L’arrivo dei migranti e la risposta di Ravenna. Ma cosa succederà ora?

L’ultima notizia degna di nota per Ravenna nel 2022 è stato un evento senza precedenti e dalla forte carica simbolica: lo sbarco di 113 naufraghi salvati dalla nave Ocean Viking. Una prima volta voluta dal nuovo governo che ha indicato quello di Ravenna come porto sicuro a cui attraccare, per quanto di certo non fosse il più vicino visto che il salvataggio è avvenuto nel Mediterraneo. Una mossa che ha in sé qualcosa di diabolicamente geniale: impegnare la nave salvatrice in giornate di viaggio tra andata e ritorno lungo l’Adriatico (con conseguenti costi in termini di carburante) in un mare in cui non può operare altri salvataggi. Il tutto in un clima politico che vedeva l’opposizione locale (che sostiene il governo nazionale) ovviamente muta, e il governo locale che ha potuto solo timidamente far notare che la scelta di un porto tanto lontano danneggiava i migranti, per non rischiare di essere percepito come ostile agli arrivi in casa propria.

Al di là delle questioni politiche, resta però ora il racconto di quella giornata. Una macchina operativa e organizzativa impeccabile, le operazioni di sbarco perfettamente coordinate dal prefetto, tutto filato liscio. Accanto a quella macchina organizzativa, si è mossa poi una parte di città fatta di volontari, attivisti, persone comuni. Sulla banchina ad attendere i 113 migranti c’erano tante persone felici di dare il benvenuto, di dare una mano, di mostrare un volto del paese che in genere non fa troppo notizia. L’artista attivista ravennate Gianluca Costantini ha realizzato alcuni meravigliosi disegni per l’evento, tra cui il ritratto del piccolo bimbo di appena 17 giorni sbarcato con la giovane madre. Nei giorni precedenti l’arrivo, la “macchina informale” degli aiuti era in campo e la città ha risposto con cuore e coerenza rispetto ai principi di accoglienza tanto spesso declamati e qui, va detto, messi anche in pratica da tempo. Ecco, quindi, per una volta, si può proprio dire “bravi tutti”.

Detto questo, però, c’è anche da chiedersi quanto abbia giocato l’effetto prima volta, quanto saremmo capaci di ripeterci se gli sbarchi dovessero essere più frequenti e il numero di persone da salvare più alto. Sul fatto che Ravenna, porto dell’Emilia-Romagna, in pieno inverno, potesse accogliere dignitosamente 113 persone non ci potevano infatti essere molti dubbi. Vedremo cosa succederà ora, nel 2023, magari durante la stagione delle crociere quando a quello stesso molo attraccheranno le grandi navi turistiche. L’augurio naturalmente è che la risposta possa essere la medesima qualora il governo proseguisse, così come sta facendo ora, la redistribuzione della navi verso i porti del nord. Dopo Ravenna è stata la volta di Ancona e La Spezia, Regioni peraltro non governate dal centrosinistra con buona pace di Bonaccini che aveva invece ipotizzato che tra le ragioni della scelta di Ravenna ci potesse essere anche quella di non “mettere in difficoltà” governi del centrodestra.

La sensazione è che, decreti o non decreti governativi, le Ong continueranno a fare ciò che da anni stanno meritoriamente facendo: salvare vite umane. A noi dar loro per quanto possibile una mano.

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