Un’inchiesta mette sotto accusa il turismo e la politica resta in silenzio

Da sindaci e politici in generale di questo territorio, ma siamo abbastanza sicuri che non vada diversamente altrove, nel corso del tempo sono stati divulgati attestati di stima e complimenti alla polizia giudiziaria, alle forze dell’ordine e agli inquirenti per le conclusioni delle più svariate operazioni e indagini. Dai sequestri di droga al contrasto al traffico di rifiuti, dagli omicidi al vandalismo di chi aveva disegnato peni su un’auto dei vigili urbani. Ogni volta, senza voler sminuire l’attività degli inquirenti, a leggere le note degli amministratori pare sempre che sia stato arrestato Pablo Escobar o Charles Manson. Invece non è arrivato alcun commento dal 12 aprile quando prima i due quotidiani ravennati, Resto del Carlino e Corriere Romagna, e poi i siti, hanno riportato la notizia della chiusura dell’indagine sulla Mib Service.

Parrilla Tour 64La procura ipotizza un presunto sistema illecito di fornitura di personale a molte imprese nel settore dell’accoglienza e della ristorazione (bagni al mare, bar, ristoranti, discoteche, pub…) attraverso una formula che riduce i contributi ai lavoratori e abbatte i costi per gli imprenditori.

In estrema sintesi, secondo il castello accusatorio, le attività commerciali diventavano clienti della Mib che assumeva il personale già in servizio nel locale stesso e sempre lì lo lasciava a lavorare ma facendo figurare una fornitura di manodopera così che le buste paga potevano essere compilate conteggiando inesistenti trasferte che sono una voce meno tassata delle normali ore lavorative. Il cameriere percepiva lo stesso netto, l’azienda spendeva meno in contributi. Con dei casi limite in cui lo stesso titolare dell’attività si faceva assumere dalla Mib per poi lavorare “presso se stesso”. Su queste pagine ne scrivemmo già nel 2017, prima che le vicende finissero in una indagine: raccontammo come funzionava il sistema e intervistammo uno dei suoi promotori.

Pexels Rachel Claire 4846172Oggi c’è una sessantina di imprenditori indagati in provincia, con i nomi più grossi della movida sulla riviera e non solo (tra gli altri ci sono Papeete, Bbk, Me Beach, Baccara, Crima, Rife, Boca Barranca, Mowa, Donna Rosa…) e una presunta evasione di una decina di milioni di euro. Lo scenario dipinto dalla procura è un bello schiaffo alla narrazione dominante con la santificazione degli imprenditori locali che vorrebbero dare ricchezza al territorio ma attorno è pieno di debosciati a godersi il reddito di cittadinanza. Non si può nemmeno aggrapparsi all’ancora di salvezza del dito puntato contro “le poche mele marce” perché qua sembrerebbe quasi tutto il cesto. L’eventuale rilevanza penale è tutta ancora da venire e spetterà ai giudici, ma la rilevanza sociale e politica sufficiente per un commento sembra già esplicita, comunque la si pensi.

C’è un’inchiesta giudiziaria che sta mettendo in discussione in maniera radicale il sistema occupazionale usato dai nomi più grossi di un settore economico cruciale in questo territorio. Non c’è stato un politico, di destra o di sinistra, di maggioranza o di opposizione, che abbia speso due parole. Nemmeno le associazioni di categoria hanno rilasciato dichiarazioni. Le alternative a disposizione per commentare erano molteplici: si poteva ringraziare gli inquirenti per aver individuato una sacca di presunta illegalità dove i lavoratori sono vittime; si poteva difendere le imprese dicendo che è un’indagine campata in aria e quel metodo è sano; si poteva dire che bisogna mettere mano alle regole del sistema economico perché a certe cifre non regge e costringe le imprese a muoversi nel grigio per restare a galla; si potevano fare riflessioni su che tipo di posti di lavoro si creino nel turismo locale. Qualcosa si poteva dire (si doveva?), anche senza bisogno di fare il tifoso per una parte o per l’altra.

Invece nessun commento. E pensare che sarebbe stato anche comodo: visto che gli indagati sono sparsi un po’ ovunque, sindaci e associazioni potevano cavarsela con un bel comunicato unitario.

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