Il verde bene comune, da curare e moltiplicare

Fausto PiazzaIl rispetto dell’ambiente e, in particolare, il verde pubblico e le aree naturali tutelate non solo contribuiscono al benessere dei cittadini e alla conservazione dei territori, ma possono rappresentare, come ormai si dice da tempo, una importante risorsa per l’economia turistica. La questione riguarda un po’ tutto il Belpaese e anche la nostra regione e provincia (i confini in campo ambientale sono puramente formali, burocratici, a pensarci bene), che vantano una consistente quota di aree protette, parchi, zone naturalistiche di straordinaria bellezza.

Ma il sistema amministrativo e gestionale, spesso confuso fra vari enti e derive campanilistiche, andrebbe sicuramente riordinato, in certi casi riformato e serve un grande lavoro che, oltre a garantire la più rigorosa protezione a questi luoghi, sia capace di promuoverli e renderli fruibili sia agli abitanti che li vogliono frequentare sia agli appassionati del turismo slow. Quelli per intenderci che camminano o vanno di corsa, in bici, ma anche a cavallo e se ci sono specchi d’acqua, in canoa… Stiamo parlando di mappature, sentieri ben tenuti, segnaletica, aree di sosta attrezzate, servizi di supporto logistico e informativi fra cui, per certi percorsi, anche guide esperte di quel territorio. Come vuole la tendenza, per favorire una “esperienza immersiva” a chi si inoltra in quei parchi. Non stiamo parlando di un turismo di nicchia ma di un trend in forte crescita, da tempo in Europa e nel mondo e oggi anche nel nostro Paese. C’è voglia di vivere e fare sport circondati dalla natura, per scoprire nuovi sentieri, paesaggi, storia e cultura dei luoghi, convivialità, che significa anche tradizioni gastronomiche.

Purtroppo su questo versante siamo agli esordi, visto che scontiamo ancora gravi problemi di garanzia della tutela ecologica pari pari: si pensi solo ai recenti episodi di degrado che hanno subito zone umide ravennati, più uniche che rare, come la Valle della Canna, Punte Alberete e la piallassa Piomboni. C’è da auspicare che attraverso gli indirizzi e i fondi della tanto declamata “transizione ecologica“ italiana, si passi da una indispensabile protezione a una forte valorizzazione di questi beni comuni naturali.

In parte, dal punto di vista del nostro del nostro territorio, abbiamo indagato su queste pagine cosa si sta muovendo intorno ai più grandi parchi dalla costa all’Appennino  e anche nel mondo dello sport e dell’ecoturismo su due ruote.
Ma sarebbe bello che questi luoghi naturali tutelati e “attrezzati” per essere vissuti, che fanno parte della storia millenaria del nostro territorio, si potessero ampliare e moltiplicare, sottraendoli a una insensata inurbazione o all’incuria.

Fra i tanti luoghi possibili, spezzo una lancia per il tracciato dei Fiumi Uniti, al centro qualche anno fa di un bel progetto partecipato da cittadini, associazioni e istituzioni: “Fiumi Uniti per tutti” – per l’appunto, il cui valore è stato più volte messo in luce dalla festa annuale organizzata da Trail Romagna.
Se si passasse dalla carta alla realizzazione di un vero e proprio parco fluviale, magari capace di collegarsi ad altri parchi e percorsi oltre i confini provinciali, sarebbe un notevole valore aggiunto ecologico e turistico per il nostro territorio ma anche un generoso lascito per le generazioni che verranno.

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