Purché non prevalga il quieto vivere

Se a Forlì hanno avuto il “caso Saviano”  dopo l’infelice circolare di un preside che sembrava voler costringere i ragazzi all’acquisto del libro, a Ravenna non ci facciamo mancare altre polemiche che hanno a che fare con le scuole, e in questo caso è lo spettacolo bollato “gender” proposto al Rasi per le scuole in orario scolastico. Quanta attenzione delle famiglie, per un verso o per l’altro, per soldi o per principio, viene dedicata alla scuola in questi frangenti. E non solo dalle famiglie direttamente coinvolte peraltro. Un po’ un peccato che magari poi questa attenzione non venga trasferita anche su altre questioni come la mancanza di sostegno, le classi sovraffollate, bambini che non vedere un’aula informatica per anni, gite scolastiche che escludono per censo, insegnanti che nell’ora in cui insegnano alternativa devono anche fare da supplenti in altre classi, problemi di bullismo in età sempre più precoce, riscaldamenti malfunzionanti, solo per restare nell’ambito strettamente ravennate. Tutto questo suscita meno clamore, il vero “scandalo” sembra scoppiare soprattutto quando la scuola tenta di aprirsi, tenta di fare altro da quello tracciato dal ministero; ci si sente forse legittimati a contestare i contenuti e i progetti. E così lo spettacolo pluripremiato che affronta il delicato tema del genere sessuale (basterebbe sentire come volano i “finocchio” e i “frocio” tra i ragazzini per capire quanto bisogno ci sarebbe di parlarne) diventa qualcosa  per cui associazioni pro-vita e forze politiche come il Pdf chiedono la possibilità di esonero. Si tratta di una minoranza numerica che però ha dalla sua la forza di un’idea chiara e a suo modo coerente. Basti pensare che non hanno nemmeno sollevato il tema del biglietto a pagamento per le famiglie, non hanno bisogno di questi argomenti per puntellare la loro battaglia ideologica. Non hanno paura nemmeno della parola ideologia. È vero sono pochi, ma fanno sentire chiara la propria voce. Tuttavia spesso accade che quelle idee magari vengano sottovalutate dai più, tanto sembrano  fuori dal tempo e di nicchia. E così il rischio è che si lasci, magari per pigrizia, magari per non andare incontro a divisioni, che la maggioranza resti silenziosa lasciando prevalere la minoranza. E che magari insegnanti che avrebbero voluto portare le classi a vedere lo spettacolo rinuncino per non avere problemi. Si può legittimamente scegliere ciò che si ritiene migliore e argomentarne le ragioni. L’importante è che a prevalere non sia mai, negli adulti della cosiddetta comunità educante, il desiderio del quieto vivere. I ragazzi di tutto possono aver bisogno, fuorché di questo.

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