La Ravenna viso-in-aria e le radici del “superfluo”

Fausto PiazzaCome si diceva in primavera? Andrà tutto bene… e invece è quasi peggio. Cambierà tutto (saremo migliori)… e invece resta lo sconcerto, la frustrazione, la rabbia… Soprattutto delle “vittime” prese di mira dalla nuova stretta anticovid.

Falciate senza se e senza ma dalle chiusure totali o anticipate si deprimono economicamente e moralmente le attività dello spettacolo dal vivo e della cultura (cinema, teatri, musei, biblioteche), del benessere (palestre, centri sportivi) e del buon vivere (bar, ristoranti, etc).

Applaudo all’autorevole appello del concittadino Riccardo Muti diffuso in questi giorni a favore dei teatri e degli artisti. Anche se verrà disatteso per l’ennesima volta, trovo puntuale e allarmante la sua “bacchettata”: «Definire come ho ascoltato da alcuni rappresentanti del governo, come “superflua” l’attività teatrale e musicale è espressione di ignoranza, incultura e mancanza di sensibilità».
Il problema grave è che su questo “se ne può anche fare a meno”, sul valore dell’educazione e della cultura, la pensano in tal modo anche molti cittadini, per così dire “pragmatici”, e non sono tutti bifolchi o insensibili alla bellezza dell’espressione artistica.
È un ragionamento di principio quello che mi preme evidenziare che non toglie nulla alla necessità di adeguarsi e rispettare la legge e le regole imposte dall’emergenza covid. Sed lex dura lex, ammonivano gli antichi. E vale anche per noi contemporanei al virus.

Per questo credo sia giusto ricordare e sottolineare che a Ravenna questo supposto “superfluo” è tutto fuorché superficiale perché ha radici lontane e profonde, seminate e coltivate da innumerevoli operatori della cultura e artisti, peraltro sostenute dalle pubbliche amministrazione, fin dal primo dopoguerra. E nel tempo seguite da un pubblico sempre più vasto e appassionato.

Un esempio e un tratto (per dire che ce ne sono altri) di questa ricchezza culturale, che ha fatto crescere il grado della civiltà locale nell’ultimo mezzo secolo, al punto da essere ammirata ben oltre i confini della provincia, è proprio quella del teatro. In senso lato e indigeno: dalla filodrammatica alle commedie dialettali, dalle baracche dei burattini alla grande prosa fino alle scene d’avanguardia e sperimentali.

Proprio come prologo della stagione 2020/21, gli organizzatori di Ravenna Teatro hanno ideato un vasto cartellone di spettacoli e incontri al teatro Rasi (quasi tutte le sere fino alla fine di quest’anno), intitolato “Ravenna Viso-in-aria”. Una ricognizione mai vista, dedicata alla decine di compagnie e artisti che in passato e tutt’ora rappresentano le energie della scena teatrale locale (si veda a questo proposito la bella riflessione scritta a proposito da Marco Martinelli).
Tanto che per elencare tutti, dovremo dilatare di molto questo spazio.

Peccato che la rassegna sia stata “stroncata” appena nata dalla forzata chiusura del palcoscenico per la nuova emergenza sanitaria.

Ultima annotazione: la nostra redazione – in condivisione con Ravenna Teatro e Les Bompart produzione – parallelamente all’avvio della rassegna, ha iniziato a realizzare una serie di brevi videointerviste ai protagonisti di questa straordinaria chiamata in scena.
Anche questo progetto inedito di documentazione – i prime cinque video sono già stati pubblicati sul nostro sito web ravennaedintorni.it – ora è sospeso, ma ha intenzioni e radici tenaci e certamente verrà riavviato non appena i sipari si alzeranno di nuovo.

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