltro su colture già stremate da gelate tardive e siccità». La grandine è il fenomeno atmosferico più temuto dagli agricoltori per i danni irreversibili che provoca ai raccolti, dato che in una manciata di minuti è in grado di distruggere il lavoro di un anno.

Ferrero (FdI): «Il fascismo è finito nel 1943, la politica deve guardare avanti»

Il segretario e capogruppo in Comune di Fratelli d’Italia a Ravenna: «Il 25 aprile se fossi sindaco? Vorrei anche le voci delle vittime dei partigiani per arrivare a quella pacificazione che non c’è mai stata. Il reato di apologia rischia di essere solo censura»

Alberto Ferrero Giorgia Meloni
Alberto Ferrero con Giorgia Meloni a Ravenna

In vista del 25 aprile e delle recenti polemiche sollevate dalle dichiarazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa a proposito dei fatti di via Rasella che portarono all’eccidio delle Fosse Ardeatine, abbiamo parlato di fascismo e antifascismo con Alberto Ferrero, laurea in storia ma soprattutto segretario provinciale del partito di La Russa, Fratelli d’Italia, nonché capogruppo in consiglio comunale a Ravenna della formazione di destra che anche qui ha visto crescere esponenzialmente i consensi in tutte le tornate elettorali recenti.

Consigliere, cosa farà il 25 aprile?
«Mi prendo qualche giorno di vacanza, approfitterò del ponte».

Essendo all’opposizione può decidere di andare in vacanza, ma se per ipotesi fosse invece sindaco o comunque membro dell’Amministrazione?
«Trattandosi di una festa nazionale, presumo che parteciperei all’iniziativa, anche se l’iniziativa sarebbe magari diversa da come è sempre stata organizzata qui».

Qui le iniziative negli anni si sono moltiplicate e sono anche molto variegate, oltre agli appuntamenti più istituzionali, ci sono spettacoli, musica, incontri. Come sarebbe il 25 aprile a Ravenna se Alberto Ferrero fosse sindaco?
«Questa è una domanda difficile, stiamo parlando di una festa che celebra un avvenimento storico e quindi vorrei rispondere innanzitutto da un punto di vista storico. Purtroppo in Italia non è ancora avvenuta la famosa pacificazione nazionale, soprattutto nelle nostre terre. Noi qui abitiamo nel famoso triangolo rosso e ci sono stati buoni e cattivi da tutte e due le parti, ma si è sempre voluto calcare le ragioni dei vincitori senza alcuna comprensione dei vinti. Basti citare per questo un piccolo avvenimento: a Ravenna qualche tempo fa è stata dedicata una strada ad Arrigo Boldrini, che tutti sappiamo chi è (partigiano ravennate e comunista, noto con il nome di “Comandante Bulow”, poi senatore, ndr), ma quando Alleanza Nazionale propose di intitolarne una a Celso Calvetti, il Podestà che ha portato l’acqua potabile in città, il rifiuto fu netto. Mi chiedo oggi quale sarebbe la risposta».

La pacificazione nazionale per lei significherebbe mettere tutti sullo stesso piano, come quando dice che ci furono buoni e cattivi da entrambe le parti?
«Come ha raccontato bene anche un uomo non certo di destra come Pansa dopo il 25 aprile i Partigiani hanno commesso delitti e hanno ucciso, anche in agguati, persone che erano state anche solo lontanamente vicine al fascismo. Ma tutto questo è stato messo a tacere, sono state precluse tutte le voci discordanti. Ombre ci sono state da entrambe le parti».

Ma quindi lei in una celebrazione del 25 aprile immagina per esempio anche testimonianze di episodi in cui le vittime sono state i fascisti?
«Sì, credo che se vogliamo davvero arrivare alla pacificazione sarebbe utile».

«La Russa? Forse una sgrammaticatura istituzionale, ma ha detto ciò che molti pensano»

Le dichiarazioni di La Russa su via Rasella secondo lei vanno in questa direzione? A molti è sembrato piuttosto un messaggio rivolto al proprio elettorato. Del resto lo stesso Presidente si è in qualche modo scusato per una ricostruzione in realtà smentita dagli storici…
«La Russa ha voluto soprattutto dire che in tempo di guerra se si fa un’imboscata ci si deve aspettare una rappresaglia. Probabilmente è stata una sgrammaticatura istituzionale dato il suo ruolo, ma credo anche che abbia detto ciò che molti pensano e non hanno il coraggio di dire».

