Tutta la follia di Pop X, la non-band «naturista» del Trentino tra «corpo» e musica

Parla l’anima del progetto fuori da tutti gli schemi, Davide Panizza, atteso a Savignano. «A Rovazzi preferisco la violenza»

Davidepanizza

Nella foto Davide Panizza

Pop X è senza dubbio un progetto unico nel panorama musicale italiano, tra performance, video, pop elettronico, concerti-happening, testi tra il demenziale e il nonsense senza alcun tipo di filtro (“nel cuore ho l’ano di una bambola” sono tra le prime parole del suo chiacchieratissimo disco di debutto, che contiene anche una sorta di pezzo-manifesto che si intitola “Froci della Nike”, per intenderci).

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare il fondatore e l’anima di Pop X, Davide Panizza – classe 1985 da Trento, insegnante di tecnologia musicale – grazie alla fondamentale intermediazione dello staff del We Reading Festival di Savignano, dove sarà protagonista della serata conclusiva di sabato 3 giugno, con reading (alle 20.30 alla Chiesa Del Suffragio leggerà poesie tratte da “Peace & Love” di Simone Cattaneo) e un dj-set, a mezzanotte in piazza Borghesi.
Davide, che rapporto hai con la letteratura?
«Come con il cinema e con la musica, nel campo della letteratura vado sempre cercando qualcosa che mi catturi, ma raramente la trovo. Quando invece succede mi appassiono molto: Cattaneo è uno di quegli autori ­– come Ferreri per il cinema – che mi hanno da subito attirato nel loro girone».
E nel dj-set, a Savignano, quali dischi pensi di “suonare”? Inevitabilmente, poi, quali sono le tue influenze musicali? Come mai si sentono così tanto gli anni Ottanta? Tra i vari artisti citati per descrivervi mi pare particolarmente azzeccato il parallelo con Sébastien Tellier…
«Il dj-set non l’ho ancora preparato ma mi orienterò sulla musica da ballare di questi ultimi dieci anni. Oggi pensavo proprio che se qualcuno mi avesse chiesto le influenze musicali avrei avuto una buona risposta che però ora mi sono dimenticato, ahimè. Comunque anni 70, 80 e 90, tutto quello che ho ascoltato del Novecento mi ha influenzato, dalla musica più complessa e astratta a quella più popolare. Hai citato Tellier ma nella mia musica ci sono influenze di tante cose molto diverse tra loro che cerco di far convivere crudamente al fine di creare piacere in me e nei miei amici. In generale mi piace ricercare forme di complessità sia nella musica che nei video, le mie musiche possono sembrare facili all’ascolto, e lo sono, però hanno molti lati rubikiani, a volte».
PopxCome hai iniziato a fare musica e perché? Non ne nascono molte di band in Trentino…
«Pop X non è un band, l’aspetto musicale è solo una parte di un progetto che coinvolge musica senza parole, musica con parole, solo parole, musica con immagini, immagini con musica, corpo e musica, corpo e parole, vita e musica, vita e parole, parole e vita, musica e video di vita. Pop X è un vortice di azioni in continua rivoluzione il cui punto cardine è continuare a distruggere per creare. Il Trentino è un ottimo territorio dove poter vivere la natura e la natura ha molto a che fare con l’uomo e io come uomo amante della natura ringrazio la natura per aver potuto godere di essa in maniera selvaggia, della mia infanzia ricordo praticamente solo esperienze tra me, la natura e le persone con cui ero. Sono naturista, di lavoro».
Pop X non è una band, quindi. Sei solo tu? Siete un collettivo? Come nascono le canzoni?
«Pop X sono io, è il mio alter ego, gli altri sono individui della stessa famiglia. Pop X è singolare, poi per molti è plurale, ognuno può pensare quello che vuole. Parole e musica nascono in contesti diversi comunque principalmente dallo scambio dialettico che ho con Walter Biondani soprattutto ma anche con Luca Babic, Andrea Agnoli, Niccolò Di Gregorio, Laura Jantunen e altre persone».
Quando ti sei accorto che stavi avendo successo? Ti rendi conto che se usassi meno riferimenti sessuali espliciti probabilmente avresti fatto sul serio il botto, tipo Rovazzi? Ok, scusami, cosa ne pensi di Rovazzi?
«A Rovazzi preferisco la violenza nelle sue forme più disparate, se proprio devo essere sincero, e dire che sono tendenzialmente uno che non ama la violenza, tranne che sui padroni degli animali i quali mi danno fastidio nel modo in cui accarezzano i propri cani soprattutto; i gatti li preferisco perché sono meno handicappati e si san procurare il cibo da soli, comunque in generale mi fanno impazzire gli animali domestici. Non mi sono mai accorto di avere successo poiché non ce l’ho, è solo una tua credenza infondata».
Che tipo di pubblico è quello di Pop X? Che rapporto avete con i fan? Aneddoti?
«Coi fan abbiamo rapporti che possono andare da quelli sessuali fino ai rapporti di amicizia, o di inimicizia talvolta, ma quasi sempre rapporti positivi. Nessun caso strano da segnalare, se non che una nostra fan della prima ora ci portava sempre biscotti fatti da lei ai concerti».
Vado un po’ in difficoltà a descrivervi, siete unici a vostro modo, si rischia di associarvi con la scena indie italiana: vi fa piacere questa cosa? Vi piace l’indie italiano?
«Siamo difficili da descrivere perché quelli che scrivono non hanno voglia di approfondire e quindi se pretendi di voler descrivere le cose con cinque lettere sì, è difficile, per il resto basta avere gli strumenti mentali per farlo, e tu mi pare ce li abbia di sicuro. L’indie italiano è un concetto quasi estraneo alla mia mente e comunque non mi fa piacere essere inserito in un panorama indie, chi lo fa è perché ha bisogno di farlo. Mi piace invece l’indie trentino…».
Che rapporto avete con la stampa musicale, le recensioni, le interviste…
«Un rapporto normale, ogni tanto qualcuno mi scrive dicendomi che vuol farmi delle domande e io gli dico “sì, vai pure”, poi la maggior parte delle volte sono domande abiette e mi viene la depressione a rispondere; altre volte, come in questo caso con te, caro Luca, mi diverto».

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