Io e la Tigre, quando il rock cerca di sconfiggere le paure (e il sessismo)

Parla la batterista mascherata del duo cesenate appena uscito con un nuovo album: «Il nostro “Grrr Power” contro l’individualismo…»

Io E La TigreÈ uscito a fine ottobre, tre anni dopo il loro debutto, il secondo album di Io e la Tigre, duo punk-pop-rock cesenate tra i nomi in ascesa della scena musicale indipendente italiana.

In occasione del loro concerto del 7 dicembre al Vidia di Cesena (nell’ambito di un tour che sta toccando tutta Italia e che le rivedrà in zona anche il 4 gennaio a Ferrara) abbiamo fatto due chiacchiere con Barbara (Suzzi), ossia Tigre, la batterista mascherata.

Avete da poco preso nuovamente posizione sui social su un tema a cui pare teniate davvero molto, il sessismo, soprattutto in ambito musicale…
«Il progetto Io e la Tigre è nato proprio anche per denunciare il sessismo: in Italia la situazione è preoccupante e per essere donna musicista è necessario avere tantissima forza solo per poter rivendicare e vedersi riconosciuto il diritto a un trattamento equo, a partire semplicemente dai giudizi, dalla critica, per cercare di far capire a chi scrive che la tua musica trascende il genere biologico».
E durante i concerti sono capitati episodi spiacevoli?
«Noi fortunatamente non abbiamo mai vissuto episodi drammatici, ma ci è capitato spesso di andare a suonare e di venire trattate come se fossimo le “pischelle” al loro primo concerto».
Poi per te che suoni la batteria, strumento da sempre prettamente maschile…
«Esatto, ricordo che conobbi Vittoria dei Massimo Volume (Burattini, tra le prime donne a ottenere una certa visibilità in Italia come batterista, ndr) e che poi ci scrivemmo per farci i complimenti e tirarci su il morale. La cosa triste è che certi pregiudizi esistono in un ambiente come quello della musica indipendente dove invece proprio non te li aspetteresti. Vorrei essere giudicata e avere le stesse possibilità di un maschio, in fondo per suonare la batteria non serve una particolare forza fisica».

Come nascono Io e la Tigre?
«Con Aurora (Ricci, cantante e chitarrista, ndr) abbiamo militato insieme in una band, Lemeleagre, per diversi anni, poi lei se ne è andata e di fatto si è rotta anche la nostra amicizia. Dopo una decina d’anni di gelo ci siamo riviste a un festival e lei mi ha parlato come se nulla fosse, mentre io ero praticamente senza parole. Da lì a poco una tempesta avrebbe distrutto la mia vita e stavo pensando perfino di smettere di suonare. Poi Aurora mi ha parlato di alcuni brani che aveva scritto, me li ha fatti sentire e nel giro di poco siamo finite in sala prove: in quel momento era come se io e lei non avessimo mai smesso di suonare insieme. È stata una grande epifania: si può dire che io e lei facciamo musica non per raggiungere un fine ma esclusivamente per coltivare la nostra amicizia».
Da dove viene il vostro nome?
«È simbolico, bisogna entrare nella tana della tigre per affrontare le proprie paure e poi uscirne anche cambiati. “Io” rappresenta l’individuo che affronta la paura e la supera, che va oltre le differenze: noi due per esempio siamo persone completamente diverse l’una dall’altra ma la diversità è il nostro punto di forza ed è questo il messaggio che vorremmo far passare».
Un po’ il concetto di “Grrr Power”, così come avete chiamato il vostro nuovo album…
«”Grrr Power” per noi è la forza di esprimere ciò che si è in modo autentico, anche se non conforme agli standard. Una forza che affonda le radici nel confronto e nel sostegno reciproco e non nell’individualismo. Per smetterla di vivere nella paura, di non sentirsi adatti».
Perché la maschera?
«Parlando del nostro progetto al mio coinquilino del tempo, Francesco Maestri, un artista, ci è venuta questa idea divertente, così lui prima me ne ha fatta una in lattice poi una seconda realizzata con il calcio del mio viso e utilizzando pelo e baffi veri, del mio gatto…».
Rispetto all’esordio, quali sono le novità che hanno portato alla nascita del vostro nuovo album?
«Il nostro produttore Andrea Comandini (in arte, musicalmente, Marquez, ndr) è riuscito a vedere che stavamo vivendo una sorta di evoluzione, un cambiamento di cui noi due non eravamo consapevoli. Abbiamo così lavorato alle nostre bozze a sei mani: è stato un processo molto doloroso, non è semplice aprirsi, in fase di scrittura, anche in questo caso è necessario esorcizzare delle paure».
Tra l’altro canti per la prima volta anche tu e in “Ti prendo a pugni” in maniera molto ispirata, tanto che personalmente forse è la canzone che preferisco…
«Ti ringrazio e questa cosa mi emoziona molto perché ho sempre avuto paura di cantare, non mi sentivo adatta».

Quali sono i gruppi che vi hanno influenzato?
«Anche in questo caso, i nostri ascolti sono diversissimi. Io sono cresciuta con il punk, il grunge, l’hardcore, dai Germs ai Ramones, dai Refused alle Hole, dai Dead Kennedys alle Sleater-Kinney. Aurora invece è stata influenzata da sonorità pop, dagli anni sessanta fino ai cantautori e le cantautrici. Anche in questo caso dalle diversità è nato il nostro suono».

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