Secondo lei ha ancora senso il reato di apologia del fascismo?
«Il punto è che il fascismo appartiene al passato, è finito il 25 luglio del 1943. E l’antifascismo, non essendoci più il fascismo, rischia di diventare pericoloso, di diventare censura. Si rischia di usare l’accusa di apologia contro chi fa qualcosa che non ci piace. Per esempio è emerso che la manifestazione in memoria di Ettore Muti al cimitero di Ravenna non rientra in quella fattispecie di reato, ma si è tentato di farla passare come tale per farla vietare, nonostante per anni i vari prefetti non avessere fatto quella scelta».

Cerimonia Ettore Muti cimitero Ravenna 2020
Cerimonia per Ettore Muti al cimitero Ravenna (2020, foto Massimo Argnani)

Come considera manifestazioni come quelle o il saluto a Predappio sulla tomba di Mussolini?
«Rievocazioni storiche. Definirsi oggi fascisti in Italia è come definirsi bonapartisti, un assurdo storico. Se vedo qualcuno con il Fez a Predappio penso che sia una macchietta, di certo non penso che stia facendo politica».

Lei aveva usato il termine di rievocazione storica anche per parlare dell’Anpi.
«Esatto, un’associazione di combattenti senza combattenti, per ragioni anagrafiche, cos’altro è, se non a volte solo un megafono per certi partiti politici. Il punto è che non si può fare politica con il torcicollo, guardando indietro. Come chi ha accusato Meloni di essere fascista per tutta la campagna elettorale…».

La nostra Costituzione è però antifascista ancora oggi. Cosa direbbe se nascesse un partito dichiaratamente fascista?
«Questo è un tema molto diverso da quello del reato di apologia di cui parlavamo».

Forze politiche come Casa Pound e Fiamma Tricolore appaiono a dire poco nostalgiche, cosa ne pensa?
«Di forze politiche nostalgiche nel panorama politico italiano ce ne sono molte, soprattutto a sinistra, dove i partiti che si rifanno esplicitamente al comunismo, anche nel nome, sono parecchi. Questo per dire che le nostalgie politiche sono molto comuni. Venendo alla domanda, si deve dire che Casa Pound, rispetto alla Fiamma Tricolore non è più un movimento politico, ma è diventata, anzi, tornata ad essere, una associazione culturale. Fiamma Tricolore, al contrario, è un movimento politico che ha una storia ultra decennale ed è nata nel 1995 a seguito della svolta di Fiuggi. Premesso che si tratta di una forza politica che si potrebbe definire residuale, alle ultime elezioni non si è neanche presentata e, quando avveniva, otteneva risultati dell’ordine dello 0,1%, il ragionamento è sempre lo stesso, ossia: se sono decenni che si presenta alle elezioni e, nonostante gli strepiti di qualcuno, le è sempre stato consentito di farlo, vuole dire che nessuno ha reputato che fosse un pericolo per la democrazia. Quindi, indipendentemente dal fatto che le idee che difende possano piacere o non piacere, se rispetta la legge, come la storia dimostra, nessuno deve dire niente. È l’essenza stessa della democrazia, permettere a qualcuno di sostenere una idea anche se tu non la condividi. Se neghi questo neghi la democrazia stessa. Per questo un antifascismo senza il fascismo rischia di trasformarsi in censura contro chi ha idee che qualcuno non condivide».

Facciamo come suggerisce lei e guardiamo avanti, in questo frangente storico così complesso e dai cambiamenti così rapidi, esiste secondo lei un rischio per la democrazia italiana nel breve o medio periodo?
«Credo che il peggior nemico della democrazia sia una democrazia disfunzionante. Nella storia i governi autoritari sono sempre nati come reazione all’incapacità dei governi esistenti. Credo quindi che la democrazia debba essere difesa e ammodernata e che l’evoluzione migliore proprio contro i rigurgiti autoritari sia quella verso un sistema presidenziale, più efficiente e rispondente al cittadino».

