Il MaGio bike tour cambia continente Il giro del mondo continua in Canada

I due ravennati torneranno nel 2019 risalendo l’Africa. Ecco il saluto di Marco Meini al Giappone (e alla donna amata) – FOTOGALLERY

Partiti verso est il 17 febbraio del 2013 con l’obiettivo di compiere il giro del mondo in bicicletta in cinque anni, i due giovani ravennati Marco Meini e Giovanni Gondolini dopo il giro di boa e i festeggiamenti per i primi mille giorni sui pedali hanno cambiato continente: dopo Europa, Oceania e Asia ora il MaGio Bike Tour (dalla fusione dei loro nomi di battesimo) è arrivato in America.

Salutata l’Asia e il Giappone, da Tokyo i due hanno preso l’aereo per Vancouver, in Canada, paese dove resteranno «per rifiatare» fino a marzo. I programmi futuri sono poi quelli di girare gli Stati Uniti per altri tre mesi, restare due mesi in Messico e poi affrontare tutto il centro America e trascorrere il prossimo Natale (quello del 2016) in Costarica. Nel 2017 sarà la volta del Sudamerica, dalla Colombia verso la costa ovest fino alla Patagonia argentina per risalire verso il Brasile e Rio de Janeiro. Da qui è prevista la partenza in aereo verso l’ultimo continente, l’Africa, partendo dal Sudafrica in direzione Ravenna, per un tragitto ancora da programmare che potrebbe terminare nel 2019, sei anni dopo quindi la partenza.
In Canada, al momento, Meini sta cercando qualche lavoretto mentre Gondolini – ci annuncia in una mail – si è buttato in un’altra sfida: quella di scrivere un libro.

Ravenna&Dintorni continua a seguire da vicino l’avventura dei due: dopo aver pubblicato sul giornale il saluto all’Asia di Giovanni (a questo link è possibile sfogliare il settimanale anche on line), qui Marco dà l’addio romanticamente al Giappone attraverso la bellezza incontrata e amata in una donna di Kyoto. Tra i correlati gli ultimi cinque articoli pubblicati sul nostro sito, mentre in fondo all’articolo una ampia gallery degli ultimi giorni in Asia.

Shiori una ragazza in Kimono
Ho scoperto Shiori fra i vicoli di Kyoto. L’avevo già incontrata in un’altra parte di mondo ma non avevo notato quel sorriso e quel suo innocente voler bene in una spontanea normalità. Mi sono lasciato contagiare dalla sua felicità, trasportare dalla sua trasparenza, stupire dalla naturale sincerità. Lei è la descrizione della antica e immutata bellezza di una sorgente calda fra le montagne. Ritrovo Shiori descritta nella poesia tenera e malinconica di un romanzo di Murakami.
Dai suoi occhi orientali scendono lacrime pure e in quel timore nello spogliarsi c’è racchiuso il lato aggraziato e cristallino del Giappone. Shiori è la rossa passione degli aceri in autunno, il candido bianco dei ciliegi di primavera, la rarità di un albero fiorito in ottobre, l’eleganza del Fuji che timidamente si mostra dietro le nuvole. Mi sono innamorato di lei come mi sono innamorato dell’Oriente.
Sono rimasto intrappolato in un armonioso giardino di bonsai, incantato davanti ad un vulcano, ho incontrato la serenità alla vista dell’oceano pacifico. Ho seguito con lo sguardo una ragazza in kimono e mi è sembrata Shiori. Ho aspettato davanti ad un tempio che lei arrivasse a darmi un bacio nascosto e quando mi ha accarezzato, ho sfiorato il cuore di Kyoto. Amandola mi sono lasciato cullare dal sol levante.
Non mi sono abituato a dire addio. Non riesco a salutare a cuor leggero e non credo lo possa mai imparare. Rimane un vuoto ogni volta che saluto una donna e un viaggiatore istintivamente impara a voler bene in fretta perché appena arrivato sa che sta per andare. Con Lei è stato un ciao dolce e amaro, un saionara triste detto col sorriso, un’emozione che rende infelici e vivi nello stesso respiro.
Marco Meini

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