All’Alighieri la storia di Samia: «Aveva gli stessi sogni dei ragazzi di oggi» Seguici su Telegram e resta aggiornato Laura Ruocco, al debutto alla regia, parla dell’adattamento teatrale (con musiche di Peter Gabriel) del libro che racconta la vicenda della giovane atleta somala, morta durante la traversata del Mediterraneo La storia è quella di Samia, una giovane atleta somala che – dopo aver partecipato a Pechino 2008, diventando simbolo di riscatto e libertà per le donne di un Paese sempre più dominato dall’integralismo religioso – sogna di correre alle Olimpiadi di Londra del 2012. È il racconto di una vita di sacrifici, lotte e allenamenti estenuanti, in nome di una passione, la corsa, che metterà la ragazza davanti alla sfida più dura: lasciare Mogadiscio per raggiungere l’Europa a bordo di un barcone, dove troverà invece la morte, annegata in un naufragio al largo di Lampedusa. Non dirmi che hai paura porta in scena al teatro Alighieri di Ravenna, lunedì 8 luglio, l’omonimo romanzo di Giuseppe Catozzella (Feltrinelli 2014) e, soprattutto, la vera storia di Samia Yusuf Omar, fra i tanti che hanno perso la vita in fuga da guerra, povertà e carestie. Si tratta dell’anta centrale del trittico delle “Vie dell’Amicizia” (completato dai concerti di Muti al Pala De André e a Lampedusa), che quest’anno il Ravenna Festival dedica appunto al dramma dei migranti. L’adattamento teatrale (supervisionato da Catozzella stesso) nasce da un’idea di Giorgia Massaro, in scena nei panni di Samia, ed è diretto da Laura Ruocco, ballerina, coreografa, attrice e docente di teatro musicale, d’origine ravennate, che debutta al Festival misurandosi con la regia. Si tratta di un’opera teatrale musicale, una prima assoluta con il patrocinio di Coni e Unhcr; alle composizioni originali di Alessandro Baldessari si aggiungono musiche di Peter Gabriel e Jill Gabriel, eseguite su licenza di Real World Music Ltd e arrangiate dallo stesso Baldessari. Avvalendosi anche di coreografie di Giulio Benvenuti e testimonianze video (incluse quelle di partecipanti al Programma Olimpico per i Rifugiati), Non dirmi che hai paura restituisce voce a Samia e al suo desiderio di raggiungere l’Europa per continuare ad allenarsi per Londra 2012, un sogno su cui si sono chiuse le acque del Mediterraneo. Laura Ruocco in una foto di Kim Hardy Laura Ruocco, una carriera nello spettacolo a tutto tondo: teatro e televisione, musical, danza e cinema, e ora una nuova sfida alla regia. Cosa prova per questo debutto al Festival? «È più di 6 anni che lavoro a questo progetto. Ho cominciato senza sapere se e come, ne avrei fatto parte. Era importante per me farlo nascere, dargli vita, a prescindere da un mio coinvolgimento artistico. Poi, dopo avere presentato il progetto alla signora Cristina Mazzavillani, il suo cuore e il suo entusiasmo, hanno acceso un grande motore, tutto è diventato concreto e così ora, sto “correndo” per Samia come regista dello spettacolo. Dopo tutti questi anni di lavoro ho una visione precisa di ciò che vorrei restituire e principalmente sono concentrata sulle emozioni che vorrei il pubblico vivesse durante quest’ora e tre quarti di spettacolo. L’onestà emotiva, rispetto alla storia di Giuseppe, è alla base di ogni mia scelta registica e se tali scelte emozioneranno il pubblico allo stesso modo di come ha fatto il libro, il mio traguardo sarà raggiunto. La collaborazione con il Festival, poi, è elettrizzante. I miei lavori nascono sempre dalla necessità di raccontare qualcosa, ma il talento di Samia, la sua forza e il suo sogno nonostante la tragica realtà nella quale vive, rende questo bisogno ancora più grande, e credo che non ci sia spazio migliore per portarlo in scena». Da dove nasce la necessità di raccontare questa storia? «Da un confronto con Giorgia Massaro, un’artista che stimo e conosco da tantissimo tempo. Un giorno, mentre stavamo lavorando insieme, mi raccontò di un progetto di “reading” per la sua compagnia, sul romanzo Non dirmi che hai paura. Non conoscevo questa storia, ma sentirla raccontare da Giorgia, percepire la sua emozione, ha acceso dentro di me una grande curiosità e, dopo avere letto il libro, un forte senso di responsabilità. Ho pensato fosse una storia che