Lo storico Baravelli: «La vera culla del fascismo fu l’Emilia-Romagna»

Un saggio in libreria del docente ravennate ripercorre le origini e l’evoluzione delle “Forme del Nero”

Andrea Baravelli Storico
Lo storico Andrea Baravelli

Storico, docente dell’Università di Ferrara, il ravennate Andrea Baravelli ha da poco dato alle stampe un saggio dal titolo Le forme del Nero per Franco Angeli editore.

Baravelli, la tesi cruciale del suo libro è che l’Emilia-Romagna sia stata di fatto una vera e propria culla per il fascismo.
«Esattamente. Il fascismo è nato a Milano nel 1919 come uno dei tanti movimenti di quel periodo in una destra molto divisa e variegata, mentre qui prende piede e in qualche modo dimostra al resto dell’Italia che può funzionare e vincere».

Questo è piuttosto sorprendente se si pensa che allora questa era la regione socialista per eccellenza, quella della Settimana rossa del 1914…
«In un certo senso è proprio questo il punto: una volta che il fascismo dimostra di poter vincere e affermarsi in quella che allora era considerata ormai una terra “persa al socialismo” anche dalla stampa nazionale acquista credibilità nel resto d’Italia».

Ma come è stato possibile che proprio qui abbia attecchito con successo?
«Innanzitutto dobbiamo decostruire l’immagine dell’Emilia-Romagna come una regione compatta e unitaria, terra di braccianti, cooperative, socialismo. Si tratta di una regione vastissima, nata come costruzione artificiale e amministrativa. Ma l’immagine all’esterno e anche all’interno era quella di una terra di rossi, soprattutto dopo che nelle amministrative del 1920 i rossi vincono quasi tutti i municipi tra Ferrara e Bologna. Ed ecco perché proprio schiantando quel movimento in quella zona, la prima dove agiscono i fascisti, il movimento prende forza e accelerazione. A quel punto si struttura anche in Toscana e in Lombardia e catalizza tutti i gruppuscoli a destra».

«Ricordare come nacque e si impose il regime significa raccontare come muore uno stato libero»

Ma chi appoggia il fascismo in regione?
«Potremmo appunto dire che il “cluster” è tra Ferrara e Bologna, dove l’economia era basata sull’agricoltura, su grandi proprietà di pochi padroni lavorate da masse di braccianti. Qui le rivendicazioni dei lavoratori avevano anche un aspetto fortemente politico e così i grandi latifondisti, di fronte a quello che loro ritenevano un intervento inadeguato dello Stato, si auto organizzano pagando le milizie fasciste che si rivelano efficienti e letteralmente “schiantano” i socialisti. Da qui, la distorsione prospettica sulla presunta omogeneità del territorio, fa sì che quel metodo si diffonda anche al resto della regione, sebbene con modalità diverse».

Eppure nemmeno i socialisti erano digiuni di violenza, perché non reagirono?
«La violenza dei socialisti era molto diversa, quasi ottocentesca, armata di bastoni, roncola e qualche doppietta da caccia, non avevano un’organizzazione bellica come i fascisti che potevano contare spesso anche sulle armi dello stesso esercito e avevano un approccio tipico della guerra con tanto di mezzi su ruote, raid, distruzioni di sedi dei sindacati e delle cooperative».

Libro Fascismo BaravelliQual è la base sociale dei “neri”?
«All’inizio sono pochi reduci, di solito al comando, e tanti giovani e giovanissimi che non avevano fatto la guerra e che per ragioni di genere ne soffrivano: il vero uomo all’epoca era appunto quello che aveva combattuto in battaglia. Poi c’era qualche piccolo borghese, impiegati, gente che mai aveva votato o avrebbe votato socialista. Un numero ridotto, ma che fu sufficiente grazie al fatto che tutte le forze dell’ordine, dai carabinieri ai giudici dell’epoca, hanno sempre considerato i socialisti e i sovversivi il vero nemico. Una volta che i fascisti dimostrano che con la guerra si possono piegare gli avversari, iniziano ad aumentare anche gli iscritti. A quel punto sono spesso gli stessi braccianti dentro le coop e le leghe che passano dal rosso al nero, per poter vivere e lavorare».

