Quando a Marina c’erano quattro discoteche: «Eravamo diventati un caso da studiare»

Parla Alessandro Zangaglia, storico operatore del mondo della notte ravennate che nella località contribuì a portare anche i primi street bar

Zangaglia

Alessandro Zangaglia

C’è stato un momento, tra la fine degli anni novanta e i primi Duemila, in cui a Marina di Ravenna c’erano quattro discoteche. «E funzionavano tutte bene», ricorda Alessandro Zangaglia, probabilmente il più noto degli imprenditori della notte ravennati, fondatore del Santa Fé, aperto insieme all’amico Cristiano Ricciardella nel 1991. Un locale che ha fatto la storia di Marina, unico rimasto attivo («oggi è gestito da un gruppo di giovani guidato da Mattia Montanari, che ci lavorava ai miei tempi…») e che si appresta a celebrare una sorta di revival con una grande festa in programma il 22 luglio per ricordare quel primo decennio di vita.

Anni irripetibili probabilmente per l’intera località, quando oltre che allo Xenos e al Santa Fé si poteva ballare anche alla Grotta Verde, sempre sul Lungomare – nota anche come Vitelloni e Matilda e al cui posto sorge ora un condominio – e all’Hemingway, demolito poi anch’esso, nell’ambito della costruzione del porto turistico Marinara nell’ormai già lontano 2013.

«Quando abbiamo aperto il Santa Fé – ricorda Zangaglia – la vita notturna, oltre allo Xenos, a Marina non esisteva: con il nostro locale abbiamo contribuito a rilanciare la località, tutti i giorni, con ingresso libero. In quel periodo la spiaggia non era ancora una concorrente: alla Duna stavano iniziando a prendere piede giusto gli aperitivi e le discoteche lavoravano molto bene, così come un altro luogo di ritrovo come la Taverna Bukowski (oggi invece in crisi d’identità, ndr). Marina era diventata quasi un caso di studio; ricordo ancora quando mi trovai a passare una serata con il direttore di Aquafan e Linus di Radio Deejay: gente così non si muove per niente, erano venuti a vedere cos’era Marina di Ravenna, perché se ne parlava…».

Poi è arrivata, alla fine degli anni novanta, l’apertura fino a mezzanotte della spiaggia. «Ora non si può dire davvero che sia rimasta solo una discoteca, in realtà sono molte di più di prima, se si considera gli stabilimenti balneari che hanno l’autorizzazione per il ballo», sottolinea Zangaglia, che fu pioniere anche in questo ambito, essendo il titolare del Bbk, fin dalla sua nascita a metà anni novanta.

Così come fu protagonista dell’arrivo a Marina di Ravenna degli street bar («qui non esistevano e hanno funzionato fin da subito»), aprendo insieme ad altri soci (Massimo “Cino” Gorini, Valerio Sirotti e lo stesso Ricciardella) prima il Mo.Wa., al posto di un ristorante d’asporto, e poi trasformando il vecchio bar Jamaica in quello che oggi è diventato I Fanti.

«Nonostante ci siano state nel corso degli anni polemiche – continua Zangaglia –, qui l’Amministrazione ha lavorato bene: è riuscita a mantenere un certo equilibrio, permettendo di far lavorare sia le discoteche che gli stabilimenti balneari. In altre realtà, penso a Riccione e al caso della spiaggia del Marano, non ci sono riusciti…». Resta il fatto che oggi il Santa Fè, nelle sue varie versioni, resta l’unica discoteca della località. «Ma oggi è cambiato tutto, anche i modi di divertirsi dei giovani. Penso al nostro Bbk, a come abbiamo dovuto far lavorare la nostra attività a 360 gradi, spostandoci sulle famiglie, il wedding, gli eventi aziendali, le lauree, i compleanni. Mantenendo però le due serate dedicate alla movida per cui ci conoscono i ravennati…».

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