Rampini: «Siamo in una fase di transizione dopo la pax americana»

A Lugo la presentazione di “L’età del caos”, il libro del giornalista di Repubblica inviato in Usa che aveva previsto lo scenario geopolitico

In questi giorni segnati dalla paura dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre sono in molti in Europa a chiedersi: “Cosa sta succedendo?”. Federico Rampini, giornalista e intellettuale cosmopolita (dal 2009 inviato di La Repubblica a New York) aveva annunciato in qualche modo lo spaesamento odierno nel suo ultimo libro L’età del caos (Mondadori) che presenterà a Lugo venerdì 20 alle 21 (hotel Ala d’Oro, corso Matteotti 56).

Nel suo libro si leggeva già ciò che sta succedendo in questi giorni: era prevedibile il tracollo della situazione in Medio Oriente e di conseguenza in Europa?
«In qualche modo il libro è stato profetico, è vero, anticipando gli eventi. Viviamo in una situazione di caos geopolitico che permea nella nostra quotidianità e che influenza non solo la politica, ma anche la vita di tutti i giorni, e questo era nell’aria da tempo».

Perché è così difficile comprendere ciò che è accaduto a Parigi?
«Non si capisce questo attacco se non inquadrandolo in una evoluzione secolare in cui l’Occidente ha perso la supremazia sul mondo. La consapevolezza di questo relativo indebolimento deve liberarci dall’idea che tutto ciò che accade nel mondo dipenda da noi, l’Occidente non ha più la bacchetta magica per risolvere a suo piacimento le crisi internazionali. Oggi viviamo in un mondo multi-polare dove né gli Usa né la Russia riescono più a far valere la propria posizione».

Osservando la storia si sono già verificate situazioni prive di egemonia, come si sono risolte?
«Tra la pace di Vestfalia del 1648, che pose fine alla cosiddetta guerra dei trent’anni, e il congresso di Vienna del 1815 la situazione era, sotto molti aspetti, simile a quella odierna. Si risolse con un equilibrio multiculturale senza egemonia che resistette abbastanza a lungo».

Siamo quindi in una fase di transizione o si sta già configurando un nuovo equilibrio?
«Siamo in una fase di transizione che segue la pax americana, ma è una fase destinata a durare molto a lungo perché nessuna nuova potenza, come la Cina o l’India, ha la forza per imporsi. D’altra parte una Pax cinese non sarebbe auspicabile perché è ancora uno stato autoritario, lo posso testimoniare bene perché ci ho vissuto molti anni».

La crisi in Siria interessa anche la Cina e l’India?
«Interessa moltissimo perché importano dal Medio Oriente il petrolio, contrariamente agli Usa che sono diventati autonomi. Però Cina e India non hanno ancora i muscoli per poter intervenire nel conflitto come potenze e far valere i loro interessi».

Quali aree geografiche sono da tenere monitorate per comprendere cosa sta succedendo?
«L’Iran, l’Arabia Saudita e la Turchia sono le nuove forze di questo equilibrio regionale attorno a cui gira ora l’equilibrio di quella zona del mondo».

La Turchia è una nazione che l’Europa ha sottovalutato?
«Ho seguito il G20 di Antalya. La Turchia stava per entrare in Europa stabilmente fino a pochi anni fa, ora pare in rotta di collisione su molti punti. Erdogan, era parso un leader innovatore ma si è dimostrato illiberale, autoritario e ha attaccato i diritti umani, in primo la libertà di stampa, ma soprattutto ha avuto una pericolosa deriva islamista. Però, che ci piaccia o no, abbiamo bisogno della Turchia».

In che modo la guerra in Siria influirà su questi equilibri?
«Influirà sugli equilibri e ne stabilirà di nuovi, ma quali? La situazione diventerà più stabile o più instabile? In Europa abbiamo molta esperienza di guerre. La Prima Guerra Mondiale sembrava che dovesse essere l’ultima guerra definitiva. Non è andata così…».

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