I supermen del Pd. Aspettando una Wonder Woman…

Fino a qualche settimana fa, chi avesse scommesso su Bonaccini in Europa era dato come sfavorito. Ma che il presidente sia uomo in grado di sorprendere è cosa nota e dunque eccoci qua con Bonaccini capolista per il Nordest per il Pd. Nonostante questo significhi chiudere in anticipo il secondo mandato a capo dell’Emilia-Romagna.

Dalle dichiarazioni pare chiaro che, se avesse potuto, sarebbe rimasto a Bologna a fare il terzo mandato ma come noto l’emendamento leghista che lo avrebbe permesso è stato bocciato in commissione Affari Costituzionali a febbraio di quest’anno. E siccome il terzo mandato non si può fare, andrà a Bruxelles. Un po’ una declinazione del famoso detto “meglio una gallina oggi, che un uovo domani”, forse.

Ma d’altro canto, quella del parlamentare europeo, rispetto al presidente di una Regione, è anche una posizione da cui potrebbe essere più facile prendere posizioni politiche di ampio respiro, svincolandosi dal ruolo di amministratore di tutti. Ora Bonaccini sarà più libero, insomma, anche di criticare la segretaria Schlein, che, va ricordato, lo ha a sorpresa battuto alle ultime primarie del Pd dove era dato come favorito. Perché nessuno se lo immagina davvero, Bonaccini, a fare “solo” il parlamentare europeo dopo essere stato presidente di una Regione come la nostra, presidente della Conferenza delle regioni dal 2015 al 2021, nonché commissario alla ricostruzione del post terremoto dell’Emilia dal 2012 al 2023.

Bonaccini De Pascale

Bonaccini e De Pascale nel corso di una recente visita al Godo Baseball

Il grande dilemma ora è chi andrà al suo posto e nel toto nomi è stato più volte citato quello del sindaco Michele de Pascale, il quale è a sua volta al secondo mandato e non rieleggibile (peraltro lui, al contrario di Bonaccini, ha dichiarato che comunque considera 10 anni un tempo congruo per rivestire la carica e non è dunque interessato a eventuali e futuri cambiamenti della legge che possano concedere il tris). E così, a catena, quello che potrebbe succedere è che si vada prima a elezioni anticipate per la Regione e poi, a scendere, a quelle comunali a Ravenna.

Un’ipotesi che di per sé, comunque la si volesse spiegare agli elettori, non offre un’immagine particolarmente edificante. Cambiare lavoro, dare le dimissioni per accettare incarichi di maggiore responsabilità per fare carriera è cosa ovviamente lecita e consentita a qualsiasi lavoratore. Solo che fare i primi cittadini di istituzioni importanti come Regione e Comune, due incarichi peraltro a elezione diretta, non è esattamente un lavoro come un altro. Non devi rispondere a un datore di lavoro o al massimo ai colleghi, rispondi a persone che ti hanno dato fiducia per governarli e a cui a un certo sembri dire, “grazie, è stato bello, ma finisce qui, ho di meglio da fare. Vi lascio nelle mani del mio vice e vado altrove”.

Perché per quanto si possano stimare i nostri amministratori, è difficile pensare che siano i soli in grado di ricoprire quei ruoli in una regione di qualche milione di abitanti con una lunghissima tradizione politica e amministrativa a cui il Pd può attingere. O sono i supermen del Pd? Peraltro, possibile che nel totonomi non spunti mai una Wonder Woman, che magari non debba lasciare un incarico a tre anni dalla scadenza?

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