«La fotografia è democratica, sta al fruitore scegliere»

Giulia Marchi, del comitato artistico del Si Fest, presenta la 26esima edizione

Università Di ParmaSezione Fotografia

Dorothea Lange – Family of Mexican migrants looking for work, California, 1936 – Library of Congress, 1973_CSAC Università di Parma, Sezione Fotografia

A proposito di questa XXVI edizione del SiFest, di cui a questo link illustriamo le mostre, abbiamo parlato con Giulia Marchi, del comitato artistico.

Giulia Marchi

Giulia Marchi

Quali sono le novità principali di questa nuova edizione?
«La novità principale è la tipologia delle mostre. A livello curatoriale siamo partiti dall’idea di confluenza, ovvero la prima traccia del fiume. Ogni mostra confluisce nell’altra in un percorso. Ci sono punti di contatto tra le varie esperienze visive, non solo all’interno di una mostra ma per tutto il programma. Infatti il titolo che abbiamo dato “Ad confluentes”. A collegare le mostre saranno anche le letture dei portfolio eseguite con una modalità di analisi che rende unica la visione di ogni singola mostra».
Come si lavora in un comitato artistico formato da curatori, fotografi ed editori? Avete visioni diverse?
«È molto semplice in realtà perché ci conosciamo tutti da tempo e abbiamo condiviso negli anni molte esperienze lavorative. Di nuova c’è solo Francesca Parenti che è appena entrata grazia a un bando. Però abbiamo subito condiviso una visione unica della direzione da dare al festival».

Questo momento storico è molto particolare perché ogni persona ha sempre in tasca una macchina fotografica, spesso senza nemmeno rendersene conto. Come ha cambiato l’approccio dei giovani fotografi a questa professione?
«Credo che la fotografia sia diventata molto semplice come realizzazione e quindi è un momento in cui c’è bisogno di confrontarsi con professionisti per capire anche il valore del proprio lavoro. Le mostre possono essere utili per trarre insegnamenti per la propria metodologia fotografica perché affrontano approcci molto diversi tra loro. In questo momento c’è un grande proliferare di festival, a questo dedicheremo una giornata di studi. Il festival è infatti un momento in cui i fotografi professionisti e amatori possono incontrarsi di persona, mostrare il portfolio e comprendere meglio il proprio livello di capacità e di maturità del percorso individuale. Credo che la fotografia sia democratica, tutti la possono utilizzare. Sta nella capacità critica del fruitore capire cosa ha valore e cosa no, e per quale motivo».
Ogni anno date molto spazio anche all’editoria fotografica, in questa edizione lo spazio dedicatogli è aumentato, cosa dobbiamo aspettarci?
«La sezione dell’editoria è stata rivoluzionata e ampliata. Ci sarà una libreria di riferimento, la Block60 di Riccione, che ha un’ottima selezione e una libreria di Milano che ha testi fuori catalogo. Ci saranno come sempre gli editori e dedicheremo spazio anche a percorsi di self publishing, che da tempo si sono affiancati all’editoria tradizionale».

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