Palinsesto cultura: quali guide e scelte?

Fausto PiazzaChi ha visitato al Mar la mostra “Seduzione dell’antico” può ben dire che il critico d’arte Claudio Spa­doni ha chiuso in bellezza la sua esperienza di direttore. Me­no seducente sarebbe la sorte del Mu­seo cittadino che secondo il dimissionario Spadoni non dispone di risorse sufficienti per allestire grandi esposizioni tematiche. Certo l’istituzione della Loggetta Lom­bar­desca sarà presto acefala, con tutte le incognite del caso. La questione introduce il tema generale del palinsesto del sistema culturale ravennate, a partire dalla precarietà di indirizzo e sostegno delle strutture storiche e del­le esperienze più consolidate in campo culturale negli ultimi 20 anni. Esaurito il volano, soprattutto finanziario, della candidatura europea 2019 e della capitale italiana della cultura 2015, molti nodi si sono addensati.
Oltre al Mar c’è la Classense, con una dirigente sulla via della pensione e un’attività avulsa da un’altro im­por­tante nucleo bibliotecario come l’Oriani, peraltro in difficoltà di sussistenza. E c’è RavennAntica, costretta a ri­organizzarsi e a rivedere gli obiettivi con l’ingresso del Mibact nella fondazione. Un ragionamento a parte ri­guarda sia il mosaico che Dante, capisaldi della tradizione culturale ravennate di rilevanza internazionale, dalle forti connesioni col turismo culturale: meriterebbero azioni di tutela, coordinamento, slanci innovativi ben oltre l’attuale frastagliato, e spesso confuso, orizzonte di fautori e iniziative a tema. Infine, in ordine di rilevanza vanno considerati i destini di Ra­venna Ma­nifestazioni e Ra­venna Festival, Raven­na Tea­tro (per le produzioni e i cartelloni teatrali e musicali) e di importanti rassegne artistiche a capo delle associazioni Mariani, Can­tieri Dan­za, Jazz Network, dello spazio Almagià e di Mirada (che ha deciso recentemente di trasferire altrove il festival del fumetto “Komikazen”). Senza trascurare molteplici e intraprendenti ope­ratori culturali, inventori di iniziative e piccoli festival, maturati nella rete delle “convenzioni”, che nel tempo hanno elevato Ravenna fra le città di provincia più vivaci del panorama italiano.
Ma lo scenario sta cambiando, il ma­nagement istituzionale dovrà rinnovarsi anche per ra­gioni d’età, le risorse si sono assottigliate (sia pubbliche che private), l’intero sistema rischia la sclerosi. E sarà necessario compiere delle coraggiose scelte di indirizzo per scongiurare di comprimere istituzioni ed eventi culturali al ribasso.
Un groviglio da districare a regola d’arte, inevitabile per il prossimo sindaco e la sua squadra, se terranno fede al postulato della cultura come uno dei propulsori della crescita della Ravenna città d’arte e turismo.

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