Lo Stato Sociale: «La vecchia che balla? Abbiamo cercato su Google…»

Parla Lodo Guenzi, il cantante della band arrivata seconda all’ultimo Sanremo. «Indie per noi vuol dire libertà. X Factor? Si possono fare anche cose belle…»

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Lo Stato Sociale (Guenzi è il primo a sinistra). Foto di Giuseppe Palmisano

Con la loro “vecchia che balla” sono stati di fatto i veri vincitori (pur arrivando secondi) dell’ultimo Festival di Sanremo, che li ha fatti scoprire anche a chi ancora non conosceva questa band dal nome strano, l’approccio scanzonato, le melodie a presa rapida e testi tra il sarcastico e il demenziale, nata a Bologna ormai quasi dieci anni fa. Lo Stato Sociale arriva in Romagna in giugno per partecipare prima a Santarcangelo come lettori al We Reading Festival, poi come ospiti sul palco della Notte del liscio, il 9 giugno a Gatteo Mare, in una collaborazione con gli Extraliscio di Mirco Mariani.
Abbiamo intervistato il cantante, Lodovico “Lodo” Guenzi.
Come è nata la collaborazione con gli Extraliscio e che tipo di concerto sarà a Gatteo?
«La collaborazione nasce perché condividiamo la stessa etichetta discografica (la Garrincha Dischi, ndr)! Avendo questo punto di contatto è poi nato un rapporto di amicizia che ci ha portato a collaborare anche per il film di Germano Maccioni “Gli Asteroidi” in cui abbiamo scritto una colonna sonora insieme. Ti dico che ancora non so esattamente che tipo di spettacolo sarà, ma sarà una figata, una cosa davvero unica».
Come vi ha cambiato Sanremo? O, meglio, cosa è cambiato nel pubblico o nella gente che incontrate per strada?
«Prima di Sanremo le persone che ci fermavano per chiedere foto o autografi dicevano “posso farmi una foto con te?”. Adesso siamo entrati in una fase in cui le foto sono “per mia figlia” “per mia nonna” o per “mia nipote”. Insomma nessuno vuole più una foto per sé ma solo per parenti. Oltre a farmi sorridere questa cosa mi fa pensare che forse davvero siamo arrivati a persone a cui non eravamo mai arrivati».
Come vi è venuto in mente di portare davvero a Sanremo la “vecchia che balla”?
«L’idea di avere con noi Paddy Jones e Nico Espinosa è nata per gioco, il testo diceva “una vecchia che balla” e ci piaceva l’idea di avere questo simbolo di spensieratezza e volontà di seguire i propri sogni. Abbiamo cercato su Google e loro due sono il 13esimo risultato… Pensa cosa devono essere i 12 che sono usciti prima!».
Siete stati probabilmente tra i primi a mischiare “indie” con “mainstream”, e avete pagato tutto questo anche con stroncature clamorose in ambito alternativo. Quali erano le vostre reali intenzioni? Che rapporto avete con la critica musicale e quanto la tenete in considerazione? Cosa ne pensate dell’indie?
«Oggi l’indie è una categoria commerciale delineata dalle playlist di Spotify. Non esiste una sonorità “indie” . Noi abbiamo sempre e solo fatto quello che ci sentivamo di fare. Scriviamo perché abbiamo voglia di scrivere qualcosa non per ottenere un risultato specifco. L’indie per noi ha qualcosa a che vedere con l’essere liberi; liberi di non avere un ritornello, avere troppe parole, dire le parolacce; insomma liberi di dire quello che uno pensa. Per quanto riguarda le stroncature, quelle ci sono ed è giusto che sia così. Alla fine ognuno ha un suo gusto e noi siamo felici che sia così, ci mancherebbe! Quando sono poste in modo costruttivo e educato noi siamo felici e magari dialoghiamo cercando di spiegare le nostre scelte».
Sei stato a lungo indicato come nuovo giudice di X Factor prima della conferma di questi giorni invece di Manuel Agnelli, cosa ne pensano Lo Stato Sociale dei talent?
«Nella band abbiamo cinque teste diverse e cinque pensieri diversi. Io penso che i talent siano un contenitore in cui è possibile fare delle cose belle. Penso agli artisti che sono “rimasti” dopo i talent e mi vengono in mente esempi come Mengoni, Emma, cantanti che hanno avuto successo perché sono stati in grado di creare una forte identificazione con i loro fan. Penso che Manuel abbia fatto un bel lavoro e abbia sicuramente aperto i talent a un tipo di sensibilità che magari prima era un po’ meno considerata. Poi sono di parte perché Manuel è un amico e una persona che stimo moltissimo».
Quali sono le vostre ispirazioni, musicali ma anche letterarie, visto che partecipate anche a festival letterari… Cosa state ascoltando o leggendo, in questo momento?
«Anche qui siamo tutti molto diversi; Bebo è un malato di Raymond Carver, Albi di Nick Hornby e Checco di Paul Auster. Io leggo un po’ di tutto ma in questo momento confesso che fra prove per il tour e impegni vari sono fermo. Riprenderò presto. Per quanto riguarda le ispirazioni musicali te ne potrei dire duecento. Elio e le storie tese, Decibel, Jannacci, Skiantos, Lucio Dalla ma and LCD Soundsystem: sono tutti gruppi (insieme a tanti altri) che ci ispirano o quantomeno sono stati un riferimento nella crescita di questa band».
Come nascono le vostre canzoni, la parte musicale ma soprattutto i testi?
«Noi scriviamo con dei Google Drive, dove tutti mettono qualcosa. È una forma di scrittura davvero inconsueta ma con le canzoni “contenitore” si presta abbastanza. Poi naturalmente capita che alcuni testi sono scritti più da uno in particolare, ma è tutto molto “democratico”».

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