Mense a scuola: misure antispreco nel nuovo bando del Comune

A fine 2015 termina l’appalto della Camst. Intanto c’è anche chi organizza gare tra classi in cui vince chi lascia meno avanzi nel piatto

Tra i luoghi dove inevitabilmente si spreca del cibo, ogni giorno, ci sono senza dubbio le mense scolastiche. Ci sono città come Pistoia dove il dato è stato analizzato, altre, come Modena, dove si sono studiati e messi in pratica progetti di parziale recupero come permettere ai ragazzi di portare a casa frutta e pane non consumati. Parliamo della situazione di Ravenna con Ouidad Bakkali, assessore all’Istruzione e Infanzia del Comune di Ravenna che ci spiega: «Nelle scuole di Ravenna non abbiamo spreco, nel senso di pasti non conumati, perché questi vengono preparati sulla base del numero effettivo di bambini e ragazzi presenti in classe la mattina stessa. Resta naturalmente il tema del cibo non consumato e lasciato nei piatti, in particolare su frutta e verdura, per cui stiamo pensando di attivare laboratori con bambini, insegnanti e anche genitori, nelle scuole materne comunali».

Un altro progetto che va in questo senso, ci dice Bakkali, è quello della scuola elementare Riccardo Ricci dove è stata istituita una sorta di competizione tra le classi dove naturalmente l’obiettivo è quello di sprecare meno cibo e così vengono pesati gli avanzi lasciati nei singoli piatti: vince la classe che ne lascia meno.

Ma per qualcosa di più strutturato e soprattutto per la possibilità che gli scarti diminuiscano, o trovino una collocazione più adeguata, si dovrà aspettare ancora. «Sicuramente è ciò di cui vogliamo iniziare a ragionare – ci dice l’assessore – ma vogliamo anche mettere indicazioni in questo senso nel prossimo, imminente, bando per le mense scolastiche». A fine 2015 terminano infatti i nove anni dell’appalto che la Camst si aggiudicò nel 2006 e l’intenzione, ci dice sempre Bakkali, è quello di ripetere la formula 6+3 «questo perché noi chiediamo l’allestimento di numerose cucine tra nidi, elementari e medie e dobbiamo dare il tempo alle imprese di ammortizzare l’investimento iniziale previsto».

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