La costumista folgorata dal Gattopardo: «Nel mio lavoro ricerco la semplicità»

Parla la ravennate Sofia Vannini, di stanza a Berlino

Costumi Sofia VanniniMolto apprezzata nei teatri sia dalle compagnie di danza contemporanea così come dalle produzioni di opere liriche, la costumista Sofia Vannini nasce a Ravenna nel 1982 ma vive a Berlino già da già dieci anni. Dopo il diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2006 – con una tesi sulla contaminazione tra teatro, arte e moda – ha partecipato al progetto Erasmus alla Wimbledon School of Art, nel corso di Costume designer for performance (Londra). Poi inizia a lavorare come assistente di Monica Bolzoni Moda Designer, nel suo atelier di Milano, per diventare in seguito sua assistente per la didattica allo IUAV di Venezia, nell’ambito del corso di laurea in Fashion Design.

Dal 2006 collabora come costumista con diverse compagnie di teatro di ricerca, quali Fanny&Alexander, Nerval Teatro, Teatro Valdoca, Romeo Castellucci /Societas Raffaello Sanzio.

Dopo il trasferimento in Germania, lavora con la compagnia di danza contemporanea Sasha Waltz und Guests e per produzioni di opere liriche in teatro come Radialsystem Berlin, Komische Oper Berlin, Oper Frankfurt, Opéra de Lille, Opéra Grand Avignon, Teatro del Maggio Fiorentino, Teatro La Fenice di Venezia e il Teatro Alighieri di Ravenna.

Sofia, come e quando è nata la sua passione per i costumi?
«Fin da bambina ho avuto una particolare propensione per abiti e vestizioni, tant’è che giocavo travestendo e truccando le mie amiche. Da ragazzina poi ho scoperto meravigliosi film in costume. Ricordo che il primo che ho guardato con uno sguardo diverso è stato Il Gattopardo di Luchino Visconti. A 13 anni ho letto il libro, poi ho visto il film e sono rimasta incantata dalla ricostruzione storica dei costumi e dalla ricchezza dei dettagli».

Quando ha pensato che poteva lavorare come costumista?
«Mentre studiavo all’Accademia di Belle Arti di Bologna con indirizzo pittura, in realtà rimpiangevo di non essermi iscritta a una scuola di moda. Un giorno, un amico mi ha accompagnato a visitare un atelier a Cervia. Si chiamava la “Bottega del Costume”, ed era per l’appunto una bottega dove venivano confezionati e noleggiati costumi per feste medievali e carnevale. Quando la padrona del posto ha capito che ero molto incuriosita dalle sue creazioni, mi ha portato nel suo atelier e ha iniziato a spiegarmi il suo lavoro. Il suo entusiasmo mi ha fatto capire che i miei sogni di infanzia potevano anche essere un mestiere. Da quel momento, ho iniziato a esplorare l’ambiente del teatro e le possibilità che offriva. In parallelo all’Accademia, ho iniziato a collaborare con la compagnia di teatro di ricerca Fanny&Alexander di Ravenna».

Chi o cosa la ispira maggiormente?
«Finita l’università ho sentito il bisogno di una ispirazione costruttiva, rigeneratrice. Con questo “sentimento” sono partita per Milano con l’intento di presentarmi alla designer di moda Monica Bolzoni: una designer il cui metodo di lavoro mi influenza da anni. Ancora oggi sono affascinata dal suo stile e dalla sua “poetica del semplice”. La semplicità e l’eleganza che si ritrovano nelle sue collaborazioni con artisti come Vanessa Beecroft».

Qual è l’ambito in cui preferisce lavorare? E quali sono le differenze tra gli ambienti?
«Ogni ambiente ha il suo fascino, le sue dinamiche e possibilità creative diverse… Da alcuni anni mi sono avvicinata al mondo della lirica e ho avuto modo di lavorare ad allestimenti moderni e più impegnativi del teatro. La lirica mi piace perché è un’orchestrazione di più arti nello stesso quadro. Non ho ambiti di lavoro preferiti, in generale quello che conta per me è la qualità del progetto. Per il cinema poi, sempre ben volentieri».

Come riesce ad adattarsi alle esigenze della produzione e poi a sviluppare il suo lavoro?
«Facendo coincidere le esigenze del regista con i mezzi economici a disposizione dello spettacolo. È molto importante avere una buona rete di professionisti affidabili e fornitori disponibili».

Quali sono i lavori di cui vai più fiera?
«Sono ancora giovane. Spero di farne ancora tanti! Al momento non saprei quali scegliere, mi piacciono tutti».

Il suo sogno nel cassetto?
«Non ho sogni nel cassetto. Fare il lavoro che mi piace, mi sembra già un bel sogno».

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