Quando e come, a Ravenna, la “Transizione ecologica”?

Fausto PiazzaVisto che lo chiede la Ue per finanziarci e il nuovo governo Draghi ha instaurato un iperministero a proposito, viene da interrogarsi su quando e come sarà avviata anche a Ravenna la “Transizione ecologica”.
La questione ambientale qui potremmo farla partire simbolicamente dal Deserto Rosso, il film di Antonioni del 1964, che raccontava la disorientante deriva del progresso a tutti costi e la rottura ante litteram dell’ecosostenibilità, con la devastazione delle foreste e delle valli ataviche ravennati per far posto agli insediamenti industriali. Pil contro natura: quest’ultima destinata a soccombere con una certa, antica, umanità compresa.

Polo chimico, porto commerciale, espansione edilizia, agricoltura intensiva… Lo sviluppo economico ha galoppato per più di 50 anni garantendo a Ravenna, dopo secoli di miseria, di stabilirsi nella parte alta delle classifiche del benessere nazionale. E questo forse è bastato per rendere marginali, nelle organizzazioni politiche e sociali locali, una coscienza ecologica o iniziative strategiche di salvaguardia ambientale. In questa fase di storia ravennate le controversie e le lotte ecologiste e anti inquinamento si contano sulla punta delle dita: sul finire del ‘900 per la Sir nel quartiere Darsena e la centrale a carbone, in seguito la fabbrica di glifosato e il terminal commerciale a Porto Corsini, le dune della spiaggia libera a Marina, il degrado delle zone umide e delle piallasse, con il caso recente delle carrette del mare lasciate a marcire ai Piomboni.

Questi disastri li abbiamo scampati (o quasi), per il resto in campo ambientale si è governato a piccoli passi, più con interventi emergenziali che strutturali e di lunga portata. Ritardi e lentezze che ora ci costringono a una rincorsa per rimediare le carenze in vari e vasti ambiti: ciclo – e riciclo – dei rifiuti (di cui non siamo proprio campioni in provincia), consumo di territorio vergine, mobilità sostenibile (mezzi elettrici, piste ciclabili…), energie rinnovabili, verde pubblico, qualità dell’aria (per cui stiamo di male in peggio, con gravi ricadute sulla salute dei cittadini).

Zona Industriale Ravenna

La zona Industriale Ravenna (percorsidelcentrodiravenna.blogspot)

In politica (ma anche fra la gente) coi temi ambientali spesso ci si “riempie la bocca” ma senza incidere sulle buone paratiche. Poi c’è l’alibi che ecologia e cambiamenti climatici sono questioni globali per cui il “piccolo” e il “locale” sono impotenti. Quando invece proprio nella consapevolezza degli individui, delle piccole comunità e dei territori si può cercare di riequilibrare il rapporto fra uomo, agglomerati urbani e natura.

A questo punto, l’agenda programmatica di chi compete per le prossime elezioni amministrative, non potrà che inserire fra le priorità questa chiamata alla “transizione ecologica”. Vale sia per chi si ricandida, come l’attuale sindaco De Pascale, sia per i suoi oppositori e antagonisti.
Anche in una città di 150mila abitanti si può fare molto per migliorare la qualità della vita dei cittadini con politiche e strategie “green”.
Peraltro, sembra che De Pascale sarà sostenuto anche dalla lista Ravenna Coraggiosa, che fra i suoi obiettivi principali ha proprio la “sostenibilità ambientale”. Allora forza e coraggio, che presto si vota.

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