Abbiamo sufficiente memoria di tutto ciò oggi?
«Credo che quella che coltiviamo sia una memoria abbastanza vuota per le giovani generazioni perché negli ultimi anni si è imposta una memoria centralizzata sulla seconda guerra mondiale e la Shoah, questioni importantissime, ma che sono diventate un buco nero che attrae tutte le energie e costruisce un paradigma incentrato sulle vittime. Credo sarebbe invece importante studiare e saper raccontare come il fascismo si è affermato: è la storia di come muore un paese libero. L’Italia non era ovviamente una democrazia come quella di oggi, ma era un sistema liberale dove si potevano esprimere idee e c’era una possibilità di promozione delle classi sociali».

«L’idea del fascismo come dittatura morbida, rispetto al nazismo, è un luogo comune che ha una lunga storia: fece comodo a tutti»

Oggi non è raro sentire dire che i veri cattivi in fondo sono stati i nazisti e non i fascisti, anche tra ragazzi molto giovani…
«Non è colpa della scuola, ma della forza che sta intorno alla scuola e che è fatta di questi luoghi comuni che hanno una lunga storia. L’idea del fascismo come dittatura morbida fu coltivata da tutti nel dopoguerra per strappare migliori concessioni agli alleati. Fece comodo a tutti, anche agli antifascisti, scaricare sui tedeschi gran parte delle responsabilità, come quella delle leggi razziali. Per la stessa ragione abbiamo rimosso il nostro terribile passato coloniale fatto di genocidi e di una vera e propria apartheid in Etiopia».

Cosa ha pensato sentendo la ricostruzione storica di via Rasella da parte del presidente del Senato La Russa?
«Cosa si può pensarne? Sta parlando al suo elettorato, mi pare evidente, facendo leva su un tema fortemente identitario visto che le vere questioni politiche ormai sono sovranazionali e nessun governo può davvero incidere come promette in campagna elettorale. Credo che La Russa sia venuto meno al ruolo di moderazione che dovrebbe essere insito nel suo incarico. Non so se accetterei di presenziare come studioso a un appuntamento celebrativo che vedesse la sua partecipazione, come da tempo evito di impegnarmi rispetto a momenti – come il Giorno del ricordo – che considero molto negativamente».

Ma secondo lei c’è il rischio di una qualche deriva autoritaria oggi in Italia?
«Non corriamo di certo il rischio di ritorno al fascismo secondo forme tradizionali, mentre c’è il rischio che il tessuto di valori che ha sorretto la Repubblica venga stravolto e che si costruisca un sistema politico disancorato da quei principi. Potremmo andare verso un modello americano con masse sempre più fidelizzate e divise che vengono mobilitate, come tifoserie, solo in occasione delle elezioni o di qualche polemica creata a tavolino per dar ragione della propria esistenza, senza più momenti di condivisioni, senza mediazioni».

Sbarco in anticipo a Ravenna della nave Humanity 1 con 69 naufraghi a bordo

L’approdo al terminal di Porto Corsini anziché il 26 è previsto la mattinata del 25 aprile. Tutto pronto per l’accoglienza

Nave Soccorso Humanity 1

L’arrivo della nave soccorso Humanity1, con 69 naufraghi a bordo raccolti qualche giorno fa in Mediterraneo, e indirizzata al porto di Ravenna, è in anticipo rispetto a quanto comunicato finora.
Anzichè il 26 aprile l’approdo alle banchine di Porto Corsini è previsto per martedì 25.

L’imbarcazione umanitaria battente bandiere tedesca sta navigado nel mare Ionio fra Calabria e Puglia con rotta nord-est a una velocità di 8 nodi circa per imboccare il mare Adriatico. Ravenna è ancora a centinaia di chilometri di distanza ma se se si confermano le non avverse condizioni meteomarine la nave dovrebbe arrivare in rada alle ore 8 del 25 aprile, per imbarco pilota e poi dirigere all’ormeggio in porto.
Da giorni, con il coordinamento della Prefettura, si sta mettendo a punto la macchina organizzativa dell’accoglienza, dei controlli sanitari e dello smistamento dei migranti nella varie sedi di ospitalità predisposte sul territorio ravennate e in regione.

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