Migranti, l’empatia dell’arte e l’ignavia della politica Seguici su Telegram e resta aggiornato Mai come quest’anno il Ravenna Festival, appena conclusa la 28esima edizione – nella sua vocazione tematica – ha espresso tanta sensibilità nel legare spettacoli e incontri a questioni etiche, sociali e di spiccata attualità comunitaria. Dalla solidarietà a cittadini e territori colpiti dalla devastante alluvione del 2023 con i concerti “Romagna in fiore”, all’attenzione per la salvaguardia ambientale e la crisi climatica (in particolare con l’inedito progetto “Trilogia Qatsi”), fino all’evocazione del perdurante stillicidio di vittime delle migrazioni globali con la dedica delle “Vie dell’Amicizia 2024”. Quest’ultima puntualità si è per la prima volta sdoppiata in due eventi: il grande concerto diretto da Riccardo Muti a Ravenna e poi a Lampedusa, nel cuore del dramma degli esodi del Mediterraneo, e l’opera di teatro musicale “Non dirmi che hai paura”, incentrato sulla tragica vicenda di Samia Yusuf Omar. Entrambi con una notevole partecipazione e apprezzamento da parte del pubblico Sul podio il Maestro ha, per così dire, superato se stesso – sul piano dell’eccellenza artistica e della saggezza culturale – eseguendo con l’orchestra Cherubini un programma non proprio di facile ascolto, ma estremamente evocativo, con composizioni contemporanee firmate per l’occasione da Alessandro Baldessari e Giovanni Sollima, e lasciando spazio anche a canzoni etniche e folkloriche interpretate dall’ensemble vocale tutto al femminile “Coro a Coro”. Peraltro, con la simbolica particolarità dell’utilizzo di una ventina di variopinti strumenti ad arco (violini, viole, violoncelli e contrabbassi) realizzati col legno dei barconi dei migranti approdati a Lampedusa e realizzati da maestri liutai in laboratori all’interno di due carceri italiani. Stesso approccio inedito anche per il musical contemporaneo che ha rievocato il racconto dell’atleta somala Samia (dal romanzo biografico di Giuseppe Catozzella), già in gara alle olimpiadi di Pechino, poi costretta a emigrare attraverso il Mediterraneo per inseguire il sogno delle Olimpiadi di Londra e invece inghiottita dal mare prima di approdare in Italia. “Non dirmi che hai paura” è uno spettacolo commovente, di grande potenza immaginifica, fra parole, danza, musiche ed effetti visivi, interpretato da una moltitudine di giovani e giovanissimi artisti di talento (fra cui la splendida Giorgia Massaro), per la regia di Laura Ruocco. Due eventi che ci insegnano quanto sia importante l’empatia dell’arte per risvegliare le coscienze e tenere alta l’attenzione (e l’indignazione) del pubblico contro i soprusi nei confronti della sofferenza del prossimo, dei più fragili e diseredati. E quanto invece sia deplorevole e ipocrita l’ignavia della politica e degli interessi economici che pretendono di governare chi fugge da guerre, fame, e disastri ambientali. Senza considerare che essenzialmente è una scelta, vitale, di umanità, di fratellanza, di accoglienza. Total0 0 0 0 Forse può interessarti... Ravenna un po' sorda, la senti questa voce? La nuova piscina a Ravenna è sport, ma è anche un jolly politico Bella Ravenna, ma ci vivreste? Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri editoriali