doveva essere raccontata anche teatralmente e in maniera più esaustiva rispetto a un reading. Ed eccoci qui, con uno spettacolo multimediale. La storia di Samia, inoltre, ci ha dato modo di conoscere molte altre storie ed è diventato sempre più grande il bisogno di raccontarle. Lo spettacolo è patrocinato da Unhcr e dal Coni e, in scena, in video abbiamo la fortuna di avere Hadi Tiranvipour e Mahdia Sharifi, due tra gli atleti del progetto olimpionico per i rifugiati. Ragazzi, come Samia, che per realizzare il proprio sogno sportivo, sono costretti ad abbandonare paese e famiglia. Hadi si è qualificato per le Olimpiadi di Parigi a luglio! Serve riflettere e l’arte e la cultura restano strumenti liberi e importanti per farlo». Giorgia Massaro nei panni di Samia durante le riprese di uno dei video che verranno proiettati nel corso dello spettacolo Portare in scena oggi uno spettacolo come questo assume una valenza più profonda? «Assolutamente sì: non parlo di dinamiche politiche, ma di umanità. Quelle di Non dirmi che hai paura sono storie di vita che toccano una sensibilità universale. Parlano di talento e di sogni, gli stessi che si vedono negli occhi di qualsiasi bambino, che sia un futuro artista, atleta o professionista. Così come Samia a otto anni sognava le Olimpiadi, io sognavo di ballare nei più grandi teatri. Sono gli stessi sogni dei ragazzi d’oggi, li ritrovo negli sguardi dei miei studenti. Tutti dovrebbero avere l’opportunità per realizzarli. Alla base c’è un senso di responsabilità che supera l’analisi politica, Samia è un’atleta che vuole arrivare a Londra e non ha altri modi per farlo, e come lei su quella barca c’erano madri, bambini, medici o artisti». Nonostante il forte amore per il progetto, la realizzazione di Non dirmi che hai paura ha incontrato qualche difficoltà… «È stato un lungo viaggio. In questi 6 anni e mezzo ci sono state guerre, pandemia e un susseguirsi di incertezze che hanno messo a repentaglio l’intero progetto. Eravamo determinate, ma non sapevamo ancora in che direzione stavamo andando: non sapevamo se avremmo preso i diritti del libro in esclusiva, né che Peter Gabriel ci avrebbe concesso l’utilizzo di alcuni dei suoi brani (“Red Rain”, “Don’t Give Up”, “Come Talk to me” e altri, ndr). Poi piano piano tutto ha preso forma, complice anche l’incontro con chi ha creduto come noi alla possibilità del lavoro, come Giulio Benvenuti (coreografo) e Alessandro Bartolini. Poi si sono concretizzati i patrocini, la supervisione del Maestro Ivan Stefanutti, la produzione video di Alessandro Parrello, le scenografie di Matteo Benvenuti». La scelta di alcuni brani di Gabriel ha un significato particolare? «Ho letto il libro e ho pensato immediatamente a lui. Per la sua storia, la sensibilità a queste tematiche e il coinvolgimento in prima linea sul fronte musicale, ma anche per la sua ricerca artistica multietnica e la valorizzazione di suoni provenienti da tutto il mondo. Penso che le sue canzoni abbraccino perfettamente il progetto a livello narrativo: ci saranno sette brani iconici riarrangiati per noi da Alessandro Baldessari che ha composto anche la musica inedita dello spettacolo. È stata una bella sfida!». Il resto delle selezioni come si sono svolte invece? «Sono state audizioni inclusive e aperte a tutti. Pensate per arrivare anche a chi non è un attore professionista, come i molti artisti afro discendenti da poco arrivati in Italia. Abbiamo cercato una contaminazione e usato tutti gli strumenti a nostra disposizione per rendere l’integrazione una parte strutturale e artistica dello spettacolo. Ci sarà un po’ tutto il mondo sul palco ed è bello e giusto che sia così: un’unione di talenti e provenienze culturali e artistiche che si incontrano, è un valore enorme che fa da eco alla storia di Samia. Giorgia nei suoi panni sta facendo un lavoro attoriale stupendo. Spero che questo lavoro arrivi al pubblico con tutta la forza, l’energia e l’amore che ci stiamo mettendo». Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Il Grande Nulla Agricolo festeggia tre anni a teatro con una maratona di spettacoli Torna la Biennale del Disegno a Rimini La Romagna festeggia con "La settimana delle 7 lune" Seguici su Telegram e resta aggiornato